(22 gennaio 1997) _________________________________________________________________________ E-MAIL APERTA alla Redazione de "il manifesto" redazione@ilmanifesto.mir.it In merito all'articolo apparso sul Vs. giornale in data odierna, a pagina 19, a firma Giulia Fossa', vorremmo far presente quanto segue: > PRIMA COLONNA: - riga 6: "Serbia: ho imparato ad aver paura di questa parola". Nessun commento. - riga 8: "dal 1989 ... sotto pesante occupazione militare". Il Kosovo e la Metohija (Kos-met) fanno parte della repubblica Federale di Jugoslavia sin dal '45; in particolare, la regione era amministrativamente inclusa nella piu' piccola Repubblica federata di Serbia, e ciononostante godeva di un'ampia autonomia, forse ancora piu' forte di quella di cui pure gode (per fare un esempio) il nostro Sudtirolo. Nel 1989 la Repubblica di Serbia, in seguito alle crescenti tendenze separatiste degli abitanti del Kosmet di lingua albanese (detti anche "skipetari"), che rappresentano oggigiorno piu' del 90% della popolazione, aboli' determinate prerogative di detta autonomia, come ad es. l'Universita' albanese (faccio notare che nemmeno nel nostro Sudtirolo esiste una Universita' di lingua tedesca) o la non giudicabilita' degli albanesi da parte di tribunali non albanesi. Vennero conservate altre prerogative, come il bilinguismo o l'insegnamento in lingua albanese nella scuola dell'obbligo. Non si puo' dunque parlare di occupazione militare, visto che l'esercito jugoslavo e' l'esercito dello Stato di cui il Kosmet fa parte. Si puo' parlare viceversa di una intensificazione del controllo militare del territorio (come ad es. per la Sardegna dei sequesti o la Sicilia della mafia), che pero' solo in rare occasioni si e' manifestata con evidenza (cingolati per le strade ecc.). - riga 12: "... e' stata ribattezzata in lingua serba Kosovo". Il termine Kosovo deriva da Kos, cioe' "merlo" in serbocroato. La regione prende il nome dal "Campo dei Merli" (Kosovo Polje), cioe' la pianura in cui tra l'altro e' situato il capoluogo (Pristina). Ivi i serbi subirono una terribile sconfitta militare ad opera dei Turchi nel secolo XIV, celebrata ogni anno il giorno di San Vito ed oggetto di una tradizionale festa. Il termine "Kosova" e' uguale al termine "Kosovo", come anche un ebete puo' osservare, a parte per la diversa desinenza, che denota l'uso nell'idioma slavo o in quello albanese. - riga 16: "...da allora (...) una forma di resistenza pacifica, collettiva e organizzata..." L'autrice non fa cenno alle tensioni esistenti in Kosmet sin dall'inizio degli anni '80, sfociate spesso in scontri di piazza. Non viene fatto riferimento nemmeno ai piu' recenti episodi di violenza terroristica attribuibili al neonato "Esercito di Liberazione del Kosovo" (irruzione in ristoranti serbi e mitragliate, con morti e feriti, eccetera). - riga 18: "La chiusura forzata delle scuole, delle Universita', degli ospedali..." Nessun commento. Andare e controllare. - riga 19: "... la perdita del posto di lavoro ..." Quanti posti di lavoro in tutto il territorio della ex Federazione Jugoslava sono stati persi dall'inizio del conflitto? Perche'? - riga 32: "Finanziata da chi? Dal governo del Kosova" E come si finanzia il governo del Kosova? - riga 45: "L'aereo e' sporco, puzza..." L'autrice dell'articolo cerca di spacciare il suo razzismo da autobus urbano per odio dell'ingiustizia (chiaramente quella subita dagli albanesi ad opera dei serbi-serpenti, ...o dei macedoni, visto che l'aereo e' macedone?). NOTA: la giornalista non fa alcun parallelo tra la situazione nel Kosmet e quella nella limitrofa Macedonia, ne' accenna alla "madrepatria" albanese ecc. Si desume tuttavia che la sua avversione per i serbi (in quanto tali) non sia accompagnata da un sentimento analogo nei confronti dei macedoni (che pure hanno i loro problemi con la minoranza albanese...) - riga 52: "E' ai poliziotti giu' che non dovro' dirlo. Da questo momento sono una turista e tutto quello che faro' dovra' essere segreto" Perche'? La giornalista non ha mai provato a comportarsi da normale giornalista in Jugoslavia. Certo, se ha paura dei serbi gia' quando li sente nominare... - riga 68: "... quello che viene controllato di piu' sono proprio i libri". Chissa' perche'. Intenzioni censorie? La giornalista non fa alcun accenno al traffico di droga. - riga 75: "Per il momento ci limitiamo a mettere le mani in una tinozza con acqua e varechina per la <>". Infatti, proprio di disinfestazione si tratta. La giornalista non fa alcun accenno all'epidemia di afta epizootica, che si cerca di contenere a quel modo. La stessa disinfestazione viene spesso fatta al confine greco-macedone, al confine greco-turco, al confine tra Serbia e Montenegro, tra Macedonia e Serbia... NOTA: Sindome da mani sporche? Complessi di colpa? - riga 85: "... un posto di polizia duro. (...) Tutto si risolve con qualche battuta ed una risata in serbo" Forse se avessero capito con quali intenzioni e quale predisposizione d'animo la giornalista andava in giro, presi dal sospetto l'avrebbero fermata per accertamenti e portata in caserma. Pero' una "risata in serbo" (sic!) e' sufficientemente