LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

Gli assedi di Russia

  LENINGRADO

L'eventuale offerta di capitolazione di Leningrado non dovrà essere accettata. Ho deciso che Leningrado sia cancellata dalle cartine geografiche. Il progetto è di stringere d'assedio la città e raderla al suolo con l'artiglieria e martellanti attacchi aerei. Non è affar nostro nutrire la popolazione di Leningrado (Così si esprimeva Hitler il 18 settembre 1941)
     

http://www.answers.com/topic/road-of-life  . la strada della vita

  Ma Leningrado sopravvisse all’assedio dei tedeschi al di là di ogni limite. L’assedio "lungo" durò esattamente 900 giorni fino al 27 gennaio 1944. Le cifre ufficiali parlano di 632.253 morti su due milioni e mezzo di abitanti, ma si tratta solo dei decessi che furono notificati, escludendo perciò quelli avvenuti durante i caotici e drammatici tentativi di evacuazione, che fecero vittime fra vecchi e bambini (una colonna venne una volta indirizzata lungo una pista nei boschi che si considerava sgombra e aperta). Alla metà di luglio del ‘41, il Gruppo armate nord tedesche raggiunge il fiume Luga, 700 Km all'interno delle steppe russe, ormai a poco più di 100 Km dall'obiettivo. In agosto, dopo una cruenta battaglia, nella quale i carri armati russi sono condotti dagli stessi operai delle fabbriche, la strada per Leningrado è aperta: le divisioni corazzate tedesche sbaragliano le linee nemiche e, con la conquista di Schlusselburg, interrompono le comunicazioni stradali e ferroviarie con il resto del paese. Dall'estremo nord, le truppe finlandesi del maresciallo Mannerheim giungono sul confine oltrepassato dall'Armata Rossa nel '39. L’8 settembre 1941 la città era quasi completamente circondata e si apprestava ad affrontare un inverno che sarebbe stato lungo e duro. Le razioni alimentari cominciarono a scarseggiare: cereali, grassi e zuccheri, carne, combustibile per mezzi di trasporto e riscaldamento e il carbone, erano sufficienti per non più di due mesi, e solo se i magazzini non fossero stati ulteriormente colpiti dai cannoni tedeschi, come avvenne a fine settembre, quando fu distrutto un deposito di 2000 tonnellate di zucchero. Nell’inverno ‘41 i finno-tedeschi, che già avevano spinto il fronte a 160 Km a est di Leningrado (Fiume Svir), avevano dovuto desistere anche per il freddo e per la resistenza opposta dall’Armata Rossa. I Russi sotto un martellamento continuo dell’artiglieria tedesca, riuscirono ad allestire dal gennaio '42 un collegamento con la sponda orientale del lago (Ladoga ghiacciato), attraverso il quale sgombrarono la popolazione più debole. La strada venne chiamata della vita, ma anche della morte. I continui colpi dell’artiglieria rompevano il ghiaccio e il lago ingoiava camion, slitte e uomini. Restarono in città per le attività essenziali e per la difesa ancora più di un milione di persone con 200.000 soldati combattenti.

   
  Nei mesi di ottobre e novembre, le riserve si ridussero ulteriormente. Il petrolio da illuminazione, già scarso, divenne introvabile, le vecchie stufe a legna, inutilizzate da tempo, furono rimesse in funzione nelle case e nelle fabbriche bruciando i solai smontati delle case bombardate. Per la fame, comunque, non esisteva alcun rimedio. Cominciò la caccia agli animai randagi, cani, gatti, perfino topi, e i cavalli che cadevano morti dal freddo erano macellati sul posto. Nel gennaio 1942, al culmine della crisi, la razione giornaliera di pane era ridotta a 125 gr. ma era composto da tutto fuorché farina di frumento. La lista di quello che si mangiava era innominabile. Si recuperava anche fra i vecchi rifiuti.
In città le fabbriche belliche continuavano però a funzionare e a sfornare artiglierie antiaeree e terrestri. Continuavano a funzionare scuole, teatri. Qui Dmitri Shostakovich compose la Settima sinfonia, sinfonia “dedicata alla città di Leningrado”. Composta di getto - «con un unico tratto di penna» - nel caos drammatico dei primi mesi di assedio. I primi tre movimenti furono scritti a Leningrado, l’ultimo sugli Urali, dove il governo aveva fatto sfollare i principali artisti dell’Unione Sovietica. La Settima fu terminata in dicembre ed ebbe la prima esecuzione il 5 marzo 1942.
     

