Nel bosco

Mi ero perso fra quelle montagne minacciose. Era ormai giunta la sera ed io mi ero perso fra quelle vallate coperte di antiche pinete.
Una goccia d'acqua mi colpì il viso. Rabbrividii. Faceva freddo ora che il sole scompariva, stanco dopo il cammino. Non potevo più attendere, non potevo rimanere; mi incamminai quindi verso il bosco per cercare un riparo dalla pioggia che andava man mano aumentando. Mentre camminavo esplose l'urlo del tuono, seguendo fedele il bagliore del lampo che dipingeva il profilo del monte e degli alberi...
Il bosco era cupo, ormai coperto da una nebbia d'acqua, ma dovevo inol- trarmi: non si sentiva nell'aria altro rumore se non il tintinnio forte della pioggia che si scagliava sulle fronde degli alberi e sulle dure rocce di quelle monta- gne...
Mi incamminai facendomi strada fra i rami spinosi dei pini, fra l'erba bagnata e sottile, fra i sassi coperti di muschio. Ero fradicio e stanco per un giorno passato in cammino e per i colpi violenti della pioggia che trapassava le membra...
Salivo ancora per la montagna (perchè non scendere?), salivo mentre l'aria bagnata si impregnava di buio, salivo con molta fatica su quel terreno scosce- so.
D'un tratto caddi stremato, scivolando o inciampando in un sasso. In quella posizione, come ascoltando la terra, un attimo, una voce, oltre la pioggia, un mormorio di parole... Mi alzai piano, a fatica, spaventato, trattenendo il re- spiro per non coprire quell'eco lontana; ero immobile: una flebile cantilena si diffondeva oltre la pioggia, fra i rami spinosi dei pini, fra l'erba bagnata e sot- tile, nella pioggia insistente, attorno ai pensieri. Mi misi a camminare forte, forse a correre, disordinatamente e da una parte e da un'altra, frastornato, confuso; ma la pioggia inondava ogni altro rumore. Avanzavo rapidamente e, d'un tratto, in quella direzione, la voce aumentava, diventava sempre più chiara. Quando mi fu possibile distinguere le parole dall'irrompere delle goc- ce, mi fermai ancora, sconfortato ed incredulo, tendendo l'orecchio: era una poesia, una poesia felice e gaudente che mi parve di aver già sentito in pas- sato, forse di averla studiata a scuola. Avanzai piano e a lungo. Infine sco- stando un ramo del fitto bosco, apparve un uomo in piedi al centro di una piccolissima radura. Era vestito elegantemente con un vestito blu, o forse gri- gio, cupo, color del cielo serale coperto di nubi. La pioggia saltellava, danza- va sulle sue spalle, su quel vestito cupo, grondava dai capelli, dalle mani e dalle ginocchia, ma l'uomo non sembrava interessarsene, mentre stava termi- nando, con il sorriso sulle labbra, la poesia. Leggeva da un piccolo libro che teneva fra le mani, con cura, sotto la pioggia.
- Bella poesia, vero? - disse volgendosi a me, felice di avere un pubblico.
- Certo, molto bella - risposi sorridente, confuso, incredulo.
- Ora si è fatto tardi - disse - dobbiamo andarcene. - chiuse il libretto e si apprestò a partire, invitandomi a seguirlo.
- Ma scusi... Cosa fa lei in mezzo ad un bosco, colpito da un furioso temporale, mentre scende la notte? - chiesi con tono rispettoso, forse meravigliato.
- Leggo poesie - mi rispose subito, spontaneamente.
-E... posso vedere il libro? - chiesi esitante, sotto quella pioggia.
- Certamente - disse sorridente, nell'atto di porgermelo.
Un bel libro, rilegato in pelle, rosso, sulla copertina era scritto "POESIA" in caratteri d'oro, nessun altra indicazione.
Mi misi a leggere aprendo una pagina a caso, tendendo lo sguardo per vincere il buio. Mi misi a leggere da quelle pagine bagnate una poesia...
Quell'uomo al mio fianco iniziò anch'egli, ad alta voce, ed io con lui.
Man mano che leggevamo, man mano alzavamo la voce per battere il fragore della pioggia che si scagliava violenta su quelle montagne e sui nostri volti stanchi.

Elia
9.VI.94 d.C.
5.VI.96 d.C.
30.VI.97 d.C.

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