In un modo simile Vercingetorige, figlio di Celtillo, Arverno, giovane di grandissima autorità, il cui padre aveva ottenuto la supremazia di tutta la Gallia, e, a causa di ciò, poiché aspirava al regno, era stato massacrato dalla cittadinanza, convocati i suoi clienti, li infiamma facilmente. Presa conoscenza del suo piano, si corre alle armi. Gobannizione, suo zio, e gli altri capi che non credevano che si dovesse correre un tale rischio si oppongono; egli viene espulso dalla città di Gergovia; tuttavia non si perde d'animo e nelle campagne arruola persone miserabili e disperate. Raccolto questo pugno di uomini, guadagna ogni cittadino che incontra ai propri progetti; li esorta a prendere le armi per la libertà comune e, radunate delle truppe ingenti, caccia dalla città i suoi avversari che poco prima lo avevano esiliato. Viene acclamato re dai suoi. Invia delle ambascerie in ogni direzione; scongiura di restargli fedeli. Rapidamente annette a sé i Senoni, i Parisii, i Pittoni, i Cadurci, i Turoni gli Aulerci, i Lemovici, gli Andi e tutti gli altri popoli che sono bagnati dall'Oceano: con il consenso di tutti gli viene affidato il comando. Ottenuta tale autorità, ordina degli ostaggi a tutte queste popolazioni, comanda che rapidamente fosse condotto da lui un certo numero di soldati, stabilisce quante armi ogni popolazione deve preparare ed entro quanto tempo; per prima cosa si dedica alla cavalleria. Aggiunge all'immensa scrupolosità una grandissima severità nel comando; spinge i titubanti con l'atrocità del castigo. Infatti punisce con il rogo e mille tormenri chi commette un grave delitto; per i reati minori rimanda a casa i colpevoli dopo aver tagliato loro le orecchie o strappato un occhio, affinché siano da esempio per gli altri e l'atrocità della pena li spaventi.
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