Autarchia e materiali strategici
IL DISCORSO DI MUSSOLINI DEL 23 MARZO 1936
Appendice: la produzione strategica all'ottobre del 1940
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Il Castello di Andraz* un resto d’autarchia L’Italia, paese geologicamente giovane, dispone o disponeva di piccole miniere di minerali vari e/o variamente ferrosi. Le Alpi (l'intero arco alpino), oltre alle miniere di Cogne (alt. 2.800 m), erano ricche di minerale ferroso che nei secoli era stato sfruttato fino all’esaurimento. Tutti conoscono le valli bresciane dove si sono costruite armature e armi per secoli ma pochi sanno di altri centri. *Uno di questi siti è il Castello di Andraz che sorge un po' più in là al Passo Falzarego (Cortina) sulla valle tra il rio Valparola e il rio Castello. http://www.minieredeidogi.it/ita/sottocat.php?id=1079538234&nomearg=I_SITI_MINERARI |
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Le altre zone minerarie per eccellenza sono la Sardegna, la Sicilia, Lombardia, Piemonte e l'Elba con la Toscana http://www.apat.gov.it/site/_Files/SitiMinerariItaliani1870_2006.pdf |
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Qui transitava il minerale di ferro proveniente dalle vicine miniere (esauritesi nel 18° secolo) del Fursìl (che rifornivano otto forni in Val Badia, Agordino e Zoldo questi due sotto la Repubblica di Venezia dove si costruivano sia materiale per l'arsenale (Cannoni) che attrezzi agricoli poi chiodi), situate nell'area di Colle Santa Lucia, allora territorio vescovile trentino. Il materiale subiva infatti una prima lavorazione nelle vallate limitrofe e poi veniva forgiato per farne pregiate lame per spade, bisturi, chiavi e chiodi o cannoni per l'arsenale di Venezia (ma la Serenissima "chiude" nel 1797 dopo 11 secoli di vita). Le miniere vennero chiuse nel 1753 e furono riaperte per un breve periodo nel 1837. Un tentativo più consistente di sfruttamento lo effettuò la Breda, nel periodo autarchico 1938/43; la chiusura definitiva nel 1945. Per lavorare i metalli occorre energia elettrica e l’Italia, già nel periodo autarchico, ha dovuto dirottare tutta l’elettricità per i consumi industriali e il trasporto, non avendo noi carbone sufficiente. Una storia del ferro e del rame e della siderurgia in terra Veneta alla pagina xxxxxxxx. | ||
AZIENDA CARBONI ITALIANI | |||
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Lo stato non si era mai interessato di
carbone, se non per il caso Agip (sorta nel 1926) nel settore
petrolifero che aveva dato ben scarsi frutti sul territorio
metropolitano diversamente dalle prospezioni estere in specie in Iraq.
Stante la situazione l’Agip si limitava alla raffinazione e alla
distribuzione della benzina russa. Le ricerche nella pianura padana però
continuarono. Nel 1927 venne emanata la le legge mineraria che dava la
proprietà del sottosuolo e delle sue risorse allo stato (demanio). |
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Gli obiettivi di produzione dell’alluminio erano anche obiettivi di impiego e sostituzione di altri minerali che non possedevamo. L’industria, a partire da quel Bialetti che creò la Moka nel '33 (a sx), utilizzò sempre più spesso questo materiale, duttile, resistente ed eterno. Si facevano pentole, lampade, biciclette, sedie, tavoli etc.. Ormai i prodotti in alluminio si “disegnano”, si creano “opere d’arte”: è Marcello Nizzoli a farne un manichino alla IV Triennale (1930) per “L’arredamento della sartoria moderna” . E anche Gio Ponti, architetto /designer/ divulgatore della cultura del progetto più innovativa, che nello stesso anno ne suggerisce, dalle pagine di “Domus”, l’impiego per mobili, ma non solo. Di alluminio, infatti, sono i serramenti del Belvedere, della Torre del Parco Sempione a Milano (1933), oggi Torre Branca (vedi sotto a sinistra), ma di alluminio si fecero anche laminati per pannellature interne e coperture di tetti (alla fine dell’Ottocento per il restauro della cupola della cappella di San Gioacchino a Roma, furono “applicate” lastre di questo materiale e a tutt’oggi sono in ottimo stato). | ||
