Triste vittoria

Tanto per cambiare, pioveva.
La strada era percorsa da rigagnoli di fango, e il cavallo di Alan dava evidenti segni di stanchezza. Gli uomini della sua scorta si stringevano addosso i fradici mantelli, maledicendo il tempo orribile e bestemmiando sottovoce. Non era possibile avere una giornata peggiore per viaggiare.
Alan sorrideva, per nulla disturbato dai vestiti inzuppati, sentendo il lieto peso del cuore del drago da lui ucciso nella sacca sulle sue gambe. Fra poche ore sarebbe stato a Isengard. Là sarebbe stato nominato Mago dell'Ordine di Hermes, ciò che bramava sin da bambino.

Una ragazza fissava senza realmente guardare una fangosa strada di campagna, attraverso gli spessi vetri della Sala del Consiglio. Il suo animo era in preda ad un inatteso nervosismo, tradito ogni tanto dal vezzo di scostarsi dai lati del volto i lunghi capelli neri. Si morse il labbro inferiore, in preda alla frustrazione. Il messo aveva detto che lui era a due ore di viaggio, e quindi sarebbe arrivato per cena.
- Lo vedi?-
L'inattesa voce, sebbene familiare, la fece sobbalzare. Prima di girarsi soppresse il rossore che minacciava di invaderle il volto. Inspirando tranquillamente, si girò.
- Sai quanto me, Padre, che la mia Vista non è mai riuscita a raggiungere Alan. La magia che protegge i suoi pensieri è troppo forte.-
Il vecchio di fronte a lei le sorrise, lisciandosi la corta barba bianca con gesto studiato. Amava il carattere forte di sua figlia. Dato che avrebbe dovuto convivere con il Dono, le sarebbe inoltre stato necessario. Ma quel tentativo di nascondere i suoi sentimenti per Alan era patetico.
- Intendevo con i tuoi occhi. Non dovrebbe essere lontano.-
La ragazza abbassò gli occhi al pavimento, e iniziò a camminare seguendo le intersezioni delle piastrelle di legno.
- No, infatti. Ma...-
- ...sì, Kiriel?-
- ...pensi che... voglio dire, lui...-
-...abbia fallito?-
La ragazza alzò lo sguardo su suo padre, lentamente. Si fermò.
- Appunto.-
Il vecchio parve riflettere un attimo sulla questione. Poi, scrollando le spalle, disse quello che pensava.
- Può essere. E' probabile.-
La ragazza riabbassò lo sguardo, e riprese a camminare per la sala. Il vecchio sorrise, si girò e si incamminò verso la porta. La aprì e uscì, ma prima di chiuderla si volse di nuovo verso l'interno.
-Kiriel?-
La ragazza si fermò di nuovo, e di nuovo lo fissò.
-Sì?-
- Si sarebbe fatto ammazzare pur di riuscire, e tu lo sai. E il drago non combatteva seriamente da quasi tre secoli, e tu sai anche questo.-
E facendole l'occhiolino, chiuse la porta.
La ragazza lo trafisse con lo sguardo, e quindi riprese a camminare.

