USA - PROGETTO MANHATTAN La bomba atomica
"Se nel cielo divampasse simultaneamente la luce di mille soli, sarebbe come lo splendore dell'Onnipotente … Sono diventato Morte, il distruttore dei mondi" da Bhagavad Gita (Veda) citata da J. Robert Oppenheimer
L'Atomo, la radiologia, i Nobel, la bomba atomica, Enrico Fermi, il club dell'uranio, Alsos, il vaso di pandora, Hiroshima e Nagasaki |
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All'interno di questo capitolo non troverete solo notizie scientifiche su un argomento, difficile per me e spero un po' meno per Voi. Parto quindi da nozioni basilari rimandando a testi cattedratici il confutare teorie e interpretazioni. Premetto che si sta parlando, per il periodo considerato, di teoria pura e che mi è risultato difficile coniugare queste prime scoperte con esempi pratici di impiego della scienza. Se l'esempio pratico per eccellenza è quello della bomba distruttrice, il suo controllo porterà comunque prima e dopo ad impieghi civili nella produzione d'energia, diagnostica, terapia, alimentare, ... etc. Il dibattito, desumendo dalle testate giornalistiche, è tutt'ora aperto e rovente nonostante l'apporto dato alla civiltà odierna e agli accordi di non proliferazione che ne hanno ridotto la pericolosità e la minaccia. |
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L'ATOMO Rutherford fece un esperimento per mettere alla prova il modello di Thomson. Bombardò un sottilissimo foglio d'oro posto fra una sorgente di particelle alfa (nuclei di elio) e uno schermo al solfuro di zinco. Le particelle, passate attraverso la lamina, sarebbero rimaste impresse sullo schermo. L'esperimento portò alla constatazione che i raggi alfa non venivano quasi mai deviati. Essi attraversavano il foglio d'oro senza quasi mai esserne disturbati. Sulla base di questo fondamentale esperimento, propose un modello di atomo in cui quasi tutta la massa dell'atomo fosse concentrata in una porzione molto piccola, il nucleo (caricato positivamente) e gli elettroni gli ruotassero attorno così come i pianeti ruotano attorno al sole (modello planetario). |
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CRONOLOGIA DELLE SCOPERTE
1803 - Prime prove sperimentali dell'ipotesi atomica. John Dalton: legge di composizione dei pesi chimici. Dalton spiegò i
fenomeni chimici secondo i quali le sostanze sono formate dai loro
componenti secondo rapporti ben precisi fra numeri interi, ipotizzando
che la materia fosse costituita da atomi.
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La grande guerra non spostò nulla nella ricerca anche se la demarcazione fisica dei contendenti aveva creato solchi umanamente invalicabili. Si diceva che in campo scientifico questi solchi non erano mai esistiti trattandosi di un numero ristretto di persone che se non dialogava, rischiava di morire di solitudine. Non erano rari infatti i casi di fisici dalla personalità disturbata e dichiarati poi insani di mente. Nel campo delle applicazioni pratiche della radiologia (o come diceva un incerto traduttore più sotto applicazioni radiotelegrafiche !!!) posso esporre il caso della Maria Sklodowska Curie (Nobel 1911), moglie di Pierre (morto giovane) che percorse i campi di battaglia con apparati di radiografia o radiologia mobile per aiutare i chirurghi a ricomporre fratture o a estrarre proiettili e schegge. In poco tempo, convinse alcune piccole industrie a costruire in serie questi apparati mobili e lei stessa guidando un furgone, girò la Francia, il Belgio e l’Italia per utilizzare questi strumenti, lasciarli agli ospedali e istruire medici e infermieri che a loro volta insegnavano ad altri mantenendo però un livello di sicurezza molto basso come nel caso riportato sotto e documentato in Italia. Un altra applicazione che troverà presto impiego e aprirà la strada alla Elettronica è il Diodo. |
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Abbiamo una testimonianza diretta di questi apparati della Curie da parte di Rudyard Kipling, il famoso narratore inglese, che lasciò scritto ne "The war
in the mountains" di Kipling,
un reportage sulla guerra in montagna in Italia.
Five articles were published in the Daily Telegraph
and the New York Tribune. In Italy, a translation of the five articles
was published by the Risorgimento Press in paperback form in 1917,
reissued in 1988 by the Italian journal Rivista Militare Europea
Kipling, autore di Il libro della giungla (1894), Il secondo libro della giungla (1895) e Capitani Coraggiosi (1897), viaggiava accompagnato da Alberto Pirelli (28/4/1882), colonnello di cavalleria, padre di Leopoldo, che lui chiama "Tyre manufacturer, millionaire". Alberto Pirelli fu capo dei servizi per i rapporti con l'estero, nell'ultima fase della prima guerra mondiale; dopo l'armistizio, membro del Comitato Supremo Economico di Versailles e della Commissione Economica e Finanziaria durante il Trattato di Pace. Dal 1920 al 1922 rappresentò l'Italia nell'Ufficio Internazionale del Lavoro a Ginevra e successivamente, dal 1923 al 1927, nel Comitato Economico della Lega delle Nazioni. Vice-presidente della Società dal 1932 e Amministratore Unico dal 1946, alla scomparsa del fratello Piero (1956), era stato chiamato alla presidenza, carica ricoperta fino ai primi mesi del 1965 quando gli succedeva il figlio Leopoldo. Negli anni di guerra lo sforzo bellico della Pirelli era stato all'altezza della tradizione, soddisfacendo fino all'80% dell'enorme fabbisogno di cavi telegrafici da campo. Nel 1918 essa dava lavoro a circa 10.000 persone. |
da una lettera di Kipling del 10 maggio 1917 alla moglie…. siamo ritornati a
Cormons dove sono stato portato a vedere un ospedale di radiologia
gestito dalla Contessa Helena Gleichen e (dal)la signora Hollings dove sono
state fatte cose meravigliose. Vi lavora una mezza dozzina di assistenti
donne tra cui una certa signorina Hanbury Williams che era a Rideau Hall
