Aasverus
( La Nuit Mystique, 2002)

I - Preludio

ATTO I

II  La Maledizione del Viator

III – L’Eterno Naufragar

IV – Notti Gotiche

ATTO II

VII – Solitude

VIII – Dolce Amore di un Tempo che Fu

ATTO III

XII – Il Destino del Viator

LA MALEDIZIONE DEL VIATOR

Io ricordo quel giorno:
L’uomo, la croce, io torno
con la memoria a quegli attimi
di vita mortale, gli ultimi.

Vedevo l’uomo cadere,
Alzarsi e ancora cadere,
Sotto il peso della croce,
E della folla feroce.

Io ero giovane e stolto.
Dall’euforia fui colto.
Esasperato urlai,
cammina, alzati, vai!

L’uomo allora alzò i suoi occhi
Ancora a terra sui ginocchi,
E mi disse “Io cammino,
ma ciò sarà il tuo destino”.

Questo sarà il tuo destino.
Questo sarà il tuo destino.
Camminare per l’eternità.
Questo sarà il tuo destino.

Vidi quell’uomo salire,
Vidi il sole morire,
Sentii i tuoni tuonare,
Sentii la terra tremare.
Ed io ero immortale.

 

L'ETERNO NAUFRAGAR

Da porto a porto, Mar Rosso, Mar Morto,
nessun mi poteva fermare.
La benedizione mi diede il Signore
Io non potevo annegare.

Nessuna spada, nessuna lancia,
il mio corpo poteva ferire.
Nessun nemico o amante tradito
poteva farmi perire.

Da guerra a guerra, e signore e signore,
ogni tesoro era mio.
Morte e morte intorno a me,
l’unico vivo ero io.

Nemmeno il fuoco mi consumava,
vidi città scomparire.
Pompei, Roma, Bisanzio, Ercolano.
Non m’era concesso morire.

 

NOTTI GOTICHE

“La nebbia è calata oh mio signore,
così nessun ci vedrà.”
Non temo confronti mio giovane amore,
nessuno ferirmi potrà.
Dicevo ogni volta alle signore.
Ma in verità non era così,
ogni volta una ferita molto più profonda
mi doleva qui, ogni volta che
il mio amore invecchiava, invecchiava, invecchiava…
in tutti quegli anni di puro dolore,
mille crisantemi posai.
Capii che dovevo negarmi l’amore,
troppe fredde labbra baciai.
Così rimasi solo, dannato sono io…
Era in verità proprio così
Ogni volta una ferita sempre più profonda
mi si apriva qui, ogni volta che
il mio amore invecchiava, mi lasciava, invecchiava…

“L’amore… cos’è l’amore,
troppi secoli son passati…
per poter ricordare…
Solitudine… ora è la mia donna.”

 

I MILLE NOMI DEL SIGNORE DELLE OMBRE

Tra Paris, London, Bruxelles,
io camminai, e camminerò…
Rosenkreuz, Saint-Germain,
e mille nomi ancora avrò.
Mille nomi ho e avrò ancora,
ma il dolore è sempre in me.
Guerre, morti e distruzione
ormai sono dentro me.

Barcellona e Budapest,
io camminai e camminerò…
Bacon, Cagliostro, Kergouet,
E mille nomi ancora avrò.
Mille nomi ho e avrò ancora,
ma il dolore è ancora in me.
Fame, peste, crociate e roghi,
ormai son tutti dentro me…

 

LA CONTESSA JOLANDA

“Jolanda era il suo nome,
contessa di Fiandra…
per lei ruppi il mio giuramento,
amore vinse, ma poco
durò la sua la sua fiamma…”

Si incrociarono i nostri sguardi,
si sfiorarono le nostre mani,
si toccarono le nostre bocche
ignorando il domani. 
Fiore di loto appena sbocciato,
Cielo azzurro, sole d’estate,
dolce signora dagli occhi streganti
come lei non ne ho mai amate.
Ci stringemmo come ragazzini,
e ritornai giovane come un tempo,
ma tutto questo, futuro non aveva,
e finì, prima del tempo.
Quando le dissi, sono immortale,
lei rispose “demonio sei tu!”
Io fino alla fine cercai di trattenerla,
e corse via, la dolce mia mortale.

