La seguente lettera èŠ stata inviata alla rivista "Guerre&Pace", che l'ha pubblicata sul numero 36 (febbraio) 1997, ed alla quale èŠ seguito un breve botta-e-risposta nello spazio dei lettori. La riproponiamo qui per evidenziare come alcune questioni centrali fossero note da tempo ai settori "pacifisti" che ancora oggi appoggiano il secessionismo etnico del Kosovo. L'"ambasciatore di pace" Alberto L'Abate ha risposto alla nostra lettera, dalle colonne della rivista (n.37/'97), minimizzando il significato dell'accordo Milosevic-Rugova del settembre 1996 e dichiarando apertamente il suo sostegno al "Presidente ombra", che egli non considera nazionalista.


Roma, 12 settembre 1996

Gentile direttore,

sono passati piu'— di 5 anni dall'inizio della guerra interjugoslava ed uno dagli accordi di Dayton, eppure la disinformazione strategica su quanto avviene nei Balcani non sembra dover cessare. Il vostro giornale, che apprezziamo moltissimo e riteniamo forse l'unico esistente in Italia davvero in grado di mostrare i risvolti meno noti di certe problematiche interne ed internazionali, non ha mai seguito in maniera particolarmente approfondita quelle vicende, e fin qui: poco male, non si puo'• parlare di tutto allo stesso livello di approfondimento. Quando preo' ci si prova, escono fuori delle cose inquietanti, che fanno temere che neanche "Guerre & Pace" sia in grado di tenersi fuori dal predominante cicaleccio mistificatorio e bugiardo.
Sul numero di Luglio scorso (30) (...) compaiono tra gli altri due articoli importanti: il primo riguarda l'Albania, il secondo la questione Kosovo.
Per chi non conosca gia'… di suo la reatlat… di quell'angolo dei Balcani riconoscere il filo logico che lega insieme i due articoli e'Š sicuramente impossibile, visto che essi sono assai contraddittori tra loro. D'altronde, gia'… nella cartina che apre la rivista il Kosovo e'Š indicato in una maniera assai discutibile. Come l'Albania, a nostro parere anche il Kosovo e'Š semmai teatro di "repressione" e "conflitti sociali" e niente piu'—. Non sono usuali "scontri armati con molte vittime" a Pristina, e sfidiamo chiunque a dimostrare che li' siano in atto (a tutt'oggi) "repressione di massa" e "guerriglia" (1). L'articolo-intervista di pagina 38 chiarisce dove si voglia andare a parare: gli albanesi kosovari sarebbero "stanchi di aspettare inutilmente, e la comunita' internazionale non si decide ad agire". Il signor "ambasciatore di pace" Alberto L'Abate arriva a parlare persino di "occupazione militare serba". Anche l'anonimo intervistatore, pero' non e'Š da meno, essendo riuscito a confezionare un pezzo quantomeno irritante per chiunque conosca la realta'… di quei luoghi. Si caldeggia in pratica un sollecito intervento della famigerata "comunita'… internazionale", concetto questo che "Guerre & Pace" penso debba piuttosto sottoporre ad una critica feroce, visto l'uso-abuso che se ne e'Š fatto sugli organi di disinformazione dalla Guerra del Golfo alla Somalia passando per la stessa Jugoslavia... O abbiamo gia'… dimenticato che aerei partiti dalle basi poste sul nostro territorio hanno incessantemente bombardato una delle parti in conflitto nei Balcani per due settimane di seguito? Che tipo di intervento, di grazia, reclama il signor ambasciatore?
Ben strano messaggero di pace e'Š questo personaggio, che nell'intervista sostiene una sola campana e riporta le ragioni di questa soltanto, riducendo la presenza slava a "numerosi monasteri ortodossi" cui i serbi sarebbero particolarmente affezionati per non si sa bene quale motivo.
Nell'altro articolo, viceversa, si evidenziano bene le implicazioni internazionali della questione albanese, ad esempio si parla dei collegamenti tra la questione che si pone in Jugoslavia (Kosovo) e quella che si pone in Macedonia. L'ambasciatore di pace non spiega, ad esempio, che l'unico gruppo etnico a creare seri problemi alla coesione ed alla sicurezza della nazione macedone siano proprio gli albanesi. Come ha dimostrato l'episodio della "Universita'… di Tetovo" (Macedonia), leadership nazionalista albanese si oppone all'integrazione della comunita' skipetara all'interno di ogni forma statale a carattere multietnico. Per inciso, la Macedonia possiede una Costituzione ed una legislazione estremamente avanzate dal punto di vista della tutela dei gruppi nazionali minoritari, cosi' come era per la Jugoslavia federativa e socialista. Le richieste aperte di annessione all'Albania, purtroppo, NON sono solo patrimonio delle forze piu' estremiste.

