LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

Dov'è finito il

CERVELLO DI MUSSOLINI ?

Mussolini sifilitico, con gravi danni al cervello, a cosa serviva ? poteva spiegare le scelte e le disgrazie provocate al paese prima e dopo l'8 settembre 1943 ?, poteva scusarlo ?!. Anche in Germania veniva addossata a Hitler una sifilide contratta con una  ebrea e lui per vendetta ne fa uccidere 6 milioni?!!.

Una delle poche radiografie fatte al Duce. Dunce sta per Somaro

  Non è mio intendimento verificare le risultanze dell'indagine sanitaria qui sottostante(fatta da uno storico e da illustri cattedratici), ma le premesse, lo scopo e le conclusioni che non tolgono e aggiungono nulla al periodo storico. In base alle nuove norme fasciste sulla privacy sono vietate notizie attinenti la sfera sessuale di uomini politici e Vip. Lo ha stabilito il collegio dell'Autorità garante per la privacy in relazione alla vicenda oggetto dell'inchiesta di Potenza. Il Garante per la protezione dei dati personali ha adottato infatti  un provvedimento (ad personam) che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e che vieta "con effetto immediato" a tutti gli organi di informazione di diffondere notizie quando: si riferiscano a fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico; riguardino notizie, dettagli e circostanze eccedenti rispetto all'essenzialità dell'informazione; attengano a particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della loro sfera sessuale. Il collegio del Garante presieduto da Francesco Pizzetti sottolinea che la violazione di tale provvedimento costituisce reato punito con la reclusione da tre mesi a due anni ed è fonte di responsabilità per una eventuale richiesta di risarcimento danni. Il Garante provvederà, infine, a denunciare alla autorità giudiziaria competente ogni singola violazione che venisse rilevata. Mauro Paissan (ex Pdup ex Verde, il trombato di turno per dirla in parole povere http://archiviostorico.corriere.it/2007/marzo/24/Pizzetti_contro_Paissan_sullo_stop_co_8_070324001.shtml ) , componente dell'Autorità per la protezione dei dati personali e relatore del provvedimento, commenta così la pubblicazione del nome di Silvio Sircana portavoce del governo Prodi  nell'ambito della cronaca sull'inchiesta giudiziaria di Potenza. "A prescindere da eventuali violazioni della disciplina riguardante il segreto istruttorio - conclude Paissan - in questo caso siamo di fronte a un cittadino a carico del quale non risulterebbe nulla se non una conversazione tra due fotografi e la dichiarata volontà di ordire un ricatto"  (naturalmente la faccenda era vera come lo fu poi quella di Marrazzo nel 2009, ma il compito di questi era di insabbiare, vecchio sport della politica) secondo gruppo editoriale italiano Rizzoli Corriere della Sera (Direttore Paolo Mieli che si definisce anche storico) ha pagato 100 mila euro per ritirare le foto dal mercato (ndr. Con tutti i soldi (contributo statale) che il quotidiano e il Gruppo prende era il minimo che potesse fare. Gli altri non hanno speso niente, prendono sempre i contributi e le hanno pubblicate). Poiché nessuno nega che Mussolini sia stato un uomo politico, e la legge non distingue i vivi dai morti, chi si appresta a leggere questo articolo è cosciente di violare tali norme e come il sottoscritto è perseguibile. L'ultima di Pizzetti la richiesta di una legge sull'Oblio. I nomi dei personaggi debbono sparire dalla storia. Il primo a beneficiarne probabilmente Giuda che non verrà più citato per il "mercato" che fece. http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1492821 

UFFICIO SANITA' C.DO 5a ARMATA AMERICANA -A.P.O. 464  
AL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE ALTA ITALIA (clnai)

Si richiede che al sottoscritto venga accordato, a titolo di favore, il permesso di ottenere un campione di tessuto cerebrale (10 g) di Benito Mussolini. Tale campione verrà inviato al dottor Winfred Overholser, direttore dell'Ospedale di S. Elisabetta (Ospedale Psichiatrico) di Washington. E' espressamente inteso che tale tessuto verrà usato per scopo meramente scientifico ed è del pari inteso che nessun rapporto in merito verrà pubblicato in alcun genere di giornale o rivista. 
........................................... 
Per il Generale Direttore di sanità 
CALVIN S. DRAYER 
Maggiore Medico 

Consulente Psichiatra

  A sx il breve messaggio che richiede una parte del cervello di Mussolini per ricerche che andavano oltre le indagini di medicina legale, già compiute sui corpi del Duce e di Claretta Petacci . L’autopsia sulla Petacci (che non venne pubblicata?) e sul Duce, effettuata dal Dott. Caio Mario Cattabeni e dal Dott. Pierluigi Cova, venne definita pilotata. Agli anatomo-patologi erano state date indicazioni ? Mussolini era morto in riva al lago o da qualche altra parte?. Sospettavano o non gli interessava minimamente indagare sul segreto sottaciuto che teneva tutta l’Italia in angoscia e in apprensione da anni?. Il Mussolini malato e decaduto fisicamente degli anni di guerra era sifilitico?.

