Togliatti, Tito e i confini orientali
La resa di Trieste
Palmiro Togliatti: "Lavoratori triestini! Il vostro dovere è accogliere le
truppe di Tito come liberatrici e di collaborare con esse nel modo più stretto".
Truppe jugoslave, al grido di "Napred!" (avanti!) scendono l'1 maggio
1945 dal Carso
e arrivano alle 9.30 nel centro di Trieste! Nel quartiere di Roiano scoppiano i
primi incidenti tra partigiani italiani e truppe jugoslave, ma i comunisti,
usciti dal C.L.N., corrono ad acclamare le truppe titine.
LA LETTERA
Roma , li 7/2/1945 Caro Presidente, Cordialmente Togliatti A.S.E. Ivanoe Bonomi |
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ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Presidenza Consiglio dei Ministri, 1948-50, serie 1.6.1., fasc. 25049/1A. Lettera di Palmiro Togliatti (Vice presidente del Consiglio) su carta intestata della vicepresidenza (copia di originale disponibile) (definizione dei profughi istriani*). "in Sicilia hanno il bandito Giuliano, noi qui abbiamo i banditi giuliani" Questi relitti repubblichini, che ingorgano la vita delle città e le offendono con la loro presenza e con l'ostentata opulenza, che non vogliono tornare ai paesi d'origine perché temono d'incontrarsi con le loro vittime, siano affidati alla Polizia che ha il compito di difenderci dai criminali. Nel novero di questi indesiderabili, debbono essere collocati coloro che sfuggono al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava e che si presentano qui da noi, in veste di vittime, essi che furono carnefici. Non possiamo coprire col manto della solidarietà coloro che hanno vessato e torturato, coloro che con l'assassinio hanno scavato un solco profondo fra due popoli. Aiutare e proteggere costoro non significa essere solidali, bensì farci complici
L'occupazione successiva della Venezia Giulia da parte degli Jugoslavi diede avvio alla stagione delle Foibe che Togliatti giustificò come "una giustizia sommaria fatta dagli stessi italiani contro i fascisti" |
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“All’inizio della primavera (1944), la direzione per l’Alta Italia del PCI aveva designato il torinese Vincenzo Bianco “Vittorio” a rappresentarla presso il Comitato Centrale del PCS (sloveno). Bianco, che si trovava a Mosca, raggiunse la sua nuova destinazione con un aereo sovietico che in aprile lo paracadutò in Slovenia, assieme ad altri agenti. Presso il massimo organo comunista sloveno “Vittorio” rimase diverse settimane ed ebbe modo così di conoscere direttamente il punto di vista degli slavi sulle principali questioni allora sul tappeto. (Leopoldo (Poldo) Gasparotto viene arrestato, con alcuni compagni, in Piazza Castello a Milano l'11 dicembre 1943. Morirà a Fossoli di Carpi il 22 giugno 1944. Gasparotto, poco dopo mezzogiorno del 22 giugno, venne prelevato dalla baracca, dove si trovava, dal sottufficiale Haage, consegnato alla porta del campo a due militari delle SS, e fatto salire su un automobile, che lo portò via. Dopo mezz’ora i militari predetti si sarebbero presentati al Ten Thito, comandante del campo, dicendo: "L’ordine è stato eseguito."). |
*L'atteggiamento del PCI nei confronti dei profughi giuliani, fu
conseguente, e ogni profugo venne additato come fascista.
Così l’Unità Non
riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono
riversati nelle nostre grandi città. Non sotto la spinta del nemico
incalzante, ma impauriti dall'alito di libertà che precedeva o coincideva
con l'avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i
profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le
ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non
meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e
spazio che sono già così scarsi. I "comitati d'accoglienza" organizzati
dal partito contro i profughi all'arrivo in Patria furono numerosi.
All'arrivo delle navi a Venezia e ad Ancona, gli esuli furono accolti con
insulti, fischi e sputi e a tutti furono prese le impronte digitali. A La
Spezia, città dove fu allestito un campo profughi, un dirigente della
Camera del lavoro genovese durante la campagna elettorale dell'aprile 1948
arrivò ad affermare "in Sicilia hanno il bandito
Giuliano, noi qui abbiamo i banditi giuliani". A Bologna i
ferrovieri, per impedire che un treno carico di profughi provenienti da
Ancona potesse sostare in stazione, minacciarono uno sciopero. Il treno
non si fermò e a quel convoglio, carico di umanità dolente, fu rifiutata
persino la possibilità di ristorarsi al banchetto organizzato dalla
(Poa) Pontificia Opera Assistenza. I profughi non crearono mai, in nessun luogo
dove trovarono rifugio, problemi di criminalità. **
GASPAROTTO Luigi - Sacile (Pn), 31.5.1873 – Roccolo di Cantello (Va),
29.6.1954 |
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