SCUOLA MEDIA STATALE

"GIOVANNI XXIII"

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  Stalin e l'Arcipelago gulag

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Dopo la presa del potere con la rivoluzione d'ottobre del 1917, Lenin - mentre procedeva a tappe forzate all'industrializzazione del paese e al miglioramento del livello dell'istruzione - mise in piedi in Russia un apparato di repressione delle classi non proletarie: la nobiltà, la borghesia e il clero. Il sistema concentrazionario, indicato dall’acronimo Gulag (Direzione generale lager: presiedeva alla reclusione e al lavoro schiavistico dei prigionieri o zek nella costruzione delle infrastrutture, delle mostruose companv-town subpolari, nelle miniere), ne era la sintesi.

Il sistema dei campi di concentramento puntitivi appartiene infatti alla storia sovietica sin dagli esordi, dai tempi di Lenin (già nel '20, presso le isole Solovki, situate nel Mar Bianco, a circa duecento chilometri dal circolo polare artico, era stato creato un "lager di lavori forzati per i prigionieri della guerra civile", dove vennero imprigionati tutti coloro che si opponevano al nuovo regime, non solo
zaristi quindi, ma anche anarchici, socialisti rivoluzionari, menscevichi).

Non furono anni di consenso assoluto da parte del popolo: particolarmente significativa fu la ribellione dei marinai di Kronstadt del marzo 1921, con la quale gli stessi uomini che, sollevandosi, avevano dato inizio alla rivoluzione dell'ottobre '17, tentarono di rovesciare il potere comunista. Stavolta vennero "massacrati come anatre nello stagno" dall'armata rossa di Trotsky.

Il maggior sviluppo dei gulag avvenne però negli anni del consolidamento del potere di Stalin, e durante il suo lungo "regno", che va dagli anni trenta fino alla metà degli anni cinquanta. Morto Lenin nel '24, Stalin e gli altri proseguirono sulla strada da lui indicata: mandarono a scuola tutti i contadini, e immisero nelle campagne migliaia di trattori. Ma non per questo i contadini mostravano l'intenzione di trasferire la loro terra ai colcozi. Allora, dal 1929 al '32, Stalin e i comunisti 'repressero' con fredda determinazione i kulaki e i subkulaki, deportandoli a morire con le mogli e i figli - quindici milioni di esseri umani - nelle tundre gelate della Russia europea e nelle zone disabitate della Siberia. A questa deportazione, e alla mancata messa a coltura di molti campi, fece seguito una terribile carestia (1932-33) che comportò altri sei milioni di morti.

Nel '36 Stalin dichiarò ufficialmente costruito il socialismo (con la nuova Costituzione) e iniziata la costruzione del comunismo. Stalin sapeva però bene che il socialismo non era stato costruito affatto: reintrodusse quindi contemporaneamente - e sviluppò al massimo - alcune forme di repressione già attuate da Lenin su frange proletarie corrotte, e cioè l'epurazione (che divenne una sorta di setacciatura periodica, a turno, di tutti senza eccezione gli strati proletari). Introdusse inoltre la 'rieducazione mediante il lavoro' (forzato), allargando a dismisura la rete dei lager creata da Lenin per la rieducazione dei nemici di classe (si andò così formando lo sterminato 'arcipelago Gulag' descritto poi con tanta efficacia da Solgenìtsin: alla morte di Stalin, nel '53' vi erano rinchiusi 15 milioni di proletari: la mortalità vi era elevatissima, ben pochi ne uscivano vivi). Introdusse infine,   un indottrinamento quotidiano obbligatorio (almeno un'ora al giorno per ogni cittadino lavoratore).

Di queste tre forme di repressione quella che toccava più direttamente i membri del partito e in genere i detentori del potere era senza dubbio l'epurazione, la quale giorno dopo giorno, con le sue metodiche fucilazionì, così come setacciava gli altri strati, 'purificava' imparzialmente a turno (con o senza processi) anche gli strati dell'apparato comunista. Si pensi per esempio che nell'anno 1937 furono fucilati ben 400.000 'comunisti fedeli'. E non soltanto dei livelli inferiori: infatti delle 31 persone che fecero parte dal 1919 al 1938 dei politburo di Lenin e di Stalin, 19 complessivamente vennero fucilate, 2 si suicidarono, 4 morirono di morte naturale, solo 6 (Crusciov, Mikojan, Molotov, Kaganovic, Voroscilov e Andreev) sopravvissero a Stalin.

