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Malati terminali & coni gelato al gusto di pistacchio
Paolo topa

Stasera è sabato sera e si esce, ho deciso così.
Devono passarmi a prendere fra cinque minuti e io non mi sono neppure lavato i denti, non ho ancora fatto praticamente un cazzo. Sono in mutande sdraiato sul letto e all'improvviso mi rendo conto di avere tutta l'intenzione di restare lì.
Mi complimento con me stesso per questa decisione.
Niente male.
Stasera posso coltivare con eleganza e dedizione tutte le mie perversioni, posso mettermi le dita nel naso senza il terrore di essere scoperto e strizzare un intero tubetto di maionese sui biscotti al miele senza che nessuno mi dica (o ancor peggio mi faccia capire) che sono un coglione.
Mi alzo giusto un attimo per andare a scrutare il contenuto del frigorifero… analizzo quello che c'è dentro e realizzo subito che stasera le prelibatezze di cui potrò cibarmi non saranno sicuramente di natura culinaria.
Ho voglia di salmone e maionese ma non ce n'è neppure l'ombra.
Salmone e maionese… mmm…
Mentre sono alle prese con la delusione del frigorifero sento il campanello che starnazza con arroganza ed insistenza.
Gli do poco peso, lo tratto con sufficienza… in fondo è come se non esistesse affatto… anzi per evitare di sentirlo gracchiare come un oca maledetta accendo lo stereo e metto su a tutto volume gli Atari Teenage Riot.
Proprio quello che ci vuole.
Mi sento travolto da un sortilegio.
Una specie di privilegiato.
Alzo il volume. Lo alzo ancora.
Poi lo abbasso di colpo e sento che il campanello ha smesso di rompere.
Ottimo.
Nel girare la manopola noto però uno strano movimento: proprio lì, vicino alla portafinestra che dà sul giardino.
Un flash indefinito… una piccola ombra veloce priva di sembianze.
Non riesco a mettere a fuoco nient'altro e questo non è un buon segno.
Lì al momento non me la prendo più di tanto ma poi qualche attimo dopo ho la stessa sensazione guardando la mia immagine riflessa in uno specchio.
Stavolta ci resto secco.
Subito spengo lo stereo… il respiro non è più quello di prima, diventa tutto d'un colpo freddo e spezzato, come se avessi appena finito di correre… come se qualcuno mi avesse appena tirato un calcio nelle palle.
Decido quindi di esorcizzare la situazione nel peggiore dei modi.
Così, quasi sottovoce, inizio a dire la mia: "Oh! mica mi vorrete rovinare la mia serata preferita? Guardate che se salta fuori qualche spettro del cazzo me la faccio sotto e muoio d'infarto in quattro e quattr'otto! Mi volete avere sulla coscienza? Ok… ok… venite pure fuori… le catene ai polsi, il lenzuolo bianco, i cassetti che si aprono e tutto il resto… se mi fate crepare sono cazzi vostri… ci sarà pure un Di Pietro anche nell'Aldilà… Vi fa un culo così, vi fa…"
Poi rimango in attesa di una risposta.
Niente.
Il vuoto più totale
Beh, meglio così.
Pare che il rito abbia funzionato, anche se la situazione non sembra essere tornata quella di prima.
Infatti di colpo mi è passata la voglia di salmone e maionese.
Non è un buon segno.
Mi volto per riaccendere lo stereo e vedo passare con la coda dell'occhio un'altra ombra.
Era passata nella direzione opposta rispetto a quella che avevo visto qualche secondo prima.
Questo è veramente troppo.
O sono diventato tutto scemo o c'è qualcuno che mi vuole far crepare d'infarto.
E io crepo… già lo so che crepo…
In questo momento se dovessi vedere anche solo mia madre che entra dalla porta d'ingresso prenderei un colpo.
ZACK! E addio coronarie…
Poi all'improvviso sento che devo andare in bagno.
Mi scappa.
E' tutta sera che ho l'intestino scombussolato ma questo non è un bel momento per rendersene conto.
D'altraparte a questi appuntamenti non posso proprio dire di no…
Mi siedo sul cesso sospettoso e guardingo… una vera comica per i miei amici fantasmi (o presunti tali) ma un'impeccabile camicia di forza per la mia già fragile situazione mentale.
