STRAGI - 3a parte
S. Anna di Stazzema - Marzabotto
SACERDOTI TRUCIDATI IN
TOSCANA DAI NAZISTI O DAI REPUBBLICHINI elenco completo riportato da
http://www.cultura.toscana.it/memorie_del_900/eccidi_nazifascisti/
La data riportata accanto ai nomi si riferisce a quella di morte. Alberti chierico Silvestro (27-2-1945 Monte Altissimo). Arinci seminarista Marino (23-8-1944 Fucecchio). Babini don Francesco (26-7-1944 Pieve di Quinto). Bagiardi don Ferrante (4-8-1944 Parroco di Castelnuovo dei Sabbioni)-M.A.V.M. Baldini don Lino (4-7-1944 Parroco di Campo Raghena). Bargagli frate Antonio (10-8-1944 Viareggio). Beghè don Carlo (2-3-1945 Parroco di Nove Gigole). Bertini don Giuseppe (???? Parroco di Quosa). Bigongiari don Giorgio (10-9-1944 Vice Parroco di Lunata-ucciso a Massa). Binz padre Martino (7-9-1944 Priore della Certosa di Farneta-ucciso a Montemagno [Camaiore]). Bonomi don Fiorino (15-9-1944 Livorno). Bortolotti padre Eligio (5-9-1944 Parroco di Querceto). Cantero frate Raffaele (10-9-1944 presso Massa). Casucci padre Antonio (25-8-1944 S. Domenico Fiesole). Clerc frate Adriano (10-9-1944 presso Massa). Compagnon padre Adriano (10-9-1944 presso Massa). Costa padre Gabriele Maria (10-9-1944 presso Massa-procuratore della Certosa di Farneta-Med. d'Oro al V.M.). Cotoneschi don Bianco (1-8-1944 Parroco di Puricciano [Castelfranco di Sopra]). Cristofani seminarista Ivo (4-8-1944 fucilato insieme al Parroco di Castelnuovo dei Sabbioni). D'Amico frate Bruno (10-9-1944 presso Massa). Da Carrara padre Ignazio (15-9-1944 Parroco di Vittoria Apuana ucciso presso il Convento dalle SS). Del Fiorentino don Giuseppe (29-8-1944 Filettole-Parroco di Bargecchia). Egger padre Pio Maria (10-9-1944 presso Massa). Fondelli don Giovanni (4-8-1944 Parroco di Meleto [Castelnuovo dei Sabbioni)-M.A.V.M. Fracassi don Sebastiano (29-6-1944 Canonico aretino ucciso a Civitella della Chiana). Gambini don Italo (9-7-1944 Livomo-Membro del CNL). Gavilli don Modesto (11-7-1944 Città della Pieve-parroco di Badia al Pino). Gori don Renzo (10-9-1944 catturato a Camaiore). Grigoletti don Eugenio (3-8-1944 Zeri-Parroco di Avelana). Ianni don Luigi (24-8-1944 Parroco di Vinca). Lapuente padre Benedetto (10-9-1944 presso Massa). Lazzeri don Alcide (29-6-1944 Parroco a Civitella della Chiana-mitragliato). Lazzeri don Innocenzo (12-8-1944 S. Anna di Stazzema-Parroco di Farnocchia -Medaglia d'Oro al V.C.). Lotti don Umberto (25-7-1944 Deportato in campo di concentramento a Linz [A] e ivi deceduto). Maritano frate Giorgio (10-9-1944 presso Massa). Mazzucchi padre Raffaele (27-7-1944 Camaiore). Mei don Aldo (4-8-1944 Lucca-Parroco di Fiano)-M.A.V.M. Mencaroni don Domenico (17-7-1944 S. Sepolcro). Menguzzo don Fiore (12-8-1944 Parroco di Molina di Stazzema). Mitabene padre Rosario (8-8-1944 Campi [Stia]). Montes De Oca Mons. Salvador (7-9-1944 Vescovo di Valencia [Venezuela]). Novizio della Certosa di Farneta-ucciso presso Montemagno di Camaiore- Morini don Ermete (4-7-1944 Parroco di Massa dei Sabbioni). Nota frate Michele (10-9-1944 presso Massa). Orlandi padre Riccardo (31-8-1944). Orsini don Angelo (22-8-1944 Parroco di Calcinaia). Pasqui seminarista. Giuseppe (11-7-1944 Civitella C. con don Lazzeri Alcide). Perricchi padre Raffaello, (13-6-1944 Verna). Quiligotti don Angelo (4-8-1944 Canonico di Pontremoli ucciso a Zeri). Rabino don Michele (19-8-1944 Parroco dì San Terenzo [Lun.] ucciso con 170 parrocchiani). Raglianti don Libero (12-8-1944 Parroco di Valdicastello-torturato nella Scuola di Nozzano-ucciso a Molina di Quosa). Ricci don Dante (29-6-1944 Parroco di Faetto). Roggi padre Paolo (5-7-1944 Castiglione Fiorentino). Rosbach frate Alberto (10-9-1944 presso Massa). Rossi don Raffaele (15-2-1945 Vice Parroco a Castelnuovo Garfagnana). Sani padre Rufino (26-7-1944 S. Casciano Vai di Pesa). Simi mons. Giuseppe (16-8-1944 Canonico della Collegìata di Pietrasanta). Tani don Giuseppe (15-6-1944 ucciso in carcere Arezzo). Tognetti chierico Renzo (10-9-1944 Massa). Torelli don Giuseppe (29-6-1944 Parroco di S. Pancrazio-Civitella della Chiana) -M. O. al V. C. Trioschi don Fortunato (17-7-1944 Parroco di Crespino del Lamone-fucilato). Turinesi don Enzo (5-9-1944 Parroco di Partina Bibbiena) Unti don Angelo (30-8-1944 Pievano di Lunata torturato nella Scuola di Nozzano ed ucciso a Filettole). Verona padre Marcello (12-8-1944 torturato e fucilato a Mirteto di Massa).
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12 agosto 1944 S. ANNA Dl STAZZEMA (Lucca) Si tratta di uno degli
eccidi più atroci compiuti dai tedeschi nell'Europa occidentale. È la
tecnica poi esaltata da Walter Raeder, quella cioè che un esercito in
ritirata deve lasciare dietro di sé solo "terra bruciata". La mattina
del 12 agosto, 3 colonne naziste avanzano da direzioni diverse da Monte
Ornato, dalla strada Pontestazzemese e dalla Foce di Farnocchia. Una
quarta colonna ferma sopra Valdicastello bloccando le strade di accesso
a S. Anna. Comincia un metodico e scrupoloso rastrellamento e il primo
grosso nucleo di prigionieri è raccolto in località Vacchereccia. Poi,
da tutte lo parti, con raffiche di mitra e facendo largo uso di
lanciafiamme, si inizia l'orrendo massacro. Vengono trucidati 560
abitanti tra cui moltissimi vecchi, donne e bambini. In questo informe
ammasso di cadaveri qualche giorno dopo, fuggiti i tedeschi, si potevano
identificare solo 390 Martiri. La strage continua nei giorni seguenti,
man mano che le truppe si spostano: 14 sono fucilati al Mulino rosso, 6
a Capezzano di Pietra Santa e 53 vengono impiccati a Bardine di
S.Terenzio. La mattina del 12 agosto 1944 il cielo era di un azzurro
splendente. Alcune donne accendevano i forni per cuocere il pane. Si era
alzato presto anche Enrico Pieri, che allora era un bambino di 10 anni.
La sera prima suo padre aveva abbattuto una mucca; aspettava il
macellaio che avrebbe dovuto squartarla. I tedeschi attaccarono il
villaggio contemporaneamente da varie direzioni. Pieri ricorda che alla
frazione Franchi incominciarono a battere contro le porte urlando: "Rrrausss!"
