* I FALSI AMICI DEI BALCANI Da mesi e mesi ormai (si vedano anche i nostri articoli apparsi su "Nuova Unita'") andiamo dicendo che le popolazioni dei Balcani devono vigilare e non farsi piu' ingannare dai falsi amici, dagli intellettuali "impegnati" che non hanno la piu' pallida idea di cosa significhi la distruzione del proprio paese, la separazione dai propri amici e parenti, le difficolta' della vita di ogni giorno di chi non solo non ha un computer per polemizzare via Internet, ma non avrebbe nemmeno il tempo e la forza di farlo. In particolare, il nostro impegno e' mirato a stigmatizzare l'attitudine dei commentatori e dei disinformatori occidentali, che passano il loro tempo a gettare benzina sul fuoco additando agli uni (nella fattispecie: agli albanesi) quegli altri come nemico, ed esasperando gli altri (nella fattispecie: i serbi) con accuse false, o parziali, con l'isolamento e gli embarghi, ma anche con l'uso bellico degli strumenti di informazione di massa. Da anni i popoli jugoslavi vengono aizzati gli uni contro gli altri. Un esempio di cui siamo direttamente a conoscenza, tra gli infiniti che possiamo citare, e' quello del giocatore di pallacanestro Zdovc, cui nel 1991, mentre era in trasferta in Italia con la nazionale jugoslava, fu intimato dalle autorita' di Lubiana di non giocare piu' nella formazione federale se non voleva essere dichiarato nemico della patria - e questo mentre la moglie col bambino lo aspettavano a casa, in Slovenia. Siamo costretti a ripetere oggi: non si puo' piu' accettare che tutto un popolo sia bollato come "aggressore" o "nazista", cosi' come non si puo' in nessun modo giustificare il ruolo assolutamente subalterno che da parecchi anni sta svolgendo la pubblica opinione "progressista" ed anche la "sinistra antagonista" - non esclusi coloro ai quali da fastidio la nostra presenza sul server di "Isole nella Rete" -, a partire dai problemi jugoslavi e dell'Europa orientale. Tutto questo non si puo' accettare perche' e' ora di costruire una reale opposizione a questo Nuovo Ordine Europeo che si va costruendo, basato sulla distruzione degli Stati nazionali NON in senso liberatorio, ma viceversa per polverizzare le classi subalterne, mettere tutti contro tutti per schiacciare meglio, costruire una Europa fatta di regioni e provincie vassalle senza nessuna sovranita' reale, economicamente soggiogate e magari occupate militarmente. E da questo processo di disgregazione (lo diciamo da tempo) non restera' immune nemmeno l'Italia. Ma come si puo' ancora, dopo tutto quello che e' successo in Croazia e Bosnia, appoggiare acriticamente la secessione di questo o quel gruppo etnico? Come si fa a non vedere l'interesse occidentale che si annida dietro alla destabilizzazione di quelle aree? Ci hanno accusato di chiamare in causa una interferenza imperialista turca ed americana di cui non ci sarebbe nessuna prova. Ammesso e non concesso che non ci siano prove, come si fa ad escludere che esista un problema turco nei Balcani, proprio mentre alle manifestazioni albanesi in Kosovo si sventolano le bandiere turche, oltreche' americane? Sul problema del panturchismo nei Balcani, comunque, dovremo ritornare con altri contributi e materiali che distribuiremo appena possibile. La violenta polemica scoppiata via Internet, spec. sulle mailing list pubbliche di Peacelink e di Isole nella Rete, in seguito alle nostre posizioni sui fatti della provincia autonoma del Kosmet (RF di Jugoslavia), polemica per la quale non e' stato disdegnato l'attacco personalizzato contro il nostro compagno che cura la comunicazione via Internet, oltreche' pesanti accuse di fascismo contro il Coordinamento ed i raggruppamenti di ispirazione comunista e jugoslavista che questo sostiene, dimostra che sulla Jugoslavia "non tutte le verita' vanno dette", per parafrasare il titolo dell'importante libro di Jacques Merlino - libro di cui non esiste una versione italiana. Viceversa, esiste un pensiero unico "politically correct" fatto di pregiudizi e di valutazioni prive di ogni consistenza reale (che sia