LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

LA PRIMA RESISTENZA PARTIGIANA

Il personaggio: Nuto Revelli - I contadini: I fratelli Cervi - Il prete don Borghi

Il Paese:Boves

http://www.storia900bivc.it/pagine/boves.html  
Boves è il simbolo della prima strage tedesca in Italia dopo l'armistizio: il 19 settembre sono 24 i morti lasciati sul terreno dalla rappresaglia della divisione SS tedesca Leibstandarte "Adolf Hitler" e 350 le case bruciate. Un secondo eccidio avviene durante il rastrellamento per debellare gli attivissimi partigiani "colpisti" della zona tra il 31 dicembre 1943 e il 3 gennaio 1944: un'altra volta il paese bruciato e 59 vittime tra civili e partigiani. La Resistenza sarà poi condotta - a partire dall'estate 1944 - da una brigata garibaldina (la 177a) e da una G.L Giustizia e Libertà, la Brigata "Bisalta" portando la popolazione di Boves ad una elevatissima partecipazione alla guerra di liberazione e, naturalmente, ad altri lutti. La cittadina sarà insignita prima della medaglia d'oro al valor civile (consegnata nel 1961) e, poi, della medaglia d'oro al valor militare (consegnata nel 1963).

  Nuto Revelli (1919/2004) 

Brani tratti da http://www.italialibri.net/autori/revellin.html  «Volevo che i giovani sapessero, capissero, aprissero gli occhi. Guai se i giovani di oggi dovessero crescere nell'ignoranza, come eravamo cresciuti noi della "generazione del Littorio". Oggi la libertà li aiuta, li protegge. La libertà è un bene immenso, senza libertà non si vive, si vegeta». La mia scelta partigiana l’avevo maturata sul fronte russo: là avevo imparato a odiare i tedeschi a disprezzare i fascisti… Nel sonno riaffioravano le visioni della ritirata, le incursioni dei carri armati, i villaggi in fiamme, gli assalti, le notti al gelo, i morti, i feriti, i pazzi… Dopo l’8 settembre vennero i giorni dei sogni, dell’entusiasmo… proprio nel ricordo dei morti in Russia, nel ricordo delle vittime della guerra fascista… Non ero più monarchico, non credevo più nei gradi. Ero stato fascista, avevo dovuto capire tutto da solo quando ormai era troppo tardi. Adesso vivevo nella paura di sbagliare. Cominciava tuttavia un’epoca nuova… Finiti i giorni dello sbandamento, delle illusioni, delle speranze vuote cominciava la guerra vera. 
Benvenuto (Nuto) Revelli nasce a Cuneo il 21 luglio 1919, da una famiglia benestante. Nel 1939 entra alla Accademia di Modena, uscendone con i gradi di sottotenente alpino nel 1942. E’ l’anno dell’Armir in Russia e Nuto si ritrova su una tradotta con la Tridentina.  Forzano l'accerchiamento nel gennaio 1943 e riescono ad uscire dalla sacca.

  L’8 settembre 1943 entra in clandestinità . Dopo aver condotto numerose azioni di guerriglia, superato l’inverno tra il 1943 e il ’44 e i rastrellamenti della primavera, Nuto Revelli assume il comando delle Brigate Valle Vermenagna e Valle Stura "Carlo Rosselli", inquadrate nella I Divisione Giustizia e Libertà (GL). Con queste forze, nell’agosto del 1944, riuscì a bloccare, in una settimana di scontri durissimi, i granatieri della XC Divisione corazzata tedesca, che puntavano ad occupare il valico del Colle della Maddalena che portava in Francia alla zona della Provenza dove erano sbarcati gli Americani. A fine agosto Nizza verrà liberata. Nei giorni della Liberazione, Revelli comanda la V Zona Piemonte. Lasciate le armi con il grado di maggiore (è poi stato nominato generale del Ruolo d’Onore), Nuto continua con la penna a diffondere il proprio impegno civile. Tra i suoi primi libri, scritti in una lingua limpida e ripulita dal superfluo ricordiamo, "Mai tardi, Diario di un alpino in Russia" " La guerra dei poveri (1962)", con prefazione di Aldo Garosci., La strada del Davai (1966). Il disperso di Marburg (1994), da molti critici definito un romanzo perfetto.