(fuori!)- Cacciarono la gente dalle case. Una donna che era rimasta
sulla porta venne fucilata sul posto. Poco dopo ricacciarono in cucina
la famiglia Pieri e quella dei vicini, e incominciarono a sparare. A un
tratto il piccolo Enrico sentì qualcuno sussurrargli all'orecchio. Era
Grazia, la figlia dei vicini, di quattro anni più grande. Riuscì a
nascondersi sotto la scala e ad attirare il piccolo accanto a sé. Alla
fine uno dei carnefici ispezionò ancora una volta la cucina. "Una delle
mie zie si muoveva ancora", ricorda Pieri. "Quello la finì con un colpo
di fucile". Poi gettarono paglia sui cadaveri e appiccarono il fuoco. I
bambini riuscirono a fuggire prima che tutto crollasse. Passarono la
giornata nascosti nell'orto. Quando il piccolo Enrico ritornò tra le
macerie di casa aveva perso la madre (che era al quarto mese di
gravidanza), il padre e le due sorelline. Oggi 65enne ripete: "Erano
venuti con l'intenzione di uccidere". Del resto, anche Otte conferma:
"C'era l'ordine di sterminare i partigiani". E aggiunge: "In quelle
zone di montagna, si riteneva che lo fossero praticamente tutti.
Ovviamente gli uomini, ma anche le donne. Quelle potevano essere
pericolosissime". Nel settembre del '44 i militari Usa trovarono a Sant'Anna i resti di ossa e numerosi denti di bambini, e oltre alle testimonianze dei superstiti raccolsero anche la deposizione di un disertore delle SS. Le copie di quei documenti furono poi inviate in Italia, ma a Roma finirono nel fondo di un magazzino e solo per puro caso quelle carte ingiallite sono state riportate alla luce.......(armadio della vergogna). http://www.eccidi1943-44.toscana.it/diari/diari_it.htm diario del comando della XIV armata: Il rapporto tedesco su S. Anna di Stazzema 12/08: "270 banditi uccisi, 7 depositi di munizioni distrutti e 2 località date alle fiamme"*; "Catturati altri 353 civili sospetti tra i quali 68 identificati come facenti parte delle bande (vengono ancora interrogati), 209 inoltrati al centro di raccolta di Lucca"**; "11 depositi di munizioni fatti esplodere, un grande impianto di cucine distrutto. Parte di un deposito di vestiario messo al sicuro.
Sulla vicenda viene girato in anni recenti 2007 un film del regista
americano Spike Lee, tratto però da un romanzo americano dedicato ai
soldati neri della Divisione Buffalo.
L’autore del libro
Miracle at St. Anna
James McBride is an award-winning writer. His memoir, The Color of
Water, the story of his mother’s life, sold over1.5 million copies and
was on the New York Times bestseller list for more than two years.
McBride was a staff writer for The Washington Post, People magazine, and
The Boston Globe. James has written scores for several musicals and
songs for Anita baker, Grover Washington Jr., and even the PBS
television character "Barney.
