CICERONE A MARCO
MARIO
Se è stato qualche malessere fisico o un
momento di salute non buona a impedirti di assistere agli
spettacoli, lo ascrivo piuttosto alla fortuna che alla tua
assennatezza; ma se invece non hai creduto degne di
attenzione tutte queste meraviglie che piacciono tanto agli
altri e nonostante ti sentissi benissimo non sei voluto
venire di proposito, ebbene me ne rallegro per due motivi:
primo, perché malesseri fisici non ne hai; secondo, perché
la tua salute psichica è perfetta se hai trascurato quello
che senza alcun fondamento piace tanto agli altri.
Sempreché questa occasione di riposo ti abbia portato dei
frutti: è certo che eri nelle migliori condizioni per
poterne godere, giacché sei rimasto pressoché solo in
questa tua delizia di paese. Non ho dubbi che tu, da quella
tua stanza da letto in cui ti sei allargato la vista dalla
parte di Stabia con qualche opportuna apertura—durante
quei giorni hai passato intere mattinate a oziare in
contemplazione di quello scenario; mentre intanto quelli che
ti ci avevano abbandonato stavano guardando mezzi
addormentati le rappresentazioni di mimi sulla pubblica
ribalta. E le altre ore del giorno te le passavi in santa
pace, divertendoti a modo tuo e a tuo piacimento; mentre
intanto noi eravamo costretti a sopportare il programma
gentilmente allestito da Spurio Mecio. Se ti interessa, ti
dirò che gli spettacoli erano molto fastosi, ma non di tuo
gusto: è una conclusione a cui arrivo da me. Innanzi tutto,
in segno di rispetto per- la grande occasione, erano tornati
sulla scena certi personaggi che io credevo che dalla scena
si fossero ritirati in segno di rispetto per il pubblico! Il
tuo attore prediletto, il nostro caro Esopo, si è
comportato in modo da far invocare il suo pensionamento
all'intera platea. Al momento di giurare, gli è mancata la
voce proprio nel punto del "... se coscientemente
cadessi in errore". Che raccontarti del resto? Sai
degli altri spettacoli; lo crederesti? Non hanno avuto
neppure quel tanto di attrattiva che conservano anche le
messe in scena più insignificanti. La vista di tanta pompa
esteriore ammazzava il divertimento. Di tutta questa pompa
non dubito che tu abbia tranquillissimamente fatto a meno.
In che senso possono piacere a degli spettatori seicento
muli nella "Clitennestra"? O tremila recipienti
per il vino nel "Ca vallo di Troia"? O tante
uniformi diverse di fanteria e di cavalleria in qualche
combattimento da carosello? Tutto questo ha incantato la
gente, ma te non ti avrebbe divertito per niente. Se durante
questo periodo ti sei dedicato ad ascoltare il tuo Protogene
(purché beninteso ti abbia offerto qualcosa di meglio della
lettura dei miei discorsi!) il tuo divertimento è stato di
non poco superiore a quello di chiunque di noi. Non credo
infatti che tu senta la mancanza di teatro greco o di farse
alla campana; tanto più che di farse alla campana puoi
goderne finanche nel consiglio municipale della tua città e
il teatro greco non ti piace, al punto che neppure per
andare alla tua villa hai voglia di percorrere la "via
dei Greci". E posso credere che senta la mancanza delle
gare di atletica chi disprezza quelle dei gladiatori?
Nell'organizzare i quali giochi Pompeo stesso ammette di
aver sprecato sonni e denaro. Da registrare ancora due cacce
al giorno per cinque giorni; magnifiche, chi dice di no? Ma
per un uomo di cul-tura raffinata che gusto può esserci se
un debole essere umano viene azzannato da una belva
ferocissima o se una belva stupenda viene trafitta da uno
spiedo? Ad ogni mo do, se queste sono cose da vedere, le hai
viste più di una volta. E anch'io che vi ho assistito non
ho visto niente di nuovo. L'ultimo giorno era dedicato agli
elefanti: grande stupefazione delle masse popolari,
divertimento nessuno. Anzi, ne è scaturita una certa
compassione e come la sen-sazione che tra quelle bestie e il
genere umano ci sia una sorta di amicizia naturale. Non
vorrei però che tu pensassi che in questi giorni di feste
teatrali io non ho fatto altro che spassarmela in una
continua vacanza: mi sono invece mezzo distrutto per il
processo del tuo caro amico Caninio Gallo. Certo che se il
pubblico fosse indulgente con me come lo è stato con Esopo,
ti garantisco che chiuderei volentieri con la mia
professione e passerei il resto della vita con te e con
quelli del nostro stampo. Perché mentre prima era solo una
noia, quando pure ero spinto a fare dall'età e
dall'ambizione e mi era possibile alla fin fine non
difendere chi non volevo, adesso il vivere così è
assolutamente privo di senso. Né mi aspetto alcun frutto
dalla mia fatica e sono costretto talvolta a difendere, su
richiesta di chi ha acquistato grandi meriti presso di me,
gente che presso di me di meriti non ne ha acquistato
alcuno. Perciò vado cercando tutte le opportunità di
vivere una buona volta secondo le mie inclinazioni; perciò
lodo e approvo di tutto cuore te, e questa tua scelta di
vita al di fuori del mondo: e anche il fatto che trovi più
raramente il modo di vedermi mi dispiace meno, giacché sono
tali e tanti gli impegni che mi affliggono che se tu fossi a
Roma né io avrei la possibilità di godere della tua
simpatica presenza né tu della mia (se pure è simpatica).
Se mai riuscissi ad allentarne la presa (a liberarmene del
tutto non ci penso nemmeno) potrei dare perfino a te, che
per molti anni non ti sei occupato d'altro, delle lezioni su
che cosa significhi il vivere a misura d'uomo. Tu però
seguita a curare e a migliorare per amor mio questa tua
salute tanto delicata, così potrai venirmi a trovare in
villa e passeggiare su e giù insieme con me in lettiga. Ho
speso più parole del solito per scriverti di queste cose
non perché avessi tanto tempo libero, ma per il grande
affetto che ti porto: in una certa lettera, se ti ricordi,
tu mi avevi invitato più o meno esplicitamente a farti una
specie di resoconto per attenuare il dispiacere di aver
perso queste giornate di festa. Se ci sono riuscito, ne sono
contento; se non ci sono riuscito, me ne consolo lo stesso,
perché vuol dire che un'altra volta verrai personalmente
agli spettacoli, potremo incontrarci e non affiderai
esclusivamente alle mie lettere la speranza di divertirti un
po'.
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