Adesso capite perché nel titolo c’è Cervello e non altre cose legate alla sifilide. Prima di raccontare questo debbo fare un grosso passo indietro e riandare a quel 23 febbraio 1917 quando Mussolini, capo sezione di lanciatorpedine (Caporal maggiore in predicato di passare sergente), venne coinvolto durante una “esercitazione” nello scoppio della sua arma a quota 144 nei pressi del lago di Doberdò (sul Carso). Che Mussolini fosse colpito da 44 schegge, (scheggia più scheggia meno come diceva Prezzolini credo che abbia poca o nessuna rilevanza, ma c'è chi gioca anche su questo). Il primo ricovero lo ebbe al posto di medicazione e da lì all’ospedale da campo di Ronchi. In seguito a una serie di interventi chirurgici, il 2 aprile fu trasportato all’ospedale territoriale n. 3 della CRI di Milano. Dopo 4 mesi di cure, il 1° agosto ebbe un anno di convalescenza. Un anno dopo, il periodo gli venne prorogato di altri sei mesi. E' da questa ferita che trae origine e deduzioni lo studio di Paul O'Brien, emerito professore del Dipartimento di storia moderna del Trinity College di Dublino.  Avrà sicuramente impressionato gli allievi, come dicono sempre di fare i professori.

Diceva "LUI" “La carne era lacerata; le ossa rotte. Il dolore era terribile, la sofferenza indescrivibile. Fui sottoposto praticamente a tutte le operazioni senza l’aiuto di un anestetico. Subii 27 operazioni in un mese, tutte, tranne due, furono senza anestesia (ndr: sembra che l’anestetico fosse lui a rifiutarlo)”. 

  Da questo momento in poi, e anche per il passato (ma parliamo degli scrittori del dopoguerra), la sua vita viene passata al setaccio nella convinzione che sia sifilitico, giustificando prima le assenze dal fronte poi la sua scomparsa dopo l'incidente ed infine i disturbi che Mussolini palesava a fine '45. La malattia aveva intaccato il cervello ? (neurosifilide). Per chi ha una certa età e ricorda l’ultimo dopoguerra, quella notizia smozzicata sui settimanali, si diceva e non si diceva, i sorrisini delle donne, gli ammiccamenti, lasciava tutti in un oscuro limbo storico. Se a questo aggiungete che subito dopo la morte il corpo di Mussolini era sparito il cerchio quadra. Per ridimensionare molte delle informazioni di O’Brien e per dare la misura delle baggianate che si possono scrivere e pubblicare farò un piccolo riassunto degli avvenimenti che hanno preceduto le ferite di guerra, prese poi a mascheramento, secondo l' O'Brien, di ben altro. Molti degli appunti sono tratti da Paolo Monelli "Mussolini piccolo borghese" e dal diario di guerra di Mussolini pubblicato sul Popolo d’Italia. 
La Carnia era spesso la destinazione in cui riciclare anche le tossine di guerra (una specie di Sanatorio) che si accumulavano nei soldati: si chiamava turnazione della prima linea e la sua mancanza, come quella delle licenze era fra le cause scatenanti di insubordinazioni e ammutinamenti. Si sa comunque che, in quell’estate del 1916, lui stesso partecipa ad operazioni in val Dogna al Jof Miezegnot o Schwarzenberg per gli austriaci.   Mussolini, classe '83, venne chiamato alle armi alla fine di agosto del 1915. Dalla Riserva Mobile Territoriale, passò in 13 giorni dal 12° al 7° poi al 11° reggimento Bersaglieri (definitivamente). Dopo due violente offensive (le famose spallate), già attuate, Mussolini era sul fronte dell’alto Isonzo (Plezzo, Vrsic, Javorcek) col suo reggimento per la 3a (18 ottobre-4 novembre 1915), ma distante dall’epicentro dei combattimenti. Si trovava nelle retrovie per un corso di allievo ufficiale che poi non ebbe seguito anche per la 4a dal 10 novembre al 2 dicembre 1915, mese questo in cui lui e Rachele pronunciano il fatidico sì (civile) all'interno dell'ospedale militare di Treviglio (Bg). Mussolini era qui ricoverato per paratifo (Le malattie in trincea uccidevano come e più delle pallottole). In questo lasso di tempo anche il suo diario di guerra personale si interrompe. E’ di nuovo in licenza ordinaria durante la 5a offensiva (11-19 marzo 1916) dopo la battaglia del Rombon Cukla di febbraio (vedi sotto). Dal 25 marzo al 10 maggio 1916, lui stesso ammette che non sa cosa scrivere sul diario (perchè non succede nulla). Durante la Strafexpedition austriaca (15 maggio-16 giugno 1916), poi durante la conquista italiana di Gorizia di agosto (6a battaglia dell’Isonzo), e infine, durante le tre spallate autunnali dello stesso anno (14-16 settembre; 10-12 ottobre; 1-4 novembre 1916), Mussolini era dislocato di nuovo in Carnia, fronte marginale alla lotta.
Il raid compiuto da un gruppo di esploratori volontari Alpini e Bersaglieri del XXXIII battaglione porterà al reggimento l’argento di campagna a fine conflitto !!!. Il 10 di novembre si trovava a Villa Vicentina in procinto di subentrare sul Carso a reparti in turnazione (Villa Vicentina, nonostante il nome, era in provincia di Udine, la seconda linea sull’Isonzo). Tra fine novembre e fine anno (sempre del '16 ) è sul Carso (lago di Doberdò) a quota 144, tomba di bersaglieri, dove si rende conto che la guerra è molto più grave di quello che finora sembrava o credeva.

