Rassicurato sempre più dall'inesperienza dei nemici, Mario ordina di mantenere il massimo silenzio possibile e di non suonare neppure la tromba come era consuetudine fare al cambio della guardia. Poi, quando iniziava ad albeggiare, poiché i nemici erano ormai stanchi e poco prima si erano addormentati, ordina improvvisamente alle sentinelle e, allo stesso modo, ai trombettieri delle coorti, degli squadroni e delle legioni di suonare tutti insieme le trombe, e ai soldati di levare il grido di guerra e di precipitarsi fuori dalle porte del campo. I Mauri e i Getuli, svegliati di soprassalto da quel fragore sconosciuto e terrificante, non erano in grado né di fuggire, né di prendere le armi, né di fare o prevedere nulla: così per il frastuono, le grida, lo sgomento, la mancanza di soccorsi e l'avanzare dei nostri erano caduti in un terrore quasi folle. Alla fine tutti furono vinti e messi in fuga: vennero catturate moltissime armi ed insegne militari, e vi furono più morti in quella battaglia che in tutte quelle precedenti: infatti la fuga era stata impedita dal sonno e dall'eccezionale spavento.
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