  E' il passo, verso la narrativa, con un solo protagonista, il «tedesco buono», catturato dai partigiani, del quale non si è più saputo nulla. Un capitolo narra di un parroco partigiano, poi protagonista de Il prete giusto (1998), indimenticabile e straordinario ritratto di un uomo che, dopo aver salvato tante vite, riconosciuto «Giusto» da Israele, sarà invece escluso e sospeso a divinis dalle gerarchie ecclesiastiche. E ancora, un libro grondante di contemporaneità: Le due guerre (2003), forse da considerarsi il testamento morale da consegnare ai giovani. Muore a Cuneo, la città natale, dopo una lunga malattia, il 5 febbraio 2004. Nuto Revelli è medaglia d'argento in Russia e medaglia argento (2) per la Resistenza. http://www.isentieridellaliberta.it/ITA_Formazioni.html 
ELENCO REPUBBLICHE PARTIGIANE CONOSCIUTE  

i 7 fratelli Cervi 

VAL CENO (Emilia ALTO PARMENSE) Dal 10 giugno all'11 luglio 1944. comprende una popolazione di circa 40.000 abitanti. Centri principali: Bardi, Pellegrino Parmense, Rubbiano, Varan Melegari, Varsi.
VALSESIA (Piemonte) Dall'11 giugno al 10 luglio 1944. Si estende in tutta l'alta valle, fino a Romagnano e Gattinara.
VAL D'ENZA e VAL PARMA (Emilia) Giugno-luglio 44. Centri principali: Neviano degli Arduini, Palanzano, Tizzano.
VAL TARO (Emilia) Dal 15 giugno al 24 luglio 1944. Nel territorio è incluso un lungo tratto della ferrovia Parma-La Spezia, importante per i collegamenti tedeschi 

MONTEFIORINO (Emilia) Dal 17 giugno al primo agosto 1944. La zona è costituita dall'area montagnosa modenese e reggiana, ai confini con la Toscana. Ha una popolazione di 50.000 abitanti. I centri principali: Montefiorino (Mo), Frassinoro, Prignano, Baiso (Re), Toano, Carpineti, Cervarolo, , Ligonchio,  Villaminozzo

 

Gelindo (classe 1901), Antenore (1906), Aldo (1909), Ferdinando (1911), Agostino (1916), Ovidio (1918), Ettore (1921) da Campegine (Reggio Emilia), tutti fucilati il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia, tutti Medaglia d’Argento al V. Militare alla memoria. I fratelli Cervi sono i primi a pensare a una lotta partigiana, coadiuvati in questo dai numerosi prigionieri di guerra fuggiti l’8 settembre dai campi. Tutta questa gente pratica di armi e di guerra è nascosta nei fienili delle case coloniche. Si forma così una delle prime bande che sceglie la montagna come teatro di scontro coi tedeschi e repubblichini. La formazione si stabilisce nei dintorni del paese di Cervarezza. Il 26 ottobre la prima azione, con il disarmo del presidio dei carabinieri di Toano.....segue sotto 

VAL MAIRA e VAL VARAITA (Piemonte) Da fine giugno al 21 agosto 1944. A nord-ovest di Cuneo. Centri principali: Acceglio, Alma, Carteglio, Elva, Marmora, Prazo, Sampeyre, San Damiano, Stroppo.
VALLI di LANZO (Piemonte) Dal 25 giugno alla fine di settembre del 1944. Si trova a circa 30 chilometri a nord-ovest di Torino. Ne fanno parte le valli Ala, Grande, Viù, i paesi e le città lungo lo Stura.
FRIULI ORIENTALE Dal 30 giugno alla fine di settembre del 1944. Si trova in provincia di Udine e si articola sui centri di Attimis, Badia, Cesaris, Faedis, Lusevera, Nimis, Povoletto, Rozzano, Taipana, Torreano. la sua presenza disturba notevolmente il traffico della ferrovia Pontebbana, una linea che collega le armate germaniche con l'Austria.
BOBBIO (Emilia) Dal 7 luglio al 27 agosto 1944. include un tratto della strada statale Piacenza-Genova. Torriglia, pur facendone parte, costituisce una zona libera a sé stante.
CARNIA (Friuli) Dalla metà di luglio alla metà di ottobre del 1944. Abbraccia l'intera regione carnica: l'alto bacino del Tagliamento (non Tolmezzo) con le valli di Arzino, Meduna e Cellina. comprende 41 comuni con 70.000 abitanti.

CANSIGLIO (Veneto) Da luglio a settembre 1944. 25.000 abitanti. Si colloca fra Valdobbiadene, l'altopiano di Cansiglio e tocca i confini della zona carnica. Comprende le località della conca d'Alpago.