In corsivo blu per il testo a fianco sotto i passi estratti dal libro di Paul O’Brien.

  Dal Diario di Mussolini - Mussolini... al fronte interno
Nel partito socialista è in uso un luogo comune: « gli eroi del fronte interno! ». E ciascuno scrittore di giornaletti di provincia scrive la frase con un compiacimento tra il cattivo e l’idiota: a proposito, raramente: a sproposito, quasi sempre. Una mania anche questa! Della quale è affetto anche il grande Gaetano Zirardini, il quale ha trattato Benito Mussolini da “ eroe del fronte interno “. Ora Mussolini mi invia una lettera personale non destinata alla pubblicazione. Ed io — anche a rischio d’una reprimenda — la stampo. Non già per Zirardini, che non conta; ma per i non pochi Zirardini più grossi e più piccoli ond’è popolata l’Italia. Perchè si sappia su quale fronte combatta Benito Mussolini. De Falco.
18 Luglio 1916. Caro De Falco,
Torno in questo momento da un’azione nella zona dell’Alto Fella, che mi ha tenuto in movimento due giorni e una notte, insieme con la mia pattuglia di volontari esploratori. Tutto è andato bene. Il nostro fuoco cominciò alle 15 di domenica scorsa. La fucileria nemica si fece appena sentire. Chi lavorò fu, come al solito, il nostro e il « loro » cannone. Quando gli austriaci si avvidero della nostra presenza in un certo bosco che fronteggia immediatamente le loro posizioni, cominciarono a bombardarci in piena regola. Non erano grossi calibri (credo fossero bocche da 75, 105, 120 e qualche 155), ma le granate piovevano — letteralmente— a quattro a quattro, con un intervallo di uno o due minuti. L’artiglieria nemica frugò e bucò — così — per almeno un paio d’ore o tre, tutto il bosco, dall’alto al basso. Una granata da 120, scoppiata fra me e un alpino, ferì quest’ultimo, ma non gravemente a un braccio. E il pomeriggio finì in una relativa calma, che fu di breve durata. A notte più alta, alcune fucilate di pattuglie richiamarono al fuoco l’artiglieria nemica. Ricominciò il bombardamento a shrapnels. Spettacolo fantastico, sinfonia in grande stile. Noi eravamo all’addiaccio sotto una pioggia temporalesca, riparati contro il grosso tronco di un abete. Io e l’amico Reali, testa a testa. Nel breve intervallo fra uno shrapnel e l’altro, si lavorava furiosamente di piccozzino e di mani per scavarci la buca sempre più profonda. Il colpo di partenza ci metteva sull’avviso. L’orecchio « abituato » distingueva in quale direzione filava il proiettile e quando si diceva « Questo è per noi! » giù colla testa.,. La fiamma dello scoppio incendiava il bosco per un attimo e poi era il solito vasto scrosciare di pallette, di ramaglie. Certe spolette avevano nel sibilo qualche cosa di umano. Sette shrapnels si abbatterono sul solo nostro albero e non ci ferirono. Alcune pallette vennero a schiacciarsi contro il nostro « elmo » o cagnom, come diciamo noi, nel gergo di guerra. Alla mattina, spostandoci altrove, gettammo un’occhiata di addio all’albero che ci aveva salvato e che ora profila — melanconico — il suo tronco spogliato. …. Mussolini

Delle pressioni per farlo esonerare si ha testimonianza In due lettere autografe di Bissolati che cercava, con l’onorevole Giuseppe De Felice, di far sì che l’amico non tornasse più in trincea. “Vedi tu”, scrive il 5 ottobre 1916, “quel che si possa fare. Vuoi tu parlarne al Gen. Lequio? Io ti autorizzo a parlargli in mio nome. Se egli non potesse fare direttamente, potrebbe però consigliarci. Mi pare bene che il Generale sia tal uomo da intendere la utilità — per la causa nazionale — di darlo alla battaglia giornalistica e tribunizia contro il neutralismo eviratore”. …Bissolati fece riferimento al suo cattivo stato di salute, “ma darsi malato non vuole. Bisognerebbe, se possibile, fargli una visita d’autorità […] ma la cosa lo irriterebbe”. !!!!!

