WALLACE RECORDS
intervista a Mirko Spino
(La Pecora Nera n.12_?2001)
di Riccardo Moreschi

 

>1 - L'idea di questa intervista è quella di indagare sul mondo 'sotterraneo' di chi con pochi soldi e mezzi gestisce un etichetta discografica, una fanzine, una distribuzione ecc. ecc. La cosa affascinante è secondo noi questa logica del 'do it yourself', per cui ci si può creare la propria etichetta, o rivista, spesso con pochi mezzi ma con una grande libertà espressiva. Ancora più interessante ci sembra però analizzare il confronto/scontro inevitabile con il mercato, dato che anche le belle intenzioni e i nobili sentimenti si scontrano con la realtà. Mi piacerebbe capire quali sono i presupposti che hanno dato vita alla Wallace rec. E qual è lo spirito che la anima: oltre alla passione musicale, c'è anche un intento di supporto per la scena musicale italiana?
Azzeccato. Il 'do it yourself'è una pratica da sempre collegata al punk/hc, ossia l'ambito che ho frequentato per parecchio tempo e che evidentemente qualcosa mi ha lasciato. Ho sempre creduto nelle non-lezioni dei Fugazi, della Touch & Go e cosi via...e non a caso anch'essi provengono dal punk. Ovviamente punk inteso come questione attitudinale e non come Prozac+. La Wallace è nata con l'idea di produrre la compilation tracce, con lo specifico intento (e sogno) di scandagliare l'underground italiano e aiutare le band che ritengo valide a farsi conoscere. Quando è nata la Wallace mi rendevo già conto dell'inutilità oggettiva di un'etichetta in senso classico, in una realtà in cui i mezzi tecnologici consentono di fare di dischi in casa con poca spesa. Tuttavia ho pensato che creando un punto di riferimento, svolgere il ruolo di chi ha rapporti costanti con le riviste etc...beh, forse poteva sollevare le band da faticosi sbattimenti e nel contempo dare loro più visibilità.

>2 - Il tema dell'autodistribuzione è sempre stato al centro di dibattiti nel mondo musicale (alternativo?). Personalmente non ho una posizione ideologica al riguardo. Ho una profonda ammirazione per chi, con le proprie forze e animato dalla pura passione musicale si inventa e porta avanti etichette ecc. ma non credo affatto in una divisione buoni/cattivi tra chi si autoproduce oppure no. Credo che l'autoproduzione, oltre ad una grande valenza 'morale', abbia il grosso vantaggio di lasciare una grande libertà espressiva a chi vi partecipa (o perlomeno io credo debba essere così) ma presenti anche grossi limiti (nella distribuzione, per i pochi mezzi
a disposizione ecc.). Il mercato musicale ufficiale è probabilmente pieno di stronzi a cui di musica non gliene frega nulla, ma bisogna confrontarsi con esso, per cui, perché non cercare di sfruttare le poche possibilità che ci può dare senza preclusioni ideologiche?Cosa ne pensi?

Ci tengo sempre a paragonare la Wallace ad una sorta di autoproduzione (termine che secondo la SIAE vale solo per artisti che registrano il disco a loro nome), e a fare dei distinguo tra le etichette simili alla mia e le altre cosidette 'indipendenti', alla 99posse per intenderci. Sono due realtà totalmente diverse, per noi è un hobby, una spesa, un grande sforzo, per altri è un lavoro con cui campare. Assodato questo non ho nulla in contrario con la loro esistenza e non li considero dei 'cattivi', ma non tollero che si consideri la Wallace (come Beware!, Snowdonia, Freeland, Gammapop, Sterosupremo, Bar la Muerte...) una versione sfigata o piccola dell' ex Consorzio. Possono pubblicare dischi belli loro o brutti noi, e rimarranno tali, non c'è preclusione dal punto di vista artistico. Ma lo spirito è ben diverso. Se poi andiamo sul mercato ufficiale, quello delle major...va beh... che te lo dico a fare? Noi facciamo prodotti artistici, belli o brutti, loro vendono CD come fossero detersivi, nche quando sono degni di nota. Quindi, mi spiace deluderti ma un po' di preclusione ideologica c'è. Non compro dischi major per dare le mie 40carte agli stronzi di cui parlavi, compro dischi indie a scatola chiusa e li intendo anche come sottoscrizione. E comunque....la distribuzione è un problema oggettivo, però i miei dischi sono distribuiti da Audioglobe e quindi arrivano in tutta Italia senza problemi, e i ragazzi di Audioglobe non sono stronzi o affaristi senza scrupoli, si sono interessati alle mie produzioni e di certo non per alzarci dei soldi. Oddio, non vorrei trovarmi a teorizzare la 'terza via' in musica....