IMPERIA (Liguria) Dalla fine di agosto alla metà di ottobre 1944. Centri principali: Badalucco, Calizzano, Carpasio, Cosio, Gallesio, Molini di Prelà, Molini di Triora, Montalto, Ormea, Triora, Villatalla.

 

I Cervi furono catturati il 25 Novembre 1943, ma va’ sottolineato un fatto assai importante. Due giorni prima della cattura  si tenne una riunione  al 2° piano della Caserma " Mussolini ", in Viale Timavo. Alla riunione parteciparono il capitano Pilati, il tenente Cagliari e il capitano Riccardo Cocconi, professore di lettere, segretario del fascio repubblicano di Campegine, località nella quale suoi parenti possedevano parecchi terreni (compreso quello dei Cervi) e già a quel momento doppiogiochista.

 

( ma questa versione viene smentita da Otello Montanari riportando quanto disse Ermanno Gorrieri storico e dirigente della Resistenza Cattolica Modenese, che “Riccardo Cocconi, nel periodo in cui a Reggio avrebbe avuto luogo la pretesa riunione, si trovava fin dai primi di novembre in provincia di Modena, ai confini con il bolognese. Cocconi rientrò a Campegine dove apprese che i fratelli Cervi erano già stati arrestati…… il dott. Riccardo Cocconi era un valoroso dirigente della Resistenza e del P.C.I. che fu espulso insieme a Magnani Valdo dal partito per il dissenso verso l’U.R.S.S. e per la difesa della indipendenza nazionale. Le calunnie contro il dott. Cocconi sono completamente false. I dissensi fra alcuni dirigenti (non tutti) del P.C.I. clandestino e i fratelli Cervi non hanno nulla a che fare con il loro arresto! Alla riunione era quindi presente un omonimo ??!. ma)

Nel 1980 Osvaldo Poppi, che con il nome di "Davide" era membro del Comitato Militare, in una lettera inviata all' Anpi di Reggio Emilia ha scritto che non aveva potuto fare con i Cervi  quello che nel '44 aveva fatto nel Modenese con Giovanni Rossi, un partigiano refrattario ad accettare la linea del partito (assassinato). Testualmente: “... non avevo potuto eliminarli in virtù della loro "grande statura morale ".

ma in rete si trova anche.... Una prova indiretta di questa incredibile realtà è costituita dal seguente episodio, documentato da fior di testimoni. Come abbiamo già detto, alla famosa, riunione nella sede dell'UPI parteciparono, oltre al Cocconi (si da per scontato), il capitano Pilati e il tenente Cagliari. Quest'ultimo cadde in combattimento mentre ancora durava la lotta fratricida. Il Pilati, invece, catturato a guerra finita, venne chiuso nelle carceri di Reggio e condannato a morte. Ebbene, fino a pochi istanti prima dell' esecuzione, il Pilati si disse certo di non finire al muro. E a chigli domandava il motivo di questa certezza, rispondeva che la sua salvezza era legata ad una faccenda che interessava molto da vicino un " cagnone comunista ", con chiaro riferimento al professor Riccardo Cocconi, detto " Miro ", diventato vice prefetto di Reggio e potentissimo esponente del PCl. Ma Pilati ignorava che il Cocconi non era ricattabile, in questo senso, perche protetto dal PCI del quale aveva eseguito gli ordini. Infatti il Pilati venne fucilato, e con lui scomparve così il secondo e ultimo testimone di quanto era stato deciso, in quel freddo pomeriggio di novembre, nella sede dell'UPI di Reggio Emilia.
 

