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Il periodo di formazione. Publio Virgilio Marone nacque ad Andes, nei pressi di Mantova, il 15 ottobre del 70 a.C.. Al contrario di molti poeti e scrittori contemporanei non apparteneva ad una famiglia patrizia, bensì era figlio di modesti possidenti provinciali, in ogni caso abbastanza ricchi. Compiuti i primi studi a Mantova e Cremona, il poeta si trasferì a Roma ed iniziò a frequentare scuole di retorica. Ma, essendo alquanto timido in pubblico, la carriera forense non faceva per lui, così si trasferì a Napoli, dove venne a contatto con la scuola dell'epicureo Sirone. La perdita delle terre. Nel frattempo, al termine della battaglia di Filippi, i vincitori avevano deciso, come consuetudine, di distribuire fra i veterani le terre confiscate alle città che si erano dimostrate ostili. Fra queste c'era Cremona, ma siccome le sue terre non bastarono, si passò alla confisca anche delle proprietà terriere di Mantova e, quindi, di Virgilio. In un primo momento sembra che, con l'appoggio di amici influenti come Asinio Pollione e Cornelio Gallo, il poeta evitò la confisca, ma in seguito nulla poté evitargli la perdita di quelli che vengono da lui definiti dulcia arva. La produzione letteraria. Entrato nel circolo di Mecenate intorno al 39, Virgilio pubblica probabilmente nello stesso anno le Bucoliche. Ma la vera svolta della sua carriera letteraria arriva con la pubblicazione delle Georgiche nel 29: dopo la lettura dell'opera davanti ad Ottaviano, l'imperatore gli affida l'incarico di comporre un poema epico incentrato sulla sua figura. Virgilio così inizia a comporre l'Eneide, poema volto ad esaltare in modo indiretto la figura di Augusto. Gli ultimi anni. Volendo perfezionare e documentarsi al meglio per la nuova opera, il poeta si reca in Grecia, dove tra l'altro incontra Augusto che lo invita a tornare a Roma. Durante il viaggio di ritorno, però, viene colpito in modo grave da un colpo di sole: sbarcato a Brindisi, vi muore il 21 settembre del 19 a.C.. La leggenda vuole che sul punto di morte Virgilio abbia espresso il desiderio di bruciare l'Eneide, ancora imperfetta; tuttavia gli amici Vario e Tucca, su ordine di Augusto, ne curarono la pubblicazione. |