quando siamo andati in Canada a trovare i Grey. Vestono in cachi e
l’ospedale, che era una specie di palazzo, ha un giardino pieno di
giaggioli. Hanno due macchine per trasportare il loro equipaggiamento e
sono profondamente grate quando gli è permesso di andare a Gorizia a
esercitarsi nella loro arte tra esplosioni e granate. È certo che Dio ha
fatto le donne in maniera meravigliosa. La signora Hollings ha perduto
il suo unico figlio maschio e così si è dedicata a questo. Sia lei che
la contessa Gleichen sono state contaminate dai raggi X, ma credo che
per ora la cosa non sia troppo grave. Hanno fatto circa 6000
radiografie. Abbiamo preso il thé insieme e poi le abbiamo lasciate al
loro coraggio e alla loro semplicità. Siamo rientrati alle 17:00. testo originale… and then we came back to Cormons where I was taken to see a Radiographic hospital run by Countess Helena Gleichen and Mrs Hollings which has been doing wonderful work. They have about half a dozen women assistants, including a Miss Hanbury Williams, who was at Rideau Hall when we visited the Greys there in Canada. They dress in khaki and their hospital - which was some sort of pa1ace- has a garden full of irises, and they have two cars to carry their apparatus and they are deeply grateful when they are allowed to go into Gorizia and practise their art there among explosions and gas shells. Certainly God made women most marvellously. Mrs Hollings had lost her only boy and so took up this. Both she and Countess Gleichen have been affected by the K-Rays though I believe not to any serious extent yet. They have conducted close upon 6000 radiograph examinations. And we had tea and left them to their bravery and simplicity. We got back at 5 p.m. I had an hour’s lie down and then went with the General to see the King … Passigli Editore (2006) passo da "La guerra nelle Montagne"che si riporta nella sezione freetime dei Libri (dal sito principale) ... ...Un po’ più tardi, in un giardino pieno di giaggioli, mi fu raccontato in confidenza, da alcune signore inglesi che possedevano il macchinario per applicazioni radiotelegrafiche ed un paio di automobili crivellate da schegge di shrapnells, che ad esse era stato permesso- allorquando si sarebbe effettuata la nuova avanzata - di recarsi nella città di Gorizia, in una bella camera sotterranea, abbastanza protetta dallo scoppio delle granate, che tanto sconcerta i feriti e tanto scuote l’apparecchio radiotelegrafico; e, dicevano esse, “non vi pare che ciò sia assai gentile da parte delle autorità “ pag. 28 |
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... continua | ||||
La radioattività è una scoperta, non invenzione, recente
e la sua primaria applicazione risale a scopi eminentemente umanitari come
le lastre mediche per lesioni alle ossa (rotture) o svelamento di corpi
estranei (pallottole e schegge). Gli scopritori, Bequerel, Curie e la
moglie Maria che ricevettero il Premio Nobel per la Fisica, scoprirono che
alcuni minerali, contenenti uranio e radio, avevano la proprietà di
impressionare delle lastre fotografiche poste nelle loro vicinanze. La
radioattività è presente in natura da sempre. L'atomo è la parte infinetisimale
della materia che ci circonda (un milione di miliardi di
volte più piccolo di un metro). In natura esistono 92 elementi e
circa 270 isotopi. Oltre agli isotopi naturali, esistono gli isotopi
artificiali, prodotti dall'uomo: cobalto-60 usato in radioterapia e il
plutonio-239 usato come combustibile nelle centrali nucleari. Gli isotopi
presenti in natura sono quasi tutti stabili. Tuttavia, alcuni isotopi
naturali, e quasi tutti gli isotopi artificiali, presentano nuclei
instabili, a causa di un eccesso di protoni e/o di neutroni. Tale
instabilità provoca la trasformazione spontanea in altri isotopi. La
trasformazione di un atomo radioattivo porta alla produzione di un altro
atomo, che può essere anch'esso radioattivo oppure stabile. Essa è
chiamata disintegrazione o decadimento radioattivo. Queste in parole
povere alcune nozioni essenziali che ci porteranno dal primitivo progetto
alla costruzione dell’ordigno nucleare che interessa il presente articolo.
Le ricerche si spostarono praticamente su tutti i laboratori di fisica
europei a cui partecipavano anche americani, giapponesi e russi.
1901 - Wilhelm Conrad Röntgen |
1921 Chadwick e E.S.
Bieler arrivano alla conclusione che una qualche forza forte tiene
insieme il nucleo. |
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1904 - John William Strutt Rayleigh 1905 - Philipp Eduard Anton Lenard 1906 - Joseph John Thomson 1907 - Albert Abraham Michelson 1908 - Gabriel Lippmann 1909 - Carl Ferdinand Braun, Guglielmo Marconi 1910 - Johannes Diderik van der Waals 1911 - Wilhelm Wien 1912 - Nils Gustaf Dalen 1913 - Heike Kamerlingh-Onnes 1914 - Max von Laue 1918 - Max Karl Ernst Ludwig Planck (meglio noto Max Planck) 1921 - Albert Einstein 1922 - Niels Bohr 1923 - Robert Andrews Millikan 1924 - Karl Manne Georg Siegbahn 1925 - James Franck, Gustav Hertz 1926 - Jean Baptiste Perrin 1927 - Arthur Holly Compton, Charles Thomson Rees Wilson 1928 - Owen Willans Richardson 1929 - Raymond De Broglie 1930 - Chandrasekhara Venkata Raman 1932 - Werner Heisenberg 1933 - Paul Adrien Maurice Dirac, Erwin Schrödinger 1935 - James Chadwick 1936 - Carl David Anderson, Victor Franz Hess 1937 - Clinton Joseph Davisson, George Paget Thomson Jr figlio di J.J. Thomson 1938-Enrico Fermi |
A fianco alcuni dei vincitori del Nobel per la Fisica | |||