politico-ideologica, geopolitica, storica, culturale o demografica) all'interno del quale si riconoscono le tendenze piu' disparate: dai radicali ai "difensori dei popoli minacciati", dagli anarchici al PRC, dai pacifisti a Cossiga, dai Centri Sociali del Nord Est alle suore di Madre Teresa, da "Panorama" al "Manifesto" passando per Adriano Sofri. * LA DISINFORMAZIONE STRATEGICA Cominciamo proprio dal libro suddetto ("Le verites yougoslaves ne sont pas toutes bonne a dire", Ed. Albin Michel, 1993) e dall'opera di disinformazione dell'agenzia di pubbliche relazioni "Ruder&Finn", da esso svelata. Ci hanno accusato di aver falsificato la traduzione del testo per aver scritto "opposizione del Kosovo", come risulta nella versione inglese da noi usata, anziche' "opposizione parlamentare del Kosovo", come risulta alla lettera nel testo originale. Tralasciamo il fatto evidente che l'espressione "opposizione parlamentare del Kosovo" potrebbe riferirsi tranquillamente al "parlamento ombra" o "parallelo" di Rugova e compagnia. Ebbene, a pagina 265 del testo originale francese viene riportata copia della prima pagina di un documento ufficiale della Ruder&Finn, in possesso di Merlino ("Summary of Media Coverage...") nella quale si descrive in breve l'operato dell'agenzia e si dice che questa ha lavorato dal 1992 in poi anche per la "Republic of Kosova" (si noti bene la desinenza in -a, come e' nell'uso albanese)! Cioe': LA RUDER&FINN HA LAVORATO PER I SECESSIONISTI DEL KOSOVO. Nonostante tutto questo, facciamo finta di niente e chiediamoci: l'ipotesi fatta da altri, in contrapposizione a noi, che gli ultranazionalisti serbi siano stati aiutati in Kosovo dalla Ruder&Finn, non avvalorerebbe forse anch'essa le nostre tesi, secondo cui l'intromissione occidentale nei fatti jugoslavi e' mirata ad esaltare i nazionalismi per seminare zizzania ed agevolare tutte le tendenze centrifughe? Ed in generale, come si fa a non riconoscere ed anzi ad escludere a priori che la guerra dei media - che a noi sembra piu' che altro scatenata contro la Jugoslavia e contro i serbi, la popolazione jugoslava che meno di tutte aveva o ha interesse allo squartamento del paese in cui vive - sia reale, e che essa stia continuando, incentrata stavolta sul problema del Kosovo? Viceversa, a noi la guerra dei media appare evidente in tutta la sua violenza ed infamia. Ogni giorno veniamo a conoscenza di notizie e tasselli di notizie a cui il grande pubblico, bombardato da titoloni e commenti ad effetto, apparentemente incontestabili, non ha accesso. La disinformazione avviene in tre fasi. La prima e' la diffusione di menzogne (un esempio tra i tanti: la Deutsche Welle ha diffuso una settimana fa la notizia secondo cui due militari jugoslavi sarebbero stati arrestati nel nordest dell'Albania. La notizia e' stata ripresa in tutto il mondo, nonostante la smentita di parte jugoslava. Il segretario jugoslavo per l'informazione ha allora protestato formalmente con il direttore della stazione tedesca, accusandolo di lavorare con la metodologia della guerra fredda; cfr. Tanjug, 1998-05-05). La seconda fase consiste nella diffusione di notizie tendenziose. In questi giorni proliferano articoli e trafiletti sui giornali, nei quali si parla di scontri a fuoco in Kosovo ed al confine con l'Albania. Solo raramente si spiega la dinamica degli eventi: se non si puo' fare a meno di citare i terroristi dell'UCK, allora si parla di "guerriglieri" oppure su scrive "terroristi" tra virgolette. Se non si puo' fare a meno di dire che milizie albanesi irregolari si stanno introducendo in Jugoslavia dall'Albania, allora si da ad intendere che sia in atto un attacco jugoslavo contro l'Albania; oppure si riportano le notizie a meta', ad esempio cancellando la frase finale dal seguente dispaccio: ALBANIANS MURDERED (B92 Open Yugoslavia, news by 14:00 CET, May 7, 1998) PRISTINA, SERBIA. The bodies of two elderly Albanians were found in the river Decanska Bistrica on Wednesday. The Pristina media centre reported that police found the bodies in the town of Decani. The two men, both in their