Non esiste un computo esatto delle perdite umane: Solgenitsin e gli altri dissidenti sovietici parlano in genere di 60 milioni.

 

Gli italiani nei Gulag

Durante gli anni Trenta, il terrore staliniano colpì duramente le comunità straniere che vivevano in Unione Sovietica e, fra queste, anche quella italiana conobbe l'esperienza della persecuzione e della deportazione nei Gulag. Sospettati, nella maggior parte dei casi, di attività antisovietica e di spionaggio, alcune centinaia di italiani, per lo più emigrati politici e giunti in URSS negli anni Venti, morirono fucilati dopo processi sommari o subirono lunghe sofferenze nei campi di lavoro forzato. A questa vicenda di dolore e di morte si aggiunse, negli anni della seconda guerra mondiale, la dura esperienza della deportazione e del lavoro coatto nelle colonie per gli italiani che vivevano a Kerc', in Crimea, questi ultimi discendenti di famiglie pugliesi trasferitesi in Russia sin dal XIX secolo.

 

Bibliografia

Elena Aga-Rossi e Viktor Zaslavsky, Togliatti e Stalin, Il Mulino, 1997

Aldo Agosti e Lorenzo Brunelli, I comunisti italiani nell'URSS. 1919-1943, in "Il partito comunista italiano. Struttura e storia dell'organizzazione", n. anno XXI, a cura di Massimo Ilardi e Aris Accornero, "Annali della Fondazione Feltrinelli", 1982

Pier Luigi Bassignana, Fascisti nel paese dei Soviet,
Bollati Boringhieri, 2000

Robert Conquest, Il grande terrore, Edizioni BUR, 1999

Marcello Flores e Francesca Gori (a cura di), Gulag, il sistema dei lager in URSS,  Edizioni Gabriele Mazzotta, 1999

Varlam Šalomov, I racconti della Kolyma, Adelphi, 1999

Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag, Oscar Mondadori, 1990

 

  per approfondire:

  Storia del Gulag Gli italiani nei gulag: biografie delle vittime, bibliografia, descrizione dei lager, mappe, approfondimenti

Il Pianeta Russia (con capitoli sui gulag e il "grande Terrore", da www.cronologia.it )

  L’enciclopedia del terrore: così furono liquidati i nemici della rivoluzione (di Dario Fertilio, Corriere della Sera 25 ottobre 2001)

"Paradiso sovietico": il Gulag (saggio di Ferruccio Gattuso)

Le vittime delle repressioni staliniane La lista con nome e cognome di 40.000 dei milioni di vittime delle repressioni staliniane

Il Pci e i Gulag (articolo di Barbara Spinelli)

Le persecuzioni sovietiche contro i cattolici (sito Il Margine)

L'antisemitismo in Unione Sovietica (saggio di Valentina Piattelli)

OSA. Open Society Archives Lettere, foto, documenti originali.

Russian Prison Tattoos Il significato dei tatuaggi nei gulag

Testimonianza dai gulag: don Enelio Franzoni (sito dell'Istituto G. Leopardi di Bologna)

Testimonianza dai gulag: Bruno Cecchini (1) estimonianza dai gulag: Bruno Cecchini (1) (sito dell'Istituto G. Leopardi di Bologna) estimonianza dai gulag: Bruno Cecchini (1) (sito dell'Istituto G. Leopardi di Bologna)

Testimonianza dai gulag: Bruno Cecchini (2) estimonianza dai gulag: Bruno Cecchini (2) (sito dell'Istituto G. Leopardi di Bologna) estimonianza dai gulag: Bruno Cecchini (2) (sito dell'Istituto G. Leopardi di Bologna)

Omosessualità e comunismo (dal sito di Enrico Oliari)

 

Su arcipelago Gulag sterminio Armeni