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L’uranio che si trova in natura è composto per il 99,3 % da U238 e per il resto da U235 e una parte infinitesimale di U234. Ebbene, Bohr intuì che di queste due forme dell'uranio, dette isotopi, solo il 235 è fissile, ovvero se bombardato con neutroni lenti subisce la fissione nucleare. Ma allora chiunque avesse voluto costruire la bomba atomica avrebbe dovuto prima procurarsi grandi quantità di U235, che andava separato dall'U238 con processi industriali da inventare e costosissimi, così alti che Niels Bohr non riusciva a immaginare una nazione disposta a investire risorse tanto ingenti in quell'impresa. Per lui, dunque, le armi nucleari rimanevano una possibilità puramente teorica. Processi che ora vanno sotto il ben noto nome di centrifughe (Iran 2008). Il primo trattamento consiste nella trasformazione dell' uranio puro in un composto gassoso, ottenuto tramite acido FLUORIDRICO. A questo punto il composto uranifero diventa; ESAFLUORURO di URANIO (UF6). Con le centrifughe l’UF6 viene scagliato contro barriere di materiale che tendono a separare gli atomi più leggeri con minor massa (U235,U234) dagli atomi più grandi con massa superiore (U238). |
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LISE MEITNER (1878-1968) Albert Einstein amava chiamarla “la nostra Marie Curie”. Lise Meitner era nata in Austria, da famiglia ebrea (suo padre è un avvocato di origine ebraica ma la educa alla religione luterana); fu la seconda donna a ottenere una laurea (prima si era diplomata in lingue non avendo accesso all’Università) in fisica all’Università di Vienna e durante i suoi studi si sentì particolarmente attratta dalla struttura dell’atomo. Nel 1907 decise di trasferirsi a Berlino, allora considerata una sorta di “Mecca’ della fisica atomica, dove incontrò Einstein, Planck e Hahn e di quest’ultimo divenne la più stretta collaboratrice. Insieme a Otto Hahn, nel 1917, scoprì un nuovo elemento: il protoattinio. La coppia Hahn-Meitner (foto sotto) mise a frutto le rispettive conoscenze di chimica e di fisica e gettò le basi per la scissione dell’atomo, su cui si fonda la concezione della bomba atomica. Nel 1934 Lise ottenne una propria sezione di fisica nel prestigioso Kaiser Wilhelm Institute für Chemie di Berlino-Dahlem ma l’ottusità del Reich ben presto si frappose tra la ricercatrice ebrea e i suoi studi. Nel 1938, quando lavorare le era ormai divenuto impossibile, si rifugia prima a Stoccolma e poi a Cambridge, in Inghilterra. Dallla neutrale Svezia si mantenne ancora in corrispondenza con Hahn (nobel 1944 in ritardo per la chimica ) e con Otto Frisch (suo nipote) e insieme ipotizzarono un modello di fissione nucleare. Come per Einstein si suppose che le pubblicazioni che gli valsero il Nobel non fossero tutta farina del suo sacco.
“Mio Dio cosa abbiamo fatto!” IL CLUB DELL’URANIO |
L'ignoranza della scienza e della
tecnologia da parte di Hitler, la carenza di scienziati e ingegneri,
nonché la natura «policratica», grottescamente inefficiente e corrotta
delle strutture di potere del Terzo Reich, limitavano la capacità della
Germania di vincere una lunga guerra tecnologica che richiedeva
ingentissime risorse. [...] Gli insuccessi della Germania in campo
scientifico e tecnologico erano sistematici e di vasta portata. Nel
1939, quando Hitler entrò in guerra, il sistema educativo tedesco, un
tempo il più invidiato del mondo, era in una situazione caotica, così
come le politiche nazionali per lo sfruttamento della scienza e della
tecnologia. Alcuni membri del gruppo dirigente del Reich parlavano
addirittura di chiudere le università fino alla fine della guerra.
Migliaia di tecnici, ingegneri e studenti altamente scolarizzati vennero
arruolati nelle forze armate senza tener conto del loro livello di
istruzione o della loro utilità per lo sforzo bellico; il regime ci mise
ben tre anni a invertire il processo…..In mancanza di un coordinamento
centralizzato, nel Terzo Reich la scienza e la tecnologia erano alla
mercè dei vari signori della guerra e dei vari feudi commerciali e
burocratici. Nello stesso tempo, Hitler scatenava a bella posta rivalità
tra le forze armate tradizionali e le SS, senza definire una politica di
priorità nel complesso processo di mobilitazione e di riarmo di uno
stato-nazione tecnologicamente avanzato. In quegli inizi del 1933
lasciarono la Germania un pool di cervelli unico: Einstein,
Franck, Gustav Hertz, Schrödinger, Hess, Debye, Stern, Bloch, Wigner
Bethe, Gabor, Havesy, Herzberg, l'ungherese Szilard ed i matematici
Courant, Weyl, Noether. Se ne andava circa la metà dei fisici teorici
tedeschi e molti tra i maggiori conoscitori di meccanica quantistica e
fisica nucleare: una pioggia miracolosa (e inaspettata, un investimento
per il futuro) di geni per gli anglo-americani. I livelli della qualità
della ricerca scesero paurosamente e la Germania si isolava anche dal
resto del mondo scientifico perché vi era un generale rifiuto a recarsi
a studiare ed a lavorare in Germania e vi erano forti restrizioni agli
scienziati tedeschi per andare a specializzarsi all'estero. In questo
periodo si ottennero degli ottimi successi in fisica applicata,
particolarmente in ciò che riguardava la guerra, ma senza la semina in
fisica teorica il tutto si sarebbe presto spento.
http://www.fisicamente.net/FISICA_1/index-1803.pdf
Ma procediamo con ordine. Il programma
atomico tedesco partì molto presto e a gran ritmo, in anticipo su tutti
gli altri paesi, alleati (Giappone) ed ostili. Il governo del Reich sembra però non interessarsi molto all’”Uranium Projekt” (progetto
uranio). Lo si intuisce dai finanziamenti e dal quadro di incertezza che
caratterizzò l’intero programma atomico tedesco. Una spiegazione logica
ancora una volta da Adolf Hitler. Le sue “particolari” convinzioni lo
portarono infatti ad etichettare la fisica nucleare come “fisica
ebraica” e a considerare la bomba atomica come “un Bluff degli Ebrei” di
cui aveva già una brutta opinione del tutto personale. In Italia un altro ebreo Fermi, che
operava in Via Panisperna con Amaldi, Majorana, Pontecorvo e Segré
scelse la stessa strada nel 1938 quando uscirono le leggi razziali.
Tutto quello che l’industria tedesca era riuscita a costruire fu
rinvenuto incompleto dalla missione Alsos (vedi sotto) a fine conflitto.