I Cervi si difesero con accanimento, ma furono costretti ad arrendersi. Dopo l'arresto nessuno parlò di fucilazione, e solamente due dei sette fratelli si dichiararono apertamente comunisti. E qui affiora il grosso interrogativo, riportato nella storiografia fascista: "i comunisti non fecero nulla per salvare i sette Cervi, ma, anzi intensificarono l'azione dei Gap, che culminarono con l'uccisione del Segretario fascista di Bagnolo in Piano, ben sapendo che la reazione fascista avrebbe finito per abbattersi su alcuni o su tutti i componenti della famiglia Cervi detenuti nelle carceri di Reggio. L'unico che può fornire una risposta, anche se è prevedibile che non parlerà mai, è l'ex capitano della Milizia ed ex segretario del fascio di Campegine Riccardo Cocconi, oggi residente a Pavia dove lavora alle dipendenze della Olivetti. (anni "60, data della stesura di questa nota. N.d.r.) Cocconi dopo aver partecipato, in divisa della milizia, al prelevamento del Segretario del Fascio di un paese dell’alto modenese si diede infine alla macchia nella zona di Villa Minozzo e costituì il nucleo dal quale doveva poi sorgere la prima brigata "Garibaldi" operante nel reggiano. In seguito si venne a sapere che Cocconi era già da tempo aderente al PCI". Questo ex capitano della milizia, "infiltrato" sino al momento in cui venne scoperto, diventò poi, con il nominativo di "Miro", vicecomandante delle brigate comuniste e al termine della guerra fu anche viceprefetto di Reggio Emilia e potentissimo esponente del PCI. Gli altri testimoni fascisti di quella riunione vennero fucilati nei giorni della liberazione. Così infatti lo classifica Istoreco (Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia): un particolare interesse le relazioni dei due massimi dirigenti garibaldini dell’epoca — Riccardo Cocconi "Miro" e Didimo Ferrari "Eros" — su quello che fu definito il "grande rastrellamento estivo" effettuato in Appennino, a Sud del fiume Secchia. Di Cocconi ora nessuno fa menzione, neppure i comunisti reggiani vogliono più sentire parlare di lui.

L’Istoreco, che verrà citato molte volte nei capitoli della Resistenza, è un istituto culturale indipendente e non accademico. Fondato nel 1965, alla presenza di importanti personalità della Resistenza e dell’antifascismo reggiano, l’istituto aveva il compito di conservare documenti originali del movimento partigiano e di svolgere ricerche storiche rispetto il movimento di liberazione in provincia di Reggio Emilia. Nel gennaio 1967, con legge dello Stato n. 13, avviene il riconoscimento giuridico dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione. L’Istoreco fa parte dei 61 istituti che compongono la rete nazionale. Nel 1967 viene fondata “Ricerche Storiche’’, Rivista di storia della Resistenza e della societá contemporanea, oggi denominata, piú brevemente, “RS’’. dal sito

OSSOLA (Piemonte) E' la più nota delle repubbliche partigiane. Dura dal 10 settembre al 23 ottobre 1944. Nel suo territorio si trovano 35 comuni con 85.000 abitanti. I centri principali sono: Bognanco, Crevoladossola, Crodo, Domodossola, Piemulera, Pieve Vergonte, Premosello, Rumianca, Villadossola. 
LANGHE (Piemonte) Da settembre a metà novembre 1944. Si trova a nord-ovest di Mondovì, fra il Tanaro e il Bormida. I principali centri: Barolo, Barbaresco, Carrù, Castino, Cigliè, Cravanzana, Farigliano, Monforte, Neive, …. Dal 10 ottobre al 2 novembre viene inclusa anche la città di Alba.
ALTO MONFERRATO (Piemonte) Dal settembre al 2 dicembre 1944. Comprende la zona sud di Asti e arriva fino al nord-ovest della zona delle Langhe. Ne fanno parte 36 comuni fra i quali Canelli, Costigliole d'Asti, Isola d'Asti, Nizza Monferrato
VARZI (Lombardia) Dalla fine di settembre al 29 novembre 1944. Confina con la repubblica di Torriglia e comprende il territorio nel quale s'è già estesa la repubblica di Bobbio.
ALTO TORTONESE (Piemonte) Dal settembre al dicembre 1944. Confina con aree di Torriglia e Varzi, assieme alle quali forma, praticamente, un solo, vasto territorio libero. 
 

I 7 FRATELLI CERVI: Regia Gianni Puccini Interpreti Renzo Montagnani, Don Backy, Carla Gravina, Lisa Gastoni, Gian Maria Volonté Dal Morandini: E' la storia vera dei sette fratelli Cervi (Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio), contadini di Campegine (RE) antifascisti e organizzatori della lotta partigiana sotto la guida del padre Alcide (1875-1970), catturati e fucilati dai tedeschi a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943. Lungamente boicottato dalla censura preventiva, il film di G. Puccini descrive con realismo partecipe l'ambiente emiliano, facendo perno sul personaggio di Aldo Cervi, uno straordinario G.M. Volonté. Nella ricerca di un tono nazional-popolare, ma, nello stesso tempo, teso a evitare la retorica commemorativa e forse troppo preoccupato di essere fedele alla cronaca dei fatti, è un film parzialmente riuscito, più risolto e convincente nella parte rurale che nella descrizione della guerriglia sull'Appennino. Puccini (1914-68) morì qualche mese dopo la fine delle riprese. Aiuto regista Gianni Amelio, collaboratore alla sceneggiatura Cesare Zavattini. Avvicinatosi alle idee comuniste in carcere, Aldo Cervi convince alla causa antifascista i suoi numerosi fratelli. Mentre questi si danno da fare ospitando in casa ex prigionieri, Aldo va in montagna con i partigiani, legandosi anche sentimentalmente a Lucia, un'attrice del movimento clandestino. Tornato a casa, Aldo è catturato con i suoi fratelli.

