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La parole e l'utopia
di Manoel de Oliveira
di Davide Tognola

 

 

La parola e l'utopia è il penultimo film di Manoel de Oliveira. Portoghese di Porto nato nel 1908, ha girato il suo primo film Douro, faina fluvial, un documentario sperimentale, nel 1931. Parola e Utopia sono l'integrazione e il dualismo. L'immagine. Vicende e pensiero, realtà e immaginazione, discorso e contemplazione, rigore e incompiutezza. Parole e immagini si sovrappongono. L'immagine si prende tutto il tempo necessario per scoprire e descrivere. Il tempo e l'immagine si fermano affinché la parola possa raccontare e penetrare. Il legame non è matematico, tra parola e immagine non c'è esatta rispondenza ma un certo scollamento. La sospensione introduce nella rappresentazione la dimensione del mistero e della libertà.

Torino Film Festival ha dedicato una personale completa al cinema di Manoel de Oliveira. Ciò che segue è la trascrizione (parziale) dell'incontro con il regista e la scrittrice Agustina Bessa Luis, della quale ha adattato per il cinema diversi romanzi: racconti destrutturati, alla ricerca di immagini forti, evidenti ma enigmatiche, perfette quindi per un'idea di cinema estremamente moderno. Tenacemente perseguito dal regista più anziano in circolazione.

Manoel de Oliveira> è sempre un'inquietudine adattare un romanzo, bisogna saper rispettare l'origine, la mia cura è poter rispettare i pezzi letterari più belli, tuttavia la coincidenza di menti porta a una certa attesa: ricerco una traduzione 'cinematografica' del romanzo, trasponendo letteralmente la frase è più bello e più cinematografico!

Agustina Bessa Luis> io non scrivo per il cinema, il cinema è un linguaggio a sé, ci sono scrittori che creano la propria scrittura per un pubblico visuale, è un processo del cinema ma in realtà le persone che hanno qualcosa da dirsi si guardano in faccia, mentre gli attori si parlano schiena contro schiena per distruggere il dramma e l'intensità della situazione

MdO> un rapporto amoroso è un duello terribile

ABL> i miei libri si svolgono nel corso di diversi anni, ci sono allusioni avanti e indietro, non c'è continuità, Oliveira è l'unico che ha tentato di riadattarli

MdO> nei suoi romanzi non c'è niente di cinematografico, quando vediamo cinema possiamo essere influenzati come Hemingway, è strano che lei abbia cominciato a scrivere quando guardava film, mi affascina perciò il fatto di non avere niente di cinematografico

ABL> la letteratura sta su un'altra sedia, rompe il movimento dell'azione perché parla di emozioni, sentimenti, io scrivo a seconda del mio mondo interiore, che è al di là delle mie possibilità; quando ero giovane le donne vivevano una vita interiore, si trattava di gente contadina ma con una visione molto lontana, come di nonni e bisnonni, ciò mi ha dato una certa resistenza alla realtà, noi non siamo solamente noi stessi, siamo l'eredità di tantissime cose, è molto difficile fare il ritratto di qualcuno partendo unicamente da noi stessi, viene da molto più lontano, questo fardello preistorico è prezioso, non possiamo evitarlo né nasconderlo, dobbiamo apprezzarlo, amarlo e riconoscerlo

MdO> questa storia antica è la sua forza, questi elementi sono associati a lei, Agustina ha letto libri di molti paesi, ma la sua influenza più forte viene dall'interno

ABL> parentela, affiliazione, essere noi stessi ma anche gli altri, questo è il segno di riuscita nell'arte.

Domanda dalla sala> sul testo di Vale Abraao è stata compiuta un'operazione doppia (il film è basato su un romanzo di ABL, che a sua volta si ricollega a Mme Bovary di Flaubert, ndr)

ABL> non penso di aver riletto con molta attenzione Mme Bovary, non amo questo genere di donna molto perniciosa, piagnucolante, che esige sempre qualcosa dagli altri, come personaggio di Flaubert è antipatico, è realmente esistita a Tours, è un amore mancato di Flaubert, si tratta di una donna di provinciamolto oziosa ed esigente, pretende il marito come una specie di eroe, se avesse potuto fare shopping a Parigi non si sarebbe suicidata! Da ragazza ho trascorso quattro anni in questa regione del Douro, ho ascoltato molte storie alla maniera di Mme Bovary, presenza fisica e carattere esigente non sono portoghesi ma francesi, è una donna capricciosa che pretende tutto dagli altri, lei ritiene di meritarselo per questo amore egoistico che ha per sé stessa

