Verona sconosciuta - "Le boche de leon"
La Repubblica Veneta tenne sempre nella massima considerazione l'amministrazione della giustizia, tanto che a Venezia più in alto del Leone di S.Marco, sul fastigio del Palazzo Ducale, troneggia e domina la scultura che rappresenta la Giustizia.
Temibile tribunale ed organo di alta polizia che vigilava sulla sicurezza dello Stato era il famigerato Consiglio dei X. L'Eccelso Tribunale, così si chiamava, tutelava nel modo più ampio l'incolumità dello Stato arrivando perfino a giudicare e condannare a morte il doge Marin Faliero.
Il Tribunale penale ordinario era il Consiglio dei XL, detto Quarantìa Criminale.
L'osservanza delle leggi era affidata ai vari Provveditori, al Capitano Grande con i Capitani Minori ed agli Esecutori. A coadiuvarli nei loro compiti c'erano anche le "Boche de leon" che, sparse per le città, raccoglievano le denunce segrete dei cittadini. Si noti bene: denunce segrete, non anonime. Quest'ultime non venivano prese in considerazione, a meno che non rivelassero crimini contro la sicurezza dello Stato, ma in ogni caso, perché l'istruzione giudiziaria avesse luogo, dovevano prima essere discusse e valutate dai Decemviri ed approvate a maggioranza.
A Verona si possono ancora vedere alcune di queste "Boche de leon". In Piazza dei Signori, sul Palazzo della Ragione, con la scritta:
DENUNZIE SECRETE
CONTRO USURARJ
E CONTRATI
USURATICI DI
QUALUNQUE SORTE
Questa "boca" che immetteva direttamente negli uffici della Camera Fiscale, ha graffita attorno al foro, a differenza delle altre, una testa umana piuttosto che una testa di leone che ne origina il nome.
Sempre sullo stesso palazzo, ma in Via Dante Allighieri (notare la doppia elle) c'è un'altra "boca" con la scritta:
DENONCIE SECRETE CONTRO
CONTRABANDIERI DI SEDE
E CHI TENISSE CAVALERI
O FORNELLI
DA TIRAR SEDA SENZA BOLLETA
Questa "boca" immetteva direttamente nell'ufficio del Dacio per i Fornelli. A quell'epoca la seta, monopolio di Stato, era soggetta a pesanti tassazioni che invogliavano al contrabbando; i "cavaleri" sono i bachi da seta ed i "fornelli" servivano per dipanare la seta dai bozzoli (gallette), immergendoli nell'acqua calda ed agitandoli con un bastoncino avvolgitore. La punizione per i contravventori poteva arrivare anche alla pena capitale.
Poco lontano, nel Cortile del Tribunale, in fianco alla seicentesca Porta dei Bombardieri, c'è un'altra "boca". Metà lapide è stata ripulita, ma non restaurata e la scritta, di difficile lettura, è la seguente:
DENONCE SECRETE CONTRO
CONTRABANDIERI
DIPOLVERE
Manca la spaziatura nell'ultima riga ed è evidente che la polvere in oggetto è quella da sparo che veniva normalmente conservata e trasportata separata nei suoi componenti - salnitro, zolfo, carbone - e miscelata al momento dell'uso per evitare pericoli di esplosioni.
C'è poi, in Largo Divisione Pasubio, sulle mura viscontee, dove queste formano un piccolo angolo, una minuscola lastra di marmo posta a due metri e mezzo di altezza e senza la fatidica "boca", evidentemente quella non è la posizione originaria, con la scritta:
DENONZIE SECRETE
PER TUTTE LE MATERIE
ESPRESSE NEL PROCLAMA
CONCERNENTE IL GOVERNO
ET ECONOMIA MILITARE.
E' noto che i denunzianti, oltre a godere dell'impunità se erano direttamente coinvolti, godevano di benefici economici proporzionati all'importanza della denuncia e questo fatto è maggiormente esplicito in un'altra "boca de leon" che si può vedere a Verona in occasione della rappresentazione areniana della "Gioconda" di Amilcare Ponchielli, su libretto di Arrigo Boito, dove compare fin dal primo atto con la scritta:
DENONTIE SECRETE PER VIA
D'INQUISIZIONE CONTRA CADA
UNA PERSONA CON L'IMPUNITA'
SEGRETEZZA ET BENEFITII
GIUSTO ALLE LEGI
Sembra che i criteri impiegati dalla Serenissima Repubblica per combattere "el criminal de giorno e el criminal de note" siano tornati di moda, vista la quantità di "collaboratori di giustizia" ed il trattamento loro riservato da qualche tempo per combattere la moderna criminalità.
E.Pigozzo