seventies, had been reported missing on Tuesday. According to a forensic report, the two had been tortured and mutilated before death. The families of both men were known to have been loyal to the Serbian Government. La terza fase della disinformazione e' quella delle notizie che mancano: nessuno ci dice a quali problemi va incontro l'applicazione dell'accordo Milosevic-Rugova, la cui portata e' stata da subito minimizzata. Nessuno ci spiega la storia politica di Rugova, ne' ci viene detto che il suo partito fa parte della internazionale democristiana. Nessuno racconta la storia del Kosovo in questo secolo, o comunque se ne saltano i punti salienti. E cosi' via. Insomma: un copione gia' visto in Croazia ed in Bosnia. * UNA, DUE, QUANTE LINGUE? Un esempio lampante della abiezione culturale e politica cui siamo arrivati e' quello della contorsione argomentativa sulla natura del serbocroato, che e' una unica lingua - visto che esistono vocabolari, grammatiche e corsi anche universitari dove essa viene insegnata (cfr. "GRAMMATICA DELLA LINGUA JUGO-SLAVA (croata o serba)" di Giovanni Androvic, Hoepli 1934, ristampata recentemente da Cisalpino), anche se molti corsi vengono oggi cambiati di nome per opportunita' politica, ad es. in Germania dove si insegna solo il "croato". Da parte nostra non vediamo alcuna difficolta' a chiamare "jugoslavo" la lingua di tanti slavi del sud, cioe' di serbi, croati e musulmani di origine ("etnia") slava, stanziati nei Balcani dal VII sec. d.C. La distinzione rigida attuale che viene effettuata tra le varianti ekave-jekave, l'uso di turchismi o neologismi, ecc. corrispondono ad un processo artificiale di distanziamento di natura esclusivamente ideologica e politica, analogo agli interventi del fascista Starace sulla lingua italiana durante il ventennio. D'altronde in Italia si e' spesso usato persino il solo termine "slavo" (intendendo jugoslavo) sia per la lingua, che per i cittadini - o i complimenti al "fascino slavo"... Rispetto al diritto all'espressione in tutti gli idiomi esistenti nella ex-SFRJ, compreso l'italiano, il rumeno, ecc., su questo non esiste nessun dubbio o incertezza da parte di nessuno, ed una conoscenza minima della realta' della Jugoslavia di Tito sarebbe necessaria - e noi faremo del nostro meglio per trasmetterla - per comprendere cosa significhino bilinguismo e diritti delle nazionalita' attraverso quello che era l'esempio piu' avanzato a livello mondiale: un esempio sotto gli occhi di tutto il mondo di convivenza tra le culture slava del sud, bizantina, ottomana e latina. La Repubblica Federativa e Socialista di Jugoslavia, nata dalla lotta di Liberazione contro il nazifascismo, era fondata sui valori della Fratellanza ed Unita' (Bratstvo i Jedinstvo). Le odierne repubblichette sono fondate sulla guerra e l'odio, sulle ingiustizie, sulla barbarie militarista e neoliberista, sul separatismo etnico o pseudoetnico. * FASCISMO E NAZISMO SONO TERRIBILI REALTA' STORICHE, NON VAGHE ATTITUDINI! Ci hanno accusato di essere "fascisti" anche perche' sosteniamo in Kosovo una formazione (Movimento di Prospettiva Jugoslava) che in un suo documento si pronuncia a favore di una Jugoslavia delle regioni. Il parallelo con i podesta' di epoca fascista e' ridicolo: se uno dicesse "sindaci" non direbbe "podesta'" (questi ultimi, per inciso, esistono nella odierna Croazia sotto il nome di "zupani"!), e cosi' se uno dice "regioni" non necessariamente intende "banovine". Tra l'altro la denominazione "banovine" fu introdotta dal governo collaborazionista filotedesco Cvetkovic-Macek (l'uno serbo, l'altro croato), peraltro con la formazione della "Banovina Hrvatska" comprendente gran parte della Bosnia, la quale rappresento' la prima concessione fatta al nazionalismo croato, condusse alla successiva formazione dello Stato Indipendente Croato nel 1941, appoggiato da Hitler e Mussolini, e rappresenta certamente il modello cui tende la Croazia di Tudjman al di la' di ogni "aspirazione millenaria". Ogni parallelo tra i nazifascisti ed i compagni kosovari del Pokret Jugoslavenske