Ma nel 1939 le idee erano ancora molto confuse. Si temeva che
Hitler cercasse, mettendo le mani sul Belgio, di controllare l’uranio
del Congo sua colonia. La paura di Einstein e degli Stati Uniti, è più
che giustificata. Infatti i più grandi scienziati e fisici tedeschi, tra
cui l’illustre Werner Heisenberg e von Weizsacker, riunitisi al
Ministero della Scienza, discussero, nell’ottobre 1939, circa la
possibilità di costruire un reattore nucleare. Inoltre, con l’invasione
tedesca della Norvegia, la Germania era venuta in possesso dello
stabilimento Norsk Hydro di Vermok, nel quale veniva prodotta l’acqua
pesante. I due Ungheresi, Szilard e Wigner, chiesero a Einstein se fosse
cosciente del pericolo, allora rappresentato dal tedesco Otto Hahn (uno
dei pochi non ebrei ad essere rimasto anche se non allineato). Una serie di amicizie portò i tre direttamente a
Roosevelt con una lettera “raccomandata” di Einstein (vedi scheda nei
personaggi). Ma la guerra "scoppiata" era solo sulle frontiere a Est. La Gran Bretagna, in
prima linea, le idee invece le aveva chiare, oltretutto l’ammiragliato
aveva comprato il brevetto di Szilard per una bomba per quanto potesse valere a quei
livelli. La situazione in Europa sappiamo come evolse, ma non era
ancora
formalmente scoppiato il conflitto coi Giapponesi (che tutti
aspettavano) quando il 6 dicembre 1941, vigilia di Pearl Harbor venne
avviato il Progetto Manhattan. Il progetto militare segreto faceva capo
al Corpo degli Ingegneri e al Gen. Groves che si incaricò di comprare in
Congo 1250 tonn di Uranio e di costruire fisicamente i centri super
segreti della ricerca. Il programma era diretto da Fermi entrato in
scuderia nell’ottobre del 1942 alla vigilia dello sbarco americano in
Nord Africa (vigilia di svolta positiva del conflitto). Fermi
proveniente dal laboratorio metallurgico di Chicago lavorava sotto le
gradinate dello stadio Stagg Field alla costruzione materiale della
pila atomica, del reattore in Grafite, cadmio in barre e carbonio. La
semplice costruzione era pronta in 2 mesi e funzionò subito producendo
200 W. La luce si vide a 290 km di distanza, come dire d'una esplosione fra Milano e Roma che si vedeva in entrambe le piazze, ed era equivalente a oltre 10.000 tonn di tritolo (stima di Fermi per difetto). Qualcuno si era messo a piangere, non solo per la contentezza. Wilson di Princeton “Mio Dio cosa abbiamo fatto!”. Un po’ tardi per pensarci. Per Einstein, pacifista convinto, fu una sconfitta dolorosa. Più volte ebbe a ripetere: "se avessi saputo, non avrei mai scritto quella lettera". Szilard e altri 68 firmarono una petizione il giorno dopo per ribadire concetti di Bohr del '44 sulla comunicazione ad alleati e nemici (e forse per una eventuale dimostrazione neutra) e per l'apertura di un tavolo negoziale sul controllo dell'energia atomica. Apparve però chiaro gia nei lavori di preparazione di Potsdam che la bomba veniva utilizzata in funzione antisovietica, il che avrebbe aperto poi la corsa al fungo atomico, tutt'ora aperta e con tanti aspiranti. http://en.wikipedia.org/wiki/Doomsday_Clock mancano 6 minuti alla catastrofe nucleare |
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«Dieci uomini brillanti, due dei quali già vincitori del premio Nobel (Heisenberg e Von Laue) mentre uno (Hahn consegna in ritardo) lo stava per vincere, furono detenuti per sei mesi a Farm Hall senza spiegazione e senza accusa formale; motivo vero -evitare che cadessero in mano ai sovietici-. Capiscono poi più tardi di aver fallito come ricordò la Meitner a Hahn. A questo punto i geni si incolpano l’un l’altro; incolpano Hitler; incolpano gli americani; i giovani accusano i vecchi; i vecchi si accusano a vicenda. Ogni settimana si svolge un seminario organizzato da Von Laue. Heisenberg suona il piano. Ricevono un paio di visite. Tutto scorre come in un sogno surreale finché, dopo 6 mesi, vengono rilasciati per fare ritorno in una Germania in rovina. Unico leitmotiv a discolpa “Anche noi eravamo in grado di costruire la bomba atomica ma, al contrario degli Alleati, noi non l’abbiamo fatto per ragioni morali”. Jeremy Bernstein, fisico teorico, professore associato alla Rockefeller University e direttore dell’Aspen Center for Physics. È tra i più noti saggisti scientifici americani, da oltre trent’anni redattore del New Yorker e titolare di rubriche su altre riviste, tra cui Scientific American. È noto in Italia come biografo di Einstein. La resa viene accettata da Hirohito il 14 agosto 1945, dopo l’ennesimo lancio di volantini e l’entrata in guerra della Russia. |
LA MISSIONE Di bombe ne vennero preparate due, con due congegni diversi per poter fare affidamento almeno su una. La prima, Little Boy, era a fissione con dispositivo detonante a pressione atmosferica che sparava l’una contro l’altra due masse subcritiche di Uranio 235. La seconda al plutonio come detto sopra. Ma per rendere compatibili questi ordigni del peso di circa 5 tonn bisognava avere un aereo adatto. La fissione è la spaccatura dell’U235 o Plutonio 239, cioè lo scontro del neutrone con l’atomo e la nascita di altri 3 neutroni e tutto questo a velocità infinita e potenza disgregante. Nei reattori (che producono energia elettrica detti lenti) i processi di fissione si dicono controllati e la reazione non provoca esplosione. Esplosione che raggiungerebbe 10.000.000 C° e correnti di 1.000 km/h oltre alla diffusione di materiale radioattivo mortale e di lento degrado nel tempo. La progettazione del raid venne pertanto allestita per tempo. I codici segreti per depistare le spie davano ad ognuna delle operazioni dei nomi incredibili non riconducibili a nulla. Little boy si chiamò anche Thin Man, ragazzo magro o Roosevelt. Il bombardiere scelto era un B29-superfortress, modificato in stiva per armare la bomba al momento. Il comandante degli equipaggi l’unico a sapere degli obiettivi era il Col. Paul W. Tibbets Jr.. Prove ripetute con simulacri convenzionali vennero condotte per circa un anno. Venivano messi anche al corrente man mano che il progetto andava avanti, ma solo per certi aspetti, i comandanti in capo di aviazione ed esercito e quelli delle basi del pacifico che dovevano ospitare il gruppo. Il materiale fissile oltre quello di prova era disponibile per i primi di agosto e si contava con una esplosione nello stesso mese di invadere il Giappone entro dicembre e ridurre al minimo le perdite in uomini che altrimenti sarebbero costate ancora centinaia di migliaia di uomini. Le cose andarono diversamente dopo il secondo ordigno. A Potsdam dove si teneva un summit la notizia della bomba arrivò come un fulmine a ciel sereno. Il 26 Luglio venne inviato un ennesimo ultimatum al Giappone* che rimase lettera morta nonostante fossero lanciati sulla città di Hiroshima il 4 agosto migliaia di foglietti preannuncianti l’evento. “Propaganda” dissero. I giapponesi, rifiutando ancora una volta queste proposte di resa e di far cessare il conflitto, persero definitivamente