Intervista di Kithcart a Mc Bride |
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I pareri sul film proseguono a link. http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm riga 76 http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=539 clicca a dx per vedere l'intervista di Minoli a Spike Lee | ||
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27 settembre 1944 LIZZANO IN BELVEDERE (Bologna) Nei giorni della ritirata, senza altro motivo che a sete di vendetta e lo
smacco per la sconfitta subita, o truppe tedesche di passaggio distruggono
totalmente il paese incendiando le case e depredando il bestiame. Vengono
massacrati 29 abitanti, tra cui molte donne. |
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Nel marzo 1945, quando i tedeschi si
ritirarono, gli abitanti di Ronchidòs recuperarono i resti delle vittime,
alcune delle quali erano sfollati provenienti da altri comuni. I nomi di
queste vittime sono stati incisi, con quelli d’altre persone uccise in
eccidi minori, nelle lapidi collocate nella cappella del Parco delle
Rimembranze di Gaggio Montano, per cui riesce difficile distinguere i vari
eccidi e le relative vittime. Esistono grossi problemi relativi al numero
esatto delle vittime, pur essendo il divario di poche unità. Anche a
Gaggio Montano - come in altri comuni e in particolare a Marzabotto - la
pietà popolare ha voluto includere in una sola lapide tutti i nomi delle
vittime del nazismo, indipendentemente dalla località e dalla data della
morte. Il processo contro i responsabili non fu celebrato. [Nazario Sauro
Onofri] MARZABOTTO (Bologna) |
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Da Anpi «Penso spesso a Sant’Anna di Stazzema, con tutti i suoi poveri morti». L’altra strage nazista di quell’estate del ’44, poco prima di Marzabotto, il 12 agosto. 560 vittime, 391 corpi identificati, donne, bambini, una carneficina a lungo dimenticata. Non da Elio Toaff, l’ex rabbino capo di Roma, che entrò in quel paesino delle Alpi Apuane devastato dalla ferocia di quattro colonne delle Ss subito dopo il massacro. Toaff era allora un giovane partigiano della Brigata Garibaldi X bis «Gino Lombardi». «In realtà eravamo quattro gatti - ricorda oggi Toaff -. E quella mattina, quando entrammo in Sant’Anna verso le 11, eravamo solo una dozzina. E prima di veder l’orrore fummo assaliti da un odore terribile, di carne umana, bruciata...». Toaff oggi ha 86 anni e non ha mai dimenticato ciò che vide allora. A Sant’Anna è tornato spesso, a partire dall’immediato dopoguerra, anche quando in quel paesino isolato salivano in pochi ed è stato necessario aspettare l’82 perché ci andasse Sandro Pertini, il primo presidente della Repubblica a rendere omaggio a quel martirio. «Su Sant’Anna era calato subito un silenzio impalpabile, una rimozione di quell’orribile mattina - aggiunge Toaff -. Per tanti anni mi sono chiesto perché. E ho cercato di dare un senso a tutta quella ferocia che mi venne incontro in quel caldo mattino d’estate. |
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http://www.eccidiomarzabotto.com/storiaeccidi.php elenco caduti | ||
CRONACA: Da Repubblica.it del 13/1/2007.
Strage di Marzabotto, ergastolo per 10
dei 17 ex ufficiali nazisti. Assolti per non aver commesso
il fatto gli altri sette imputati tutti ultraottantenni e contumaci.
L'Anpi: "Sentenza importante". Un parente delle vittime: "Avrei preferito
condannarli tutti" |
.... La base giuridico-legislativa sulla quale i delitti fascisti furono giudicati fu però nettamente diversa. Mentre i criminali tedeschi furono giudicati dai tribunali militari sulla base del codice penale militare di guerra, i criminali fascisti furono giudicati in massima parte da tribunali civili sulla base del diritto penale ordinario e, soprattutto, sulla base dell'apposita legislazione elaborata ai fini dell'epurazione, che poggiava sui decreti luogotenenziali n. 159 del 27 luglio 1944 e n. 142 del 22 aprile 1945. Tale legislazione riconduceva le varie tipologie di reato - fra cui alcune comprendenti crimini di guerra come "rastrellamenti"; "arresti, percosse, sevizie"; "uccisioni di partigiani o civili"; "partecipazione a plotoni di esecuzione" - alla categoria più generale di "collaborazione