Leningrado, l'ex capitale Russa Pietroburgo o Sankt Piter Burkh (St. Petersburg) fondata nel 1703 ed ora dedicata a Lenin morto nel 1924, è anche nota come Venezia del Nord, per il Fiume Neva la cui foce venne deviata in molti canali (100 isole). Fra i monumenti che sarebbero andati distrutti, a cui lavorarono numerosi architetti italiani come Carlo Rossi, Rastrelli, Domenico Trezzini e Giacomo Quarenghi, il Museo dell'Ermitage, ospitato nell'ex-Palazzo d'Inverno e la sua piazza, la Cattedrale di Sant'Isacco, la Colonna di Alessandro, il Cimitero Tikhvin nell'Alexander Nevsky Lavra (monastero), la Chiesa del Sangue Versato, l'Ammiragliato, la Fortezza di San Pietro e San Paolo, la Prospettiva Nevsky, il palazzo della borsa sull'Isola Vasilyevskiy, Piazza Dekabristov con il monumento a Pietro il Grande (eretto nel 1782)

  Il 9 agosto 1942 la Settima risuonò anche a Leningrado, nella Sala della Filarmonica, mentre la città sotto assedio era ridotta in condizioni terribili. Con un viaggio avventuroso attraverso la Persia e l’Egitto, la Settima giunse anche a New York dove fu eseguita il 19 luglio dall’orchestra della NBC diretta da Arturo Toscanini. L’assalto alla città si era comunque spento perché Hitler aveva spostato la sua attenzione su Mosca ed anche per questo a Leningrado si continuò a soffrire la fame. I trasporti che potevano essere impiegati per Leningrado venivano dirottati per spostare da Mosca agli Urali gli impianti dell’industria bellica.
Nel solo anno 1942, Leningrado fu bombardata per 254 giorni. Fuori dalla città, intanto, l'esercito sovietico si stava preparando alla prima grande controffensiva, contro la Wermacht. In agosto, l'Armata Rossa mise in atto l'operazione Sinjavino, con due attacchi convergenti dal fronte di Leningrado e da quello del Volchov. L'obiettivo era di respingere i tedeschi fino a Schlusselburg e Mga, per rompere l'assedio e distogliere uomini dalla operazione Blau sul fronte meridionale del Caucaso. Dopo un massiccio fuoco preparatorio delle artiglierie, il 24 agosto gli attacchi sovietici avevano spezzato il fronte tedesco e il giorno 30 le avanguardie di Meretzkov raggiunsero l'obiettivo.
     

Foresta di Leningrado

 

     

  Il tentativo di conquista, l’ultima chance tedesca, prese corpo con l’Operazione Spark, un'offensiva su larga scala partita il 12 gennaio 1943 quando il fronte meridionale di Stalingrado stava per loro crollando. Dopo cruente e feroci battaglie l'armata rossa riuscì a distruggere le fortificazioni tedesche ed aprire un corridoio stradale sicuro verso il lato meridionale del Ladoga, riuscendo il 18 gennaio a far giungere più rifornimenti alla città assediata. L’assedio corto si poteva quindi considerare finito anche se si continuerà a combattere per un altro anno nei dintorni della città. Nel gennaio 43 anche la Ferrovia con Mosca venne ripristinata. Durante l’estate del '42 i rifornimenti venivano improvvisati sul lago, che ricordiamo è il più grande d’Europa coi suoi 18.390 kmq di superficie ( il Veneto è 18.365 kmq )- e il vicino lago Onega è un pò più della metà - con chiatte, ma i finno-tedeschi avevano pure loro organizzato una flottiglia per contrastare la navigazione. La vastità del lago non era comunque un affare semplice per entrambe le parti tempo permettendo.
Nel dicembre del '43 la fortuna di Hitler volgeva al tramonto ed era giunto il momento della Grande offensiva. Ai 170.000 tedeschi del feldmaresciallo von Kuchler, con 4500 cannoni e più di 200 carri armati si opponevano 375mila sovietici con quasi 15mila cannoni e 1200 carri armati. Il 13 gennaio 1944, dopo un impressionante fuoco di artiglieria, con oltre 100mila proiettili sul solo fronte della 2ª armata (la prima a partire) ha inizio l'attacco. Alla sera del terzo giorno, il fronte tedesco è sfondato per una profondità di circa 10Km e una larghezza di 25. Il 15 gennaio 1944, sotto la protezione di 250.000 colpi di cannone, parte la 42a armata, poi le altre unità d'assalto sovietiche.
 
