CHI SEMINA RACCOGLIE 4 dicembre 1996 Due parole sulle vicende post-jugoslave ed il loro travisamento a mezzo stampa a cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia _______________________________________________________ Per lo spettatore medio e' generalmente impossibile districarsi nel labirinto dell'informazione per interpretare in una qualsivoglia maniera gli eventi che si succedono nelle repubbliche jugoslave ex-federate. Succede da anni, d'altronde; cosi' anche la recente sortita di movimenti apparentemente nuovi o innovatori e di opposizione in Croazia ed in Serbia e' stata immediatamente fraintesa, anche da chi si riteneva piu' attento alle cose jugoslave. * CROAZIA Per quanto riguarda la Croazia ci riferiamo al battage scatenatosi in seguito alla minaccia di chiusura dell'emittente radiofonica RADIO 101. L'eventualita' dello spegnimento di una delle radio commerciali piu' popolari ha suscitato proteste e prese di posizione anche all'estero. In effetti si susseguono gli allarmi provenienti dalla Croazia sulla questione delle liberta' di espressione, ed il regime e' particolarmente attento a salvaguardare determinati specchietti per le allodole cosi' che la Croazia ottenga dagli osservatori occidentali la patente di "stato democratico". Chi tuttavia conosce la realta' zagrebina sa bene che RADIO 101 fu tra i media uno dei piu' efficaci scatenatori della campagna che accompagno' gli eventi del 1990-'91, che portarono alla secessione dal resto della Federazione ed alla guerra civile. RADIO 101 ha chiaramente sostenuto il progetto secessionista ed il "nuovo corso", ovviamente in nome della democratizzazione e guardando all'Occidente ed all'Europa come punti di riferimento. I valori che hanno ispirato RADIO 101 dunque sono gli stessi che ispirano la leadership attuale. RADIO 101 non e' connotabile come radio d'opposizione perche' non punta ad un mutamento di rotta. Si puo' ben dire che i fatti recenti e meno recenti (vedi il progetto di acquisto dell'emittente da parte del figlio di Tudjman) riguardanti RADIO 101 siano da annoverarsi nel quadro delle lotte di potere interne alla cricca nazionalista e sciovinista che guida oggi il paese. Se un problema analogo fosse capitato ad un altro qualsiasi organo di stampa probabilmente RADIO 101 non solo non avrebbe espresso alcuna solidarieta', ma avrebbe bensi' usato le consuete accuse di jugoslavismo, ovvero anticroaticita', ovvero filoserbismo per diffamare ed annientare il soggetto in questione, come e' d'uso nella triste Croazia accadizetiana. Noi pensiamo insomma che RADIO 101 stia bollendo nel minestrone da lei stessa preparato, e che dunque non meriti il nostro sostegno. Chi semina raccoglie. * SERBIA A Belgrado settori nazionalisti e clericali, facenti capo al pope Vuk Draskovic, hanno il loro posto al sole in una coalizione (Zajedno, cioe' "insieme") che li vede uniti a liberisti sfrenati filooccidentali alla Djindjic, studenti pieni di belle speranze e poche idee, teppisti che si dedicano alla provocazione per suscitare una risposta il piu' possibile dura da parte delle autorita'. Ora tutti costoro protestano per le strade e le piazze della citta' agitando la simbologia monarchica ed ultranazionalista, indicando in Milosevic & co. i traditori della patria, e chiedendo giustizia per i Serbi di Croazia e Bosnia. Questa coalizione si avvale di un innegabile sostegno in vari settori della societa', ad esempio le moltitudini di profughi, pieni di rancore per una classe dirigente che in tutti questi anni si e' mossa con una disinvoltura ed un opportunismo davvero sconcertanti. I compagni di Milosevic, che chiameremo nel seguito "para- socialisti", hanno dapprima accettato come un dato di fatto la dissoluzione della Jugoslavia titina, cercando di ricavare uno spazio per una mini-Jugoslavia serbista i cui confini non hanno potuto (e d'altronde non possono in alcun modo) essere tracciati senza ingiustizie e spargimento di sangue. Successivamente hanno pensato di costruirsi un'immagine presentabile per l'Occidente, prima abbandonando a loro stessi i Serbi delle Krajne aggrediti dall'esercito di Tudjman, poi sottoscrivendo gli accordi di Dajton, che hanno imposto pesanti condizioni ai Serbi di Bosnia (si pensi a Sarajevo, Bihac, o al corridoio di Brcko), poi dicendosi intenzionati ad attuare in tempi brevi le privatizzazioni e la svolta in senso capitalista dell'economia. Draskovic chiede apparentemente l'impossible: da una parte vuole che l'Occidente lo riconosca come l'interlocutore piu' affidabile; dall'altra usa gli slogan e si appoggia sulle forze nazionaliste piu' accese. In realta' il problema per l'Occidente non sussiste: il nazionalismo piu' sfrenato e' stato il suo diretto referente in Slovenia, Croazia e Bosnia. Nulla vieta che anche in Serbia siano gli ultraconservatori ed i fascisti a fare gli interessi del capitale straniero, che chiede soltanto che gli vengano svendute tutte le risorse del paese. Dunque Milosevic ha poco da lamentarsi: chi semina raccoglie. * ALTROVE Zajedno e' dunque un conglomerato eterogeneo di forze sociali e tendenze ideologiche in grado di scalzare la leadership parasocialista oggi al potere, ma non e' "opposizione", non puo' esserlo in nessun senso. Questa coalizione e' riuscita ad entusiasmare tutti i mass-media dei paesi occidentali, dal quotidiano italiano "il manifesto" alla tedesca "Frankfurter Allgemeine Zeitung" (FAZ) (la velina della grande finanza e della panzer-industria germanica), tanto per citare due casi. Il primo si e' distinto in questi ultimi anni per la sua confusione analitica e l'ambiguita' nel riportare le cronache della guerra. Notiamo solamente che "il manifesto" ha riportato sempre le opinioni di tanti intellettuali chic alla Predrag Matvejevic, ma mai ha voluto intervistare un comunista jugoslavo. Per le ultime vicende belgradesi, questo giornale ha usato come unica chiave di interpretazione quella, diciamo, studentistica, per cui se c'e' di mezzo un movimento studentesco (indipendentemente da possibili limiti o strumentalizzazioni) allora va tutto bene. La FAZ viceversa non ha mai mostrato alcuna oscillazione od incertezza di giudizio, esplicitando sempre con toni anche rudi (vedi gli editoriali del signor Reissmueller) la sua posizione filocroata ed antiserba, al limite dell'istigazione all'odio razziale. La convergenza che anche in questa occasione oggettivamente si mostra tra (ci si permetta l'espressione) l'autoproclamato quotidiano comunista italiano e la regina delle gazzette ultraconservatrici tedesche non ci stupisce piu' di tanto. Chi semina confusione, confusione raccoglie. _____________________________________________________________________________ in occasione del 53.esimo anniversario della fondazione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia (29 novembre 1996)