Il cuore del Corvo

Questo racconto mi è stato inviato da Six, una mia amica, e quando l'ho letto non ho potuto fare ameno di chiederle se potevo includerlo nel mio sito personale. E' imho stupendo, leggetelo!

...Non faceva particolarmente freddo, ma ormai Kerridis aveva preso l'abitudine di addormentarsi raggomitolata al mio lungo mantello. Quella sera il vento si era placato, e nell'aria aleggiava l'intenso aroma delle pozioni curative preparate da lei durante tutta la giornata. Mentre io passavo le ore meditando e contemplando il paesaggio circostante, era sempre intenta nella ricerca di erbe medicinali, seduta fra bellissime varietà di fiori e piante... la brezza le sfiorava la pelle ed agitava i suoi lunghi capelli in una magica danza... fino a quando qualche leggera ciocca andava a posarsi sulle sue soavi labbra. E li rimaneva beata, attendendo che le esili dita spezzassero quel dolcissimo incantesimo, riportandola in una delicata e temporanea mareggiata di seta violetta...
Cosa mi prendeva? Cos'era che faceva desiderare al mio cuore di trasformarsi in un piccolo insetto e posarsi sul fiore del quale lei stava graziosamente assaporando il profumo?
L'avrei presto scoperto.
In quel momento più che mai fui preso da dolcissime e stranissime sensazioni, mentre timidamente le sue braccia iniziavano a cingere la mia schiena, ed i suoi occhi curiosi mi scrutavano in cerca di qualche misteriosa verità.
- Cosa c'è, elfetto? - la derisi con un piccolo sorriso.
Una piccola moue apparve sul suo bellissimo... oh, si, bellissimo viso, ma sparì non appena una ciocca di capelli corvini andò ad adagiarsi sulla sua piccola spalla.
- Quante volte ti ho detto... - esordì.
Le sorrisi. Si bloccò e mi parve di vederla arrossire. Il mio cuore era in tumulto.
- Cosa c'è, piccolo elfetto? -
- Pensavo a quale strano nome fosse il tuo - rispose. Sul suo viso era tornato quel velo di maliziosa curiosità che la contraddistingue...
- Ti ripugna così tanto? -
- No, no... - sentivo le sue unghie sulla mia pelle. Fu una sensazione meravigliosa, la prima volta che ne provavo una simile.
- Mi chiedevo quale fosse il tuo passato, e perchè ti porti sempre addietro quei due piccioni... -
- Non sono piccioni - la interruppi piccato - sono i miei fratelli. Phobos e Deimos. I miei satelliti. I miei compagni. Senza di loro due io...- nel rispondere mi ero riscaldato a tal punto che le mie labbra si erano precipitosamente avvicinate alle sue. Arrossii e mi tirai leggermente indietro. Il suo profumo era così dolce...
- Non conosco differenze fra piccioni, polli e corvi - una nota d'ironia danzava nella tenera melodia delle sue parole - so solo che questi ultimi sono pessimi, nello stufato... -
Percepii il suo gioco e mi voltai dall'altra parte con un broncio provocatorio.
Sentivo il pulsare del mio cuore ad ogni cadenza della sua risata cristallina... e poi il suo corpo si strinse al mio, il suo viso sulla mia schiena...
Avrei voluto saperla punzecchiare, saper giocare con lei come lei stessa riusciva benissimo con me, poter provare mille azioni che fino ad allora non avevo mai conosciuto... ma, quando ebbi finalmente il coraggio di voltarmi, intervenni con voce incerta:
- Il mio maestro mi ha sempre chiamato Raven. -
- Il tuo maestro aveva una predilezione per i corvi! Qual'è il tuo vero nome, eh, Ravenuccio? -
- Ravenuccio?!? - arrossii timidamente. Come faceva Kerridis ad essere così sicura di sè?
La ammiravo moltissimo.
Sorrise, ed esitando si strinse al mio petto. In un impeto di tenerezza la cinsi, e continuai:
- Non lo so. Raven. Penso sia questo il mio vero nome. -
- Ed i tuoi genitori? -
- Genitori? - mi scostò i capelli dietro l'orecchio.
- Non ho mai conosciuto i miei genitori. Nè parenti. Ho solo Phobos e Deimos, lo sai.-
- Ooohh... - la sua espressione era bellissima - Poverino! Io avevo un nonno. Poi però è morto. Era umano, quindi non penso sia stato proprio mio nonno naturale. Lui mi ha insegnato un sacco di cose... ma poi te ne parlerò. Vai avanti con la tua storia... come si chiamava il tuo maestro? Era un mago potente? -
