I memoriali del Bardo Jariik

(Tutte le tragedie qui narrate si sono realmente consumate attorno ad un tavolo da gioco)

Sono Jariik, Bardo e Cantastorie dei Reami, e sono qui per narrarvi di H.Ewan, Mago Alchimista, e del suo Seguito e di come la Morte li avvolse nel suo (troppo) caldo abbraccio per mano del globo infuocato di una Creatura degli Inferi, nelle selvagge Terre del Sud.

(Il mio cappello è a terra, vuoto. Alla vostra generosità e bontà riempirlo)

Se fu il Fato o la volontà di Entità Superiori a volere l'unione di quello strano gruppo, nessuno può dire. Certo Tarif il Paladino non faceva altro che prodigarsi nel suggerire che quello doveva essere il volere del suo dio, assecondato dal pari suo Elir, ma alle orecchie dell'astuto Ewan tutte quelle parole suonavano come un contentino per gli stolti, e forse neppure per loro, in quanto nemmeno il rozzo Aaran, Mezzelfo mercenario, pareva lasciarsi impressionare.
Se esistevano delle leggi al mondo, erano quelle della chimica e della scienza, le stesse che permettevano ad un sasso di cadere a terra se lasciato, o di tramutarsi in oro se debitamente stimolato.
Per quanto riguarda gli altri due del gruppo, il giovane Mago Ewan doveva viaggiare assieme ad un esaltato Mezzelfo ammazzadraghi, bravissimo a vantarsi della sua impavida professione e a spendere denari per ricami di varia natura sulla sua ormai costosissima quanto comunissima armatura, ma totalmente a digiuno e dagli occhi ancora vergini da certe visioni di morte e distruzione alate.
Per ultimo veniva un altezzoso Elfo, discreto combattente, pessimo musico e cronista, deciso purtroppo a trascrivere le gesta di quell'improbabile formazione verso chissà quali glorie.
Or che i personaggi son stati presentati, dell'infinito loro peregrinare qui non si farà menzione. Basterà dire che, infine (ed è proprio il caso di dirlo) il loro errare li portò nelle calde terre oltre il mare, nel selvaggio Sud.
Certo, le dicerie riguardo Lord Vampiri e Spiriti Regnanti di varie entità, perfettamente indisturbati sui loro troni di ossa, avevano raggiunto le orecchie degli Eroi, ma evidentemente se ne erano anche uscite senza lasciar traccia del loro passaggio. Fu proprio un bizzarro invito a corte da parte di un chiacchieratissimo Lord di origini imprecisate la causa della Fine.
Che ci dovesse essere una trappola i sei l'avevano capito fin dall'inizio. C'erano tutti gli elementi classici: un invito, un castello diroccato, misteriose scomparse nel villaggio ai suoi piedi, l'immancabile servitore gobbo all'ingresso e un vecchietto a modo e perfettamente gentile e ospitale nei panni del Conte (occorre dire anche che nella cripta di famiglia, sita nel cimitero del villaggio, vi era un altare usato in segreto per massacrarci sopra la gente?).
Nessuno venne chiaramente turbato da questi oscuri segnali, eccezion fatta forse per il saccente Paladino Tarif; il suo monito però non colpì gli animi dei suoi compagni, effettivamente stanchi di quel continuo vocio riguardante il Peccato che ormai da mesi erano costretti a subire.
Il Conte apparve altresì una persona molto a modo, come già rivelato, seriamente dispiaciuta di quel che si raccontava di lui in paese.
Fu al momento di andare a dormire che una trappola mortale casualmente scoperta nel bel mezzo del corridoio che portava alle loro stanze li mise vagamente in allerta.
Dopo diverse peripezie i sei si trovarono a vagare nei complessi sotterranei del castello (che come tutti i castelli che si rispettino aveva il suo bel dungeon), alla ricerca di una via di fuga e, possibilmente, di un Conte (che, sempre nella tradizione, anzichè starsene comodo comodo nelle sue stanze, preferisce condividere un'umida camera sotterranea, che guardacaso è sempre l'ultima, in compagnia delle creature più odiose) per lasciargli qualche ricordo indelebile del loro gradito soggiorno.
Ora, l'esperienza solitamente insegna, specie quella derivante da un forte dolore fisico, e di quelle nell'esplorazione del dungeon ne avevano provate a iosa, ma evidentemente, dopo essersi fatti carbonizzare da una specie di scheletri-giganti-sputa-palle-di-fuoco e fuggiti per miracolo al loro attacco, i sei, trovandosi finalmente al cospetto del Conte e di un altro paio di quelle terribili creature, ebbero l'ottima idea di restare tutti uniti e ammassati nell'arco di due metri quadrati, eccezion fatta per il Mezzelfo mercenario la cui idiozia (o pazzia, poichè certo non si può parlare di Intelligenza, essendo questa di 8 su 3d6) lo spinse a trascinarsi sgorgando sangue da ogni poro verso il Conte.
Gli dei, fino a quel momento benevoli nei confronti degli Eroi, si trovarono effettivamente con le spalle al muro: sarebbe stato impossibile, anche se sottomano avessero avuto un Master alla sua prima seduta, permettere che gli scheletri-giganti-ecc. ecc. andassero placidamente a farsi bastonare anzichè sparare una sana e comoda palla di fuoco verso un bersaglio così invitante.
Inutile dire le conseguenze.
Pare che l'ultima frase del Paladino fu: "Dannata spada a due mani! Ho Iniziativa troppo alta!".
L'unico a sopravvivere fu lo stolto Mezzelfo, la cui pazzia venne così premiata.
Ora vaga, solo e ramingo, per il mondo, unico depositario di quegli avvenimenti.
Per questo esiste ANCHE questa testimonianza.

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