 

  Anche il tono diaristico cambia. 1/4/5 dicembre 1916. Qui la guerra si presenta come cataclisma umano.. nel crepuscolo della sera le gobbe del Carso si presentano come divorate dalla scabbia…Doberdò: chi vive lungo le sue rive perde l’abitudine umana al sorriso.. la pioggia è il quinto nemico e forse il più massacrante .. non un lembo d’azzurro. Cielo uniforme bigio come il saio di un frate, e sgocciolante… E’ il secondo inverno di guerra per la massima parte trascorsa sotto terra, sia per ripararsi dalle intemperie che per salvarsi dai colpi d’artiglieria. Gli sono compagni, come dice, i parassiti e i topi, enormi come gatti, che ogni tanto cantano pure. Ho studiato coloro che mi circondano, che dividono meco il pane, il ricovero, i disagi, i pericoli; ho sorpreso i loro discorsi, fissati i loro atteggiamenti spirituali e nelle più svariate contingenze di tempo e di luogo che la guerra impone al soldato: in prima linea e in seconda; in trincea e in riposo, prima e dopo e durante il fuoco, nei treni, nelle tradotte, agli ospedali. Durante le marce di giorno e di notte, sotto la pioggia, sotto la neve, sotto la mitraglia…Per 42 giorni sotto una pioggia di bombe vennero respinti coi compagni del 7° Bersaglieri i ripetuti assalti austriaci. Il 3 gennaio 1917 il reggimento viene spostato in seconda linea ad Aquileia per la normale turnazione. Il 27 gennaio 1917 Mussolini ritorna a Doberdò del Lago sul carso Triestino. Neve, freddo, ordine contrordine, disordine. I soldati che tornano dalla licenza parlano a voce bassa del Bordello che ci sta in Italia perché quei quattro vecchietti vogliono la pace…. a Roma ciurlano nel manico. Governo dell’impotenza nazionale.
Al maestro Mussolini  viene proposto di passare, lui caporalmaggiore dei Bersaglieri e futuro sottufficiale (nomina dal 25/2/1917) a una sezione Bettica di lanciatorpedini (così la definisce anche Paolo Monelli, un aggeggio che come le bombarde Ansaldo, Torretta, Carcano dà un supporto di fuoco ravvicinato alla fanteria). Le statistiche di guerra evidenziano, se ce ne fosse ancora bisogno, che la prima linea finiva sempre sulle classi più misere, analfabete e contadine (spesso meridionali). Il capace, l'istruito in grado di apprendere passava a servizi o specializzazioni lontane dalla prima linea, se non era ufficiale. Il 21 febbraio 1917, ha o crede di avere su quell’arma, in apparenza semplice, il più assoluto controllo. Nel buio della notte basta una fiammella di sigaretta per essere bersaglio e come diceva lui - Stamani all’alba ho dato il buon giorno ai tedeschi con una Excelsior B,… il puntino rosso di una sigaretta si è spento. Poi ancora la sera e il giorno dopo, tanto che anche i compagni hanno difficoltà a rapportarsi con lui, col suo comportamento (Mussolini non risulterà particolarmente simpatico ai suoi commilitoni, salvo dopo il '22). Il natale del 16, secondo natale di guerra, era stato anche il “natale di trincea” (comparabile alla famosa  Pasqua dei campi della Marna) coi soldati che spesso fraternizzavano e quando non fraternizzavano si evitavano, se potevano. Lo Stesso Mussolini aveva assistito al passaggio di una squadra nemica di corvèè a tiro utile di arma che non era stata molestata, tanto da fargli dire “non è nelle nostre abitudini di innata cavalleria (sic) tirare sul nemico quando è inerme” o come nel caso della corvèè sta facendo sporchi lavori di raccolta cadaveri e/o pezzi insepolti. Poi il 23 febbraio 1917 l’incidente; e non era il primo per quelle armi.  Il 23 - 2 - 917 mentre assisteva alle istruzioni del lancio delle Bombe con cannoncino Ansen allo scoppio, inopinato dell'arma, rimaneva ferito alla faccia, alla regione anteriore della spalla destra, alla regione sottoascellare destra ed ad entrambi gli arti. Così recita il suo foglio matricolare. Mussolini, come tutti sanno, non fu più visto in trincea, ma al Giornale da lui fondato si. La sua classe (aveva ormai 34 anni e le marce con quelli di 20 anni gli erano difficoltose) era fra quelle che solo eccezionalmente dovevano essere schierate in prima linea. Saba era della stessa classe (anno di nascita) e non è mai stato al fronte. Naturalmente ci fu chi ebbe un occhio di riguardo verso quel bizzarro personaggio che era passato dalla condanna in contumacia per diserzione semplice, ( sentenza del Tribunale Militare di Bologna in data 2 agosto 1904) a soldato modello del 10° bersaglieri dopo il 25 novembre 1904, a socialista anarchico antimilitarista con Nenni negli anni della Guerra di Libia, poi di nuovo interventista e uomo d’ordine. Ne basta e avanza. Mussolini, data la notorietà, e non era l’unico (le trincee erano piene di scrittori, artisti, giornalisti, sportivi etc), veniva spesso chiamato a discutere con ufficiali e visitare "Case del Soldato" o arsenali. Un po’ come se oggi Emilio Fede, richiamato, venisse spedito in Iraq o Afghanistan e passasse gran parte del tempo fuori servizio a fare Public Relations per il ministro Parisi che sicuramente ama. 