il treno della pace, firmando, inconsapevolmente, la loro definitiva condanna a morte. Alle 2,45 del 6 agosto si alzò in volo dalle isole Marianne (Tinian) il B29 Enola Gay che fu sui cieli di Hiroshima alle 8,15. Tibbets portato il bombardiere sulla verticale del ponte di Ota sganciò una Little Boy di 4 tonn (ca.15 Kilotoni). Violenta cabrata e virata (43 secondi) tanto da portarsi fuori dagli effetti disastrosi. La gravità della situazione non venne percepita. In Giappone si continuava a dire che era un bombardamento convenzionale con nuovi ordigni. Il prof. Nishina, consulente per l’energia atomica il giorno dopo però aveva già capito la situazione (morirà per le radiazioni assorbite nel sopralluogo. Tre giorni dopo Fat Man di 4, 5 tonn e 20 Kt. su Nagasaki, altra città meridionale del Giappone lanciata dal Cp. Bock (Bock’s Car). La bomba veniva sganciata da 10.000 metri di quota e impiegava 52 secondi a scendere al punto di deflagrazione posto a 450 metri dal suolo. I due obiettivi considerati civili, anche se qui c’era la sede della Mitsubishi e quella del polo dell’artiglieria vennero cancellati dalla faccia della terra. |
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"I BAMBINI SONO NATI" |
Le parole di Truman: - Abbiamo usato la bomba atomica contro coloro che ci aggredirono proditoriamente a Pearl Harbor, che violarono tutte le leggi internazionali, che torturarono i prigionieri di guerra americani. (...) Abbiamo usato la bomba atomica per abbreviare il conflitto. (... ) E preghiamo Dio di illuminarci nell‘uso di questo strumento secondo le sue intenzioni - Ad Hiroshima sono rimaste uccise 78.000 persone, 13.982 dispersi (volatilizzati sotto la verticale), 9428 feriti gravo e 29.957 ustionati. A Nagasaki invece, i morti ammontano a 20.000 persone ca., mentre i feriti od ustionati si aggirano intorno alle 51.000 unità. Le conseguenze delle radiazioni nucleari continueranno a mietere migliaia di vittime per molti anni. |
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Questo era il messaggio ricevuto da Truman a Potsdam il 17 luglio 1945. L'esperimento della Bomba Atomica era andato bene e due ordigni erano pronti per lo sgancio sul Giappone. Come dirlo a Stalin ?. L'occasione arrivò il 24. Truman si accostò a Stalin coi soli interpreti. Churchill - io ero forse a 5 metri e seguii con la massima attenzione. Ciò che contava era misurare l'effetto su Stalin. Lui parve deliziato, che colpo di fortuna, probabilmente decisivo per la guerra, ma Truman riferisce "non mi ha rivolto neanche una domanda". Stalin sapeva già tutto. Klaus Fuchs, che non sapeva di Ted Hall (spia scoperta solo nel '95), fornì altre informazioni sulla bomba al plutonio certamente più dettagliate di quelle del collega. Finita la guerra Fuchs fu beccato in Inghilterra nel 1950 e confessò. Fu condannato ad una pena relativamente mite, 14 anni, ma l'arresto scatenò un "effetto domino" perché Fuchs fece il nome di una spia, che ne tirò in ballo un'altra che ne accusò altri due: gli americani Ethel e Julius Rosenberg. Processati, i coniugi ebrei Rosenberg finirono sulla sedia elettrica. Ciò permise ai Russi di avere la bomba dopo soli 4 anni (1949) e di pareggiare " l'equilibrio del terrore". |
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ALSOS - CACCIA ALLA BOMBA |
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100 soli - La raccolta comprende immagini finora tutelate dal segreto militare e realizzate dal centro operativo dell'aeronautica Lookout Mountain che aveva sede a Hollywood e i cui registi, cineoperatori e fotografi, avevano prestato il giuramento del silenzio. Il titolo, 100 soli, si riferisce alla reazione a caldo di J. Robert Oppenheimer che citò un passaggio della Bhagavad Gita, testo classico dei Veda |
Se gli inglesi avevano creato fin dal 1941 una rete spionistica, che aveva permesso di rilevare, tra le altre cose, l'aumento di produzione di acqua pesante in Norvegia, gli Americani aspettarono la fine del 1943 per costituire la Missione segreta Alsos (Alsos era la traduzione in greco antico di Groves, dal nome del Gen. Leslie Groves, a capo del Progetto Manhattan) finalizzata a scoprire se i Tedeschi avessero o meno un programma nucleare per la costruzione della bomba e quanto poteva essere avanzato da influire eventualmente sui loro progressi e sull’andamento del conflitto. All’epoca ricordiamo che gli alleati l’unico piede che avevano messo sul continente europeo era dalla parte dell’Italia ma erano lontani da Roma, così come i Russi da Berlino. Per una missione del genere non servivano fegatacci o atleti ma gente che sapesse leggere un rapporto scientifico, beninteso in tedesco, e non si trovasse a disagio davanti a una formula algebrica. Tecnici e scienziati guidati da Col. Boris Pash e sotto la supervisione di Samuel Abraham Goudsmit (1902-1978), un fisico olandese che parlava fluentemente molte lingue, conosceva Heisenberg (allievo di Bohr) ed era all'oscuro dell'esistenza del Progetto Manhattan scesero ad Anzio il 22 gennaio 1944, come prima tappa del loro viaggio verso la Germania. Quando Goudsmit fu scelto per Alsos, gli fu detto il minimo indispensabile e fu autorizzato a muoversi solo all'interno dei territori già liberati dagli Alleati, in modo da ridurre ulteriormente il rischio che gli agenti finissero nelle mani dei Tedeschi. Finire in mano ai tedeschi voleva dire spifferare a loro volta segreti che potevano giungere alla soglia del nucleare. Se da Anzio non si schiodava dobbiamo presumere che altre squadre agissero in Francia e nei paesi nordici, proprio per il rischio di cattura. L’Italia passata al setaccio non diede risultati, come la Francia. La ricerca veniva fatta tramite la resistenza che si incaricava di segnalare siti dove si svolgevano attività sospette. Agli esperti poi bastava “poco” per escludere una partecipazione a progetto nucleare. Nel 1944 ai confini della Germania (ma quella era area nazificata dopo il 40) si cominciarono a trovare carte. 23 novembre 1944 liberazione di Strasburgo da parte della 2a Divisione Blindata del generale Leclerc. Qui dove von Weizsäcker aveva insegnato durante l'occupazione nazista arrivò Goudsmit. All'università si rinvennero tante delle sue carte, sia materiale scientifico che corrispondenza personale. Già da un primo sguardo a quei documenti gli agenti di Alsos rimasero sbigottiti, perché in quelle carte erano contenute informazioni incredibili: per esempio, il nome del dirigente politico-amministrativo del programma nucleare tedesco, che si firmava tranquillamente in pompa magna «plenipotenziario per la fisica nucleare», o addirittura l'indirizzo e il numero di telefono di Heisenberg, che erano stati scritti nero su bianco in una lettera a von Weizsäcker!. |
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"Se nel cielo divampasse simultaneamente la luce di mille soli, sarebbe come lo splendore dell'Onnipotente…Sono diventato Morte, il distruttore dei mondi".