agghiacciante. NOTA: la lingua serba e' la lingua parlata dagli slavi del sud (Jugo-slavi). Essa e' in uso anche in Croazia, Bosnia, Macedonia, Montenegro, ed in ognuna di queste realta' viene chiamata con un nome diverso (serbocroato, croato, croatoserbo, jugoslavo, bosniaco) a seconda del senso che si vuole dare al discorso. - riga 89: "E' strano, ma mi sento sicura." Nessun commento. > SECONDA COLONNA - riga 1: "Siamo in un paese dove si puo' sempre, ogni giorno, non arrivare". Come in tutti i paesi. Nelle righe successive "una persona" informa la giornalista della situazione. La giornalista prende tutto per buono, non batte ciglio. - penultima riga: "Parlano di dialogo, di pace, di Europa" In nome dell'Europa hanno sfasciato la Federazione Jugoslava. L'Unione Europea ha incitato la Bosnia a staccarsi, promettendole una rapida integrazione. L'Europa corteggia gli albanesi. > TERZA COLONNA - riga 1: "Quando la sorella scoppia a piangere durante l'intervista do' lo stop. So che in TV avrebbe alzato di molto gli ascolti..." Viva la faccia. Peccato pero' che tutto l'articolo faccia ottimo uso del peggior pietismo televisivo. - riga 8: "I bambini sono potuti restare negli edifici scolastici..." Frase dal significato oscuro. Forse la giornalista si riferisce all'accordo sottoscritto nel settembre scorso dalle autorita' serbe e da Rugova, il presidente della autoproclamata "Repubblica del Kosovo", in seguito al quale gli albanesi hanno deciso di far tornare a scuola i loro bambini dopo uno "sciopero dell'istruzione" che e' andato a scapito solamente dei bambini stessi. NOTA: La giornalista non fa cenno degli accordi, ne' dell'evoluzione politica in atto in tutta la Repubblica Federale. - riga 10: "... un muro (...) e' stato alzato..." In molte altre scuole frequentano solamente alunni albanesi. La giornalista e' stata portata in giro dai suoi accompagnatori, in tutti i sensi. - riga 21: "Questa era una scuola modello, ha rappresentato Kosova nella Federazione della ex-Jugoslavia..." (segue descrizione delle strutture scolastiche nella Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia, che farebbero invidia a qualsivoglia scuola dell'Italia centrale). Nessun commento. - righe seguenti: nuove considerazioni sulla puzza imperante. Inoltre, i serbi sono scoperti colpevoli di sradicare le tazze del cesso e portarsele via. > QUARTA COLONNA - riga 13: "Ricordo benissimo i giorni dell'occupazione..." Dunque l'occupazione e' cosa passata? Quale occupazione? Le tensioni e gli scontri del 1989? - riga 26: "Tutto il materiale scolastico e' stato confiscato dalla polizia nel novembre 1994" Nessun commento. NOTA: la giornalista sta visitando "scuole ospitate in case private", cioe' posti dove albanesi particolarmente zelanti insegnano ad altri albanesi a non frequentare le scuole e le Universita' pubbliche, perche' in queste ultime si insegna quello "che vogliono i serbi" (dichiarazione fatta al sottoscritto da un albanese kosovaro). - riga 42: "Il professore, uno stipendio mensile di 170 marchi..." Unico passo dell'articolo in cui si accenna alla situazione economica e sociale del Kosmet. Non viene chiarito 1) perche' lo stipendio e' in marchi, e non in dinari; 2) da dove vengono i soldi; 3) se la paga e' alta o bassa, rapportata agli standard locali e jugoslavi in genere. - riga 51: "Ho chiesto di cambiare macchina, persone e tutto il resto. Ho paura, dopo quello che ho visto e sentito in questi giorni." La giornalista comincia a realizzare che forse i suoi accompagnatori stanno un po' esagerando? No, viceversa e' stata agghiacciata dalla documentazione-horror che le viene mostrata. Bosnia docet. - righe successive: familiari dell'insegnante assassinato, interviste. - ultime righe: "Quell'insegnante e' stato ucciso perche' aveva organizzato per la gioventu' la festa del 28 novembre, che e' il giorno di festa nazionale..." La festa nazionale in Jugoslavia e' il 25 Novembre. Si celebra allora la costituzione delle Federazione (1943), e questo avviene anche in Serbia. Non avviene piu' invece, ad es., in Slovenia e in Croazia. Che festa sarebbe per gli albanesi il 28 Novembre? - conclusione: tutti piangono. Viene da pensare a certe "donne bosniache stuprate dai cetnici", che rilasciavano interviste a tutto spiano durante il conflitto in Bosnia. Forse proprio a causa del loro pianto continuato le loro dichiarazioni erano spesso doppiate da attrici professioniste (la cosa e' stata particolarmente in voga sulla CNN). Tralasciamo ogni considerazione di carattere generale sul vostro giornale, i vostri giornalisti, quelli del TG3, il modo in cui si e' fatta disinformazione sui Balcani negli anni passati (non dubitiamo che si andra' avanti cosi' ancora a lungo, almeno fino alla prossima esplosione di violenza...). Vi chiediamo soltanto di correggere con un "errata corrige" il commento in neretto che appare nella pagina immediatamente precedente (18), in cui si parla del discorso di Tudjman: << DURI ATTACCHI AI "CIRCOLI STRANIERI ANTICROATI" E AI MOVIMENTI AUTONOMISTI ISTRIANI, DALMATI E FRIULANI >> Friulani! Ah, ah, bella battuta, complimenti !!! Andrea Coordinamento Romano per la Jugoslavia, 22/1/1997