 

 

Chiatta sul Ladoga

 

La battaglia fu particolarmente violenta nei pressi di Voronja Gora, dove i tedeschi avevano una delle zone maggiormente fortificate, ma il 20 le avanguardie sovietiche operarono il congiungimento a ovest di Ropscja. Erano cadute nella sacca 7 divisioni tedesche. La Wermacht fu ricacciata verso ovest, a 80Km da Novgorod e oltre 100Km da Leningrado. Ora toccava ai finnici che gettavano la spugna (armistizio) entro l’estate.

 

Il problema della fame venne in parte risolto seminando in città, in ogni luogo possibile, tutto quanto poteva essere commestibile. In ciò erano facilitati dal fatto che a Leningrado aveva e ha sede l’All-Union Institute of Plant Industry (ora Vavilov vedi in calce) della banca dei Semi), terza al mondo, con oltre 200.000 tipi catalogati e conservati. Durante l'assedio gli abitanti della città erano rimasti senza cibo, al punto che dopo aver mangiato i cani e i gatti passarono ai topi e all'erba dei prati. Ben 14 scienziati dell'Istituto, assistenti di Vavilov morirono di fame, ma nessuno di loro pensò di mangiarsi i semi di grano e patate più rari che erano affidati alla loro custodia. Avevano imparato che la diversità genetica è un'eredità comune di tutta l'umanità e quindi deve essere rispettata. 

     

Nel  giugno 1942 sul  Lago  Ladoga operò la 12a Squadriglia Italiana Mas (unità N. 526-7-8-9) al comando del capitano di corvetta Bianchini.

I mezzi vennero trasportati da La Spezia fino alle sponde del grande specchio lacustre da una colonna autocarrata (trasporti Fumagalli) che coprì oltre 3.100 chilometri di distanza in 26 giorni. Il 15 agosto del '42, le siluranti iniziarono l’attività con l'affondamento, effettuato da parte del Mas 527 del tenente di vascello Roberto Bechi (M.A.V.M.), in foto, di una cannoniera sovietica della classe "Bira". Mentre il 28 agosto la fortuna sorrise al Mas 528 che mandò a picco una grossa "maona"  (vedi sopra a colori) da oltre 1.000 tonnellate carica di soldati. Il 29 settembre due Mas italiani tentarono di silurare una motozattera armata russa e il 22 ottobre, pochi giorni prima della glaciazione del lago, esse sostennero la loro ultima battaglia attaccando a colpi di mitraglia e di siluro tre cannoniere nemiche nei pressi di Suho. Nel mese di novembre i Mas, dopo 59 missioni,  vennero ceduti alla marina militare finlandese e gli equipaggi furono fatti rientrare in Italia. Le battaglie estive sul lago si estendevano anche alle numerose isole, addirittura un arcipelago di cui 50 maggiori. Le maggiori sono Riyekkalan-Sari, Mantsinsari, Kilpola, Tulolansari, e Valaam. A Valaam c’è uno dei più antichi monasteri russi, considerato monumento nazionale, lo Spaso-Preobrazhenskii Monastery. Si combatté i primi giorni di settembre anche su Rahmaa, Heinäsenmaa e Verkkosaari

Mas 527 sul Ladoga

 
     