Poi prendo la carta per completare il lavoretto appena eseguito e sento che la mano è stranamente bagnata.
E che cacchio… e adesso?
Guardo la carta igienica nel palmo della mano e vedo delle macchie nere.
Mi giro di scatto per guardare nella tazza e vedo un mare di sangue.
Dappertutto.
Sangue nero.
CAAAZZZOOO!!!
Provo a tamponare la cosa in qualche modo, prima un asciugamano e poi l'altro ma dopo qualche minuto è tutto un fradiciume: le mie mani, le mie braccia, le piastrelle del bagno, i piedi…
Non riesco neanche a urlare, è come se avessi una scheggia di vetro conficcata in gola.
Sto cagando sangue nero da qualche minuto e sono completamente nudo sdraiato nella vasca da bagno.
Mi sono messo lì non so per quale motivo.
Ormai non capisco più un cazzo, non riesco neanche più a connettere; vedo solo questa schifezza nera che mi esce da chissà dove e la vasca che si riempie sempre più.
Le mie impronte scherzano con la ceramica e, a tratti, disegnano degli arabeschi neri come la pece che subito cerco di cancellare con la mano.
Ma irrimediabilmente se ne creano subito degli altri, come un gioco perverso scandito dall'insopportabile perdita del rubinetto del lavandino.
Dovrei chiamare un medico, lo so.
Se vado avanti così nel giro di un quarto d'ora muoio dissanguato e poi vallo a dimostrare che non mi sono tagliato le vene.
Non sono mica un disadattato, io!
Eh no, adesso mi alzo e chiamo l'ambulanza… ormai sembra che stia facendo il bagno in mezzo a questa roba… è inarrestabile, per questo mi terrorizza.
Poi ad un certo punto sento che lo stereo si alza all'improvviso.
Il volume si fa altissimo.
"No eh… questo è troppo… adesso vado di là e gli spacco il culo… chiunque sia gli volo addosso e lo metto al tappeto… prima mi fa questo scherzetto di cattivo gusto, adesso mi usa lo stereo… ora basta, così avrà qualche ragione per volermi male".
Tento di alzarmi ma il problema è che non sento più di essere nel pieno delle mie forze.
Insomma… mi rendo conto che qualcuno mi sta cucinando a puntino…
Poi vedo qualcosa che apre la porta del bagno.
Entra e mi guarda il braccio che ho fuori dalla vasca, a penzoloni.
Le dita della mano sinistra gocciolano.
Me le prende e me le asciuga piano, con cura.
Io non riesco più a reagire, sono stremato… non riesco neanche più a pensare.
Il mio pensiero non esiste più, si è fatto inconsistente.
Come l'aria, come il vuoto.
Riesco solo a vedere questo stronzo che mi mette una lametta fra le mani e poi con questa mi taglia i polsi.
Poi tutto il sangue che fuoriesce diventa rosso d'improvviso, anche quello che avevo perduto precedentemente e che ricopriva un po' tutta la vasca.
Una beffa.
Adesso mi resta solo il tempo di chiedermi se non facevo meglio questa sera ad uscire, a rispondere al citofono, a fare e a pensare cose un po' più semplici.
Ma, non so…, forse sì, forse no.
In fondo sarebbe stata la stessa cosa, almeno credo.
Mi guardo in giro per l'ultima volta, e mi accorgo di vedere tutto più appannato.
Mi sembra che le immagini siano mandate in replay, come se in regia ci fosse un moviolista.
Le orecchie iniziano a fischiare leggermente, ma non in modo fastidioso.
Il suono dello stereo si fa sempre più psichedelico.
"Gli Atari Teenage Riot non sono psichedelici…" penso.
Poi guardo il tipo, lo guardo per chiedere conferma di ciò che penso e vedo che lui mi fa segno di sì con il capo…
Qualche secondo dopo si mette a piangere, come un bambino.
Si gira per non farsi vedere e mi lascia lì, sul campo di battaglia, con la testa appoggiata alla vasca e gli occhi sbarrati.
Non mi rimane altro che guardare il lampadario del soffitto e quella luce sempre più fioca, sempre più indefinita, sempre più non so cosa.
Mentre il rubinetto, con dolorosa ma impeccabile professionalità, continua a perdere.
Questa volta però con strana irregolarità, come un orologio impazzito.
…come un orologio impazzito.
…come un orologio impazzito.

 


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