 Una scheda del film n. 6 è visibile al link http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm

Il 21 gennaio 1944 la canonica di don Borghi ospitava una quindicina di resistenti tra russi, inglesi e italiani e ci fu un breve scontro a fuoco senza conseguenze con i carabinieri e i militi della RSI. Don Borghi era però a Villa Minozzo per un incontro con le giovani di Azione cattolica. E qui il sacerdote fu arrestato e condotto nel carcere di Reggio E. per essere probabilmente processato. Ma il 28 gennaio venne ucciso a Correggio un comandante della Guardia nazionale repubblicana. Immediatamente scattò la rappresaglia e per don Borghi, con altri 8 detenuti, fu decisa la condanna a morte. Senza processo e quasi certamente all'insaputa del vescovo. Il 30 gennaio la fucilazione.

  segue f.lli Cervi... Il gruppo si sposta poi a Tapignola, dove entra in contatto con Don Pasquino Borghi fucilato mesi dopo http://www.anpi.it/uomini/borghi.htm. I primi giorni di novembre però, per le difficoltà ambientali e logistiche presenti in montagna, fan ritorno in pianura. Qui la formazione continua con le azioni. Il 6 novembre, con uno stratagemma, il gruppo disarma il presidio dei carabinieri di San Martino in Rio. Il 13 novembre tenta di sequestrare ed eliminare, senza riuscirvi, il federale di Reggio Emilia Giuseppe Scolari, azione che provoca comunque una forte impressione in città. Ma continuano a manifestarsi difficoltà nel rapporto con alcuni dirigenti del Partito Comunista reggiano, che non condividono le modalità di azione della "banda" Cervi. Questa situazione spinge i Cervi a prendere contatto anche con la federazione comunista di Parma, ma si traduce in una condizione di parziale isolamento dal resto del movimento locale. È anche difficile mobilitare altre persone, come dimostra la impossibilità di trovare ospitalità presso altre case - se si esclude l'aiuto dato dal cugino Massimo Cervi - per occultare i componenti della formazione: è questa la ragione per cui verranno tutti sorpresi in casa Cervi dai fascisti, il 25 novembre 1943. La mattina di quel giorno alle ore 6.30, la casa dei Cervi viene circondata da militi della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). Gli uomini presenti, il padre Alcide e i sette figli, due italiani (Quarto Camurri e Dante Castellucci) e quattro stranieri vengono arrestati, caricati sui camion e portati nel carcere politico dei Servi, a Reggio Emilia, mentre le donne e i bambini sono abbandonati per strada, e la casa viene saccheggiata e incendiata. Gli stranieri arrestati (assieme a Castellucci, che ha avuto la prontezza di farsi passare per francese, salvandosi così la vita) vengono trasferiti a Parma, mentre i sette fratelli subiscono maltrattamenti affinché parlino. Nel frattempo c'è chi tenta di organizzare la loro evasione dal carcere di San Tommaso, dove sono stati trasferiti. Ma continuano anche le azioni gappiste: il 15 dicembre viene ucciso il seniore della Milizia Giovanni Fagiani e il 27 dicembre - con un'azione peraltro mai rivendicata - il segretario comunale di Bagnolo in Piano, Davide Onfiani. Dopo quest'ultima uccisione, le massime autorità del fascismo reggiano decidono di compiere una rappresaglia. All'alba del 28 dicembre 1943, alle 6.30, i sette fratelli Cervi e il loro compagno partigiano Quarto Camurri sono portati alla fucilazione, nel Poligono del tiro a segno di Reggio Emilia. Il padre, Alcide Cervi, non fu rilasciato ma evase una decina di giorni dopo il martirio, la notte fra il 7 e l'8 Gennaio 1944, approfittando del bombardamento alleato su Reggio che colpì anche il carcere San Tommaso dov'era rimasto - lo stesso bombardamento centrò anche il piccolo cimitero di Ospizio, dov'erano stati segretamente sepolti i  Cervi, scoperchiandone le bare.

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