>3 - Il filo che unisce la musica finora pubblicata dalla wallace, al di là del genere (noise? Post-noise? Boh? Post- rock/noise?????) mi sembra che sia quello di essere non accomodante e quindi dura, spigolosa e in alcuni casi poco orecchiabile (vedi i The Pornography che nonostante il mio orecchio ormai allenato non sono riuscito ad apprezzare). E' un filo conduttore riconoscibile solo a posteriori o è una linea che sta alla base delle tue scelte musicali?
Non mi interessa dare un profilo estetico all'etichetta, non voglio che si parli in futuro (quando mai?) della Wallace come l'etichetta di post-qualcosa italiano o no. Come ascoltatore sono ultimamente più improntato sull'elettronica, per cui se ci dovesse essere un disco di techno à la Plastikman che mi piace tanto quanto...farei i salti per produrlo. E' anche vero che poi non sarei abbastanza navigato nell'ambiente per promuoverlo come si deve, però potrebbe essere una sfida interessante. Mi è capitato di sentirmi dare dello stronzo perchè non producevo un gruppo che non mi piaceva ed ho detto che dato che i soldi li metto io mi sembra ovvio che li
spendo per un disco che mi piace, se no cosa lo faccio a fare? Non ho un compito sociale. Allo stesso modo produrrei un disco 'pop' ed orecchiabile, qualora dovessi ritenerlo interessante. Però devono ancora pedirmene uno....

>4 - Oltre ai progetti che hai in cantiere (e ci piacerebbe sapere quali sono), ci sono dei gruppi italiani che vorresti vedere uscire su wallace rec.?

I progetti nuovi dovrei andare a ritirarli domani mattina e sono: un gruppo esordiente di noise (JASMINSHOCK), una ristampa di un vinile di avanguardia dell' 84 (TASADAY), un miniCD di una cult band (BZ BZ UEU) e uno split in CD (OXBOW e WHITE TORNADO). Questi sono in uscita a fine Aprile. Mentre per l'autunno usciranno VIC LARSEN e il secondo MADRIGALI MAGRI. In cantiere c'è altro ma sono solo chiacchere per ora e preferisco attendere conferma. Gruppi italiani che mi piaciono molto (mi perdonino quelli che non cito, ma loro lo sanno) sono i Six Minute War Madness , Giardini di Mirò, Lab, White Tornado, One Dimensional Man, Uzeda, Starfuckers, Bugo.