Per anni ci hanno messo di fronte allo spauracchio della "Grande Serbia" per giustificare il macello conseguente al dissezionamento della Jugoslavia; per quale ragione per• non si deve poter contestare la "Grande Albania" ? Una spiegazione la troviamo, di nuovo, nell'articolo di pagina 11, che dimostra come l'Albania rappresenti un tassello strategico essenziale nel quadro balcanico per l'asse che puo'• determinare in direzione di Bulgaria e Turchia, con l'appoggio di Europa e USA. I musulmani di Bosnia e Sangiaccato, e gli albanesi del Kosovo e della Macedonia, rappresentano la "prima linea" di questo fronte e devono svolgere il ruolo di "guastatori" (o di carne da macello) per ricostruire nuovi rapporti di forza nei Balcani, sicuramente a scapito della Serbia ("Serbien muss sterbien") e della Macedonia, in una maniera pero' che preoccupa fortemente anche la Grecia.
Qualcuno soffia sul fuoco del Kosovo, come e'Š stato prima anch eper la Slovenia e giu'— fino alla Bosnia, per far esplodere definitivamente la polveriera balcanica. Cio' e' Š comprensibile quando viene dagli strateghi militari del Pentagono, molto di meno per• se vi si adopra il pacifista (?) L'Abate; per non parlare poidi "Guerre & Pace" che credevamo ispirata da tutt'altri intenti. Anziche'Š prodigarsi a gettare benzina sui focolai di tensioe, piu' giusto sarebbe a nostro parere dare notizia dei passi avanti che pure vengono effettuati, come l'accordo dei primi di settembre che ha consentito il ritorno a scuola dei bambini albanesi (2). Piu'— onesto sarebbe parlare del Kosovo come di una regione dove da un millennio convivono - e dovranno continuare a convivere in futuro - due popoli. Piu'— consono sarebbe, per il "mensile di informazione internazionale alternativa", raccontare la storia (...). Si partirebbe allora dal Medioevo, spiegando che cosa fu il Kosovo per i serbi e cosa successe a Campo dei Merli, e si proseguirebbe fino alle evoluzioni demografiche dell'ultimo secolo. Il lettore ansioso di sentir parlare di "pulizie etniche" verrebbe cosi' messo a conoscenza, tra l'altro, dei soprusi e delle violenze commesse contro i serbi nell'ultimo conflitto mondiale, di cui furono corresponsabili i fascisti italiani.

Cordialmente

Andrea Martocchia
Coordinamento Romano per la Jugoslavia

PS.
Speriamo che la rivista sappia imboccare una strada pi— accettabile per quanto riguarda l'informazione su tutta l'area balcanica. Da pagina 44:
- Tra l'animazione ed i giochi dei bambini si ristruttura il convento francescano. Eppure tutti sanno il ruolo perverso giocato dalle religioni in Bosnia, ed ogni jugoslavo conosce soprattutto chi sono i francescani di Bosnia e quello che hanno fatto nel '41-'44.
- Il comune di Bagno a Ripoli (certamente progressista) organizza vacanze sulla riviera dalmata "per aiutare la rinascita dell'economia locale", vale a dire per agevolare il consolidamento del regime sciovinista di Tudjman, responsabile della pi— feroce pulizia etnica perpetrata durante il conflitto, quella cioŠ di tutta la popolazione delle Krajine e della Slavonia. Senza contare che molto probabilmente l'afflusso turistico nei grandi complessi alberghieri della costa non giover… in fondo nŠ ai governanti nŠ alla popolazione locale, quanto piuttosto ai nuovi proprietari delle ricchezze della Croazia: austriaci, tedeschi, mafiosi e profittatori di guerra.


(1) Nel 1996 le attività dell'UCK erano poco note.
(2) In realta' gli accordi non sono stati attuati: Rugova e' "caduto in disgrazia" tra la sua stessa gente per averli firmati, ed e' stato scavalcato da settori ancor piu' oltranzisti. Gli albanesi hanno continuato il boicottaggio totale, anche delle scuole, impedendo la realizzazione dell'accordo.
(note del marzo 1998)