Il seguente articolo e' apparso su "il manifesto" del 26 Agosto 1998
MIRACOLI DIETRO L'ALTARE

La Madonna abbandonata

Medjugore in crisi di pellegrini. Un viaggio nel supermercato della guerra santa dei croati

- GIACOMO SCOTTI - MOSTAR

F ino all'inizio di luglio del 1981, il villaggio di Bijakovici, nella parrocchia di Medjugorje, era un paesino con qualche centinaio di casette sparse sulla brulla pietraia carsica dell'Erzegovina. Poi i frati francescani (ribelli al vescovo di Mostar) che amministrano tutte le parrocchie della regione, annunciarono al mondo che dal 24 giugno di quell'anno, ogni giorno, in quel luogo, la Beata Vergine Maria appariva a sei ragazzi.

Con una interessante propaganda sulle miracolose apparizioni della Madonna che né le autorità cattoliche dell'Erzegovina né il pontefice di Roma hanno mai riconosciuto, Medjugorje è diventata meta di pellegrinaggi, e questi hanno arricchito centinaia di speculatori: una modesta chiesa è diventata un moderno tempio-santuario, sono sorti alberghi e ristoranti, si è sviluppata una grande industria di oggetti religiosi: coroncine di rosario, effigi della Madonna, croci, statuine, libri.

Nel nome della Madonna da circa 17 anni girano miliardi ogni giorno nella regione di Medjugorje. Ad arricchirsi, oltre al convento francescano, sono stati i criminali che hanno governato quella che durante la guerra 1992-1995 e fino a pochi mesi addietro, fu la "Repubblica croata di Erzeg-Bosnia", con capitale prima a Grude e poi a Mostar Ovest, covo di contrabbandieri di armi e di droga, di taglieggiatori e dei peggiori mafiosi. Finora, i pellegrini di Medjugorje sono stati poco meno di trenta milioni. Hanno lasciato sul posto migliaia di miliardi di lire, senza contare le consistentissime donazioni fatte dai "miracolati" agli amministratori del santuario. Gran parte delle armi fornite ai croati di Erzegovina per fare la guerra ai musulmani furono acquistate con i soldi dei pellegrini.

A Medjugorje arrivammo in tre, il 15 agosto. Quel giorno in tutte le chiese cattoliche dell'Erzegovina occidentale si celebrava la "Madonna Grande", l'Assunzione. Grandi folle di fedeli affluirono a Siroki Brijeg, località divenuta malfamata nella seconda guerra mondiale come roccaforte delle milizie fasciste croate (ustascia), mentre il santuario di Medjugorje appariva quasi deserto. "Ha perso l'aureola dell'esclusività", si è sentito dire. Ma forse, il motivo per cui i fedeli disertano questo santuario perfino nella più grande festa mariana sono più profondi. Medjugorje era diventato un grande mercato, il santuario degli speculatori e della criminalità. Quanto costa una corona? Grazie a Dio, dieci kune. Qui la moneta croata sostituisce ancora la valuta nazionale della Bosnia-Erzegovina, l'autorità di Sarajevo è ancora misconosciuta, lo stemma sulle candele è quasi sempre la scacchiera croata. Il cattolicesimo ostentato e violento va a braccetto col più retrogrado nazionalismo.

Lo stesso giorno tornavano da Medjugorje due giornalisti di Fiume, Tomislav Klauski e Nenad Rabersak. Il 17 agosto, sul loro giornale, il Novi List, il servizio: "Anche stavolta nella festa agostana a Medjugorje si mescolano i prezzi e le preghiere, ancora una volta la fede si vende bene. Ma in misura minore rispetto agli anni passati. Gli anni in cui si vedevano migliaia di turisti aggirarsi per la pietraia. Stavolta Medjugorje è più vuota che mai". Lo si capiva già a Doljani, al confine con Metkovic: una colonna lunga cinque chilometri di auto targate Bih attendeva di entrare in Croazia; erano turisti bosniaci diretti alle spiagge adriatiche. In direzione dell'Erzegovina, provenienti dalla Croazia, soltanto poche auto e un bus di Trieste semivuoto. La strada per Medjugorje era pressoché deserta. Il Novi List ha scritto: "Dal primo mattino la temperatura è andata crescendo fino a superare i trenta gradi, quando qualsiasi apparizione miracolosa è possibile". Il sentiero che porta alla grande croce bianca sulla pietraia era infuocato, attraverso i vigneti lo salivano poche vecchie donne portando cesti pieni di coroncine del rosario e di tovaglioli ricamati i cui prezzi erano scritti nelle valute di nove paesi. Le venditrici aspettavano o inseguivano i rari pellegrini americani, polacchi o italiani. Una di loro, profuga da Mostar, si lamentava dei magri affari spiegando con chiarezza che "qui la Madonna non c'entra, si tratta di turismo organizzato, si vede che la reclame all'estero non funziona come una volta". O forse ai "miracoli" di Medjugorje sono ormai pochi a crederci.

A ricordo dei tempi delle vacche grasse sta una città di grandi e sfarzose ville a due-tre piani, con ristoranti e alberghi, che hanno trasformato un povero villaggio, qual era Bijakovici-Medjugorje quindici e più anni addietro. Le poche piccole casette tipicamente erzegovesi risparmiate dall'"ammodernamento" sono diventate bottegucce di oggetti-ricordo. Tutti, qui, si sono dati agli affari, non c'è casa che, con le sue insegne luminose, non offra al turista alloggio, cibo, bevande, regali da acquistare. Ma, come si diceva, ora i turisti sono pochi.

La gente del luogo dice che qualcuno arriva qui per vendere automobili rubate, e non solo quelle. Lo scrivono anche i due colleghi del giornale croato fiumano ai quali, proprio ai piedi di quella croce, si è avvicinato un certo Ante, proprietario di due mobitel e di un "milione" di Cd che vende davanti ai santuari della zona fino a Stolac. Ai giornalisti ha offerto automobili. Il prezzo? "Se ti interessano, il prezzo non ha importanza, ci metteremo d'accordo". Tomislav e Nenad commentano e concludono il loro servizio: "La città è piena di automobili di gran lusso, di reclames al neon e di coroncine del rosario a ogni angolo. La fede a Medjugorje si vende ancora bene, anche se la città è quasi deserta. Per le vie si aggira soltanto qualche soldato italiano dello Sfor...".

Ricordo gli anni di guerra. Dall'Italia meridionale, soprattutto dalla Campania - da San Vitaliano, Scisciano, Saviano, Nola eccetera - la gente di buon cuore dava aiuti per i bosniaci, partivano grossi automezzi carichi di questi aiuti umanitari, le Caritas diocesane raccoglievano contributi in denaro per migliaia di adozioni a distanza. Tutto si riversava a Medjugorje dove i mafiosi "cattolici" si arricchivano, mentre centinaia di migliaia di donne, vecchi e bambini musulmani facevano la fame o venivano uccisi... L'inganno è durato fin troppo a lungo.


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