A proposito di Decima Mas


Pietro Del Giudice, Comandante delle formazioni “Patrioti Apuani” e primo Prefetto di Apuania dopo la Liberazione, mi spiegò che tra partigiani e popolazione c’era forte comunione d’intenti nella coscienza e che alla parola Resistenza non deve e può essere aggiunta la qualifica di popolare perché già la contiene in sé. Mi narrava poi, a dimostrazione dell’assunto, come lui e i suoi partigiani furono accolti addirittura come figli proprio dalla popolazione di Forno dopo che questa aveva subito l’eccidio. Proprio in base ad esempi storici che hanno segnalato in alcune zone la disaffezione, il rigetto della popolazione verso i partigiani, in relazione al pericolo che essi rappresentavano per le possibili rappresaglie nazifasciste, nell’intervista a Vittorio Tonarelli, che fu parroco a Forno e vero protagonista positivo della giornata dell’eccidio, ponemmo la domanda se la popolazione ebbe remore, dopo la tragedia, verso i partigiani. Tonarelli rispose con un sorriso, spiegandoci: “e come poteva avvenire? I partigiani erano i miei ragazzi, i mariti, i padri, i figli e i fratelli delle famiglie. I soldati, italiani e tedeschi che fossero, al di là di essere i nemici erano gli estranei, quelli che venivano da fuori!”. Che verità tanto semplice, ma tanto forte e convincente e chiarificatrice! Basterebbe a tutti non dimenticarla. Sono particolarmente legato a queste testimonianze ed all’insegnamento che contengono perché vengono da persone che, al di là di quella che fu la loro convinzione politica e la loro funzione o posizione sociale, hanno avuto ed hanno un rapporto oserei dire laico con la Resistenza. Sono state e sono cioè strettamente legate ai suoi ideali ed ai suoi valori, ma non al suo mito. Il mito prefigura un rapporto di fede, o quantomeno improntato all’ideologia, che è stato a lungo perseguito e sfruttato con la Resistenza in questi 50 anni un po’ da tutti, tanto da farla decadere e scivolare nel rito e forse anche nella retorica. Proprio negli anni intorno al Cinquantenario sembra essere rinata una voglia di ricerca che ha prodotto opere storiografiche di rilievo sia sul piano documentario, sia su quello interpretativo, che si sono scontrate con una situazione che vedeva l’analisi storica ferma, se non incancrenita. E’ un po’ l’esempio dei testimoni citati, mantenere l’aggancio con i valori e gli ideali, fissare cioè i paletti delle proprie convinzioni e quindi in definitiva di quella che è la nostra verità, ma sviluppare la curiosità e la conoscenza per approfondire la storia ed il sapere. Proseguire su tale strada è l’unico progetto “revisionista” che il mio spirito libero si sente di accettare e sostenere in relazione al tema della Resistenza.

Massa, gennaio 2001

Massimo Michelucci
Centro Studi Linea Gotica di Massa
(Sezione dell’Istituto Storico
della Resistenza di Massa-Carrara)

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