“Ci hai cercati? Eccoci!” – Il Musical

 

         “Nel borgo antico del paese “La Nuova Compagnia” di Blera ha portato in scena un musical sul pontificato di Papa Giovanni Paolo II. I ragazzi cantano le canzoni di Don Giosy Cento, in alto, un video proietta immagini della vita del Papa, dall’elezione, la prima apparizione pubblica dal balcone di piazza San Pietro accolto da un grande applauso, una grande sorpresa per tutti, un Papa polacco, nessuno se lo aspettava. Proprio da qui inizia il viaggio dell’uomo che ha cambiato la chiesa e il mondo.

         I giovani sventolano le bandiere dei paesi. Proprio i  giovani che  erano i destinatari privilegiati del messaggio del Papa, occupavano un posto speciale nel cuore di Karol,  l’unico che credeva in loro, che ci fosse qualcosa di buono. Forse è per questo che in tanti lo hanno seguito ovunque lui andasse, non l’hanno mai abbandonato, gli sono stati fedeli.

         EDIZIONE STRAORDINARIA …. Pubblicata la notizia dell’elezione del Papa, un personaggio curioso appare in scena, è un venditore di giornali, vestito di bianco, si presenta: “faccio il messaggero”, interpretato da Giovanni Monaci, parla del nuovo Papa, è convinto che sarà un Papa diverso da quelli che lo hanno preceduto, che lo vedremo per le strade : “la sua voce risuonerà come un’eco, la sentiranno tutti, anche i sordi”.
         Dietro scorrono le immagini del Papa e dei suoi 100 viaggi. Karol ha svolto il suo pontificato sempre in viaggio, fatto mai più accaduto nella storia della chiesa dai tempi di San Pietro, che dalla Palestina era arrivato fino a Roma dove ha fondato la chiesa. Fino alla fine, fino senza stancarsi mai, andava personalmente a recuperare le anime, come un pastore, lui stesso che avrebbe potuto stare in Vaticano, ha scelto invece la via più difficile, più rischiosa, ma l’unica possibile e quella giusta visto i frutti che ha dato. E’uscito dagli schemi e ha insegnato un nuovo modo di essere papa “il Papa missionario”, il capo della chiesa ha scelto la via più antica di evangelizzazione.
        Si sentono tre colpi di pistola, un rumore assordante, 3 colpi da arma da fuoco, siamo a quel 13 maggio 1981 a Piazza San Pietro, il giorno che ha tenuto con il fiato sospeso tutto il mondo, il Papa che sta salutando la folla  viene colpito da un sicario turco nascosto. Ma qualcuno da Lassù ci ha messo la mano: “Totus tuus”.  Torna sulla scena il venditore vestito di bianco, annuncia che il Papa farà organizzare una giornata apposta per i giovani. Si vedono le immagini degli incontri, piazze sempre gremite, Roma, Parigi…  si sentono le note dell’inno ufficiale delle GMG, le Giornate Mondiali della Gioventù, “l’Emmanuel”, i giovani tengono in mano le bandiere.  
        Scorrono le immagini dell’incontro con Madre Teresa di Calcutta, interpretata da una bravissima cantante, Beatrice Galli, tutte le persone che ha incontrato nei suoi viaggi.Le sfide erano tante come tanti anche gli uomini che vivono in terre lontane, senza diritti, senza la libertà di professare liberamente la religione.

         Un gradevole omaggio a “Forza Venite Gente, con la “Cenciosa” che è il simbolo dei poveri di tutto il mondo, è l’ingegnoso  pretesto per  ricordarci l’incontro ad Assisi fra tutti i capi delle religioni del pianeta, tanto voluto da Giovanni Paolo II.
        Poi, l’incontro con Gorbacëv, la caduta del muro di  Berlino, sulle note della canzone dei Pink Floyd “the wall” (il muro), che sembrava scritta apposta per quell’evento ormai inevitabile; che senso aveva ormai quel muro in un’Europa che vuole diventare unita, i simboli del vecchio passato crollano, non hanno più ragione di esistere.
        Passano le immagini del  viaggio in Israele, va lì per riunire il mondo e conferma ancora una volta il carattere  rivoluzionario del suo messaggio grazie al quale lascerà un segno indelebile nella storia e nei cuori di tanta gente. Come gli ebrei scrive un messaggio e lo lascia sul muro del pianto, gesti che stupiscono, adesso sembrano così naturali, ma allora erano gesti significativi, di portata rivoluzionaria, che solo lui poteva fare, nessun altro l’avrebbe fatto, come quando chiese perdono a nome della chiesa.
        Ma arriva l’ 11 settembre : l’attacco terroristico alle Torri gemelle, su tutto il mondo grava la minaccia del terrorismo, tutti si sentono in pericolo, non ci possiamo difendere, ci si chiede dove colpiranno la prossima volta, c’è chi vuole seminare il terrore nel nome della Guerra santa, ancora una volta la religione tirata in ballo per giustificare violenza e stragi di innocenti.
I giovani alzano un mappamondo, canti trionfali dopo immagini così violente: ci possiamo rialzare, ce l’abbiamo fatta tante volte.
        Il 2 aprile Karol muore,  tutti i giornali gli dedicano la prima pagina:
“Il Papa di tutti” - “L’Ultima via crucis” - “L’ultimo giorno del papa della libertà”
“Addio al papa che cercava la pace” - “Addio campione” ….. 

        Una voce fuori campo  recita le beatitudini, come non riconoscerla, è una voce che non potremo dimenticare mai, è la voce di Karol Wojtyla : “Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli”.
        Passano le immagini del funerale del papa, migliaia di fedeli accorsi da tutto il mondo per l’ultimo saluto, il vento sfoglia le pagine della Bibbia, appoggiato sul feretro, poi il libro si chiude come anche la vita dell’uomo che ha vissuto secondo il vangelo.

        Una ballerina, la bravissima Rachele Polidori,  danza, ha in mano una lanterna che rappresenta la luce di Cristo, della rinascita, della speranza. Con quella accende, ad una ad una, le fiaccole dei  tanti ragazzi presenti, seduti al buio.
        In fondo alla scena, quasi in un’altra dimensione,  appare un uomo vestito di bianco sotto il peso di una grande croce, come il Cristo sale il calvario verso il paradiso, è l’ultimo viaggio per Karol. In questo viaggio l’accompagna la ballerina e il misterioso narratore vestito di bianco, che da lui prende in consegna la croce per portarla tra i giovani. Qui l’autrice Laura Galli ci fa intuire la vera identità del personaggio: l’angelo custode del Papa. E la croce è la sofferenza che ognuno di noi deve portare per guadagnare un posto in Paradiso.
        Il finale è un tributo al nuovo Pontefice, Benedetto XVI. Karol è in cielo, ma la sua testimonianza continuerà in eterno, anche attraverso i suoi successori.

         I giovani salutano il pubblico e la croce. Grande successo, tutto il pubblico è in piedi. Commosso. Giornalisti compresi. Grazie.”

                                                                                                                                                                           

Novella Capati

(articolo del 8/7/07 di Novella Capati, scritto dopo la rappresentazione del 7 luglio 2007 a Vignanello,  pubblicato sul sito web www.ontuscia.it)