18 gennaio 2003
Incontro sul tema "Rapporti tra legge e morale"

Sono intervenuti il padre francescano Giuseppe Cervesi e il dott. Mario Gallotta.
Ha fatto seguito animato dibattito.


Ecco la sintesi dell'intervento del dott. Gallotta:

IL MALE NON PUO’ MAI ESSERE SCELTO. PUO’ TUTTAVIA VENIRE TOLLERATO

Un cristiano non può mai scegliere il male, anche se si tratta del cosiddetto "male minore". Può tuttavia accettare che il male (identificato e qualificato preliminarmente come tale) sia tollerato od anche regolamentato (riducendone il campo d’azione) allorchè, con la repressione, si cagionerebbe ragionevolmente un male maggiore, a danno del bene comune.

Questo spiega l’atteggiamento che la Chiesa ha sempre avuto nei confronti delle "case chiuse". Esse, non a caso, furono abolite in Italia nel 1958 a seguito di una battaglia condotta dalla senatrice socialista Lina Merlin, che diede il suo nome alla legge con cui il Parlamento approvò la proposta della stessa senatrice.

Quanto avvenuto negli anni successivi al 1958 legittima le riserve e i dubbi di chi non si entusiasmò all’idea di chiudere le case. Da allora, infatti, la prostituzione si è maggiormente diffusa, il pubblico scandalo è aumentato come i reati collegati al mondo della prostituzione ed anche la sanità pubblica non ha certo tratto giovamento dall’abolizione delle "case di tolleranza".

QUALE COMPORTAMENTO SI DEVE TENERE DI FRONTE A UNA LEGGE INGIUSTA?

Sono certamente ammissibili tutte le iniziative miranti a correggere una legge ingiusta già vigente, migliorandola almeno in parte : correzione che può essere ottenuta, ad esempio, con emendamenti soppressivi di articoli impregnati di permissivismo o con l’aggiunta di articoli che rendano più difficile il compimento del male. Si dovrà tuttavia chiarire che anche il testo emendato non è complessivamente approvabile dal punto di vista etico. Sarà necessario insomma precisare che il danno è stato ridotto, ma permane.

Non è invece lecito proporre direttamente una nuova legge che contenga articoli moralmente inaccettabili, anche se migliore di una legge precedente.

E’ lecito, tuttavia, proporre una legge che limiti solo parzialmente un fenomeno negativo, riconosciuto preliminarmente come tale. Se, ad esempio, un parlamentare cattolico proponesse punizioni severe per gli edicolanti che espongono pubblicazioni pornografiche, non si vede per quale motivo tale proposta non dovrebbe essere accolta con favore.

QUALI NORME DERIVANTI DALLA MORALE CATTOLICA POSSONO ESSERE IMPOSTE A TUTTI I CITTADINI?

Vi sono precetti della Religione Cattolica che riflettono l’ordine naturale voluto da Dio : ordine che dev’essere rispettato da tutti gli uomini. Il comandamento che dice "NON RUBARE" può ( e deve) essere tradotto in leggi civili che puniscano il furto, a vantaggio del bene comune.

Chi ruba non viola soltanto un comandamento che per i cristiani è vincolante, ma una norma generale che tutela il diritto naturale di proprietà.

Esistono invece norme religiose che impegnano soltanto i cattolici ( come l’obbligo di partecipare alla Santa Messa nei giorni festivi) : esse non possono essere imposte all’intera collettività.

UNO STATO MODERNO DEVE IMPORRE NORME DI TUTELA DELLA PUBBLICA MORALITA’? E FINO A CHE PUNTO PUO’ IMPORLE?

Non è possibile stabilire il principio secondo cui uno Stato non deve legiferare in materia di pubblica moralità. Inoltre le residue norme che permangono nell’ordinamento giuridico (ad esempio contro gli atti osceni in luogo pubblico), ancorché sempre meno applicate, devono essere difese e valutate positivamente, poiché tutelano il BENE COMUNE.

Diverso è il discorso concernente l’utilità pratica di nuovi interventi legislativi su temi che coinvolgono la moralità. Certamente può essere preferibile l’assenza di una legge ad un provvedimento destinato ad aumentare la confusione. Non è tuttavia possibile (come ribadito da Padre Giuseppe) stabilire che lo Stato non ha il potere di legiferare in materia.

Resta in ogni caso inammissibile ogni intervento statuale che entri nella sfera della moralità strettamente privata e personale di ciascun essere umano.


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