(4 febbraio 1997) _________________________________________________________________________ Spett.le Redazione de "il manifesto" redazione@ilmanifesto.mir.it L'articolo GENTE DI PRISTINA (Giulia Fossa', 22/1/97 pag.19) si basa su informazioni non corrispondenti a verita' e su incredibili insinuazioni, sulle quali e' necessario soffermarsi un attimo: - Il Kosovo fa parte della Repubblica Federativa di Jugoslavia sin dal '45; in particolare, la regione era amministrativamente inclusa nella Repubblica federata di Serbia, e ciononostante godeva di un'ampia autonomia, piu' forte ancora di quella di cui pure gode ad esempio il nostro Sudtirolo. Nel 1989 la Repubblica di Serbia, in seguito alle crescenti tendenze separatiste degli abitanti del Kosovo di lingua albanese (dimostrazioni ed episodi di violenza si susseguivano sin dalla morte di Tito) aboli' determinate prerogative di detta autonomia, come la non giudicabilita' degli albanesi da parte di tribunali non albanesi ed il potere di veto del Kosovo sulle decisioni del parlamento serbo. Ne vennero conservate altre, come il bilinguismo o l'insegnamento in lingua albanese nelle scuole. A tutt'oggi in Kosovo si vendono decine e decine di pubblicazioni in lingua albanese, esistono canali radiofonici e televisivi in lingua albanese, ecc. - Per il Kosovo non si puo' parlare di occupazione militare, visto che l'esercito jugoslavo e' l'esercito dello Stato di cui il Kosovo fa parte. Si puo' parlare casomai di una intensificazione del controllo militare del territorio, che pero' solo in rare occasioni si e' manifestata con evidenza (ad esempio nel 1989-'90). - Il nome della regione non e' stato mai cambiato, ma e' lo stesso da sempre per gli slavi e per gli albanesi: Kosovo. Non sono mai state chiuse scuole, ne' ospedali. La mancata frequentazione delle scuole dell'obbligo da parte dei bambini albanesi e' stata dovuta al boicottaggio voluto dai loro genitori. Esso ha tuttavia avuto termine in seguito all'accordo reso possibile da Milosevic e dal leader kosovaro Rugova nello scorso settembre. Negli ultimi anni le forme di boicottaggio delle strutture pubbliche da parte degli albanesi erano arrivate a livelli di tale esasperazione da mettere a repentaglio la salute di tutta la comunita' ("sciopero" delle vaccinazioni, costituzione di strutture sanitarie parallele...). - Qualcuno continua a definire Rugova "Presidente" di una autoproclamata "Repubblica del Kosovo", che non e' stata mai riconosciuta da nessuno al mondo. L'articolo fa cenno a finanziamenti che questa sarebbe in grado di elargire per il funzionamento delle strutture alternative albanesi, ma non viene chiarito ne' in quale maniera ne' da chi venga finanziato questo "governo parallelo". Elementari considerazioni di geopolitica fanno pero' comprendere come l'appoggio esterno venga soprattutto da Turchia e Stati Uniti, oltre che dal pessimo governo Berisha. - A tutto cio' si aggiunga che l'attuale rapporto demografico tra albanesi e serbi nella regione e' dovuto a varie vicende storiche che andrebbero conosciute per poter giudicare con cognizione di causa. In particolare, durante la seconda guerra mondiale i serbi sono stati oggetto di persecuzione da parte dei nazifascisti: gli italiani in particolare hanno appoggiato i fautori della "Grande Albania" e le milizie "baliste" scatenate contro la popolazione cristiano-ortodossa (si tratta di un altro "pezzo" della poco nota storia di quello stesso sterminio che ha avuto luogo pure in Bosnia ed in Croazia). Dopo la guerra, serbi e montenegrini hanno continuato l'esodo: Tito pensava di fare del Kosovo lo "spazio naturale" degli albanesi jugoslavi e di attutire cosi' i recenti rancori; mai e poi mai si sarebbe sognato di fomentare il separatismo... "Il Piccolo" del 24/1/1997 riporta un articolo illuminante, dal titolo: TIRANA ALLENA I TERRORISTI DEL KOSOVO. In esso si chiarisce tra l'altro: 1. che la "rivolta" degli albanesi kosovari ed anche macedoni non e' impregnata solo di nonviolenza, ma talvolta anche di fanatismo nazionalista, di violenza terroristica (cfr. i recenti attentati del "Fronte di Liberazione del Kosovo", diretti anche contro semplici avventori dei ristoranti) e di traffici illeciti; 2. che in Albania, vicino ad Elbasan, c'e' un campo di addestramento per i terroristi, nel quale si impiegano armi NATO dell'ultima generazione; 3. che si prepara un'offensiva terroristica in grande stile per la primavera prossima (prima, durante o dopo le elezioni presidenziali in Serbia e Montenegro?...). Premesso che (siamo tutti d'accordo?) l'unione tra popoli e culture diverse rappresenta un valore, mentre la separazione ed il fanatismo vanno combattuti, riteniamo che per questo motivo si debbano sostenere, nell'ambito della Jugoslavia attuale, quelle forze e quelle parti politiche che piu' garantiscono la convivenza pacifica e la natura multietnica della Federazione. Alcune di queste sono all'opposizione (ma a sinistra, e non a destra: ci riferiamo alla Lega dei Comunisti); altre sono oggi al governo (nella coalizione JUL). Anche Milosevic, che sia per opportunismo o convinzione reale, mostra di perseguire al momento una politica di stabilizzazione anche attraverso il dialogo con le minoranze, in Kosovo come in Vojvodina. Cosa succederebbe al Kosovo se il pope Draskovic andasse al governo? Purtroppo pero' anche i fatti recenti di Belgrado fanno ritenere che sia imminente una svolta tragica per la Federazione serbomontenegrina. In pratica potrebbe ripetersi su scala piu' piccola un processo di disgregazione, forse anche sanguinosa, che con ogni evidenza viene incitato e coadiuvato dall'esterno anche per mezzo del rabbonimento a mezzo stampa di un'opinione pubblica ignorante e disattenta alle cose dell'Est europeo. Ci sembra incredibile ed inqualificabile che persino "il manifesto" si presti a questa operazione distruttiva, nonostante la tragica lezione degli anni passati.