EX-SINISTRA E JUGOSLAVIA Sull'ultimo numero (4) di "Alternative-Europa", rivista nata dalla fusione di "Alternative" (area PRC/ex-DP) ed "AltrEuropa", compare un lungo articolo dal titolo "Il dramma del Kosovo", che occupa entrambi i risvolti di copertina. Dopo una lunga premessa piena di luoghi comuni, bugie (sull'"apartheid" cui sarebbero stati sottoposti gli schipetari in Jugoslavia, sulla cancellazione della "autonomia", ecc.) si invoca un risolutivo intervento della Santissima Comunita' Internazionale. Le operazioni militari di questi giorni sono certo la dimostrazione della sensibilita' di quest'ultima: "Non siamo insensibili alle urla di dolore che da ogni parte si levano ecc. ecc."... Il contenuto dell'articolo e' del tipo di quelli che si possono leggere da anni su tutti gli organi di stampa di destra e di ex-sinistra (ci dispiace anzi per "AlternativEuropa", incidentalmente bersaglio centrale di questa nostra polemica), ed e' impresa di Sisifo controbattere in breve a tutte le schiocchezze scritte o far notare gli elementi che mancano - dalle ragioni delle paure serbe attuali, ad una descrizione veritiera dello status giuridico e sociale della provincia e dei diritti delle minoranze nella nuova Federazione Jugoslava, ad un quadro complessivo e comparato del problema delle nazionalita' in Europa, o agli interessi geopolitici. Chi ha interesse puo' fare riferimento ai materiali che il CRJ ha cercato di diffondere, soprattutto via Internet fino alla censura attuata dal server di ex-sinistra che ci ospitava, ed a quelli che continueremo a produrre. Ci soffermiamo percio' a riflettere soltanto su alcune questioni di principio. SPIEGATECI IL VOSTRO MANICHEISMO! Il manicheismo usato in tutti questi anni per riportare i fatti jugoslavi e' ormai senza maschera: ai serbi di Croazia e Bosnia si e' voluta negare la "autodeterminazione" a costo di una pulizia etnica senza precedenti (Krajne) e di una guerra durata per anni (la Republika Srpska e' ormai un fantasma-fantoccio della NATO come le altre realta' politiche della Bosnia); viceversa la "autodeterminazione" e' invocata per gli albanesi del Kosovo, ed all'uopo si incita la famigerata Comunita' Internazionale perche' "intervenga" - e sappiamo bene come questa interviene. Prima si agitava lo spauracchio della Grande Serbia, ora si guarda con comprensione alla Grande Albania (andatevi a rivedere la cartina dei Balcani durante il nazifascismo!). Cioe': da una parte si tace sulle discriminazioni cui sono sottoposti ad esempio i serbi di Croazia, oggi "reintegrati" o scacciati nel compiacimento di miserabili commentatori nostrani; dall'altra si giustifica la politica di separatismo etnico ("boicottaggio") e sciovinismo filooccidentale della leadership albanese del Kosovo, in questi anni aiutata ed incitata da "sinistri" personaggi a sottrarsi alle regole democratiche del gioco in Jugoslavia, talvolta nel nome della non-violenza, educata scientificamente a considerare i compaesani serbi come un nemico, finanziata, addestrata ed armata (nel caso dell'UCK) da settori piu' o meno occulti che hanno in occidente i loro sponsor. CIO' CHE NON RIUSCI' AL NAZIFASCISMO STA DIVENENDO REALTA' Constatiamo con amarezza che la grande maggioranza dei nostri intellettuali, giornalisti e "comunisti da salotto", non ha tratto nessun insegnamento da anni di guerre interjugoslave. Si persiste spudoratamente con l'appoggiare movimenti di stampo revanscista, come quello separatista albanese del Kosovo, che per certi versi e' la continuazione storica dei fascisti di "Balli Kombetar" (si pensi all'UCK, alle sue azioni ed ai suoi slogan) e comunque e' oggettivamente strumento di una ridefinizione imperialistica delle sfere di influenza e di un assestamento di posizioni da parte della NATO. A questo scopo non solo si discrimina in maniera inspiegata ed inspiegabile tra nazionalismi "buoni" e "cattivi", ma si nega anche un fatto chiarissimo: e cioe' che nessuna giustizia sara' mai possibile se si privilegia la dimensione etnica (o pseudo-etnica, come e' stato nel caso della Bosnia) contro la convivenza, se si cercano impossibili "confini giusti" in territori dove tante popolazioni vivono mischiate da sempre, se si distrugge una realta' multinazionale, come quella jugoslava, per mettere tutti contro tutti (e dominare meglio). NO ALLE ETERO-DETERMINAZIONI, SI ALL'UNITA' DI CLASSE! La crisi interjugoslava ha segnato una svolta drastica nella cultura "progressista" europea: mentre i poteri forti si promuovono paladini delle "autodeterminazioni", dei "diritti umani" e della "democrazia", le ex-sinistre implorano l'intervento della "comunita' internazionale" (cioe' di UE, NATO, FMI eccetera), esaltano le "differenze" e le "identita'", vogliono il "peacekeeping" ed il "peacemaking", vogliono una societa' "civile" (in cui non si dicano le parolacce?). In pratica le parti si sono scambiate, e le ex-sinistre svolgono l'utile ruolo di servi stupidi dell'imperialismo - ad eccezione di poche schegge comuniste rivoluzionarie prive di voce ed anzi tendenti al solipsismo. Questa cosa e' particolarmente clamorosa nel Nord-Est italiano, dove si e' giunti ad una convergenza totale di centro-sinistra-destra. Ci riferiamo al cosiddetto "partito di Cacciari" ed alla vergogna del sostegno a questo espresso da settori dell'ex-sinistra antagonista. Chiedendo una Europa che sia come "un arcipelago" di differenze, Cacciari (oltre a mostrarsi comprensivo verso i "Serenissimi") si schiera a tutti gli effetti con l'ala piu' estrema dell'imprenditoria, che usa il localismo come grimaldello per ottenere i contratti d'area, la deregulation totale dei rapporti di lavoro, la disgregazione assoluta del tessuto sociale e di classe attraverso una reazionaria rivalutazione di motivi e culture residuali (vedasi ad esempio l'esaltazione dei "valori spirituali" della Mitteleuropa, valori che per noi comunisti - a scanso di equivoci - contano meno di zero). VIA DALL'"EUROPA"! Per tutte queste ragioni e' inquietante la sbandata di "Alternative-Europa", rivista che avevamo apprezzato per lo sforzo di porre la dimensione internazionale al centro del discorso politico, essendo l'unica tra l'altro a parlare del carattere intrinsecamente antidemocratico oltreche' antisociale della Europa unita che si va costruendo - non a caso detta anche "Europa delle Regioni". Gia' sul numero 6 di "AltrEuropa" avevamo notato un articolo di Michelucci, dal tono saccente e privo di ogni carattere di critica di classe, mirato a sponsorizzare l'"Associazione per i Popoli Minacciati", una organizzazione transnazionale che apparentemente si batte per le "minoranze" ma in pratica mira alla parcellizzazione del continente secondo criteri etnici (veri o presunti): si pensi che il suo Presidente, Zuelch, si proclama "tedesco dei Sudeti"! Invitiamo allora i responsabili della rivista a riflettere sulla frase di due commentatori tedeschi: "l'Europa delle regioni non e' in contraddizione con l'Europa delle grandi imprese - esse sono identiche". Questo perche', tra i diritti dei tedeschi dei Sudeti e quelli dei Veneti, tra Rugova (il cui partito fa parte dell'Internazionale democristiana) e Madre Teresa, tra filosofi nichilisti ed eredi di casa Asburgo, temiamo che molti compagni si siano dimenticati del conflitto tra capitale e lavoro (anzi: tra capitale e mancanza di lavoro). Il capitalismo e l'imperialismo non daranno mai la "autodeterminazione", la pace o la giustizia a nessuno: oggi come cento anni fa il capitalismo produce solo lo sfruttamento, la miseria, e non disdegna la guerra come extrema ratio. NO ALLA ETERO-DETERMINAZIONE DEL KOSOVO! VIA LA NATO DAI BALCANI! NO ALLA NATO! DIFENDERE E RILANCIARE UNO STATO JUGOSLAVO MULTIETNICO E SOCIALISTA! PER L'UNITA' DI CLASSE TRA GLI SFRUTTATI DI TUTTE LE NAZIONI! (Coordinamento Romano per la Jugoslavia, 24 giugno 1998)