Così riporta il suo foglio matricolare dopo la ferita

-Liquidatogli un assegno temporaneo di 9° categoria pari all'importo della pensione di Ottava categoria, riconosciuto idoneo al servizio sedentario, dispaccio ministeriale n. 492136 - T - del 16 febbraio 1922. 
-Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Commemorativa Nazionale della guerra 1915 - 1918 istituita con R. Dt. N. 1.241 in data 20 luglio 1920 ed apporre sul nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di Campagna 1915 - 16 - 17 - …
-Autorizzato a fregiarsi della medaglia inter Alleata della Vittoria R. Dt. del Dicembre ... (?) -Autorizzato a fregiarsi della Medaglia ricordo dell'Unita' d'Italia di cui al R. Dt. 19 ottobre 1922 n.... (?) 

  Dei fatti e dei modi (autolesionismo etc..) portati avanti per non ritornare in trincea ne sono testimonianza migliaia di casi (Il totale dei procedimenti penali raggiunse durante e a fine conflitto le 800.000 unità, praticamente un soldato su 4 mobilitato), finiti anche giudiziariamente davanti a una corte marziale o al plotone di esecuzione, nei casi di scorciatoia selvaggia.  Sui metodi "ufficialmente" leciti e noti si sorvola. Nel libro di O’Brien si adombrano poi favoritismi per la lettiga che gli viene messa a disposizione quando il 2 aprile 1917 raggiunge a Ronchi il treno ospedale per Milano: ma solo 15 giorni prima il dott. Piccagnoni (ospedale sotto bombardamento aereo), a lui (Mussolini) rimasto solo nelle corsie sgombrate diceva “Lei rimane, non è trasportabile, mi farà compagnia”, e intanto piovevano bombe. Convalescenza lunga, convalescenza corta ?. Qui l’autore, evidentemente straniero visti gli strafalcioni accumulati, tira in ballo l'Hemingway, quello di “Addio alle Armi”,  che si era ripreso in un lampo dalla sua ferita (luglio 1918) e per giunta era anche stato decorato con l’Argento. Ben sappiamo che il romanzo è un parto della fantasia letteraria (che ora sembra diventare fantasia di O'Brien), dove l’autore narra della ritirata di Caporetto senza averla mai vista e di una guerra fatta dagli americani senza farsi vedere (sul fronte Italiano ebbero un morto). Hemingway poi trascorse la sua convalescenza spesso con le mutande abbassate, e d’altronde come potevano gli americani dire che avevano fatto la guerra senza avere almeno un ferito che si sentisse tale. Come potevano gli italiani non dare l'argento a Hemingway dopo che si erano indebitati nei confronti degli Usa per una somma da capogiro ?. Come dirà anche Mussolini anni dopo, come si fa a sedersi ai tavoli della pace senza aver avuto morti. Gli americani con un morto fissarono le linee di confine dell’Italia che di morti ne aveva avuti quasi 700.000. Se non fosse stato per quelle linee saremmo rimasti a casa e Cecco Beppe ci avrebbe regalato Il trentino e Trieste.

Bettica

 

E adesso signor professore, ricercatore del Dipartimento di storia moderna del Trinity College di Dublino, passiamo al resto

Ma cosa poteva nascondere Mussolini sotto il suo cattivo stato di salute e perché gli americani volevano il suo cervello ?.

Al capezzale di Mussolini: Ferite e malattia 1917-1945 Paul O’Brien: Una malattia inafferrabile …
Paul O'Brien è emerito professore del Dipartimento di storia moderna del Trinity College di Dublino.

  Per rispondere alle domande poste dalla cartella clinica*(e dalla autopsia) serviva un’analisi professionale, per la quale (parole dell’autore) sono  ricorso alla d.ssa Carlamaria Morisi, anestesista e psicoterapeuta, e alla d.ssa Antonella Perotti. Secondo la consulente, “dimesso dall’ospedale da campo, un soldato nelle sue condizioni avrebbe dovuto attendere che le cicatrici si chiudessero definitivamente e, dopo alcune cure e una breve sosta all’ospedale territoriale, avrebbe ricevuto un mese o due di convalescenza, prima del ritorno al fronte”. Invece Mussolini si fermò all’ospedale della Cri a Milano e non tornò più in linea. Perchè?
     

