Roma, 12 settembre 1996
Gentile direttore,
sono passati piu' di 5 anni dall'inizio della guerra interjugoslava ed
uno dagli accordi di Dayton, eppure la disinformazione
strategica su quanto avviene nei Balcani non sembra dover cessare. Il
vostro giornale, che apprezziamo moltissimo e
riteniamo forse l'unico esistente in Italia davvero in grado di mostrare
i risvolti meno noti di certe problematiche interne
ed internazionali, non ha mai seguito in maniera particolarmente
approfondita quelle vicende, e fin qui: poco male, non si
puo' parlare di tutto allo stesso livello di approfondimento. Quando preo'
ci si prova, escono fuori delle cose inquietanti,
che fanno temere che neanche "Guerre & Pace" sia in grado di
tenersi fuori dal predominante cicaleccio mistificatorio e bugiardo.
Sul numero di Luglio scorso (30) (...) compaiono tra gli altri due
articoli importanti: il primo riguarda l'Albania, il secondo
la questione Kosovo.
Per chi non conosca gia'
di suo la reatlat
di quell'angolo dei Balcani
riconoscere il filo logico che lega insieme i due articoli
e' sicuramente impossibile, visto che essi sono assai contraddittori tra
loro. D'altronde, gia'
nella cartina che apre la rivista
il Kosovo e' indicato in una maniera assai discutibile. Come l'Albania, a
nostro parere anche il Kosovo e' semmai teatro
di "repressione" e "conflitti sociali" e niente piu'. Non sono usuali
"scontri armati con molte vittime" a Pristina, e sfidiamo
chiunque a dimostrare che li' siano in atto (a tutt'oggi) "repressione di
massa" e "guerriglia" (1).
L'articolo-intervista di pagina
38 chiarisce dove si voglia andare a parare: gli albanesi kosovari
sarebbero "stanchi di aspettare inutilmente, e la comunita'
internazionale non si decide ad agire". Il signor "ambasciatore di pace"
Alberto L'Abate arriva a parlare persino di
"occupazione militare serba". Anche l'anonimo intervistatore, pero'
non e' da meno, essendo riuscito a confezionare un
pezzo quantomeno irritante per chiunque conosca la realta'
di quei
luoghi. Si caldeggia in pratica un sollecito intervento
della famigerata "comunita'
internazionale", concetto questo che
"Guerre & Pace" penso debba piuttosto sottoporre
ad una critica feroce, visto l'uso-abuso che se ne e' fatto sugli organi
di disinformazione dalla Guerra del Golfo alla Somalia
passando per la stessa Jugoslavia... O abbiamo gia'
dimenticato che aerei
partiti dalle basi poste sul nostro territorio hanno
incessantemente bombardato una delle parti in conflitto nei Balcani per
due settimane di seguito? Che tipo di intervento,
di grazia, reclama il signor ambasciatore?
Ben strano messaggero di pace e' questo personaggio, che nell'intervista
sostiene una sola campana e riporta le ragioni di
questa soltanto, riducendo la presenza slava a "numerosi monasteri
ortodossi" cui i serbi sarebbero particolarmente affezionati
per non si sa bene quale motivo.
Nell'altro articolo, viceversa, si evidenziano bene le implicazioni
internazionali della questione albanese, ad esempio si parla
dei collegamenti tra la questione che si pone in Jugoslavia (Kosovo) e
quella che si pone in Macedonia. L'ambasciatore di
pace non spiega, ad esempio, che l'unico gruppo etnico a creare seri
problemi alla coesione ed alla sicurezza della nazione
macedone siano proprio gli albanesi. Come ha dimostrato l'episodio della
"Universita'
di Tetovo" (Macedonia),
leadership
nazionalista albanese si oppone all'integrazione della comunita'
skipetara all'interno di ogni forma statale a carattere multietnico.
Per inciso, la Macedonia possiede una Costituzione ed una legislazione
estremamente avanzate dal punto di vista della tutela
dei gruppi nazionali minoritari, cosi' come era per la Jugoslavia
federativa e socialista. Le richieste aperte di annessione
all'Albania, purtroppo, NON sono solo patrimonio delle forze piu'
estremiste.
