Guerriero

Ormai ero dei loro, ero finalmente anch'io un soldato, non a pieno titolo è vero, ero forte, abile con le armi, leale, giusto, saggio, un guerriero imbatti bile; ma non ero ancora dei loro.
Su nella torre grigia aspettavo il mio momento, il nostro momento. Tutto era impregnato di uno strano colore grigio azzurro, mentre attendevo nella mia piccola stanza, o prigione: c'era solo un vecchio letto e un piccolo tavolo, nemmeno una sedia... ero seduto per terra, inginocchiato, la testa china e la piccola finestra alle mie spalle era coperta da una pesante grata; ma quella era la mia stanza e attendevo, inginocchiato a terra, davanti alla porta. Indossavo un'armatura leggera, da soldato semplice, grigia e di cuoio, l'elmo addosso, la lancia in mano, lo scudo a terra vicino al ginocchi sini- stro.
Era troppo tempo che attendevo, un'attesa snervante, passata a rimeditare a ciò che dovevo fare, ai miei ideali di guerriero, ai valori che domani avrei potuto rappresentare. Immobile. Per un tempo di cui avevo perso cognizione; immerso nei miei pensieri che erano divenuti una nenia, una cantilena sempre uguale, ripetitiva, martellante. Io ero, dovevo essere quei pensieri. Un soldato, un guerriero, leale, spietato, forte, casto, imbattibile, saggio, impassibile. guerriero, spietato, saggio. guerriero, fiero, casto. Poi dei passi lenti e pesanti scorrono davanti alla mia porta e salgono, lasciandomi solo. Non sapevo quanti altri erano in attesa come me, sicuramente molti.
Un'eco lontana raggiunge il mio orecchio: è una porta spalancata violentemente e poi dei passi pesanti, veloci, e il rumore metallico dell'armatura, veloce, si avvicina, poi un altra porta si apre, altri passi veloci scendono, che battono insieme, più forte, altre porte si aprono veloci mentre si avvicinano, senza nemmeno una parola, veloci, il rumore diventa più forte, più forte, si avvicinano ancora, impugno lo scudo, tintinnio metallico assordante, sono pronto, so cosa devo fare, il Capitano passa davanti alla mia porta, è Lui, tendo l'orecchio, in molti lo seguono, infine calcio la porta e comincio a correre insieme agli altri, veloci giù per le scale e per quel corridoio che si avvolge attorno alla torre, altri mi seguono, altri undici, poi la nostra corsa accelera e il corridoio non finisce mai, passiamo alcuni tratti piani, alcuni sfiniti si fermano e vengono travolti dal passo veloce e pesante di noi altri. Ancora scendiamo, i nostri passi sono perfettamente sincronizzati, emettono un unico rumore assordante, scendiamo, scendiamo... ma più aumentiamo il passo più ci sembra di rallentare, sembra sia il corridoio che risale lento dal buio, e non possiamo fermarci, ma mentre noi corriamo sempre più velocemente, ai nostri lati le pareti di grigia pietra si muovono lentamente e pren- dono strani riflessi blu. Non ci è possibile ricordare per quanto tempo, ma infine dal buio davanti, un rumore di porta e un poco di luce.
Sempre velocemente entriamo in un'ampia stanza piena di polvere, ragnatele e detriti, grigia, ed una finestra antica, con i vetri rotti o sudici, si affaccia. Di corsa attraversiamo la stanza scendendo un tratto di scale di legno, lasciando impronte marcate, da un'apertura entriamo nell'altra stanza. Il Capitano si ferma, siamo rimasti in pochi, allineati, alla nostra destra una grande scrivania, vecchia ma ben rifinita, dietro la scrivania un donna con sontuosi vestiti bianchi e chiari, ma con il volto di una gatta bianca; con lo sguardo astuto in quel breve istante afferra per la coda un piccolo topo bianco che stava sulla scrivania e lo ingoia.
Subito i soldati si mettono in marcia verso un'apertura nella parete opposta, in fianco alla scrivania, buia, corriamo, ma sembriamo rallentati, corriamo ma mi muovo lentamente, il Capitano comincia a scendere, arrivo davanti alle scale che scendono nel profondo della Terra, scale antiche, di pietra grigia, subito inghiottite dell'oscurità... tutto si muove lento, ruota, il rumore forte dei loro passi si confonde con il battito del mio cuore. Un'angoscia mi prende. Il buio mi lambisce. Non posso continuare. Avverto un senso di vertigine. Penso nel profondo a ciò che sta oltre la tenebra, MI FERMO... avrei voluto diventare un guerriero, ma vengo travolto dai soldati che mi seguono. Del poi non ho ricordi.

XI - XII - 1998 <+(

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