 

Rino Alessi, ex compagno di scuola, suo padrino di duello nel 1915 e corrispondente de “Il Secolo”, scrisse il 28 febbraio 1917 che “pure nei suoi lineamenti forti, nella sua voce un po’ dura e profonda è passato quasi un tremito di pianto”. Il giorno Sandro Giuliani del Popolo d’Italia. Il volto di Mussolini, incorniciato dalle bende che gli fasciano la testa, mi appare assai più pallido, ora. Anche la fronte scotta. Mi chino su Lui. Ci scambiamo un bacio. Mi allontano volgendomi verso il letto. I suoi occhi scintillanti e neri — singolari e suggestivi tra il candore del viso, del letto, delle fasce, di tutto — sono di strano contrasto con tanto bianco. Ma sono stupendamente sereni.  All’uscita, mi intrattengo con i dottori Scipioni e Calvini. — Le condizioni di Mussolini — essi mi dicono — non sono gravi. Non sono neppure così lievi come qualcuno ha raccontato. Tutt’altro. Egli ha molte ferite trapassanti e a fondo cieco, negli arti inferiori. Una di esse, alla coscia destra, è vasta circa dieci centimetri, Altre ferite interessano il capo, la spalla destra (la clavicola è rotta) e, più grandemente, la mano destra, nella quale si riscontra la lesione del carpo.

L’ultimo soccorritore. http://www.ilduce.net/speciale2.htm    In corsivo blu per il testo sotto i passi estratti dal libro di Paul O’Brien.
Metà degli italiani si vanterà, dopo la marcia su Roma di aver soccorso Mussolini quel giorno (più di 1.000 erano gli uomini che dichiaravano di aver soccorso Mussolini per primi). Il 26 Aprile 1945 non se ne trovava più uno. E’ capitato anche a me, che fra i ricordi di un reduce ci fosse il soccorritore di Mussolini.

sintomi della neurosifilide:Personalità (labilità emotiva, paranoia); Affettività (apparente trascuratezza) ; Riflessi (iperattivi); Eye-occhio (riflesso di Argyll-Robertson); Sensorio (illusioni, allucinazioni, megalomania); Intelletto (perdita della memoria recente, introspezione, capacità di giudizio); Speech (eloquio rallentato ma al Lirico di Milano il 16 dicembre 1944 era lui che parlava o un sosia ?).

  Il saggio prende spunto da una cartella clinica* ritrovata nel 1938, a detta dell’autore e delle relatrici, compilata sommariamente, raffazzonata, date le circostanze belliche, ma non tanto come quelle che si possono vedere ancora oggi negli ospedali (ma se l’O’Brien è straniero queste cose non le può sapere, perché forse al suo paese queste cose non succedono. (Lo stesso foglio matricolare, e fortuna che qualcuno lo compilò, nel senso che trovò i dati per compilarlo dopo Caporetto, si presenta superficiale). Ci si mise anche la gamba sbagliata, nei rapporti, a complicare il quadro Ma le ferite erano in entrambi gli arti e Mussolini nelle fotografie tende a tenere alzata la sinistra con le stampelle, come diceva Rachele che lo conosceva bene. Secondo la cartella clinica, al contrario, fu la gamba destra a risultare più ferita (annotazioni in data 3, 12, 20 e 28 marzo). “Opinioni” di medici !!. Non sarebbe la prima volta che uno entra per farsi tagliare la gamba sinistra e gli tagliano la destra o gli asportano il rene sano al posto del suo vicino di letto che l'aveva malato. Secondo la dottoressa Perotti, la risposta è si: tutto questo tramestio, tutta questa segretezza, tutta questa assistenza coprivano una "innominabile" malattia che è riassumibile in una parola: sifilide. La ricercatrice nota che il 28 marzo 1917 il Dott. Piccagnoni intervenne per l’ultima volta alla tibia destra di Mussolini usando un termine — “piaga” — che non era mai stato adottato fino ad allora. È in base a questo termine che la Perotti sospetta che la sifilide fosse stata già identificata nell’ospedale da campo. La piaga cui si fa riferimento potrebbe essere la tipica lesione da sifilide terziaria, cioè la “gomma”. Salto la definizione di gomma ….e Vi risparmio il seguito, perché la Sifilide di Mussolini non è comunque oggetto di questo capitolo e neanche dei prossimi, ma non Vi risparmio quella delle uova.  È vero, come nota la dottoressa Morisi, che il dolore al fegato (sintomi) potrebbe essere dovuto alla quantità di uova consumate dal paziente (2 al giorno a Ronchi e fino a 5 al giorno a Milano), nonché all’alcool (cognac e marsala) somministratogli all’ospedale da campo (e in trincea). La dottoressa Perotti non esclude questa possibilità, ma aggiunge che il consumo di alcool era ormai sospeso da più di due mesi e che…… 
Beh le uova si mangiano per due motivi, uno non posso dirvelo e l’altro è che sono meglio di tanti ranci visto il periodo e il regime alimentare a cui erano soggetti gli italiani allora (tessera e surrogati). L'Alcool veniva distribuito in trincea in Italia come negli altri paesi come rinforzo di coraggio prima di un attacco e si fa presto a farne dipendenza in un paese dove il vino non era una bevanda ma un elemento alimentare. Ma per questo bastava un po di conoscenza storica per appurarlo. Poiché della scienza medica il sottoscritto ha una opinione diversa dall’autore e molto probabilmente da quella di molti di voi. Vi tralascio ulteriori spiacevoli commenti. 

