Lettera ad "AVVENIMENTI"

Roma, 17 marzo 1998

Gentile direttore,

Seguendo la prassi diplomatica internazionale consueta la questione del Kosmet (regione autonoma di Kosovo e Metohija, o Kosova, nella denominazione albanese) dovrebbe essere considerata un problema interno alla Jugoslavia, della quale rappresenta una provincia autonoma, cosi' come nessuno interferisce con Londra sulla ben piu' vergognosa questione dell'Irlanda del Nord, per non citare tanti altri casi analoghi.

Viceversa, determinati settori (la famigerata "comunita' internazionale" che ha fatto quello che ha fatto in questi anni nei Balcani?) stanno cercando di internazionalizzare la questione per arrivare ad una ulteriore lacerazione nel cuore di quelle terre, nel nome - ancora una volta - del separatismo su base etnica. Nelle ultime settimane sono stati terroristi schipetari del Kosovo ad usare per primi le armi, uccidendo sei poliziotti jugoslavi. Come si sarebbe comportata la polizia italiana di fronte a ripetuti attacchi dei "serenissimi", o di qualche ricostituito gruppo pantirolese, contro i commissariati di PS? Le azioni della polizia jugoslava sono mirate anche a rintracciare le armi, che - come molti giornali hanno scritto in questi giorni - sono arrivate essenzialmente dall'Albania. Queste azioni sono state ostacolate armi in pugno dai terroristi, provocando la reazione della polizia. Non tutti sono stati uccisi: molti si erano gia' arresi durante l'operazione. Da segnalare pero' che il leader Jasari si era asserragliato nelle case civili ed e' certo anch'egli responsabile della morte di donne e bambini durante l'azione. Dopo aver sgominato tragicamente la banda una delegazione di giornalisti e diplomatici e' stata invitata a verificare in loco cosa e' successo. Dopodiche' e' cominciato il balletto dei cadaveri, utilizzati ad uso e consumo di chi conosce bene i meccanismi della disinformazione di massa.

L'"Esercito di Liberazione del Kosovo" (UCK), responsabile in questi anni di decine di morti, serbi ed albanesi "traditori", ha come programma la Repubblica del Kosovo, che comprenderebbe anche parte della Macedonia. Un conflitto in Kosovo e' destinato ad estendersi percio' in tutta l'area, e ad esso prenderebbero parte di certo potenze regionali e non, ognuna secondo i propri piani o interessi. Finanziariamente l'UCK, i cui campi di addestramento si trovano soprattutto in Albania, si mantiene tramite le organizzazioni irredentiste albanesi operanti anche in Svizzera, Francia, Germania, con i proventi dei traffici di droga (anche questo e' stato finalmente scritto sui giornali, bonta' loro!) e della prostituzione in Italia. Questi sono i fatti, tutto il resto e' disinformazione, la stessa disinformazione strategica che abbiamo visto all'opera in Bosnia.

A questo punto c'e' da chiedersi: chi parla dei "diritti umani" e dell'"autodeterminazione" degli albanesi del Kosovo conosce tutti questi risvolti? E con quale coraggio ne parlano alcuni, che per tutti questi anni si sono opposti, attraverso menzogne e minacce, alla "autodeterminazione" dei serbi nelle Krajne ed in Bosnia? Ed infine: lei e' sicuro che i suoi lettori conoscano le richieste passate e presenti dei leader schipetari, e la situazione, a livello legislativo e dei diritti, in Kosovo negli ultimi 30 anni?

Cordialmente,
Coordinamento Romano per la Jugoslavia

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