col tedesco invasore". A giudicare i "delitti fascisti" furono l'Alta corte di giustizia, attiva dal settembre 1944 all'ottobre 1945 e, soprattutto, le Corti straordinarie d'Assise e le Sezioni speciali delle Corti d'Assise, che operarono dal maggio 1945 al 31 dicembre 1947. L'Alta corte di giustizia, che avrebbe dovuto perseguire i maggiori responsabili dei crimini fascisti, svolse in totale 16 processi con 99 imputati e comminò 4 condanne a morte, 6 ergastoli, 3 condanne a 30 anni e altre a pene minori. Fra le persone condannate figuravano funzionari di polizia, banchieri, generali e diplomatici. Solo pochi furono accusati di crimini di guerra veri e propri. Fra questi l'ex questore di Roma Pietro Caruso, che aveva partecipato alla compilazione delle liste delle vittime delle Fosse Ardeatine, condannato a morte e fucilato a Roma nel settembre 1944. E Pietro Koch, capo famigerato di una banda fascista responsabile di innumerevoli delitti a Roma, Firenze e Milano, anch'egli condannato a morte e fucilato nel giugno 1945. Ma il grosso dei processi fu svolto dalle Corti straordinarie d'Assise e poi dalle Sezioni speciali delle Corti d'Assise, organi speciali della magistratura ordinaria con un collegio di giudici popolari scelti dai Comitati di liberazione nazionale e dunque molto "sensibili" alle istanze di giustizia diffuse nel paese nell'immediato dopoguerra. Tali organi posero sotto processo oltre 20 mila fascisti, emanarono quasi seimila condanne, fra cui circa 500 sentenze capitali e decine di ergastoli. Delle condanne a morte 91 furono effettivamente eseguite. Mancano dati su scala nazionale riguardo alla tipologia dei reati sanzionati. Per capire quanti di essi si potessero configurare come crimini di guerra, può essere utile prendere un caso significativo come quello della Corte speciale d'Assise di Milano. Qui il 17 per cento delle sentenze riguardò il reato di rastrellamento, il 13 per cento arresti, percosse e sevizie, il 7 per cento uccisioni di partigiani o civili, l'1 per cento partecipazione a plotoni di esecuzione. La parte numericamente più significativa delle sentenze, circa il 30 per cento, puniva le delazioni, ovvero un reato non ascrivibile fra i crimini di guerra. Gran parte dei processi furono condotti nel 1945, quando era ancora molto diffuso nel paese un forte risentimento nei confronti dei fascisti. A partire dall'inizio del 1946 l'azione punitiva contro i collaborazionisti cominciò a subire un rallentamento. Molte condanne di primo grado furono annullate dalla Corte di cassazione e le sentenze mitigate. Già nel giugno 1946, come noto, Palmiro Togliatti, Ministro della Giustizia e leader del Partito comunista, promulgò un'amnistia generale che, in nome della "riconciliazione nazionale", portò rapidamente alla liberazione della maggior parte dei fascisti allora in carcere sotto condanna o in attesa di giudizio. Su 12 mila fascisti imprigionati, 7 mila furono rimessi in libertà entro il 31 luglio 1946. Nel luglio dell'anno successivo ne rimanevano dietro le sbarre circa duemila. Nel 1952 ne restavano soltanto 266. Una nuova amnistia concessa il 19 novembre 1953 estese i benefici della legge anche a quei fascisti che si erano dati alla latitanza e liberò praticamente tutti i detenuti. Tale inversione di tendenza nella politica di punizione contro i fascisti ebbe un'accelerazione dopo la sconfitta elettorale delle sinistre dell'aprile 1948. Fra il 1948 e il 1950 una serie di processi contro alcuni dei maggiori responsabili delle violenze perpetrate durante la guerra civile dagli uomini della Repubblica sociale terminarono con sentenze oltremodo benevole. Nel febbraio 1949, il comandante della Decima Mas, Junio Valerio Borghese, imputato di responsabilità dirette in 43 omicidi, fu condannato a 12 anni di reclusione, ma ottenne immediatamente la libertà grazie ad un condono. Nel maggio 1950 il comandante supremo delle forze militari di Mussolini, maresciallo Rodolfo Graziani, fu condannato da un tribunale militare a 19 anni di prigione. Anche Graziani poté tuttavia usufruire di un condono molto favorevole, che gli consentì di lasciare la prigione appena tre mesi dopo la sentenza.... Filippo Focardi da http://www.storicamente.org/focardi_shoa.htm |