Mussolini con StaraceVeniamo quindi alla autopsia del '45, fatta da chi non era interessato ad accertare cause di morte diverse da quelle dei colpi di mitra dei partigiani sparati in strada (sempre che sia vero) a Giulino di Mezzegra.

  Anche l’autopsia di Cattabeni non riscontra alcuna traccia di sifilide. Ma, a parte l’esito negativo dell’esame istologico dell’encefalo, nel referto vengono riportati solo i reperti macroscopici, non quelli microscopici. L’aorta, per esempio, risulta normale. Tuttavia, la normale elasticità delle sue pareti non esclude la diagnosi di lue, perché l’interessamento delle grosse arterie non si verifica in tutti i pazienti colpiti da sifilide terziaria. In secondo luogo, Cattabeni  fa una valutazione personale, ma solo un esame istologico avrebbe potuto mettere in evidenza l’eventuale perdita di tessuto elastico, come solo un esame istologico sul midollo spinale avrebbe permesso la rilevazione della tabe dorsale. Né l’uno né l’altro vennero però eseguiti. Tutti questi particolari mostrano come si avessero idee ben chiare su quello di cui soffriva Mussolini. Si spiega anche il motivo per cui Cattabeni vide una sola cicatrice sulla gamba destra, un dato che, come abbiamo visto, si scontra con le osservazioni di Cova e anche con quanto scritto dal dottor Binda nell’epicrisi del 24 luglio 1917, di cui già si è detto. Quest’ultimo, infatti, informa che vi erano delle “cicatrici profonde ed aderenti alla regione anteriore della gamba destra” (corsivi nostri). D’altro canto, gli interventi subiti da Mussolini lasciano immaginare la presenza di molteplici cicatrici: il 27 febbraio 1917 estrazione di schegge dalla regione tibiale destra; il 3 marzo estrazione di tredici schegge, soprattutto dall’arto inferiore destro; il 14 marzo incisione della regione tibiale destra; il 28 marzo intervento di osteotomia tibiale destra compresa incisione lungo il decorso del tendine del muscolo tibiale anteriore destro. Pur sapendo che le gomme cutanee sifilitiche tendono a risolversi in cicatrici retraenti, Cattabeni non discusse di quelle cicatrici, si limitò, piuttosto, a raccontare di quella apparentemente chirurgica. Si potrebbe sostenere, dunque, che l’autopsia di Cattabeni, a livello etico-medico-legale, sia discutibile da vari punti di vista……..
     

  a favore: Effetti dell’ulcera duodenale – ha ricordato l’autore di Mussolini piccolo borghese Paolo Monelli – l’incertezza, la frustrazione, il dubbio continuo; effetti della lue mal curata, la megalomania, l’esasperata vanità, il desiderio di vendetta. Dunque, ha concluso Monelli, inutile cercare giustificazione al carattere dell’uomo nell’ereditarietà, negli studi compiuti, nelle letture fatte, nell’ambiente in cui è vissuto; bastano questi due mali, l’uno dei quali dovuto ad un “fortuito” incontro con una donna, a spiegare tutto di lui, virtù e difetti, trionfo e martirio. La malattia come scappatoia ?!: In tempi recenti, vedi tangentopoli, ci fu chi arrivò anche al tumore, ma fu graziato dalla sorte o dalla storia. Miracolo! non morì nessuno se non i suicidi. Pressione bassa, anemia secondaria, pelle secca e anelastica, fegato ingrossato, crampi allo stomaco, addome magrissimo nella parte inferiore, intestini rattrappiti, stitichezza acuta o come...
     