Moka del '33 |
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Esposizione Universale di Roma "Realizzando l'arco in alluminio non solo si viene a realizzare l'elemento simbolico e spettacolare dell'E42, ma si compie insieme una vera affermazione tecnica, in quanto nel mondo non è stata ancora realizzata alcuna costruzione in alluminio di tale mole “. |
E’ sempre in alluminio la “cappa” che caratterizza il sistema costruttivo Superleggera della carrozzeria Touring e lo chassis dell’utilitaria del momento, la Topolino (1936: Ma ora nel XXI secolo si fanno in alluminio anche i blocchi motore). La storia dell’alluminio era cominciata molto tempo prima: di alluminio erano utensili da cucina, gamelle gavette da operai etc... Nella grande guerra e dopo diventa, come detto, il materiale principe dell’Autarchia: si fanno maniglie, lampade, manichini, aerei. Nel dicembre del '39 l'ingegner Corve presenta un progetto di massima per un arco d'alluminio da inserire nella esposizione universale di E42” http://www.scuolaromana.it/document/doc157.htm (Esposizione 1942), poi variato in EUR dall'acronimo di Esposizione Universale di Roma. Nell'estate del 1940 si procede alla costruzione di un modello sperimentale dell'arco presso l'Istituto di Scienza delle costruzioni dell'Università di Roma. Dalle relazioni di Giannelli emergono alcune difficoltà come "l'elevatissimo costo dell'opera". Ma siamo ormai arrivati alla vigilia della guerra e tutto resta sulla carta dei progetti. | ||
Quella bauxite che avevamo in quantità proveniva quasi completamente dalle miniere Istriane (acquisite con la prima guerra mondiale) e dalla Puglia. Vol. 6 - Crociera sul Quarnero e il Quarnerolo (Kvarner). A cura di G. Fanciulli - A. XVIII (1940) (pagina 12). “A proposito delle miniere di bauxite di Orsera ( Vrsar Istria), da 10 anni abbiamo cominciato anche noi a fare alluminio: nel 1928 si producevano 3.000 tonnellate all'anno: eravamo lontani dal nostro fabbisogno. Il Duce, nel suo recente programma di autarchia, fissò a 40.000 tonn. la produzione annua da raggiungere entro il 1940, e già ci siamo vicini."
Le sanzioni del 1935 seguite alla Guerra d'Etiopia, e il blocco delle materie prime, colpirono la grande industria, i grandi monopoli; poi la media e la piccola azienda ed infine i consumi. In tali critiche condizioni non potevamo certo né produrre, né di conseguenza creare una domanda interna o esportare a paesi che ci sanzionavano. I provvedimenti per ridurre (far senza) l’importazione non rappresentarono un grande problema. L'italiano medio non conosceva ancora il voluttuario, le case erano modeste, il vestiario quello indispensabile e l'alimentazione nel necessario. La necessità di fare da se, con quel che si aveva, venne chiamata autarchia e fu la riscoperta del genio italico. L'arte secolare d’arrangiarsi, riveduta e corretta, tornò prepotentemente d'attualità. |
DISCORSO DI
BENITO MUSSOLINI DEL 23 MARZO 1936 |
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LA BAUXITE PUGLIESE | |||
L’ingegner Sculco raccontò della visita di Mussolini alla miniera di San Giovanni Rotondo, caratterizzata da un episodio tragicomico: «Il suo autista dopo la provinciale (una bella strada catramata e scorrevole) girò per la strada secondaria che portava alla miniera, senza rallentare. La strada era in condizioni gravi per il passaggio dei numerosissimi camion carichi di bauxite e per le piogge recenti che avevano ridotto il fondo stradale un vero disastro. Mussolini si prese una capocciata tremenda, il fez gli andò di traverso». Dopo aver visitato la miniera, il duce si interessò della costruzione della teleferica per trasportare il minerale a Manfredonia con minore dispendio economico. I lavori non furono mai completati.