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Risultato positivo la costruzione di un reattore per l’arricchimento dell’Uranio era lontano e il profilo complessivo sia dal punto di vista finanziario (10 milioni di $ equivalenti) che operativo molto modesto (se confrontato col loro che vedeva una spesa di 2 miliardi di $). Con quelle notizie che valevano tutto l'oro del mondo, Goudsmit tornò negli Stati Uniti per il Natale del 1944. Ma a Groves non bastavano le informazioni: voleva il club dell'uranio, ovvero tutti i più importanti scienziati del programma nucleare tedesco. E soprattutto voleva Heisenberg, perché, se fosse caduto nelle mani dei Russi, sarebbe stato «di valore inestimabile per loro». Ora non restava che stare qualche passo avanti con le pattuglie avanzate che entravano in Germania e puntare sui centri di ricerca o università (Heidelberg, Haigerloch e Tailfingen) come si era e si stava facendo con gli scienziati delle V1 e 2. Tra la fine di aprile e gli inizi di maggio del 1945 Heisenberg (3 maggio), von Weizsäcker, Hahn, Diebner e altri importanti scienziati tedeschi, tra cui il Nobel Max von Laue, che non aveva mai avuto a che fare con il programma nucleare, furono tutti catturati. L'intelligence li internò dapprima in Francia poi in Belgio agli inizi di giugno, nelle Ardenne a Huy, e nel luglio del 1945 furono portati in Inghilterra a Farm Hall, una deliziosa casa di campagna nei dintorni di Cambridge, dove furono trattati da ospiti, anziché da prigionieri. Eppure, quella romantica casa inglese non rassicurava affatto Diebner. “Mi chiedo se non ci siano microfoni nascosti, qui”, aveva detto a Heisenberg, poco dopo l'arrivo. E Heisenberg ridendo: “Microfoni nascosti? Ma no! Non sono così furbi. E non credo che conoscano i metodi della Gestapo, sono rimasti indietro da questo punto di vista”. Qui appresero anche di Hiroshima di cui non accettarono la verità. Alla replica molti uscirono dal sogno nazista intuendo che per loro era finita. Circolava la voce che sarebbero stati soppressi tanto che Lise Meitner in una lettera all’amico Hahn (Otto Hahn viene preso prigioniero il 25 aprile 1945 a Teilfingen, in prossimità di Stoccarda) lo pregava di confessare tutto per avere salva la vita. I 10 prigionieri, o piuttosto i dieci ospiti, di Farm Hall erano - Erich Bagge, Kurt Diebner, Walther Gerlach, Otto Hahn (1879-1868, scopritore insieme con Strassmann, Frisch e Lise Meitner del fenomeno della fissione nucleare), Paul Hartek, Werner Heisenberg, Horst Korsching, Max von Laue, Carl Friedrich von Weizsäcker, Karl Wirtz - avevano tutti, con la sola eccezione di von Laue (in realtà, un coraggioso antinazista), svolto ricerche mirate alla costruzione di una bomba nucleare. I dieci rimasero a a Farm Hall per sei mesi, di quei mesi sappiamo quasi tutto, perché Diebner aveva ragione: l'MI6, il servizio segreto inglese per l'estero, aveva riempito Farm Hall di microfoni nascosti e tutti gli inquilini venivano spiati. Un team di agenti segreti bilingue registrava le loro conversazioni e trascriveva solo quelle ritenute rilevanti. |
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per saperne di più
http://www.galileonet.it/archiviop/magazine.asp?id=1714
Alberto Rosselli http://www.storiain.net/arret/num72/artic5.asp |
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U-BOOT 234: Il vaso
di Pandora L'alleanza tedesca col Giappone (Patto d’acciaio poi tripartito) da quel 7 dicembre 1941 viveva di sporadici collegamenti via mare (ricordiamo quello italiano aereo del 1942), rotta oceanica atlantica indiana, attraverso cui scambiare documenti ma non solo. Per queste rotte il mezzo più adatto era un sottomarino ad alta capacità di trasporto come potevano esserlo i posamine della classe XB in grado di trasportare 315 tonn.di materiale. La prima unità (U-Boot 501), nel luglio del '43 raggiunse Penang in Malesia. Tra il gennaio e il giugno del 1944 molti altri si susseguirono sulla rotta passante per il Capo di Buona Speranza (trasporti di metalli pregiati, attrezzature per l'industria, macchinari di precisione, motori aeronautici e progetti per nuovi mezzi militari, sommergibili compresi) nonostante la sorveglianza aerea e navale inglese, americana e sudafricana. La perdita di 8 macchine su 15 non compromise il ritorno a sua volta ricco di gomma, tungsteno, molibdeno, rame, sostanze vegetali, chinino e oppio. I sommergibili tedeschi (e italiani) si alternarono nelle spedizioni (60 giorni ca di viaggio) con pochissimi giapponesi che arrischiavano il viaggio in senso inverso. Tra il 1942 e il 1944, Tokyo inviò in Germania (o meglio verso le basi francesi dell'Atlantico: Bordeaux, Brest e Lorient) qualche sommergibile (sembra cinque), ma a quanto pare soltanto tre (l'I-30, l'I-8 e l'I-29) riuscirono a compiere la lunga traversata, almeno in un senso. |
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..... Nonostante la segretezza e la rapidità con le quali vennero svolte queste operazioni, la stampa statunitense, insospettita da alcune voci, riuscì a scoprire parte della storia. Secondo quanto riportato dal libro di Joseph M. Scalia (Germany's Last Mission to Japan: The Failed Voyage of U-234) - scritto sulla base delle testimonianze fornite dal capo radiotelegrafista dell'U-234, Wolfang Hirschfeld e dal comandante di fregata della Royal Canadian Navy, James Lamb - le casse contenenti i caccia Me262 vennero trasferite presso la base aerea di Wright Field, Dayton (Ohio), dove l'ingegnere Bingewald provvide a ricostruirne un esemplare che, a quanto pare, volò nel maggio/giugno 1945. In seguito Bringewald diventerà il direttore del progetto per la costruzione del nuovo caccia a reazione F-105 Thunderchief. Nel dopoguerra anche l'ingegner Schlicke (che nel frattempo era stato rimpatriato) ritornò negli States per lavorare sui materiali capaci di assorbire il suono e le onde elettriche (il famoso e ormai noto progetto Stealth).
