PROPOSTA CARITAS

Il programma pastorale diocesano suggerisce alla Chiesa di Bergamo di dare avvio ad un cammino insieme sul tema “famiglia – lavoro – festa” e, in sintonia con tale richiesta, la Caritas Parrocchiale invita la Comunità di Seriate ad aprirsi ad un confronto sul tema del lavoro.

Perché il tema del lavoro?

-          Come cittadini italiani, in un momento così difficile per l’Italia, siamo chiamati oggi a ricomprendere il significato del primo e del quarto articolo della costituzione italiana che così rispettivamente proclamano: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.” Ed ancora : “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto …”. E’ necessario che come cittadini ci riappropriamo del senso profondo di tali enunciati e ci impegniamo a costruire le condizioni utili perché possano essere presenti in maniera efficace nelle scelte politiche ed economiche della nostra società.

-          Come cristiani dobbiamo stare nella storia che ci è data da vivere con profezia e sapienza. Allora, perché non chiederci come “abitare” da cristiani il lavoro, una dimensione dell’esistenza che segna profondamente la vita dell’uomo, che spesso disegna lo stile di vita della famiglia, che non sempre rispetta la dignità e i diritti dell’uomo?                                       

“La Chiesa ritiene suo compito richiamare sempre la dignità e i diritti degli uomini del lavoro e di stigmatizzare le situazioni in cui essi vengono violati e di contribuire ad orientare questi cambiamenti perché si avveri un autentico progresso dell’uomo e della società.” [1]

“La situazione generale dell’uomo nel mondo contemporaneo, diagnosticata ed analizzata nei vari aspetti geografici, di cultura, di civiltà, esige tuttavia, che si scoprano i nuovi significati del lavoro umano e che si formulino, altresì, i nuovi compiti che in questo settore sono posti di fronte ad ogni uomo, alla famiglia, alle singole Nazioni, a tutto il genere umano e, infine, alla Chiesa stessa.”²

Già Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica sopra riportata, sollecitava la presenza di un occhio attento e vigile sul tema del lavoro, perciò pensiamo che questa lettura dei nuovi segni portati dalla storia oggi si dimostri ancora più necessaria ed urgente. La crisi che stiamo vivendo, con le sue ricadute in termini di disoccupazione crescente, di fatica a ricollocarsi dopo aver perso il posto di lavoro, di crescita infinita di contratti di lavoro atipici e precari, di delocalizzazione e/o chiusura di imprese più o meno grandi, di sempre maggior divaricazione in termini di ricchezza e povertà tra gruppi sociali all’interno di uno stesso paese e tra le popolazioni dei vari paesi del mondo, ci richiama a gran voce a questo compito di rilettura del significato del lavoro per l’uomo e forse ci chiede anche di metterci in discussione sulla sola visione economicistica dello stesso.

“In questi ultimi secoli abbiamo collegato il lavoro alla sua necessità per vivere, al progresso sociale, alla realizzazione personale, all’arricchimento materiale. Quest’ultima dimensione è cresciuta, rispetto alle altre, in maniera evidente e sproporzionata al punto da affermarsi come ragione culturale prevalente”, scriveva il Vescovo Beschi nella sua lettera di introduzione al convegno diocesano sul lavoro svoltosi in giugno di quest’anno. E’ vero, il “lavoro cambia e ci cambia”, ma forse dobbiamo smettere di assistere a questo cambiamento con atteggiamenti passivi ed arrendevoli, forse è giunto il momento per decidersi a porre al centro di una nostra riflessione questo tema e per lasciarci interrogare sul modello di sviluppo e di riferimento etico che ad esso è sotteso proprio per cercare di vivere come cristiani e come cittadini la fedeltà al Vangelo e la fedeltà all’uomo.

 

Perché il coinvolgimento della Comunità?