Per anni ci hanno messo di fronte allo spauracchio della "Grande Serbia"
per giustificare il macello conseguente al dissezionamento
della Jugoslavia; per quale ragione per non si deve poter contestare la
"Grande Albania" ? Una spiegazione la troviamo, di nuovo,
nell'articolo di pagina 11, che dimostra come l'Albania rappresenti un
tassello strategico essenziale nel quadro balcanico
per l'asse che puo' determinare in direzione di Bulgaria e Turchia, con
l'appoggio di Europa e USA. I musulmani di Bosnia e
Sangiaccato, e gli albanesi del Kosovo e della Macedonia, rappresentano
la "prima linea" di questo fronte e devono svolgere
il ruolo di "guastatori" (o di carne da macello) per ricostruire nuovi
rapporti di forza nei Balcani, sicuramente a scapito della
Serbia ("Serbien muss sterbien") e della Macedonia, in una maniera pero'
che preoccupa fortemente anche la Grecia.
Qualcuno soffia sul fuoco del Kosovo, come e' stato prima anch eper
la Slovenia e giu' fino alla Bosnia, per far esplodere
definitivamente la polveriera balcanica. Cio' e' comprensibile quando
viene dagli strateghi militari del Pentagono, molto di meno
per se vi si adopra il pacifista (?) L'Abate; per non parlare poidi
"Guerre & Pace" che credevamo ispirata da tutt'altri intenti.
Anziche' prodigarsi a gettare benzina sui focolai di tensioe,
piu' giusto sarebbe a nostro parere dare notizia dei passi avanti
che pure vengono effettuati, come l'accordo dei primi di settembre che
ha consentito il ritorno a scuola dei bambini albanesi (2).
Piu' onesto sarebbe parlare del Kosovo come di una regione dove da un
millennio convivono - e dovranno continuare a convivere
in futuro - due popoli. Piu' consono sarebbe, per il "mensile di
informazione internazionale alternativa", raccontare la storia (...).
Si partirebbe allora dal Medioevo, spiegando che cosa fu il Kosovo per i
serbi e cosa successe a Campo dei Merli, e si
proseguirebbe fino alle evoluzioni demografiche dell'ultimo secolo. Il
lettore ansioso di sentir parlare di "pulizie etniche"
verrebbe cosi' messo a conoscenza, tra l'altro, dei soprusi e delle
violenze commesse contro i serbi nell'ultimo conflitto mondiale,
di cui furono corresponsabili i fascisti italiani.
Cordialmente
Andrea Martocchia
Coordinamento Romano per la Jugoslavia
PS.
Speriamo che la rivista sappia imboccare una strada pi accettabile per
quanto riguarda l'informazione su tutta l'area balcanica. Da pagina 44:
- Tra l'animazione ed i giochi dei bambini si ristruttura il convento
francescano. Eppure tutti sanno il ruolo perverso
giocato dalle religioni in Bosnia, ed ogni jugoslavo conosce soprattutto
chi sono i francescani di Bosnia e quello che hanno fatto nel '41-'44.
- Il comune di Bagno a Ripoli (certamente progressista) organizza
vacanze sulla riviera dalmata "per aiutare la rinascita
dell'economia locale", vale a dire per agevolare il consolidamento del
regime sciovinista di Tudjman, responsabile della pi
feroce pulizia etnica perpetrata durante il conflitto, quella cio di
tutta la popolazione delle Krajine e della Slavonia. Senza
contare che molto probabilmente l'afflusso turistico nei grandi
complessi alberghieri della costa non giover
in fondo n ai
governanti n alla popolazione locale, quanto piuttosto ai nuovi
proprietari delle ricchezze della Croazia: austriaci, tedeschi,
mafiosi e profittatori di guerra.
(1) Nel 1996 le attività dell'UCK erano poco note.
(2) In realta' gli accordi non sono stati attuati: Rugova e' "caduto in
disgrazia" tra la sua stessa gente per averli firmati, ed e' stato
scavalcato da settori ancor piu' oltranzisti. Gli albanesi hanno
continuato il boicottaggio totale, anche delle scuole, impedendo la
realizzazione dell'accordo.
(note del marzo 1998)