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L’Ultima
missione: Da Kiel, base tradizionale dei sommergili, alla fine di
marzo del ’45 prese il via il trasporto speciale per Penang, o Jakarta (Giava)
in alternativa, degli ultimi ritrovati della tecnologia tedesca nella
convinzione che almeno all’alleato potessero servire. Il carico era
costituito fra l’atro di 3 caccia a reazione smontati Me262/3, un
aliante da bombardamento Henschel HS-293 piani segreti di macchine (V1 e
V2, radar, etcc), e materiali fra cui 560 kg. di ossido di uranio
(U235). Accompagnavano il carico 12 uomini base della luftwaffe e della
marina e civili come il dottor Heinz Schlicke (un tecnico specializzato
nella costruzione di radar, impianti a raggi infrarossi e contromisure
elettroniche, e già direttore dello specifico comparto della
Kriegsmarine di Kiel); l'ingegnere August Bringewalde, braccio destro di
Willi Messerschmitt e già a capo della produzione dei bireattori da
caccia Me262, e l'ingegnere Franz Ruf, esperto nella costruzione di
particolari componenti aeronautici. Completavano infine la nutrita
pattuglia due ufficiali di marina giapponesi, presenti in Germania con
funzioni di collegamento e studio: il tenente Tomanaga Hideo (un
aviatore della Marina nipponica che era giunto in Germania nel 1943 a
bordo del sommergibile I-29) e il tenente dell'aviazione Shoji Genzo. La
rotta prevedeva una deviazione in Norvegia per un ulteriore carico.
Nella notte tra il 15 e il 16 aprile 1945, l'U-234 lasciò Kristiansand.
Tuttavia, dopo 25 giorni dalla sua partenza, l'Uboot-234, che stava
ormai navigando nelle acque dell'Oceano Atlantico, ricevette la notizia
della resa della Germania (8 maggio 1945) e il messaggio "Interrompere
tutte le attività militari e consegnarsi agli Alleati". Dopo
consultazioni a bordo per salvare la vita ai giapponesi il problema fu
risolto col suicidio di questi il 10. Il comandante Fehler e il suo
equipaggio provvidero a rilasciare, con tutti gli onori militari, le due
salme in mare (il tenente Tomanaga sprofondò negli abissi con la sua
spada da samurai al fodero). Come aveva promesso il comandante si liberò
di tutto il materiale più moderno in dotazione, come i siluri acustici,
e del carico brandeggiabile, poichè quello più che a un sommergibile
sembrava una nave da trasporto.
Gli americani ritroveranno al suo
interno la quasi totalità del carico, compresi i preziosi cofanetti
contenenti l'ossido di uranio. L’ipotesi che l’Uranio servisse ai
giapponesi per la propria bomba svanì quando si apprese che un impianto
di arricchimento dell’Uranio era stato danneggiato dai bombardamenti
americani e l’impiego dell’Uranio 235 poteva essere da catalizzatore per
la produzione di benzina sintetica. Il 15 maggio 1945 l'U-234, che nel
frattempo, navigando in emersione e con un segnale di resa sulla torre
(secondo le direttive impartite dall'ammiraglio Doenitz), si era ormai
avvicinato parecchio alle coste statunitensi, venne intercettato ed
abbordato nei pressi di Terranova dal pattugliatore statunitense Sutton
(DE-771) che lo scortò per quattro giorni fino a Portsmouth dove si
erano concentrati gli U-boot arresi. Il ritrovamento delle casse di
uranio divenne top secret e non si capisce come non abbia potuto
insospettire i Giapponesi che forse erano a conoscenza del trasporto.