La Sala del Consiglio era silenziosa e fredda. Dodici persone, avvolte in costose vesti, sedevano composte attorno ad un tavolo di mogano. I segni dell'età e la severità del loro volto contrastavano visibilmente con l'espressione di gioia dipinta negli occhi del giovane che essi stavano fissando.
Il vecchio che sedeva al centro del conclave si lisciò la barba, e quindi si alzò.
- Alan di Britannia, mio Apprendista, due mesi fa questo conclave ti ha chiesto di provare di essere degno di professare l'Arte. In te brucia forte l'ambizione e la brama di conoscenza, e questo è bene, ma eri dubbioso delle tue capacità, e questo ti avrebbe distrutto. Per questo ti abbiamo sottoposto alla più classica delle Prove, che dimostra sia il potere che la determinazione davanti all'ignoto di chi la affronta: uccidere un Drago della Stirpe Antica. Ora, Alan, puoi fornirmi le prove del tuo successo?-
Tutti nella Sala avevano visto, nell'istante in cui erano entrati, la sacca di cuoio ai piedi del giovane e le tracce del sangue che filtrava dalle cuciture. Tutti sapevano, ma il rito andava rispettato.
Fu con esultanza che il giovane rispose:
- Sì, Magister, posso provare il mio successo.-
E detto questo, infilò una mano nella sacca, per estrarre una rossa massa di carne sanguinolenta. Avanzò di qualche passo e la posò su un vassoio che stava ai bordi del tavolo. Un servitore portò quindi il vassoio al primo degli individui seduti, il quale dopo averlo osservato annuì gravemente, e lo passò al vicino. Uno per uno, tutti i maghi raccolti nella sala ripeterono l'operazione, alcuni lanciando per puro scrupolo incantesimi di ricerca sul cuore del drago. Il vassoio giunse infine davanti all'ultimo dei maghi, avvolto in pesanti vesti blu. Gli occhi di tutti i presenti si volsero verso di lui, aspettando il suo verdetto. Questi osservò con noncuranza il cuore, quindi alzò la testa verso i presenti, donando loro un freddo sorriso di scherno.
Guardò prima Alan, e poi il vecchio dalla barba bianca che per primo aveva parlato.
-No. Non sono convinto.-
Il vecchio si imporporò istantaneamente, e lo fissò ferocemente.
- Non puoi fare questo, Alastair! Sai che ha passato la Prova, lo sai come tutti noi!-
Il mago nelle vesti blu si passò una mano fra i lisci capelli neri, in un gesto che a tutti troppo ricordava quello della ben più amata sorella.
- E' mio diritto invece farlo. Non sono convinto dalla Prova che lui ha fornito. Non è un fatto straordinario che un Apprendista venga rifiutato, padre. Alan è molto dotato: sicuramente l'anno prossimo ci fornirà una Prova splendida e al di sopra da ogni sospetto, come tutti ci aspettiamo da lui.-
Il sarcasmo nelle sue parole era evidente, e quel che è peggio, sottolineato dal fatto che nessuno poteva fare nulla per evitare quello che sarebbe accaduto. Alan avrebbe dovuto ripetere la Prova.
Alastair si girò verso Alan.
- Non è forse così, mio giovane Apprendista?-
La parola "apprendista" lo fece vibrare come se avesse ricevuto uno schiaffo. Il volto di Alastair perdette però per un attimo la sua espressione di superiorità quando incrociò lo sguardo di Alan, che brillava di quella strana luce che Alastair aveva imparato a rispettare, una luce che significava grande potere e profonda determinazione.
- Temo di sì, Alastair. Se non sei convinto della Prova io non posso farci nulla. Ma supponiamo che esista un modo per dipanare i tuoi dubbi. La Prova che tu hai sostenuto l'anno scorso ha convinto tutti quanti per la sua audacia e quindi ti sei giustamente meritato il titolo di Magus. Supponiamo che io ti batta in duello...-
Alan non poté finire: Alastair era scoppiato a ridere, e gli altri magi a confabulare fra loro.
Alastair si rivolse ancora ridendo ad Alan.
- Che coraggio! Che ardimento! Oh, sarai un grande Magus Alan, davvero! Ma non quest'anno, e non in questa maniera! Non puoi sfidarmi, sei solo un'Apprendista!-
- Tu però puoi sfidare me, grande Magus. Forza, dimostrami con la tua Arte che ho torto!-
Il vecchio con la barba bianca si intromise.
- Alastair, non osare! E' il mio Apprendista: non puoi sfidarlo senza il mio consenso!-
Alan si girò verso di lui.
- Magister Felonius, la prego di non interferire. So quel che faccio.-
- Non credo proprio! Non può ucciderti, ma ti maledirà! Ti accecherà, o ti mutilerà in qualche modo! Potrebbe storpiarti a vita!-
- Le ripeto ciò che le ho detto: ne stia fuori!-
Il vecchio si accasciò contro la sedia.
Alastair riprese.
- Non c'è bisogno del tuo veto, Felonius: non sfiderò questo impudente. Fare ciò che tu hai detto sarebbe divertente, ma non mi darebbe nessuna gloria. E' solo un ragazzo!-
- Sei più anziano di me di solo due anni, Alastair. E i duelli da te persi durante la nostra adolescenza testimoniano il fatto che potrei esserti superiore!-
Il tasto toccato da Alan era quello giusto, ma non era abbastanza. Alastair si imporporò per l'affronto, ma riprese subito il controllo.
- Questi insulti tagliano corto la questione, Apprendista! Riprova fra un anno. Io ho troppo di meglio da fare che non badare a te.-
Si alzò e si allontanò verso la porta.
- Codardo! -
Si fermò di colpo. Si girò, meravigliato dal fatto che Alan si fosse rovinato da solo insultandolo pubblicamente. Ma guardando gli altri Magi, si accorse che tutti lo fissavano non con allarme, ma con curiosità. Guardò Alan, che aveva la bocca chiusa.
- Ti conviene sfidarmi adesso: l'anno prossimo sarò ancora più potente... e allora non mi limiterò a batterti!-
La rabbia lasciò il posto alla sorpresa, e a una fredda punta di paura. Alan gli parlava nella sua mente! Come aveva superato le sua difese? Come? Questo significava che era davvero potente almeno quanto lui! Ma forse si era sforzato molto... anzi, di sicuro lo aveva fatto... doveva aver pianificato l'incantesimo nel corso del dibattito, aveva saggiato le sue difese mentali, e quindi aver aspettato un attimo in cui era particolarmente debole... ma se era in grado di fare questo oggi, cosa sarebbe stato in grado di fare fra un anno? La minaccia rappresentata da Alan gli apparve di colpo molto più concreta, e i suoi occhi pieni di odio gli dicevano chiaramente che si era fatto un nemico mortale. Era migliorato troppo in fretta, dannazione! E lui l'aveva sottovalutato. Ora poteva solo accettare la sfida... e ferirlo in modo tale da renderlo incapace di vendicarsi in futuro.
- Va bene, Apprendista. Ti sfido.-
Stavolta toccò a Alan esibire un sorriso sarcastico.
- Grazie per l'opportunità, Alastair. Se vinco, avrò la nomina?-
- Sì, Alan. E sai già cos'avrai se perdi, vero?-
Alan annuì, truce.

