Intanto, mentre si svolgono questi avvenimenti, il questore L. Silla giunse all'accampamento con un gran numero di cavalieri; era stato lasciato a Roma per reclutarli nel Lazio e fra gli alleati. Ma visto che l'occasione ci ha fatto ricordare un uomo tanto importante, mi è sembrato giusto dire poche parole a proposito del suo carattere e del suo comportamento. Infatti non avrò un'altra opportunità di parlare delle imprese di Silla e L. Sisenna, il migliore e il più diligente fra tutti coloro che hanno parlato di questi fatti, mi sembra, egli scrive, ne abbia parlato con un giudizio parziale. Dunque, Silla fece parte di una nobile
gens patrizia, la sua famiglia era ormai quasi decaduta a causa dell'inettitudine degli avi, era erudito in ugual modo della letteratura Greca e Latina, di animo straordinario, avido di piaceri ma ancora più desideroso della gloria; nell'ozio era dissoluto, tuttavia il piacere non lo distolse mai dai suoi doveri, sebbene come marito avrebbe potuto comportarsi in modo più decoroso; eloquente, furbo, incline all'amicizia, una impenetrabilità incredibile nel nascondere i suoi propositi, prodigo di molte cose e soprattutto di denaro. E prima della vittoria sui suoi concittadini fu l'uomo più fortunato di tutti, ma mai la sua fortuna fu superiore al suo impegno, e molti non sanno se egli sia stato più coraggioso o più fortunato. Infatti non so se è più vergognoso o fastidioso parlare delle cose che compì in seguito.
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