5> - La lamentela sul mondo musicale italiano è ormai una costante di ogni discorso sulla musica in Italia. Non credi che comunque questo discorso sia perfettamente funzionale ad una logica in qualche modo d'elite da parte di chi come me (o te) ascolta musica 'non convenzionale'? Da una parte l'ascoltatore 'alternativo' vorrebbe una maggior diffusione della musica che ascolta, dall'altra inorridisce al pensiero che questa arrivi alle grandi masse. In fondo i Marlene Kuntz del primo disco erano una splendida sorpresa, mentre il Godano acclamato dalle ragazzine durante gli ultimi concerti è snobbato come venduto allo star system. Non credi che questa schizofrenia da fan sia anch'essa uno dei mali del mondo musicale e le stesse accuse di poca apertura mentale fatte a chi gestisce la musica in Italia si possano attribuire anche a questo tipo di pubblico musicale?
Credo di capire cosa intendi. Sui Marlene sono uno di quelli che snobba, e li prendo come esempio. Anche a me Catartica piacque molto ai tempi, e lo sento ancora volentieri e credo che sia un buon disco. Gli ultimi Marlene non li ascolto perchè quello che ho sentito non mi piace, magari è meglio dell'esordio ed è solo
questione dei miei gusti che sono cambiati, però proprio non me ne frega un cazzo di loro, nemmeno vale lo sforzo di criticarli. Ma se, in un'ipotesi nemmeno tanto remota, i Six Minute War Madness dovessero fare sfaceli tra le teenager (del resto il Ciappini è un gran figo) con l'ultimo disco, per me rimarrebbe invariata l'ammirazione nei loro confronti. Quello che cambierebbe è l'attenzione dei media e delle major nei loro confronti, e probabilmente un po' anche il conto in banca...meglio così. Se il prossimo disco sara figo io li apprezzerei comunque, se fosse annacquato per comodità di mercato gli direi che sono l'ennesima occasione persa.

>6 - Passiamo alle curiosità pratiche. Come è organizzato il tuo lavoro? Quanta gente lavora nell'etichetta? Quali sono i principali problemi pratici che devi affrontare?
Lavoro da solo perchè ho accumulato l'esperienza di altri, prima o poi arriva il disco che tu vuoi produrre e il tuo collega no, e non è il caso di fare la guerra per queste cose. Il problema più grosso sono i soldi, il secondo è il tempo. Per le ultime uscite mi sono trovato a fare copertine, pubblicità, siae, promozione, stampe
con problemi di master rovinati, varie ed eventuali. Però non mi lamento, è una scelta mia. In tutto questo mettici valanghe di email, telefonate e promo a cui voglio dare una risposta. L'unica cosa che mi fa passare tutto è il fatto che mi diverto a farlo. Non voglio spaventare aspiranti etichette, la cosa potrebbe essere
gestita in maniera diversa, molto più rilassata, è questione di carattere e di masochismo latente.

>7 - Che riscontri ha avuto finora il tuo lavoro, sia in termini di vendite, ma anche di consensi da parte di gruppi, appassionati, fanzine ecc. ecc.
Fai bene a distinguere le due cose: il riscontro in termini di consenso è notevole, quando ti arrivano promo di gruppi che nulla hanno da spartire con le mie produzioni vuol dire che sei visibile, la gente sa che esisti, e questo è successo nel giro di pochi mesi. Sono entrato immediatamente in contatto con le altre realtà della 'scena' e c'è un ottimo clima di amicizia. Le vendite te le riassumo con tanto di bilancio al 3/4/00 :TRACCE distribuite 700, pagate 350, promozioni e regali 300, bilancio -2.000.000PORNOGRAPHY distribuite 350, pagate 50, promozioni e regali 120, bilancio -2.000.000A SHORT APNEA distribuite 70, pagate 40, promozioni e regali 10, bilancio -500.000 Forse è fin troppo raccontare questo, ma almeno uno si fa un'idea.

>8 - Ci racconti qualche aneddoto sul panorama musicale italiano con cui hai avuto a che fare?

Aneddoti antipatici ne ho avuti due : uno con un distributore che mi ha deluso per la sufficienza con cui ha mi trattato, non la considerò però un'offesa personale, bensì una globale mancanza di rispetto verso chi nel suo piccolo si fa il culo per muovere un giro che lo tiene in piedi. L'altro con un gruppo che mi ha insulato per
un malinteso, ma che comunque mi ha dato l'impressione di non avere capito cos'è un'etichetta indie. Per fortuna però sono più numerosi gli incontri piacevoli e le persone che diventano amiche al di là degli 'affari'. Questo è il guadagno più grande di questo 'lavoro'. Ah...una volta ad un concerto di One Dimensional Man ho passato la serata con Lee Roy Johnson di Saranno Famosi, in cui lui sosteneva la superiorità del blues nero ed io quella degli US Maple...questo è un aneddoto vero?


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