I due Magi si fissavano, immobili in mezzo al nulla creato delle loro menti. Come ad un segnale convenuto, iniziarono contemporanemente a mormorare.
Il mago con le vesti blu lanciò dalla mano protesa una saetta, che venne deviata dallo scudo apparso sul braccio del mago con la tunica rossa. Davanti a questo apparve di colpo un cavaliere armato di spada, che corse verso il mago in blu con l'arma pronta a colpire. Ma a parare il suo colpo apparve l'artiglio di un drago, che alitò il suo fuoco addosso al cavaliere, facendolo stramazzare al suolo. Esultando, il mago blu ordinò al drago di dilaniare il mago rosso, e l'artiglio di questi gli scavò quattro profonde ferite nel petto. Ma mentre perdeva conoscenza, il mago rosso rideva vedendo scomparire il drago: il suo cavaliere infatti, seppur bruciacchiato, si era rimesso in piedi e aveva con la sua lucente spada trafitto da parte a parte il mago blu... trafitto? Lui voleva colpirlo e basta... no, aveva visto male... aveva vinto, il resto non aveva importanza...

Si risvegliò sentendo delle gocce cadergli sul volto. Avrebbe dovuto far riparare il soffitto, pioveva dentro. Sentiva anche le ferite sul petto, in parte guarite da incantesimi curativi.
Kiriel, ovviamente.
Che strana pioggia... forse era stato il legno da cui era colata a dargli quello strano gusto salato...
...la comprensione gli giunse dopo pochi attimi. Aprì gli occhi e vide Kiriel, seduta sul letto, che si tergeva il volto rigato di lacrime con un fazzoletto. Si alzò di colpo, e prima che potesse dire qualcosa le prese il volto e la baciò. Le sorrise.
- Ce l'ho fatta!-
Kiriel si aggrappò a lui e scoppiò a piangere. Rimase molto sorpreso dalla sua reazione. Nello stesso istante, Alan vide Felonius seduto in un angolo della stanza, il volto serio, e con addosso gli amuleti di protezione. Perché avrebbe dovuto difendersi? C'erano solo loro nella stanza...
Tutto gli divenne chiaro in un bruciante attimo quando il vecchio mago parlò.
- Sì, Magus Alan di Britannia, tu ce l'hai fatta. Ma Alastair no.-
Le implicazioni di ciò che era successo lo colpirono istantaneamente.
Uno: aveva ucciso il figlio del proprio Maestro.
Due: aveva ucciso un Magus dell'Ordine. Un crimine che come minimo condannava all'esilio, come massimo alla morte.
Tre: aveva ucciso Alastair, un ragazzo con cui aveva avuto frequenti dissidi, ma che non meritava di morire.
Quattro: aveva ucciso il fratello di Kiriel, la donna che amava.
Ringraziò il dolore al petto che lo investì per essersi messo a sedere sul letto, e che lo fece svenire.