Oggi 2012: Sei grandi imprese multinazionali dominano il settore dell'estrazione della bauxite e della produzione di alluminio: il gruppo canadese Alcan, che opera in sette Paesi diversi, le tre compagnie statunitensi Alcoa, Reynolds e Kaiser, la francese Pechiney e il gruppo svizzero Alusuisse. Insieme esse forniscono circa il 63% della produzione mondiale di alluminio, fatto che consente loro una formazione dei prezzi di regime monopolistico. In Italia la produzione di metallo iniziò a Bussi (Pescara) nel 1908 con 600 t. Successivamente la metallurgia dell'alluminio si è sviluppata, in funzione anche del generale processo di crescita industriale del Paese. I maggiori stabilimenti si trovano a Marghera, Mori (Trento), Bolzano A Bolzano c’era e c'è l’elettricità e l’acqua due elementi indispensabili come la sudditanza odierna dell’Alcoa sarda alla energia elettrica italiana fra le più care del mondo e soggetta al mercato internazionale oltre che a produttori stranieri. Nel 1963 a San Giovanni Rotondo vi lavoravano 330 persone, nel 1969 solo 154 e nel 1973 la Montecatini chiuse in via definitiva la miniera |
spunti e riassunto da
un testo di Antonio Tedesco. I lavori per la costruzione del villaggio costarono complessivamente dieci milioni, finanziati prevalentemente dalla Confederazione dell’industria, mentre la Montecatini si impegnò al pagamento del fitto dei locali all’Istituto provinciale delle case popolari a cui fu affidata la gestione. Vennero approntati: un dormitorio di 150 letti, un refettorio per 100 operai, sala convegno con Cinema e spaccio viveri, ciò in aggiunta agli apprestamenti funzionanti nell’abitato di San Giovanni Rotondo. La sicurezza e l’addestramento del personale lasciava a desiderare tanto che la lista degli infortuni si allungava ma presto a far desistere dai lavori arrivarono le fortezze volanti. Un pesante bombardamento già il 16 agosto 1943 poi il porto colpito nei giorni dell’armistizio. Alla fine del 1945 l’attività della miniera riprese regolarmente. La direzione della miniera prese in considerazione la possibilità di vendere alcune tonnellate di bauxite agli americani per rilanciare la miniera, ed alcuni campioni di materiale furono spediti negli Stati Uniti, ma la qualità, il prezzo elevato del minerale e le difficoltà nel trasporto inibirono gli americani dall’acquisto. La relazione del 1946 sulla produzione nazionale di bauxite, espletata dall’autorevole dottor C. Faina, sottolineava l’importanza del giacimento garganico, soprattutto in previsione della perdita delle miniere dell’Istria. La miniera di San Giovanni Rotondo avrebbe coperto il fabbisogno interno di bauxite. Unico neo non esisteva in loco una industria di trasformazione che avrebbe risparmiato il trasporto. Ma non esisteva in loco anche una industria elettrica di cui non si poteva fare a meno. Il progetto non andò in porto: «e pensare che proprio nel 1940, quando cioè la miniera di San Giovanni Rotondo rivelava in pieno la sua vasta capacità produttiva, il governo fascista, accanto ai numerosi stabilimenti di Porto Marghera, un altro ne faceva sorgere, per la lavorazione della bauxite, ma non qui, dove sarebbe stato logico e giusto che sorgesse , ma a Bolzano!!! Funesta conseguenza questa, della politica anti-meridionale del regime fascista». |
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IL FERRO AUTARCHICO DI LADISPOLI |