Adoro osservarla mentre parla. Enfatizza quello che dice come se ogni vocabolo fosse una farfalla che guizza volando libera e veloce verso luoghi inesplorati. Fino al giorno in cui la conobbi, il mio cuore era totalmente incontaminato, ma ben presto si popolò di quelle deliziose creature.
- Aloreth Healfield -
- Aloreth cosa? -
- Healfield. Era il nome del drago che ha ucciso. Lui è un personaggio molto noto ad Altan, ed un esperto di magia di notevole competenza. So che ogni giorno luminari e nobili visitavano la sua abitazione, ed io venivo presentato loro come l'erede del maestro. Siccome ero il suo favorito ho sempre fatto una vita privilegiata al confronto di quella degli altri apprendisti. Avevo una stanza bellissima, abiti pregiati... - Kerridis indicò il pesante mantello in velluto verde smeraldo nella quale eravamo entrambi avvolti, e sorrise.
- ... e mangiavo sempre con lui. Gli altri ragazzi m'invidiavano, e difficilmente mi rivolgevano la parola. Beh, poco male... - con un gesto di superiorità levai gli occhi verso l'alto, ma Kerridis mi lanciò un'occhiata di disapprovazione. Penso detesti il mio modo di fare eccessivamente snob.
Tristemente sopraggiunsi:
- Ho passato l'infanzia quasi in completa solitudine - lei mi accarezzò il viso. Che dolcissima sensazione! Le afferrai la mano e la portai alle mie labbra. Non immaginavo l'effetto che avrebbe sortito quel mio gesto, ma mi resi conto che non ne potevo fare a meno.
- Adesso hai me - sorrise, e si strinse disinvolta ancora più stretta al mio cuore.
E' strano quanto siamo diversi. Lei sicura, spontanea e fresca come una sorgente di acqua limpida, io cupo ed introverso, goffo negli approcci ed intrattabile col resto della comitiva.
Eppure...
- Assistevo alle sue arcane sedute, e prendevo posto fra i suoi ospiti, maghi di città lontane... - m'interruppi.
Il cuccioletto che stringevo fra le braccia mi osservò con aria interrogativa. Quant'era meravigliosa...
- Zalut! Ricordi il necromante da cui siamo scappati giorni fa? L'ho già visto nell'abitazione del mio maestro! Lo chiamavano anche "il figlio della notte". Speriamo non mi abbia visto. Se sir Healfiel lo venisse a sapere... -
- Hai così paura di lui? Perchè? Quando ci siamo conosciuti mi hai detto che stavi scappando. Da chi? -
- Aspetta. Ora ti spiego. Gli invitati del mio maestro chiedevano di me come del "giovane corvo", e sembravano sempre interessati della mia salute, mentale e fisica.-
- Ti volevano bene! - la adoro quando è così ingenua...
- Se... sei dolce... - balbettai. - Anche tu, Ravenuccio - il suo sorriso riscaldava il mio corpo infreddolito - ma anche un po' dispersivo. Vai avanti!!! -
- Un giorno sentii due stregoni che parlavano fra di loro di me, e di ciò che mi sarebbe dovuto accadere. Dicevano che il giovane corvo era pronto a mettere le ali, e che presto sir Healfield sarebbe riuscito nel suo intento. -
- Quale intento? -
- Non ne ho la più pallida idea. Sentivo di essere solo una pedina nel perfido gioco di un mostro. Quando ne fui più sicuro arraffai quel che riuscii nella mia camera, e scappai via. Non sapevo a quale sorte sarei dovuto andare incontro, ma non avevo la minima voglia di scoprirlo. -
- Fifone! -
- Ci tengo alla mia vita. E poi ho la sensazione che Phobos e Deimos anche loro...-
- ? -
- No. Dev'essere solo una sensazione. -
Ci fu un momento di silenzio totale, durante il quale sembrava che anche il continuo schiamazzio proveniente dal vicino villaggio nanico si fosse placato. I miei occhi ed i suoi continuavano a fissarsi avidamente, in cerca di uno stimolo per...
- Raven, ti sei mai innamorato? -
Arrossii. Che domanda imbarazzante.
Come facevo a dirle che lei era l'unica donna che avessi mai desiderato, l'unica con cui avessi mai parlato in tutta la mia vita?
Presi il suo viso fra le mani e la baciai.

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