 

L’idea di convocare la comunità di Seriate ad una simbolica tavola rotonda sul tema del lavoro nasce dalla convinzione che oggi sia più che mai necessario porsi in ascolto dei vissuti di chi è nel problema e lo vive quotidianamente sulla sua pelle piuttosto che invitare esperti dall’esterno a parlarci sul tema in questione. Riteniamo che una comunità possa nascere, vivere e crescere solo se accetta di costruire reti di relazione in cui ognuno possa imparare a guardare negli occhi il fratello e a lasciarsi guardare negli occhi dall’altro senza il timore di essere giudicato, ma in uno spirito di accoglienza fraterna reciproca e nella consapevolezza che mentre l’altro mi dice di sé mi sta gratuitamente donando parte di se stesso. L’uomo è essere di relazione, chiamato alla relazione per crescere e divenire sempre più se stesso ed è in questo spirito che la Caritas parrocchiale invita i gruppi e le associazioni, i nuclei familiari, i cittadini a organizzarsi per partecipare a questo dibattito virtuale e li sollecita a donarsi reciprocamente le riflessioni emerse.

 

Metodologia

 

Il lavoro si svolgerà in più tempi:

1.       Verrà messa a disposizione di chi volesse partecipare a questa tavola rotonda virtuale una scheda operativa che potrà servire come sussidio per la riflessione sul tema. Ogni gruppo sarà invitato a utilizzarla per lavorare sulla stessa al suo interno, secondo i tempi e i modi che riterrà più opportuni.

2.       Si organizzerà un incontro assembleare per l’ascolto di quanto emerso durante la riflessione dei singoli gruppi.

3.       Si concluderà il lavoro con una tavola rotonda reale, in cui verranno messe a fuoco alcune tra le tematiche che saranno state giudicate emergenti dai partecipanti al percorso.

Schema di aiuto alla riflessione

1.       Gen. 1,28 “… Dio li benedisse e disse: siate fecondi … dominate sui pesci del mare e su ogni essere vivente …” (pag. 39 Programma Pastorale Diocesano).

Il primo sguardo che il testo biblico offre sul lavoro è certamente positivo perché collegato all’idea di una destinazione, di una vocazione che Dio ha conferito all’uomo.

 

Secondo te, dove emerge la positività tra l’uomo e la fatica, nel racconto biblico?

2.       Il mito Atra–hasis ha un’altra concezione del lavoro (pag. 39 Programma Pastorale Diocesano), qual è secondo te? Può essere il lavoro inteso come disimpegno di Dio nei confronti delle cose per cui Dio “demanda” l’impegno all’uomo?

 

3.       La situazione attuale del lavoro, situazione critica, che si aggiunge alla già oggettiva fatica del “fare”, che cause ha? Può essere che Dio abbia posto in essere la situazione di oggi per un capriccio tipo il mito di Atra, oppure l’uomo ha slegato la sua dimensione vocazionale dal lavoro?

 

4.       Queste possono essere cause “d’origine”, ma sapresti suggerire qualche causa più contingente più legata alla nostra storia sociale, politica ed economica?

 

5.       Dì qualcosa liberamente  sul rapporto uomo – lavoro.

 

6.       I cristiani come possono recuperare la positività di questo rapporto, certamente con la preghiera; ma prova a pensare come una comunità cristiana, possa calarsi di più dentro un contesto sociale come quello del lavoro visto sempre un po’ accanto alla fede e non dentro. Es.: Farsi aiutare lavorando in rete con le istituzioni che da sempre hanno gestito il rapporto lavoro – uomo (da una parte i sindacati, dall’altra l’attività industriale piccola o grande); incontrando persone che, anche tra noi, stanno vivendo un’esperienza di sofferenza perché senza lavoro;...

 

7.       Che spazio ha la Provvidenza dentro il rapporto lavoro – uomo.

“osserva i gigli del campo   … gli uccelli del cielo non lavorano, non filano eppure …”.

Che significa questo dentro il rapporto detto sopra?


 

[1]  Dalla lettera enciclica “Laborem exercens” di Giovanni Paolo II (par.1)

2  Dalla lettera enciclica “Laborem exercens“ di Giovanni Paolo II (par.2)