Ho già visto alcuni padri per i quali il troppo amore divenne causa di disamore. Che cos'è dunque ciò che intendo dire? Tanto per rendere più chiaro il mio discorso con l'esempio, (eccone uno). Smaniando infatti (dalla voglia) che i loro ragazzi primeggino più in fretta in ogni campo, li caricano di fatiche esagerate, non sopportando le quali (essi) soccombono, e in ogni caso, oppressi dalle sofferenze, non accolgono docilmente l'insegnamento. Come infatti le piante con le giuste innaffiature si sviluppano, ma con le (innaffiature) eccessive soffocano, allo stesso modo la mente con le giuste fatiche s'accresce, ma da quelle eccessive è sommersa. Bisogna dunque dare ai ragazzi respiro dalle continue fatiche, considerando che tutta la nostra vita è divisa fra riposo ed impegno. E per questo furono inventate non solo la veglia, ma anche il sonno, e non (solo) la guerra, ma anche la pace, e non (solo) il tempo brutto, ma anche quello bello, e non (solo) le attività lavorative, ma anche le feste. Per dirla in sintesi, il riposo è il condimento delle fatiche. E non solo negli esseri viventi si può osservare che questo avviene, ma anche nelle cose inanimate: infatti allentiamo gli archi e le lire, per poterli tendere (di nuovo). In generale poi il corpo è preservato dallo svuotamento e dal riempimento, la mente dal riposo e dalla fatica. (È) giusto poi biasimare alcuni dei padri, i quali, dopo aver affidato i figli a pedagoghi e maestri, non controllano né verificano affatto di persona la loro istruzione, venendo così meno in modo gravissimo al proprio dovere1. Soluzione dell'esercizio:
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