La Sala del Consiglio era silenziosa e fredda, in totale contrasto con il sole primaverile che splendeva all'esterno. Dodici persone, avvolte in costose vesti, sedevano composti attorno ad un tavolo di mogano. Una era una pallida ragazza di circa vent'anni. Il suo volto rivelava chiaramente che aveva pianto di recente, e che le avrebbe fatto bene un po' di sonno, ma l'espressione del volto, superba e dura, faceva sì nessuno si azzardasse a farglielo notare.
Il mago con la barba bianca che sedeva al centro del tavolo si alzò in piedi.
- Alan di Britannia, questo conclave ti nomina Magus all'unanimità.-
Il giovane che aveva davanti annuì gravemente.
- Ringrazio il conclave per l'onore concessomi, e rinnovo il mio giuramento di fedeltà all'Ordine.-
Le parole del rituale apparvero ridicole e tristi. Il vecchio mago continuò.
- Per i crimini da te commessi, nella fattispecie l'assassinio durante un duello magico di mio figlio, il fratello della Maga Kiriel, il Magus Alastair, questo conclave inoltre ti condanna all'esilio perpetuo da queste terre. Dovessi tu tornare alla nostra presenza, saresti catturato dai poteri di questo conclave e messo a morte.-
Il pallore del giovane parve accentuare. Anche Kiriel impallidì, ma nessuno se ne accorse.
- Accetto questa sentenza, e la riconosco come equa e magnanima.-
- Così sia. Lascerai immediatamente Isengard.-

Uscì a cavallo dal ponte principale, tra gli sguardi perplessi delle guardie, conducendo lo stallone di sua proprietà al piccolo trotto. Con sé aveva qualche soldo, una lettera di cambio per un banchiere di Londinium e il bastone magico ottenuto con la nomina. Costringendosi a restare insensibile a quello che lo circondava, i prati, i boschi e le strade di campagna in cui aveva passato gli anni della sua adolescenza, prese la strada che portava a sud. Era quasi riuscito a convincersi che con il tempo avrebbe smesso di soffrire così quando l'aria davanti a lui ebbe un fremito, e dal nulla apparve Kiriel.
In un istante scese di sella e la prese fra le braccia, piangendo.
- Mi dispiace... stava per battermi, e io... Kiriel, ti prego, non odiarmi!-
La ragazza si scostò gentilmente e lo fissò con tristezza.
- Non posso odiarti, Alan... ti avrebbe ucciso, ti sei difeso ma non sei riuscito a controllare la magia... tutti avrebbero potuto... no, non posso odiarti Alan, tanto più che io ti amo!-
La rivelazione, così improvvisa ed inattesa, stupì Alan. Malgrado tutti quegli anni insieme e l'intimità fra i due, il fiero carattere di lei l'aveva spinta a negare sempre qualsiasi legame. E solo ora... solo ora lui aveva la certezza di essere importante per lei...
- Resta, Alan. Rimani qui attorno. Lo scopriranno, ma nessuno ti cercherà. Con il tempo io e mio padre ci dimenticheremo di Alastair, e allora...- la ragazza dette in un nuovo scoppio di pianto.
Alan però sapeva che non era possibile. Sarebbe sempre stato l'assassino di Alastair. Lo avrebbe visto negli occhi di Kiriel ogni giorno della sua vita. E no, non avrebbe superato, non avrebbe dimenticato...
Avrebbe voluto poterla convincere, dirle di dimenticarlo e non pensarci più... ma non ne aveva né la forza né il coraggio, e le lacrime di lei trascinavano la sua anima in un abisso di dolore sempre più buio. Alla fine, facendosi forza e asciugandole le lacrime con un fazzoletto, le rispose.
- Sai che non posso. Tuo padre forse lo accetterebbe: ma l'Ordine? Mi ucciderebbero comunque, e voi finireste in disgrazia per non avermi giustiziato. E poi... poi... presto mi odierai Kiriel, lo so. E anche se non mi odierai, non potrai comunque mai perdonarmi! -
Stupefatta da quanto profondamente Alan la comprendeva, Kiriel smise di piangere. Cercò di riassumere il consueto atteggiamento altezzoso, ma non vi riuscì più di tanto, a causa delle lacrime che le bagnavano le gote e degli occhi arrossati.
- Forse, ma non è detto. Ma se non hai fiducia nel nostro amore, forse è davvero meglio che tu te ne vada. Zaolar e Bertius avevano chiesto la pena di morte, è pericoloso restare qui.-
Senza una parola Alan era rimontato a cavallo.
- Temo sia un addio, Kiriel.-
- Così credo anch'io. Buona fortuna, Alan, ma non farti mai più vedere.-
La voce di Kiriel già si rompeva nel pianto mentre formulava le ultime sillabe dell'incantesimo che la fecero scomparire dalla strada, improvvisamente come c'era arrivata.
Alan fissò per un attimo le impronte lasciate da lei appena prima di sparire, quindi spronò il cavallo al trotto, e quindi al galoppo, in direzione del primo villaggio a sud. Mentre cavalcava piangeva, maledicendo sé stesso, il suo arrogante orgoglio, i suoi maestri e il posto dove aveva studiato. Ma soprattutto, sopra ogni altra cosa malediceva quelle divinità infami che proprio a lui avevano deciso di accordare il dono della magia.

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