(22/11/1997) Sempre a proposito di elezioni: si sono tenute recentemente quelle presidenziali in Montenegro, dopo una campagna elettorale dai toni estremamente violenti. Ne e' risultato vittorioso Milo Djukanovic, filooccidentale, contro Momir Bulatovic, vicino alle posizioni del governo federale e del presidente federale Slobodan Milosevic. Il risultato elettorale e' tuttora contestato a causa di numerose irregolarita', ma come e' noto: i brogli elettorali non sono tutti uguali. In gennaio il contestato risultato delle amministrative in alcuni comuni della Serbia (l'altra repubblica che costituisce la Federazione) dopo essere stato annullato a causa di presunti brogli doveva essere accettato e riconosciuto con una legge ad hoc dal governo a causa di una eccezionale pressione internazionale a favore dell'opposizione "democratica" (nazionalisti, monarchici e liberisti). Anni fa brogli evidenti alle amministrative in Croazia passavano come acqua fresca per consentire la vittoria di un candidato del partito di Tudjman a Zagabria, mentre ancor prima in Albania Sali Berisha era eletto presidente tramite elezioni-truffa. In Slavonia Orientale ed in Bosnia, dove si suppone che i militari ONU e SFOR siano li' a garantire la correttezza della vita politica, la situazione non e' diversa. In particolare in Bosnia-Erzegovina ad ogni elezione capita di riscontrare percentuali di votanti superiori al 100 per cento, mentre in molte municipalita' i serbi lamentano liste elettorali confiate che includerebbero anche nomi di persone defunte da un pezzo. Tornando alle elezioni in Montenegro: facciamo seguire il testo di un articolo che esprime a chiare lettere quali sono gli interessi in gioco (da "International Heral Tribune", 23 ottobre 1997), reperito sul sito EST (http://www.ecn.org/est/balcani/jugo/jugo07.htm). -- LE ELEZIONI PORTANO IL MONTENEGRO IN PRIMO PIANO di Joseph Fitchett I governi occidentali stanno sperando che il cambiamento di leadership in Montenegro faccia del paese una tessera geopolitica piu'ù incisiva all'interno dei Balcani di quanto potrebbero lasciare supporre le sue piccole dimensioni, come dicono diplomatici americani ed europei. I loro governi, affermano, hanno sperato fortemente nei risultati elettorali concretizzatisi la scorsa settimana, quando Milo Djukanovic e'è stato eletto presidente del Montenegro, il piccolo partner della Serbia nella Federazione Jugoslava presieduta da Slobodan Milosevic. I due sono nemici giurati. Djukanovic, 35 anni, e'è favorevole a una liberalizzazione economica e a una moderazione politica dello stesso tipo predicato dall'Occidente, ma rifiutato da Milosevic. Djukanovic ha cominciato a usare termini come "l'uomo di ieri" per esprimere la sua condanna di Milosevic - e ancora di piu'ù di Mirjana Markovic, l'influente consorte di quest'ultimo, che e'è una marxista ortodossa. Anche se nel curriculum di Djukanovic ci sono poche prove effettive di liberalismo, i governi occidentali lo considerano come il male minore in Montenegro e danno gran peso al fatto che abbia sconfitto Milosevic in un'importante elezione in quello che quest'ultimo considera il proprio cortile di casa. "E' un messaggio inviato a Milosevic, affinche'é non pensi di ampliare la propria base di potere mettendosi a sedere bello comodo e aspettando che l'Occidente si tiri fuori di torno", ha detto l'altroieri un funzionario di Washington. Altri funzionari occidentali concordano che il nuovo governo [sic - in realta'à si tratta delle nuova presidenza della repubblica - n.d.t.] intacca in realta'à la posizione di padrone serbo occupata da Milosevic, rendendo chiaro che èe' incapace di vincere la pace. Rendendo piu'ù gravi le divisioni tra i serbi, la vittoria di Djukanovic - e la sconfitta del surrogato locale di Milosevic - potrebbe mandare un messaggio di profondo isolamento ai serbo-bosniaci che seguono la linea dura, soprattutto al regime di Pale in Bosnia. I montenegrini, anche se tecnicamente non sono serbi [come se i bavaresi non fossero tedeschi - n.d.crj], sono etnicamente e culturalmente legati a loro. Hanno inviato forze a combattere a fianco dei serbi in Bosnia, anche se hanno adoperato la maggior parte delle proprie energie durante il periodo di guerra per violare l'embargo - e ora si dedicano al redditizio contrabbando di sigarette [Bulatovic accusa Djukanovic di essere al centro di questi traffici, n.d.crj]. Con soli 650.000 abitanti, il Montenegro viene di norma ritenuto un'appendice della Serbia, ma attualmente si ritrova a godere di un grande valore potenziale come fattore di disturbo, se il suo leader concretizzeràa' la sua minaccia di sfidare Belgrado, secondo funzionari americani e tedeschi. In una guerra di nervi con Milosevic, affermano questi ultimi, Djukanovic dispone di numerosi vantaggi: * Il Montenegro occupa una striscia della costa adriatica. Senza un accesso al mare attraverso il Montenegro, i serbi rimangono chiusi da terre ferme. Cio'ò espone la Serbia a nuove pressioni, perchée' dovrebbe fare affidamento sulle tradizionali vie di comunicazione su terra attraverso la Croazia. * Milosevic saràa' esposto ai rischi rappresentati dalla capacita'à di Djukanovic di turbare, e addirittura di paralizzare, la presidenza jugoslava, l'incarico che Milosevic si e'è assunto come propria base di azione politica ora che costituzionalmente non puo'ò piu'ù candidarsi a capo della Serbia. Nella presidenza jugoslava, Milosevic puòo' contare sui suoi protetti, come il presidente serbo [carica ora vacante, verra' eletta nel dicembre 1997 - n.d.crj], ma la sua autorita'à ora deve fare i conti con i poteri di veto di Djukanovic - ivi inclusa la minaccia ultima di una secessione. * Ora che Djukanovic e'è stato eletto, i governi occidentali potranno intervenire, qualora vengano chiamati a proteggere il Montenegro da un attacco delle forze di Milosevic. Preoccupato della sovversione, Djukanovic, ancora quando era leader dell'opposizione, ha adottato misure preventive come quella di creare una rete di telecomunicazioni separata al di fuori del sistema ufficiale ancora controllato da Belgrado. E il nuovo presidente controlleràa' i mezzi radiotelevisivi locali, che vengono captati anche in Serbia. L'impatto potenziale di questo avvicendamento di poteri in Montenegro, secondo le parole dei diplomatici occidentali, consiste nel fatto che questa nuova spina nel fianco di Milosevic potrebbe aiutare a renderlo piùu' duttile rispetto agli interessi dell'Occidente. Paradossalmente, la poverta'à del Montenegro potrebbe rivelarsi un vantaggio, affermano i diplomatici, nel senso che il paese potrebbe vedere dei rapidi risultati da eventuali aiuti occidentali forniti a un nuovo governo disposto a collaborare. (da "International Heral Tribune", 23 ottobre 1997)