A questo riguardo, vista la disinformazione imperante, siamo tenuti a ricordare che l'esistenza di monumenti religiosi dell'ortodossia risalenti anche al Medioevo, molti dei quali sotto tutela UNESCO, nonche' il fatto che tutta l'identita' nazionale dei serbi in quanto popolo ruoti attorno ai fatti di Campo dei Merli (Kosovo Polje - 1389), attestano la presenza e l'influenza dei serbi nell'area sin da tempi non recenti. Lo stesso nome della regione del Kosovo deriva dalla radice slava Kos, cioe' "merlo", ed esso e' ripreso esattamente in lingua albanese a parte il solo cambiamento della desinenza (Kosova), mentre il nome della Metohija e' addirittura di matrice greca.
Le celebrazioni di Kosovo Polje del 1989 hanno avuto luogo nel 600esimo anniversario delle vicende di cui sopra; esse rappresentavano dunque per i serbi la festa nazionale piu' importante di questo secolo. Le presenza di Slobodan Milosevic, presidente della Serbia, alle celebrazioni della festa nazionale dei serbi non puo' ne' sorprendere ne' indignare.
A questo riguardo, vista la disinformazione imperante, siamo tenuti ancora a precisare che prima della cancellazione di detta autonomia la regione godeva a tutti gli effetti di una quasi-"statualita'"; questa entro' in vigore nel 1974 - dopo le turbolenze di parte albanese cominciate nel 1968 - con quella Costituzione elaborata da Kardelj e collaboratori che esaltava il carattere decentrato e federativo dello Stato. Nonostante cio', le dimostrazioni ripresero immediatamente dopo la morte di Tito.
A questo riguardo, vista la disinformazione imperante, siamo tenuti a precisare ulteriormente che quello che in questi ultimi anni e' stato considerato lo "sciovinismo serbo" spesso non era altro che la presa d'atto e la discussione sulle vicende che hanno visto serbi e montenegrini protagonisti in questo secolo: in particolare, il "Memorandum dell'accademia serba delle Arti e delle Scienze" del 1986 e' stato utilizzato in maniera propagandistica e disonesta come "un coltello affilato contro la stessa gente serba" (P. Handke), laddove viceversa esso contiene soprattutto, per il caso del Kosmet, una analisi dell'evoluzione della presenza ortodossa sul territorio e delle cause dello spopolamento pressoche' totale, continuato anche dopo il genocidio operato dai nazifascisti, nonche' della situazione legislativa determinatasi a partire dal 1974, che a detta dei serbi presentava una clamorosa non-reciprocita' (ad es. per il fatto che gli albanesi non erano processabili dai tribunali non kosovari, ma non valeva il viceversa).
A questo riguardo, vista la disinformazione imperante, dobbiamo anche precisare che da parte delle istituzioni jugoslave non e' stato introdotto nessun tipo di "apartheid" etnico da nessun punto di vista, ne' alcuna forma di repressione che non fosse rivolta ad impedire disordini di piazza. In nessun modo si e' configurata in questi anni alcuna "occupazione militare" del Kosmet da parte serba, come affermano fonti disinformate o in malafede, visto che tra l'altro la regione e' parte dello Stato jugoslavo sin dalla fine della prima guerra mondiale, essendo stata in precedenza solo una provincia dell'Impero Ottomano e mai politicamente indipendente.
Vista la disinformazione imperante, a questo riguardo siamo tenuti a ricordare che le attuali minacce di inasprimento delle sanzioni contro la Jugoslavia se la situazione del Kosovo non sara' "risolta" sono un ulteriore esempio della politica dei due pesi e delle due misure in atto da anni nei confronti di Milosevic, della sua politica e della Jugoslavia in quanto tale: nessuno ha infatti sanzionato la Croazia per il comportamento tenuto nei confronti dei serbi, cosi' come nessuno mai si sognerebbe - tanto per fare un altro esempio - di minacciare sanzioni economiche contro la Spagna per la repressione del nazionalismo basco o contro la Turchia per il genocidio dei curdi. Il continuo richiamo alla "applicazione degli accordi di Dayton" e' strumentale e fuorviante, visto che questi in nessun punto comprendono ne' riguardano il Kosovo e/o la Serbia e quello che vi succede all'interno. La recente conferenza di Bonn sull'implementazione degli accordi ha visto il ritiro della delegazione serba perche' il gruppo di contatto, su pressione essenzialmente tedesca, aveva inserito una risoluzione pesante sul Kosovo. Viceversa, la questione dei serbi di Croazia fa parte degli accordi e viene disattesa e violata dai croati come tutte le questioni legate ai profughi in Bosnia e in modo particolare in quella che essi definiscono "Herzeg-Bosna".
Vista l'enormita' dei processi in atto ed in base a cio' cui abbiamo assistito con la stessa guerra fratricida nei Balcani, noi riteniamo che l'assoluto conformismo politico-intellettuale in cui siamo immersi vada urgentemente combattuto a forza di controinformazione e solidarieta' internazionalista vera. Altrimenti diventera' sempre piu' irrespirabile e pesante il clima anche qui da noi, visto che tra l'altro la mancata riuscita degli sforzi assurdi fatti per "far entrare il nostro paese in Europa" sta per portare anche l'Italia verso un processo drammatico di disgregazione.
Per chiudere sul problema del Kosovo, vorremmo dire che e' sbagliato ed inopportuno che i lavoratori serbi appoggino la polizia contro i lavoratori albanesi tanto quanto e' sbagliato ed autolesionista per i proletari albanesi (e puramente folle per la "sinistra" nostrana) accodarsi alla loro borghesia bigotta, nazionalista e filoimperialista nel segno di un separatismo etnico antijugoslavo e razzista.
COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA, marzo 1998