MdO> è curioso, mi piace questa antipatia, ma credo che quando Flaubert diceva "Mme Bovary c'est moi" portasse i pantaloni, la società di quest'epoca ha creato questa donna dal percorso tragico, una donna insicura di sé che sbaglia e si trova ingannata, tradita, i suoi amanti alla fine rifiutano di aiutarla, si trova perciò in una situazione difficile e si suicida. Vi è il concetto dell'antica serva, unito a una visione molto severa sulla società e su Mme Bovary, ci sono molte donne, diverse le une dalle altre, e in letteratura, ne La lettera (da cui MdO ha ricavato, adattandolo ai nostri giorni, il suo terzultimo film), Mme de Clèves è un personaggio, non lo spettatore. Le persone sono diverse le une dalle altre ma hanno alcune cose in comune come amore, odio, gelosia, vendetta, tuttavia è il procedimento a essere diverso dall'una all'altra. Il tipo di donna che presento non è Bovary, vi sono molti personaggi ricchi che non vengono sviluppati, la vita di ogni personaggio è diversa. Accanto a Mme Bovary c'è tutta una società, un'epoca, il film con limiti di tempo e durata ha quello che può, per avere tre ore ho dovuto tagliare ma non sono riuscito a contenerlo di più, ho fatto anche la versione lunga, necessaria per definire meglio gli atteggiamenti, la ricchezza dei personaggi, nel film ancora più nascosta che nel libro. Ho fermato le immagini per poter ascoltare la voce, per me questo è il cinema, mostrare l'immagine nel libro 'filmata'.

ABL> penso che le donne in un'altra epoca fossero diverse, con una vita più chiusa e limitata non potevano imitarsi, Mme de Clèves era il risultato delle sue letture sublimi, mentre quelle di Mme Bovary erano cattive

MdO> dimentica la genetica! Essa non viene dalla lettura, è diversa nelle popolazioni anche nella stessa epoca, nello stesso ambiente. Luis Miguel Cintra Vale Abraao parla molto del rapporto tra uomo e donna, ed è la visione di un uomo sulla sua storia femminile

ABL> in Vale Abraao a un certo punto la donna è vicina a suo marito che la ama ma non la capisce molto bene, questa mancanza di curiosità ha guastato un po' i rapporti, lei guardava il cielo ma c'era una interrogazione, una certa inquietudine, lei era cosciente che stava vivendo qualcosa che non poteva dire a nessuno, il marito era lì come uno che non capisce, lui la ama e per lui è sufficiente, in questa scena Manoel ha toccato il lato più profondo di questa natura umana, la solitudine infinita della donna accanto alla solitudine dell'uomo. A tal proposito ricordo ciò che disse una volta Giulietta Masina in merito alla sua lunga e felice unione con Federico Fellini: abbiamo rispettato la solitudine di ognuno

MdO> nella scena citata la donna guarda il cielo e non capisce, poi la macchina sbatte e lei capisce

ABL> il lavoro di adattamento è un gioco di confidenza tra il creatore e il pubblico e deve essere talmente ben fatto da non accorgersi che sia una confidenza, se questo gioco riesce bene non dà l'impressione di essere costruito, articolato e si tratta allora di un'opera che può durare. Ciò che avviene in questa donna è un segreto, è la sua vita profonda, poi Flaubert prende la storia ed ecco che nasce una nuova Mme de Bovary che si confida. L'amante, il piacere non è una confidenza, la confidenza invece è continuata fino a Manoel do Oliveira

Domanda dalla sala> crediamo di conoscere i suoi film, scopriamo invece che la ricchezza è inesauribile, ma è quello che permette allo spettatore di avere fiducia nel cinema, da diversi anni il suo cinema viaggia nuovamente, i suoi supporti (cinema, teatro) sono complici dei luoghi, com'è apparsa questa urgenza di uscire verso l'esterno, fuori dagli studi, e trovare supporto presso i testi letterari?

MdO> è un omaggio, e bisogna avere urgenza, molta urgenza, si tratta delle mie idee, che non sono mie ma provengono dagli altri, ho una lunga esperienza nella mia lunga vita e spero che duri ancora di più, è un impulso naturale che sento dentro di me, ciò di cui Agustina e io ci occupiamo è infinito, siamo noi che finiamo. È tutto.


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