L'articolo che segue e' uscito su "il manifesto" del 2 Agosto 1998: ---------------------------------------------------------------------------- ---------------------------------------------------------------------------- EX JUGOSLAVIA - SLOVENI VS. CROATI Lubjana mette al buio Zagabria Relazioni tesissime fra i due paesi. Tagliate le linee elettriche dalla centrale atomica di Krsko (in comproprietà). Beghe di confine - GIACOMO SCOTTI - RIJEKA (Fiume) Ormai non passa giorno senza una lite fra Croazia e Slovenia, i due paesi che insieme promossero la secessione dall'ex Jugoslavia e che, nel corso dei cinque anni di guerra fraticida sono rimasti alleati. Attraverso la Slovenia - e la cosa ormai non è più un segreto - sono passate molte delle armi destinate alla Croazia. Ma proprio quella secessione, che avrebbe dovuto "risolvere tutti i problemi" - nazionali, sociali, economici, religiosi, eccetera - delle due ex repubbliche della Federazione jugoslava ha gettato fra di loro il seme della discordia. Sono anni che durano gli attriti, ma quest'estate la tensione ha toccato punte molto alte, tutte legate alla testardaggine nazionalistica degli uomini politici di Zagabria e Lubjana. Nella stessa Slovenia sono aspre, e non da oggi, le polemiche sulla necessità o meno di riconoscere il confine "interrepubblicano" esistente fino al 1991 nella suddivisione amministrativa delle sei repubbliche federate, oppure tentare di cambiare alquanto le carte con ricatti a minacce che portino a nuovi accordi bilaterali e multilaterali. Ma in questo caso, si chiede qualcuno, anche l'Italia avrebbe il diritto di chiedere una revisione del Trattato di pace del '47? A perderci sarebbe la Slovenia... Ma veniamo alla cronaca di questi giorni.Confini a parte, la controversia più esplosiva riguarda la centrale elettronucleare di Krsko, di proprietà congiunta sloveno-croata, costruita una ventina d'anni addietro con i mezzi di ambedue le repubbliche. Situata in territorio sloveno, poco al di là del confine, è praticamente tenuta in funzione degli sloveni, i quali accusano i "cugini" croati di essere debitori di 130 milioni di marchi e di mettere a repentaglio il funzionamento stesso della centrale che ha bisogno di urgenti riparazioni. Così come sta è un pericolo anche per i paesi vicini, Italia ed Austria. Un'ennesima riunione svoltasi qualche giorno fa per trovare una soluzione, si è conclusa con una nuova spaccatura del Consiglio di gestione nel quale i rappresentanti dei due paesi per poco non sono venuti alle mani. Giovedì, gli sloveni hanno deciso di tagliare completamente la fornitura di energia elettrica che da Krsko andava in Croazia (il 50% del totale), e che costituiva quasi un quinto del consumo globale croato. Zagabria, in una dura nota di protesta consegnata all'ambasciatore sloveno convocato, ha definito "inaccettabile e illegale" la mossa slovena, minacciando di rivedere globalmente le relazioni e tutti gli accordi bilaterali. Ma c'è molto altro a scaldare la situazione. Nella seconda settimana di luglio sono scoppiate tre-quattro nuove-antiche contese, ed ora assistiamo ai loro strascichi. Nel Golfo di Pirano, di cui gli sloveni rivendicano la proprietà in toto mentre secondo i croati la linea di demarcazione passerebbe nel mezzo dello specchio d'acqua, un'azienda croata ha costruito degli impianti di maricoltura lungo la costa di Salvore/Savudrija. Subito è partita una nota di protesta del ministero degli esteri sloveno. Il giorno successivo alla nota, una motovedetta croata ha cercato di catturare una motovedetta slovena in quelle acque, ma è stata costretta a mollare la preda dall'arrivo di una seconda imbarcazione militare slovena pronta ad usare le armi. Adesso s'incrociano nuove note di protesta. Nelle sue, il governo di Zagabria scrive invariabilmente di una "zona croata del Golfo", mentre gli sloveni negano che i croati siano padroni anche di un solo metro quadrato di mare a nord della foce del fiume Dragogna. Un altro punto avvelenato del confine, sempre in Istria, si trova nell'alto Buiese dove tre villaggi - abitati esclusivamente da gente di lingua slovena ma rimasti poche centinaia di metri all'interno del territorio croato - vengono rivendicati da gran parte dei partiti politici sloveni, governativi e di opposizione. Ancor più avvelenato è, proprio sulla linea di confine tra i due paesi, ma nel profondo interno, la collina di Sveta Gera. Occupata nel 1991 dalle milizie slovene durante i moti per la secessione, non è stata più abbandonata dalle truppe di Lubjana che hanno costruito una casermetta confinaria accanto a una chiesa - nella quale si è sempre officiato in lingua slovena ma che ha sempre fatto parte di una parrocchia croata. Zagabria dice che la collina è sul territorio della Croazia e quindi le appartiene, come le apparteneva amministrativamente prima della secessione. Da notare che proprio in questa zona, alcuni mesi addietro, nelle mani della polizia croata sono caduti due ufficiali dei servizi segreti sloveni, tuttora tenuti prigionieri a Zagabria. Lubjana ha riconosciuto che i due sono "involontariamente" espatriati. Un grave problema nei rapporti fra i due stati è poi costituito dai debiti della Banca di Lubjana, già istituto di credito statale, nei confronti dei risparmiatori croati. La banca, prima della secessione, aveva un centinaio di filiali in Croazia e migliaia di cittadini croati le avevano affidato i loro risparmi in dinari e valuta. Hanno perso tutto, gli sloveni non intendono restituire nulla. La faccenda si trascina ormai da troppo tempo, appesantendo le relazioni. Il clima di alta tensione si è trasferito anche al piccolo traffico di frontiera ed ai programmi di costruzione nelle future autostrade che, dall'Italia e dall'Austria, attraverso la Slovenia e la Croazia, dovranno collegare l'Europa occidentale a quella orientale. La Croazia chiede che uno dei corridoi passi per Fiume e Zagabria, per il suo territorio in ogni caso, ma la Slovenia nicchia, temporeggia, e così per ora non se ne fa nulla. Inoltre Lubjana ostacola l'ammodernamento della strada fra Fiume e Trieste che attraversa l'Istria slovena. Per ciò che riguarda il piccolo traffico di frontiera, un accordo fra i due paesi è stato firmato già l'anno scorso, ma alcuni partiti, anche nella stessa coalizione governativa di Lubjana, si rifiutano di ratificarlo "per non pregiudicare il confine". Sarà ratificato, dicono, solo se la Croazia accetterà il confine così come lo vogliamo noi, con il Golfo di Pirano interamente in mano slovena (Diversamente, la Slovenia non avrebbe uno sbocco in acque internazionali). Sempre a proposito del piccolo traffico di confine, gli sloveni non accettano che la fascia del libero scambio arrivi fino al confine con l'Italia. Resta un fatto indiscutibile: il muro contro muro e l'alta tensione fra Croazia e Slovenia non favoriscono né l'una né l'altra. A soffrirne sono le popolazioni di confine, quelle istriane in primo luogo, soprattutto gli appartenenti alla minoranza italiana che in quella penisola dal 1815 non avevano conosciuto confini. ----------------------------------------------------------------------------