Cose inutili

Fu quando mi resi conto di esser già passato per quel punto negli ultimi venti minuti che capii infine di essermi perduto.
Dapprima appena un pensiero, scacciato come un fastidioso insetto, ma tornato poi prepotentemente a reclamare la gravità della sua presenza.
Poi il fitto sottobosco, i dritti tronchi d'abete che si stagliavano verso il cielo ormai rossastro e lo spettacolo delle altre vette coperte di vegetazione tutt'attorno a me sprofondarono dall'idillio a quell'angosciosa consapevolezza.
"Perso. Mi sono perso."
Mi fermai, cercando di riacciuffare e riordinare tutti i pensieri che di colpo mi affollavano la mente, punendo i più sgradevoli proprio come si prenderebbero per le orecchie dei monelli insolenti. Capii di aver proseguito in tondo senza accorgermene, probabilmente per via di una svolta del sentiero imboccata sbadatamente. Tornando sui miei passi sarei di sicuro giunto nuovamente al bivio.
Rincuorato, detti un'occhiata alla bizzarra pietra triangolare che aveva colpito per ben tre volte la mia attenzione, facendomi infine capire di essermi smarrito. Sorrisi, con un certo orgoglio, anche: avevo vinto la sfida di quella stupida pietra. Non mi ero perduto.
L'attimo dopo mi ero rimesso in marcia, tentando di tenere il passo del sole che, instancabile, stava per scomparire dietro il cranio nudo della montagna a occidente.

Caddi pesantemente a terra, inciampando probabilmente su una radice sporgente o su un sasso: difficile dirlo, nel buio quasi totale. L'odore fresco e pungente del muschio e della terra umida, unito ad una punta dolciastra di resina, mi si insinuò su per le narici.
In quell'ora di ricerca era lentamente rinata in me la sgradevole sensazione di angoscia e impotenza.
In cielo non vi erano stelle, nemmeno la luna era visibile, coperta da un ammasso di nubi che in un tempo incredibilmente rapido si erano accumulate attorno alla vetta.
Ed eccomi di nuovo qui, davanti alla dannata pietra triangolare!
Che fine stupida, pensai ad un tratto.
Che gita stupida, mi dissi subito dopo.
Certo, evadere un po' dallo stress del lavoro era importante, ma perchè diavolo mi ero arrampicato fin quassù? Senza nemmeno una bussola, poi.
Misi una mano in tasca e toccai il portafoglio. Denaro! Ecco cosa mi ero portato!
Ne avevo abbastanza da poter ordinare di smantellarla, questa montagna!
E invece eccomici prigioniero.
Frustrato, mi appoggiai alla pietra con la schiena e mi sedetti, arreso, confidando in qualche aiuto.
"Organizzeranno una ricerca."
"Chi?"
"Qualcuno."
Dopo un po' iniziai a sentire distintamente lo scorrere del tempo, ciò che mi restava, mi dissi: una notte all'addiaccio con quel clima e probabilmente sarebbe stata vana ogni eventuale ricerca.
Udivo dei battiti, dentro le mie orecchie. Erano regolari, sempre uguali, costanti... dopo un po' pensai di impazzire, e quel pensiero razionale mi riportò alla realtà, strappandomi all'oblio a cui mi stavo abbandonando.
Ma i battiti continuarono; erano reali, e provenivano da un punto imprecisato alla mia destra.
Speranzoso, mi rialzai e giardai la pietra, ormai poco più che una sagoma più chiara odiosamente familiare.
Tesi l'orecchio: non mi ero sbagliato, anche se non riuscivo a vedere nulla. Abbandonai il sentiero ed iniziai a farmi strada nel sottobosco e in poco tempo giunsi davanti ad una casupola di legno. Boscaioli, probabilmente. Il rumore che mi aveva destato era chiaramente prodotto da un'accetta da spaccalegna al lavoro, e proveniva da dietro la casupola.
Graffiato in più punti a causa della traversata in discesa in mezzo la boscaglia iniziai a zoppicare verso la fonte del rumore.
Poi mi arrestai di colpo: e se, chiunque fosse, non avesse avuto buone intenzioni? L'idea di una scure in mano ad uno squilibrato non era certo confortante, lì in mezzo ai monti.
L'attimo di esitazione durò poco: dopotutto, che altro potevo fare?
Mi sarei avvicinato restando coperto dalla vegetazione e, una volta assicuratomi che il mio ospite fosse sano di mente, ne sarei uscito e gli avrei stretto cordialmente la mano destra, estraendo il portafoglio con la sinistra. Di sicuro un po' di denaro sarebbe stato un ottimo motivo per ospitarmi, o per lo meno per accompagnarmi giù a valle, in paese.
Ancora una volta era il denaro a togliermi dai fastidi.
Finiva sempre così, in un modo o nell'altro: come quando misi i miei in quell'ospizio. Dovetti pagare parecchio, quella volta, però che liberazione! Avevo iniziato una nuova vita da allora.
Di tanto in tanto erano utili anche con la donna, quando iniziava a lagnarsi troppo.
Certo, i soldi non erano tutto... mi veniva da ridere quando me lo dicevano!
Niente di più falso. Solo i benpensanti e i puritani potevano partorire certe massime.
Comunque, fu col portafoglio in mano che mi diressi verso quell'irsuto boscaiolo. L'avrei comprato con poco, ne ero certo.
Era solo un bifolco.
Non preoccupandomi più del rumore che producevo camminando gli giunsi davanti, tanto da poterlo vedere chiaramente: aveva appena assestato un colpo rapido, preciso, micidiale, e le due metà del ceppo caddero una a destra e l'altra a sinistra, in perfetta sincronia.
C'era solo la luce tremola di una lampada ad olio, pertanto credetti fossero solo bizzarri giochi di luci ed ombre quelli che vidi sui ceppi.
Il legno pareva assumere forme strane, come se i ceppi fossero intagliati a foggia di volti: qua si distingueva un naso, là una bocca. Quello appena tagliato aveva una fisionomia familiare, sembrava...
Ma già ne prendeva un altro. Questa volta fui sicuro di riconoscere in quel ceppo un volto a me conosciuto, ma restai troppo stupito per una qualsiasi reazione. Un attimo di esitazione e... STOK!
Lo vidi prendere un altro ceppo. Sgranando gli occhi, riconobbi i volti di due vecchietti, un signore ed una signora.
"No, non puoi farlo!"
La scure si era già alzata e riabbassata.
Inesorabile, un ceppo dopo l'altro finivano su quel patibolo, ed io me ne restavo lì, impotente ad ogni reazione, affascinato dallo spettacolo che al tempo stesso mi spaventava.
Iniziai a provare uno strano senso di soggezione, che si trasformò presto in orrore quando, in rapida successione, vidi cadere, recise in due, le mie promesse, i miei ricordi, chi mi aveva voluto bene.
No, erano solo ceppi.
ERANO SOLO CEPPI!
Anche quello che stava prendendo ora, era solo un ceppo.
-No, lei no!- urlai tuttavia, -Posso... posso pagarti!-
L'uomo, che fino a quel momento mi aveva totalmente ignorato, si girò verso di me, per nulla stupito della mia plateale entrata in scena.
-Tutto questo,- disse, indicando con un ampio gesto del braccio la legna mutilata a terra, -l'hai già fatto tu. Io elimino le cose inutili. E' quello che hai scelto.-
Non l'avrebbe fatto veramente. Come un condannato messo al muro, tentai un'ultima carta.
-Aspetta ancora un attimo, ti prego! Risparmiala. Non può essere...-
STOK!
Caddi in ginocchio, e tutto quello che riuscii a fare fu piangere.

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