rassegna cinematografica 1999

LA VITA SOGNATA DEGLI ANGELI

Attraverso Film blu abbiamo visto quale è la vocazione dell’uomo: l’amore.

Se, pertanto, l’uomo realizza pienamente se stesso soltanto nell’amore, è opportuno interrogarsi proprio sulla parola ‘amore’, parola oggi così inflazionata e abusata da rischiare di non dire più nulla. La vita sognata degli angeli ci permette di approfondire il significato di questo termine.

Isa, ragazza solare e sempre a caccia di nuovi incontri, arriva a Lille cercando un amico, ormai lontano dalla Francia. Sopravvive vendendo cartoline artigianali per strada, fino a quando trova lavoro come cucitrice in un’azienda gestita da un immigrato dell’est. Conosce Marie, ombrosa e triste, che la ospita nel suo appartamento, prestatole perché la proprietaria è morta in un incidente e la figlia (Sandrine) si trova in coma all’ospedale. Le due ragazze iniziano un rapporto di amicizia, vivendo dei soldi passati da un paio di buttafuori, conosciuti dopo un diverbio. Nel frattempo, Isa trova il diario della ragazzina in coma e comincia ad andarla a trovare in ospedale. Marie, invece, incontra Chriss, giovane ricco proprietario di un ristorante di lusso di Lille; all’inizio sembra disprezzare la sua prepotenza e il suo essere borghese; poi, inizia a sognare una storia d’amore impossibile, nonostante Isa cerchi di farle comprendere la verità su Chriss. Questa burrascosa relazione complica il rapporto tra le due amiche, fino alla rottura definitiva: Isa decide di andarsene. Soltanto il fatto che Sandrine si sia ripresa induce Isa a tornare da Marie per darle la bella notizia. L’incontro, tragico, chiude il film.

Le due protagoniste (Isa e Marie) e, subordinatamente, anche le due presenze maschili (il buttafuori Charly e il ricco Chriss), sono l’espressione concreta di due diversi modi di intendere l’amore. Isa ama l’altro per ciò che è, ovvero in se stesso e per se stesso (così il suo comportamento verso la piccola e malata Sandrine, ma anche verso i due buttafuori e verso la stessa Marie): parliamo al riguardo di ‘amore di amicizia’. Marie, al contrario, ama l’altro per ciò che ha, per il vantaggio che può darle, l’altro in quanto la gratifica, le fa compagnia, ovvero ama l’altro in funzione di se stessa (per un serio approfondimento, rimandiamo all’allegato sussidio ¾ Apriti cuore ¾ del nostro Arcivescovo, Mons. Caffarra): parliamo al riguardo di ‘amore di appropriazione’.

Due diversi modi di concepire la parola ‘amore’, che portano a conseguenze diametralmente opposte: la felicità (Isa) e la disperazione (Marie); la vita (Isa) e la morte (Marie).

Tuttavia, se, da un lato, apprendiamo che l’unico modo giusto di ‘amare una persona’ (sia per chi ama sia per chi è amato) è di volere il suo bene, dall’altro, tutti noi sperimentiamo, ogni giorno, la nostra connaturata incapacità a fare ciò. Autori pagani e cristiani (Romani 7,15 ss.) hanno stupendamente descritto questa realtà: Ovidio, Metamorfosi 7,20: Video meliora proboque, deteriora sequor (Vedo ciò che è bene e lo approvo, e poi faccio il male).

In conclusione, l’uomo si scopre fatto per amare in maniera gratuita: solo così realizza pienamente se stesso. Tuttavia, egli sperimenta una sua costitutiva incapacità di amare in questo modo e, quindi, una sua costitutiva incapacità a realizzarsi. Come fare? The addiction, ultimo film della rassegna (martedì 30 marzo), ci aiuterà nel passo decisivo.

Chi fosse interessato ad approfondimenti può telefonare allo 0347/9663669 oppure contattare l’associazione ‘La tenda’, Corso Martiri della Libertà 77 (FE), il venerdì (17,30 - 19,30) o il sabato (10,30 - 12,30).


torna alla copertina