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Oggi l’alluminio italiano e la relativa bauxite non esistono più. Lavoriamo, come si dice, alluminio di seconda fusione e l’unico nostro vanto può essere il riciclaggio che richiede anche minor energia. Dal 1985 ad oggi sono state raccolte e riciclate oltre 33.000 tonnellate di alluminio o, in termini di lattine, 2 miliardi e 54 milioni di pezzi. Per fare 1 tonnellata di alluminio ci vogliono circa 4 tonnellate di bauxite e 16 KW di energia. L’alluminio è presente nella crosta terrestre in forma di composti vari e ne costituisce circa l’8% in peso. Il minerale più ricco di alluminio è la bauxite, che si trova principalmente nelle aree tropicali e subtropicali, in particolare nei giacimenti della Guyana inglese, in Africa, in Australia, in India, ma anche in Istria. La parola bauxite deriva dal nome (Les Baux) della località situata nel versante francese dei Pirenei, dove fu identificata la prima volta. Tuttavia, mentre la materia prima è di facile estrazione (vedi quelle terre rosse d’Istria e Dalmazia), il processo per isolarne il contenuto in alluminio è alquanto complesso e avviene in due fasi: una chimica e una elettrolitica dove è richiesta energia elettrica. Il riciclaggio salta tutte le fasi e richiede una parte minima di energia. |
Smontate le cancellate e tutto quanto conteneva ferro (la stessa cosa si fece con il rame), l’Italia si trovò davanti lo stesso problema del tempo delle sanzioni. La guerra richiedeva metallo e le nostre cancellate erano già state utilizzate. Oltretutto molte carcasse di carri giaceranno al sole di Libia ad arrugginire o in fondo al mare come le navi nell'estate e autunno del '40. Dall'agenzia giornalistica romana "Vedo" "Roma Marzo 1940 XVIII E.F. Una conquista autarchica (in occasione della visita di Mussolini ai primi impianti prima che scoppiasse la guerra) - Tonnellate di ferro estratto dalle sabbie del Lido di Roma (Ladispoli, cittadina balneare conosciuta sin dall'antichità per le sue sabbie ferrose dal caratteristico colore nero. Per la geniale trovata d'un operaio romano a nome Liguori (ma era commendatore) che ha inventato una macchina che divide il ferro dalla sabbia, da alcune settimane al Lido di Roma si è intrapreso un intenso lavoro per l'estrazione del ferro puro nella percentuale di oltre una tonnellata al giorno. Accompagnato dall'avvocato Mattioli, e dall'Ing. Frua della Breda - Il Capo del Governo, che ha sperimentato personalmente una delle macchine, ha anche voluto rendersi conto sul luogo degli aspetti geologici del problema e si è vivamente interessato alle ricerche eseguite per accertare la consistenza dell'immenso patrimonio ferrifero racchiuso nelle sabbie dei nostri mari -.(Non abbiamo scoperto quanto andò avanti la produzione e quanto ferro alla fine fu estratto, se non per il dato parziale ad ottopbre del '40 sotto riportato). Settimanale "Tempo" del settembre 1940. I litorali della Sardegna, Lazio e Puglia hanno una sabbia quarzifera ricca di magnetite. La cernita e l’estrazione sono però un procedimento difficile. Il vaglio è faticoso, e l’apporto in spiaggia (dal mare) cambia con le mareggiate. Un procedimento industriale sarebbe possibile, ma il dispendio di energia non coprirebbe i costi. Liguori quindi inventa una macchina di “rapina” costruita dalla Breda, facilmente ridislocabile, in unità singole o complesse. Non c’è bisogno di un imprenditore, bastano i nuclei familiari, donne, bambini (vedi foto in alto a sinistra) a mandare avanti la cernita che non utilizza energia, ma braccia. La vanga estrae e il carretto la trasporta. |
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E' in acciaio (Dalmine) la struttura e in alluminio i serramenti del Belvedere |
Appendice la produzione strategica all'ottobre del 1940 dalla rivista abbiamo un'idea della quantità estratta ad ottobre '40 - Ferro tratto dagli arenili. l ferro tratto dagli arenili con le piccole macchine azionate a mano, anche da donne, presso il Lido di Roma, ha già raggiunto le 2.400 tonnellate. Il minerale, che risulta di ottima qualità, viene ritirato dalla S.A. Breda, che lo usa nei suoi cantieri (fabbriche). Prossimamente il numero delle macchine in funzione sarà notevolmente aumentato, mentre altre macchine saranno fornite ad alcune località litoranee in Puglia, Sardegna, Sicilia. Dall’inizio delle ostilità si è avuto