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Tibullo

Corpus Tibullianum - Libro II

II, 2


Vai al brano corrispondente in Latino

Diciamo delle parole di buon augurio: giunge il Natale sugli altari;
o astanti, uomo e donna, fate silenzio.
Vengano bruciati nel focolare i pii incensi, vengano bruciati i profumi
che il molle Arabo invia dalla sua ricca terra.
Lo stesso Genio sia presente per vedere gli onori a lui tributati,
che morbide ghirlande gli decorino le sante chiome.
Le sue tempie siano stillanti di unguento puro
e sia sazio di focaccia ed ebbro di vino;
e per te, o Cornuto, dica di sì ad ogni preghiera che gli hai rivolto.
Forza, che cosa ti trattiene? Lui dice di sì: prega.
Come presumo sceglierai l'amore fedele di tua moglie
(suppongo che questo ormai lo sappiano anche gli dei)
non preferirai per te quanti campi vi sono nell'intero mondo
che il robusto contadino ara con un solido bue,
né preferirai quante gemme si accumulano per i fortunati
Indiani, dove le onde del mare d'Oriente rosseggiano.
Le preghiere sono esaudite: voglia il cielo che Amore accorra
in un gran battito d'ali e porti loro il legame matrimoniale,
legame che rimanga sempre, fino a quando la tarda anzianità
esibisca le rughe e tingerà le chiome.
Così venga il Natale e per noi vecchi si occupi della prole,
e la schiera di bambini si diverta davanti ai tuoi piedi.




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