Da Libero.it. 17/6/2002: ... A quanto pare, O'Brien, è stato il primo studioso ad esaminare in modo completo la documentazione sanitaria sul Duce a Roma presso l'Archivio dello Stato. Lo storico irlandese insinua inoltre forti dubbi sulla gravità delle ferite riportate da Mussolini sul Carso, il 23 febbraio 1917, quando venne colpito accidentalmente dall'esplosione di un lanciagranate italiano. L'entità delle ferite sarebbe stata ingigantita per "coprire" la neurosifilide o sifilide terziaria.          Cosi riferiva Bottai il 21 gennaio 43: "La malinconia dell'ora si sfoga in cattive pasquinate sulla malattia di Mussolini; la prima, quando lo si riteneva spacciato: Egli è fortunato: morrà; l'altra, quando lo si sa fuori pericolo: tutto in lui è infondato, anche il cancro.". Debilitato fisicamente e moralmente, il duce non sembrava più quello di un tempo. Il 26 marzo Dino Grandi andò a trovarlo per ricordargli i momenti difficili che il paese stava vivendo; lo trovò come di consueto al tavolo di lavoro nella sala del Mappamondo a palazzo Venezia: "Ha il viso pallido, quasi terreo; profondi solchi sulle guance denunciano la sua tempesta interiore". Il Mussolini di Salò, dice il dottor Zachariae, era «una rovina di uomo»; niente di più probabile che il dolore fisico lo avesse sopraffatto nei momenti decisivi, facendogli prendere decisioni sbagliate (Zachariae 1948: 11). L’ex capo dell’Ovra, Guido Leto, si spinge oltre: ha giudicato la decadenza fisica del duce come la causa efficiente del 25 luglio 1943: il fascismo era morto per lisi, non per crisi. Cesare Rossi – l’eminenza grigia del primo fascismo, è sceso nei dettagli più intimi. In un libro intitolato "Mussolini com’era"  Rossi ha spiegato il decadimento mentale del Duce con l’abuso di afrodisiaci. Per corrispondere alle divoranti esigenze sessuali di Claretta Petacci, il vecchio dittatore si era rassegnato a consumare tubetti di Hormovir (l'antenato del Viagra): Inutile dire che i primi ad inalberarsi, per questa pioggia di se e di ma, sono stati i Missini che non accettarono per il Duce alcuna malattia.

  Ora se della malattia di Mussolini sapete ancora meno di prima, almeno sapete qualcosa di più del personaggio, del soldato Mussolini. A questo proposito apro una piccola parentesi  sullo sceneggiato televisivo "Edda". Gli sceneggiati storici della Rai mi fanno sempre venire l'orticaria e debbo dire la verità quando ho sentito, Mussolini  dire "Ciano chi ?", alla notizia che la figlia era fidanzata con Galeazzo Ciano, ho spento il televisore e sono passato ad altro. Riporto dalla critica "Edda è una fiction storicamente corretta" Così lo storico Francesco Perfetti, uno dei maggiori esperti del periodo fascista, difende la veridicità di "Edda", Sono stati otto gli studiosi e gli storici di “chiara fama” e di orientamento politico e culturale molto diverso di cui la Lux Vide si e' avvalsa per la sceneggiatura della fiction di Raiuno "Edda", compreso lui (e compreso il Giovanni Sabatucci della Fiction delle Foibe campata sul nulla ndr). La preoccupazione della fiction non era la verità, ma quella di non scontentare nessuna parte politica. Probabilmente andò diversamente perchè furono i Ciano a dire "Mussolini chi ?". Piccolissima annotazione per i lettori, per i professori e per chi credesse ancora che i Ciano fossero sconosciuti e Mussolini conosciuto. ...Costanzo Ciano ( padre di Galeazzo era medaglia d'oro per la beffa di Buccari) quando Mussolini faceva, si fa per dire, il caporale. Eletto deputato nel 1921 per il Blocco nazionale nel collegio di Livorno, si dedica completamente alla politica. Sottosegretario alla Marina e commissario alla Marina mercantile nel primo ministero Mussolini, nel febbraio 1924 diventa ministro delle Poste e Comunicazioni (oggi si direbbero Media, quelli che controllano tutto) comprendente la Marina Mercantile, le Poste, i Telegrafi e le Ferrovie (qualsiasi cosa si muovesse in Italia lui lo sapeva). Per oltre un decennio gestisce settori cruciali e sovrintende alla privatizzazione e riorganizzazione della telefonia e delle Ferrovie (quelle che arrivavano puntuali). Molto attento all'organizzazione del consenso, avvia una pionieristica rete di radiocomunicazioni istituendo nel 1928 l'Ente Italiano Audizioni Radiofoniche !!!! (EIAR poi Rai: sarà per questo che in Rai non lo riconoscono come papà). Oltre la medaglia d'oro per Buccari, Costanzo Ciano era insignito di 4 d'Argento ed altre minori.
     

  Per finire, ma con tutte le donne (i fortuiti incontri di Monelli) e figli che ha avuto, Mussolini usava i preservativi ? Speriamo che il prossimo libro sul Duce ci sveli anche questo aspetto, dopo la dichiarazione che la Contessa De Blanc è nipote del Duce (se è vero). I salvatori non ci bastano più.  

per saperne di più

le Bettica.  http://www.armigeridelpiave.it/SELEZIONI/Lanciatorpedini.pdf 
http://www.larchivio.org/xoom/abelli-ribera.htm  autopsia verbale 7241
http://www.larchivio.org/xoom/verbale7241.htm

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