Nell'arco di poche ore, tutta la zona intorno alla banchina presso la
quale era ormeggiato l'Uboot-234 venne transennata e circondata da un
centinaio di soldati della marina in assetto da combattimento.... LA SCELTA DEGLI OBIETTIVI |
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In un briefing con 334 equipaggi
Curtis Le May
così espose a fine febbraio,
alle isole Marianne a 2.500 km dall’obiettivo (7 ore ca di volo) le
nuove direttive:
Ultimatum al Giappone* Per anni la giustificazione al lancio delle atomiche era il milione di morti che si sarebbe avuto con l’invasione delle isole maggiori, di fronte alla accanita resistenza (Kamikaze) giapponese. Il milione però “ballava da 1,5 a 0,5 e si capì ben presto che dietro non c’era alcun studio militare. I comandanti militari di terra cielo e mare naturalmente dicevano che il Giappone sarebbe capitolato senza bombe al massimo nella primavera del 46 e senza l’aiuto Russo. Aggiungevano anche che i morti non sarebbero stati più di 12.000 (da parte americana, perché come abbiamo visto il sistema Curtis LeMay prevedeva una percentuale di civili morti sotto i bombardamenti altissima e un risparmio dei propri). Nel peggiore dei casi 40.000-50.000. Gli obiettivi poi che verranno scelti per l’Atomica non si discostavano da quelli non militari previsti dalla dottrina LeMay. Truman stesso a Potsdam chiese a Marshall quanti morti per proseguire la guerra e questi non più di 250.000 fra morti (50.000) e feriti. Rapporto ufficiale di 1/5-6 verificato sul campo. Eisenhower stesso ribadiva pochi giorni dopo gli esperimenti che non servivano le bombe e questo per il fatto che il Giappone aveva ripetutamente chiesto la resa senza condizioni già dal gennaio 45 (Gen. MacArthur e Amm. Trohan) ponendo come unico ostacolo la conservazione del titolo imperiale per Hirohito (che gli verrà poi concesso). I Giapponesi quindi non avrebbero detto ne si ne no, ma erano rimasti solo indifferenti. A voler la testa di Hirohito erano gli Australiani e i parenti dei caduti americani. Sembra addirittura che circolassero fra reduci e rimpatriati teschi dei giapponesi sulla spinta emotiva dei più famosi scalpi indiani. La Norimberga giapponese vide solo 7 impiccati e 16 ergastoli, ma molti pensiamo sfuggirono al giudizio col Harakiri come in Germania col suicidio (si parla di centinaia di Generali). |
Il Giappone era soggetto sin
dal 1944 a bombardamenti a tappeto da parte dei B-29 del generale dell’
U.S.A.A.F. Curtis Le May, ma quando gli americani non facevano piovere
spezzoni incendiari e napalm, lanciavano centinaia e centinaia di
manifesti e volantini, esortando il popolo giapponese alla resa ed
avvertendolo che se il Giappone non si fosse arreso, la città di
Hiroshima sarebbe stata rasa al suolo. Il Giappone, tuttavia, non seppe
cogliere i mille avvertimenti e la grande opportunità che gli veniva
offerta. Quella che passerà alla storia come la “lista nera” delle
possibili città soggette a bombardamento nucleare, comprendeva Kyoto
(scartata quasi subito in rispetto del ruolo storico di centro artistico
e religioso del Giappone). Tokio, Yawata, Yokohama. Kokura, Hiroshima e
Nagasaki (che sostituì Kyoto come eventuale bersaglio). Anche Tokyo
venne scartata perché qui l’atomica avrebbe voluto essere solo una
dimostrazione di forza dopo che la città era già stata rasa al suolo il
9 marzo (vedi sotto). Dal 20 gennaio '45 al comando delle superfortezze c’era un
generale di 39 anni Curtis E. Le May che interpretava la guerra nella
sua visione più totalizzante: guerra totale o niente, guerra con tutti i
mezzi e senza remore e le guerre non si vincono coi fiori ma con le
bombe. All’inizio era contrario al sistema Harris su qualsiasi
obiettivo civile, ma ora ne aveva sposato la causa. Ci aveva già provato
Doolittle il 18 aprile del ’42 a bombardare Tokyo e lui stesso a metà
giugno del 44 con esito negativo. Le distanze erano enormi a scapito del
carico e i bombardamenti mirati, oltretutto diurni, facevano solo
perdere piloti e mezzi. Le grandi fabbriche di tecnologia era solo un
nodo di distribuzione poiché la produzione avveniva nelle migliaia di
case di legno degli intricati vicoli di Tokyo e colpire anche qualche
grande industria, non siderurgica, fino a quel momento non aveva portato
a risultati apprezzabili. Se non bastasse, a deprimere il morale, era
arrivata a metà febbraio la notizia della distruzione di Dresda da parte
dei bombardieri di Harris il macellaio.
Dopo il briefing i capisquadriglia del 21° restarono dapprima stupefatti e increduli, ma così voleva Le May e così bisognava fare. I 334 B-29 di base a Saipan, Guam e Tinian furono caricati ciascuno di materiale ad altissimo potere incendiario, o bombe da 70 libbre (kg 31,75) tipo M47 al napalm, 184 per aereo o contenitori da 226 kg. con spezzoni al magnesio. Ogni aereo era in grado di incenerire una striscia di metri 150x700. I radar giapponesi li intercettarono in avvicinamento nella notte ma non avendo caccia notturna poterono fare ben poco con l'artiglieria. I giapponesi ormai erano consci che sulla città stava per scatenarsi una replica di Dresda. Dopo che due Pathfinder avevano tracciato a terra, incrociandosi, una grande croce di fuoco i B29 si buttarono in picchiata dai 9.000 metri di crociera. Uno dopo l'altro alle 23,55 del 9 marzo 1945, quasi tutti gli aerei partiti sganciarono il loro carico di morte. Per cause concomitanti, vento e popolazione in strada per una scossa tellurica ridussero in cenere 42 km quadrati di città coi loro abitanti. Un'area di ca 6,5 km di lato. I B29 colpiti (14) si trasformavano a loro volta in palle di fuoco incontrollate. Gli ultimi bombardieri arrivati verso le 2 del 10 marzo si riempirono dei miasmi della carne bruciata e del vomito degli equipaggi. Numero stimato delle vittime circa 130.000. Due mesi dopo il bis. In soli cinque mesi l’offensiva notturna di Le May distrusse 42 città giapponesi nella proporzione del 50% e Toyama ebbe il tragico privilegio d’essere polverizzata al 97 %, un record mondiale. Il numero delle vittime civili fu doppio di quello dei militari nipponici morti in tre anni e mezzo di guerra, i senzatetto furono 20 milioni, i rifugiati nelle campagne 8 milioni e mezzo. Questo provocò il collasso dell’economia del Giappone. Con sole 155.180 tonnellate di ordigni incendiari, contro i circa 2 milioni di tonnellate di bombe ordinarie gettate in Germania, i B-29 fecero crollare dell’83 % la produzione giapponese dei derivati del petrolio, del 75 % quella dei motori per aerei, del 70 % la produzione delle attrezzature elettroniche. Oltre 600 stabilimenti, grandi e piccoli, vennero rasi al suolo senza nemmeno essere stati presi direttamente di mira. Giorgio Bonacina da Storia Illustrata Le atomiche di Hiroshima (6 agosto) e Nagasaki (9 agosto) erano ora solo una passeggiata in confronto. La Russia attacca il Giappone http://www.icsm.it/articoli/ri/manciuria.html |