nuovamente uno spontaneo rifiorire di iniziative nel settore delle ligniti. Alle principali aziende, che negli anni decorsi avevano compiuto notevoli sforzi per mantenere in efficienza le loro miniere, per migliorare il prodotto o l’impiego e che hanno impresso un forte impulso alla coltivazione delle miniere stesse, raggiungendo le cifre più elevate dalla fine della guerra mondiale (primo semestre ‘939: Valdarno tonn. 335.000, Terni 125.000, Ribolla 60.000, cifre oggi superate in misura sensibile), seguite da alcune piccole miniere, anch’esse sopravvissute al generale abbandono che nell’immediato dopoguerra si verificò nella coltivazione delle miniere lignitifere, causa il ritorno dei prezzi dei carboni al livello per così dire normale, molte altre medie e piccole miniere si sono aggiunte dal periodo delle sanzioni in poi e particolarmente negli ultimi dodici mesi, per modo che oggi sono in attività una cinquantina di miniere di lignite picea e xiloide. |
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This
elegant metal structure,
108.6 m high, was built by
Gio Ponti, Cesare Chiodi and Ettore Ferrari between January
and August 1933 as a part of
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La produzione lignitifera del 1940 supererà la cifra più alta raggiunta in passato che, come è noto, fu di tonn. 2.117.145 nel 1918. (La produzione di combustibili solidi nel 1918 fu in complesso, escluse le torbe, di tonn. 2.171.397, di cui tonn. 32.332 di antracite e 21.920 tonn. di scisti bituminosi e carboniosi. Quella della torba toccò le 278.000 tonn.). Devesi inoltre porre in rilievo che la produzione nazionale di combustibili solidi presenta un miglioramento notevole anche qualitativo, la produzione attuale comprendendo in grande prevalenza combustibile molto più ricco di quello medio del passato. Volendo brevemente accennare ad altre produzioni minerarie e metallurgiche, o perché importanti per la difesa del Paese o per il loro recente sviluppo, ricordiamo che la produzione del piombo metallico è ottenuta per circa 8/10 da minerale nazionale; quella di Zinco metallico, pressoché nulla durante la I guerra mondiale, è da tempo ricavata esclusivamente e per l’intero nostro fabbisogno da minerali italiani (il resto si esporta). Anche la produzione di bauxite, di poche migliaia di tonnellate nel '18, supera largamente il pur notevole e sempre crescente consumo delle nostre fabbriche di allumina e di alluminio, consentendo una larga esportazione. In continua e regolare ascesa è la produzione di pirite, che copre totalmente il fabbisogno nazionale, mentre quella dello zolfo, dopo alcuni anni di incremento, presenta nell’ultimo biennio un’oscillazione dovuta al minor apporto delle miniere siciliane (per cause accidentali: incendi, allagamenti per il progressivo esaurimento di alcune miniere; per i limitati lavori di preparazione e di ricerca), non compensato dal miglioramento segnato dalle miniere dell’Italia continentale. Le miniere di ferro della Sardegna e delle valli bresciane e bergamasche registrano aumenti degni di rilievo, ai quali devesi aggiungere la disponibilità ulteriormente accentuatasi delle ceneri di pirite. Confortante è il miglioramento verificatosi nella produzione di antimonio e in quella dell’amianto. I giacimenti di caolino e di silicati idrati di alluminio, taluno dei quali è di notevole importanza, scoperti e coltivati in questi ultimi anni, forniscono prodotti che soddisfano in misura sempre crescente le necessità delle industrie consumatrici, mentre il rifornimento delle sabbie silicee nazionali copre oramai l’intero fabbisogno dell’industria vetraria. | ||
Notevole incremento della produzione mineraria italiana. (da Le Vie D'Italia n° 10 - ottobre 1940)
La produzione delle
nostre industrie estrattive, in particolare
per i primi sette mesi del
1940,
rispetto al 1939, risulta così aumentata: |