Come l'amore.
E’ quasi come una prigione fatta di mura ispessite dal terrore glaciale dei
detenuti quando costretti ad una vita di reclusione si abbattono
furiosi contro quelle pareti viscide affamati di
libertà.
Così quel grido di disperazione si affolla nella mia mente resa un filo d’
erba spezzato dal vento crudele, un virgulto che solitario aveva
cercato di resistere invano alla bufera.
Quel suono straziante, come di un violino male accordato e in cui ad ogni
passaggio dell’asta assassina scivolano insidiose gocce di un oblio
incandescente, striscia ai basilischi intorpiditi della mia anima
offuscando ogni suo possibile tentativo di
interpretazione. Le note senza tempo,
musicate dalla mano esperta del cuore si insinuano furiose abbattendo sogni
e speranze di quell’idilliaco paesaggio incantato che invano cerca di
emergere dalla mesta foschia dovuta a nuvole foriere di terrore.
Piovono dal cielo plumbeo stille cristalline di sangue rovente che allagano
le ferite aperte del mio cuore in pianto, sgorga da esse disegnando
sulle pareti morbide dei sentimenti immagini di un
oblio irreale, insondabili melodie dannate d’Amore.
Defraudata della sua antica bellezza, quell’emozione rivive in queste parole
soltanto come un lontano sospiro, un soffio di vento
che disperso nell’uragano vorticoso del mondo, ancora sospinge a
stento la gracile foglia della vita. Questo mi ha dato in eredità
quella visione celestiale, questi pensieri ingrati
che giorno dopo giorno mi opprimono come una pressa
gigante che violenta si lascia cadere sopra i crani
delle persone quando vengono tagliati i fili che la sostengono. Non
resta che un vecchio sussulto di quel sentimento ora, soltanto una
placida follia che al solo ricordo mi fa piangere
ancora. Eppure nella mia mente tempestosa rimane
un’idea di perfezione, un’arcana passione, un’infinita
speranza di vita.
Nelle notti della mia adolescenza ho sognato suoni muti e silenzi
assordanti, dove eteree sinfonie senza parole musicavano il teatro
della mia mente, lasciandolo come in balia di una
magia ammaliante. Musicisti, compositori, maestri
d’orchestra erano impegnati per rendere sublime quel
mio sentimento, per renderlo un’apologia, un’opera che facesse splendere
negli animi di ognuno una fiammella, la più calda, la più luminosa,
la più bella.
Ormai vivevo di tutto questo, come se fosse la mia linfa vitale. Più volte
guardando gli astri del cielo invocavo quel nome mai dimenticato,
quell’armonia di note, rimpiangendo forse momenti in cui la sensualità e la
passionalità dominavano la scena di quel film d’Amore. L’eco di
quelle notti giunge fino a me, risuona ancora
rischiarato dalla luce rosea della mattina,
rallegrato dal rinascere della natura. Il caldo e cordiale sentimento vivrà
per sempre nel mio cuore, sarà l’unica mia ragione di vita. |