Perspektive e' una enormita', fatto salvo il diritto di ognuno ad avere posizioni diverse sull'assetto costituzionale per la Jugoslavia attuale, oppure sulla Jugoslavia tutta intera - peraltro nelle nostre pagine Internet si trovano riferimenti a formazioni, anche del Kosovo, che hanno posizioni anche diverse su questo, e differenze sulla strategia politica in generale. L'accusa di "fascismo" rivolta contro di noi ed i compagni jugoslavisti e' la tipica espressione di una incapacita' ad argomentare. Queste esagerazioni ci paiono mirate solo ad esasperare il tono della discussione. Tutte le critiche fatte contro le formazioni che noi appoggiamo - formazioni delle quali peraltro in questi anni non ha parlato mai nessuno, nemmeno il tanto celebrato "Manifesto" che sui fatti jugoslavi ha dato voce a cani e porci ma MAI ai comunisti e che ancora oggi continua a disinformare sui fatti del Kosovo - si basano su elementi pretestuosi, atti a deviare l'attenzione dal centro del problema: ad esempio si e' detto che la odierna Lega dei Comunisti di Jugoslavia (SKJ) sarebbe inaccettabile perche' guidata da "generali in pensione". Noi diciamo invece: viva la Lega dei Comunisti di Jugoslavia ed i partigiani che ne fanno parte! E meno male che, dei titoisti, generali o meno, e degli appartenenti alla Lega dei Comunisti di un tempo ci sia ancora chi non ha fatto spudorati voltafaccia come i vari Tudjman, Tus, Bobetko, Spegelj, e le piccole "riserve" come il voltagabbana sloveno Jansa, e che non abbia "corretto" le sue posizioni come Milosevic, Vlasi, Gligorov, Kadijevic, Kucan, eccetera. E ricordiamoci che mentre in Italia i partigiani nell'immediato dopoguerra venivano allontanati dai posti di responsabilita', ed i fascisti vi rimanevano bene incollati, in Jugoslavia i partigiani diventavano generali e capi di Stato! Constatiamo peraltro la malafede di certe critiche, rivolte senza mai prima informarsi sul merito delle cose dette e senza mostrare il benche' minimo interesse sulle attivitą dei vari gruppi o individui - nemmeno di quelle di approfondimento di temi importanti come, appunto, quello della convivenza tra le nazionalitą in Kosmet dal punto di vista dei marxisti, attivita' che solo noi abbiamo segnalato (e non ce ne rallegriamo di certo). * GUARDARSI ALLE SPALLE Infine un chiarimento rispetto alla persona di Andrea Ferrario, redattore di "Guerre&Pace", che ha contribuito in maniera particolarmente accesa alla polemica contro di noi. Nell'accogliere la sua proposta di collaborazione per la creazione di un sito Internet sulle questioni balcaniche (febbraio 1997) non avevamo nessuna pretesa di condivisione delle nostre posizioni, simpatie e antipatie politiche. Le nostre posizioni pero' dovevano essergli perfettamente chiare in base ai nostri interventi: specialmente, rispetto al Kosovo, la lettera a "Guerre&Pace" di settembre 1996 e la serie di lettere di protesta al "Manifesto" dell'inizio del 1997. Ci sembrava interessante aprirsi al dialogo e costruire qualcosa insieme, pur fatto salvo il diritto di ognuno ad avere convinzioni specifiche: tanto piu' che era giunta dallo stesso Andrea Ferrario la prima richiesta in tal senso. Fino a giugno scorso la collaborazione tra questi ed il CRJ e' continuata: sul suo sito sono ancora presenti cose da noi fornite e fino all'estate esistevano link a realtą come la JUL e l'SKJ (oltre al CRJ stesso), la prima notoriamente inserita nel governo jugoslavo attuale, la seconda espressione di quello jugoslavismo, titoista ed internazionalista, che Ferrario ha recentemente attaccato. Questi si disse esplicitamente d'accordo (maggio 1997) con la Piattaforma del nostro Coordinamento, che egli stesso contribui' a formulare, nella quale si contesta esplicitamente la politica dei due pesi e delle due misure rivolta alla Jugoslavia attuale e si individuano come nostri referenti proprio i raggruppamenti comunisti esistenti nella penisola balcanica. In futuro faremo maggiore attenzione a sceglierci i compagni di strada giusti. COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA, maggio 1998