Dolce Jolanda…
Sarai sempre nei miei pensieri…
Sempre bella, come un tempo…
Sempre bella, come un tempo…

 

SOLITUDE

Non starò qui ad aspettarti.
Troppo tardi per amarti.
Nessun segno, nessun suono,
e non ci sarà perdono.
Immaginare avrei dovuto
Ma senza mente ho veduto
Ed oramai tutto è perso
Perché sono un diverso.
Resterò per sempre solo,
ho le ali ma non volo.
Qui seduto sul mio trono
Fatto di sogni e perdono.
Solo fumo ed illusioni
Non c’è scampo tra i leoni,
questo mondo non è il mio
non è mio il vostro dio.
è per questo che son solo
è per questo che non volo
e non c’è nessun suono
e non ci sarà perdono
no, non ci sarà perdono…

 

DOLCE AMORE DI UN TEMPO CHE FU

Dolce mio amore di un tempo che fu,
Ti ho visto partire, ti ho visto laggiù,
Col tuo signore, col tuo nuovo amore,
Dolce mia dolce di un tempo che fu.

Il tempo passò per tutti i mortali,
m
a io continuavo a respirare.
Dolce mio amore di un tempo che fu,
Ti continuavo sempre ad amare.

E ti seguivo, e ti osservavo.
Di giorno in giorno nascosto restavo,
e il tuo sorriso era il mio,
la tua gioia sentivo anch’io.

Di anno in anno il tempo passava
e
questo vecchio non invecchiava.
E poi crisantemi per te mio amore,
portai in un lago di pianto e dolore.

Ora, mia stella, che brilli lassù
il mio cammino riprendo quaggiù.
Potrò seguire la tua luce,
Dolce amore di un tempo che fu.

 

IL CASTELLO DI NESSUNO

Ombre nere, ombre di pietra
Ombre nere, ombre di fuoco,
passi su passi, misuro il tempo così.

La pietra grigia di questo castello,
è fredda come il mio cuore,
fredda e grigia come la pelle
di questo peccatore.

Nessuno vive in questo castello,
solo rabbia e dolore,
e sogni infranti e desideri
disgregano il mio cuore.

Non c’è uscita, non c’è riscatto,
non c’è luce, ma oscurità.
Passi su passi, c’è solo un matto
In questo castello, non c’è pietà.

E non c’è morte, né redenzione,
e non c’è pace, né libertà.
Solo ombre e desolazione,
solo solitudine.

 

LA MIA TOMBA

“Seguimi, vieni qui,
io ti darò, la tua libertà,
guarda là…”

Io pensai di sognare,
vidi il mio amor ritornare
dall’oscurità per condurmi là,
dove si può riposare.

“Era destinata ad un conte
la tomba che hai ora di fronte.
Vuota ora è, ed è qui per te,
mio povero caro amante”.

Sì, la mia tomba sarà,
un caldo abbraccio darà
mi conforterà per l’eternità
la mia tomba sarà.

Scrissi il mio nome sul sasso,
poi mi riposi in basso,
circondato da fiori in quantità,
riposai dentro quel fosso.

 

LA VISIONE ONIRICA

Mentre dormivo io feci un sogno
vidi un angelo che sorrideva. Disse:

“Io so di che cos’hai bisogno…”

Poi continuò a parlar da lassù.

“…Presta orecchio e apri gli occhi.
Sono un messo del Sire lassù.
Prega e mettiti in ginocchi
se vuoi risposte ai tuoi perché.
Devi partire e andare lontano,
lì dove tutto quel giorno iniziò,
devi pentirti, oh uomo pagano
d’aver offeso il re dei re”.

Mi alzai di scatto, confuso con gaudio
Lucidi i miei occhi, il viaggio iniziò,
dalla Terra Santa, dal Tempio di Dio
oh mia dolce tomba io ritornerò.
Oh mia dolce tomba, mortale sarò.

 

IL DESTINO DEL VIATOR

Dove andò nessuno sa,
cosa fece nessuno sa,
c’è di chi dice che ci riuscì,
c’è chi dice che scomparì,
c’è chi dice che lì morì,
c’è chi dice che ora è qui,
c’è chi dice che vi andò,
e il Signore ivi pregò,
poi un dardo lì lo colpì,
finalmente ivi morì,
ma di certo nulla si sa,
vagherà per l’eternità,
(vagherà per l’eternità…)
Forse il senno perduto ha,
e vagherà per l’eternità.
Bianco in viso lui vagherà,
nero il manto lui porterà,
d’esser morto lui crederà,
vagherà per l’eternità,
senza meta lui vagherà,
senza sogni lui errerà
senza fede lui vagherà,
ma chi sa la verità,
dove è ora chi lo sa…
chi lo sa, chi lo sa…