-Dolore e ragione- On Grief and Reason - di Iosif Brodskij  - Traduzione di Gilberto Forti Pag. 267  © 1998, Adelphi Edizioni S.p.A
Incipit: TROFEI DI GUERRA
In principio era il manzo in scatola. Più esattamente, in principio c'era una guerra, la seconda guerra mondiale, l'assedio della mia città, Leningrado, la Grande Fame che fece più vittime di tutte le bombe, le cannonate e le pallottole messe insieme. E verso la fine dell'assedio c'era la carne in scatola arrivata dall'America. La marca, credo, era "Swift", anche se potrei sbagliarmi: avevo solo quattro anni quando la assaggiai la prima volta.
Era forse la prima carne che vedessimo da un bel po'. Ma il sapore era meno memorabile delle scatole in sé. Grandi, quadrate, con la loro chiavetta fissata su un lato, erano portatrici di princìpi meccanici diversi, di una sensibilità totalmente diversa. Quella chiave che apriva la scatola sbucciando un'esile striscia di metallo era una rivelazione per un bambino russo: come apriscatole noi conoscevamo soltanto i coltelli. La Russia andava ancora a chiodi, martelli, bulloni e dadi: era questo che la teneva insieme, e tutto sarebbe rimasto così per la maggior parte della nostra vita. Ecco perché, allora e lì, nessuno sapeva spiegarmi come facessero quei fabbricanti a sigillare quelle scatole. Neanche adesso ci vedo molto chiaro. In quei mesi tenevo gli occhi addosso a mia madre mentre staccava la chiave, raddrizzava la linguetta, la infilava nel foro della chiave e poi faceva girare la chiave sul proprio asse, una volta, un'altra, un'altra ancora; e io seguivo stupefatto tutta l'operazione. Quando ormai il loro contenuto era scomparso da un pezzo nelle fogne, quelle grandi scatole dagli spigoli un po' arrotondati (come negli schermi del cinema), di un colore rosso scuro o marrone, con le scritte in caratteri esotici sui lati, sopravvivevano ancora in molte famiglie, sugli scaffali e sui davanzali: vuoi come oggetti estetici, vuoi quali comodi recipienti per matite, cacciaviti, rotolini di pellicola, chiodi, eccetera. Spesso erano usate anche come vasi da fiori. Non le avremmo viste mai più - né il loro contenuto in gelatina, né le loro sagome. Col passare degli anni il loro valore aumentò: quanto meno a scuola, nei baratti tra i bambini, erano cimeli ricercati sempre più bramosamente. In cambio di una di quelle scatole si poteva portare a casa una baionetta tedesca, la fibbia di un cinturone della Marina, una lente d'ingrandimento. I loro bordi taglienti (dove la scatola era aperta) ci hanno procurato più di una ferita alle mani. In terza elementare, comunque, ero l'orgoglioso proprietario di due esemplari di quei recipienti

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Harrison Salisbury, in his book 900 Days:
The Siege of Leningrad Word got around and
musicians came from all over the city and
from combat units, and assembled to rehearse
this Seventh Symphony. For an entire week
this ragged group of tired, sick, emanciated
but incredibly dedicated musicians rehearsed
the symphony.,“This was the greatest and
longest siege ever endured by a modern city,
a time of trial, suffering and heroism that
reached the peaks of tragedy and bravery
almost beyond our power to comprehend...
Hitler’s attempt to wipe Leningrad off the
map resulted in an almost unequaled example
of courage, strength and determination from
the city’s populace.”

http://www.instoria.it/home/Assedio_leningrado.htm

http://www.vir.nw.ru/

Monumento agli eroi di Leningrado

 

BIODIVERSITA'

Nikolai Vavilov nato verso la fine dell'Ottocento da una famiglia di mercanti russi, dotato di una memoria leggendaria (conosceva 7 lingue oltre il russo), nel 1916 partì per la prima spedizione di raccolta di piante in Iran. Durante il viaggio fu derubato e abbandonato dalle guide, tuttavia non desistette e per tutta la vita non fece che viaggiare  per il mondo. Esplorò la Siria, l'Etiopia, il Caucaso, il deserto del Sahara, il Giappone e l'America del Sud, setacciando i campi e i boschi, alla ricerca di piante selvatiche. Purtroppo, Vavilov era destinato a fare una brutta fine. Accusato di essere un cospiratore antirivoluzionario ed una spia, fu arrestato dalla polizia sovietica e dopo anni di prigionia in un Gulag vicino a Saratov morì di stenti nel 1943.