LA SECONDA GUERRA MONDIALE
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BOMBARDAMENTI
LA VITA SOTTO LE BOMBE
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Grande Guerra: I bombardamenti aerei sulle città italiane Il primo bombardamento aereo su una città, di cui si ha presumibile certezza, è del 4 dicembre 1914 a Friburgo da parte dei Francesi. La guerra era iniziata da 5 mesi e a dire la verità la convenzione di Ginevra proibiva i bombardamenti su obiettivi civili, ma tant'è faceva comodo a tutti. (L’arma aeronautica era così giovane che Ginevra non poteva aver sondato ogni prospettiva. Tanti conti si regolano a posteriori ma solo per chi perde). In Risposta tre Zeppelin (Dirigibili) bombardano Parigi nella notte tra il 20 e il 21 marzo 1915. Sul fronte italiano gli austriaci iniziarono subito i bombardamenti navali delle città adriatiche per poi passare a quello aereo con gli italiani che risposero a ruota colpendo città strategiche, come Trieste e Pola (basi navali) ed altre slovene. Gli italiani recuperarono anche lo svantaggio tecnico iniziale (pochi modelli e in misura insufficiente) allestendo a tempo di record una catena di basi aeree sia presso il fronte che lungo la costa adriatica. Se la difesa attiva si era messa in moto, non così era per quella passiva (difensiva). A questa toccò il compito più gravoso: bisognava stabilire le località da difendere, trovare gli uomini e i mezzi. Il primo comando difesa della città fu quello di Vicenza del marzo 1917. Per proteggere le città vi erano sette batterie con 24 cannoni fissi e due mobili, una compagnia mitraglieri con 14 mitragliatrici Lewis, oltre a sei stazioni di fotoelettriche e quattro apparecchi d'ascolto. |
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RADIO LONDRA COMUNICA: "OBIETTIVI FERROVIARI EFFICACEMENTE COLPITI" 1943 da cronologia .it . Se alcune grandi città vengono sconvolte non sono risparmiate neppure quelle piccole, pur non essendo obiettivi strategici. Né sono risparmiate le grandi città d'arte. Se nelle parole
del titolo è
evidente il cinismo vi è anche molta superficialità nei piloti. Un giorno una squadriglia di bombardieri diretta su un obbiettivo ben preciso
(Mestre-Treviso), non trovandolo, a causa della nebbia, e vedendo in basso alcune deboli luci, scaricò quà le sue bombe. La città colpita era Vicenza. |
Lo stesso quindi avvenne a Padova, Treviso, Verona (fu colpita il
14 novembre del 1915 da 15 bombe che uccisero 37 persone), Venezia,
Ravenna, Ancona, Brindisi e Bari. Proprio qui ci fu uno dei primi
bombardamenti (17 luglio 1915): vennero sganciate bombe da 50 Kg e vi
furono 11 morti e 17 feriti. Il 14 febbraio 1916 fu la volta di Milano e
in novembre di Padova. Una delle 12 bombe sganciate a Padova colpì un
edificio da cui vennero estratte 93 vittime. Sia il Papa Benedetto XV
che il neo imperatore d’Austria Carlo ( futuro beato) esecrarono i
bombardamenti sulle città. Naturalmente i bombardamenti continuarono.
Napoli che si considerava relativamente al sicuro fu colpita nel marzo
1918, ad oscuramento inesistente, ad opera di un dirigibile
"Zeppelin" partito da una base in Bulgaria. Esisteva anche una difesa
mobile antinave e antiaerea montata su carri ferroviari in grado di
spostarsi lungo la linea adriatica nei punti di maggior pericolo. La Seconda Guerra Mondiale Sui cieli d’Italia |
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Dopo i bombardamenti dell’estate del 1940 sul Nord (industriale) e sui porti o installazioni militari considerate strategiche, ci fu una relativa calma che durò fino all’autunno del 1942. (Milano, Torino e Genova, meglio conosciute anche allora come triangolo industriale, comprendevano un hinterland che non faceva eccezione). Qui le incursioni proseguirono anche nel 41 pur se in misura ridotta e sempre con notevoli perdite. Gli inglesi prima e gli Anglo americani dopo erano troppo impegnati a difendersi che ad attaccare. Questo valeva per gli Usa nel pacifico e per l’Inghilterra sottoposta in Africa al martellamento di Rommel. La base di Malta era pur sempre pericolosa per il meridione dove le incursioni non ebbero tregue. L’unica tregua concessa era lasciar passare qualche mese per il ripristino delle infrastrutture, poi tornare per colpirle. La guerra aerea che si svolgeva nel Nord Europa, con obiettivo la Germania, è storia a parte che qui non trattiamo se non per punti specifici.... | |
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DRESDA Alle 21:51 di giovedì 13 febbraio 1945, le sirene antiaeree risuonarono come già avevano fatto nei cinque anni precedenti: gli abitanti di Dresda ancora una volta credettero che si trattasse di un falso allarme. Ma non era così. Dieci minuti dopo iniziò il più intenso bombardamento che si sia mai scatenato dal cielo. In più di sedici ore gli aerei della Raf e dell'aviazione americana (Usaf) scaricarono sulla 'Firenze dell'Elba' oltre 4500 tonnellate !!! di esplosivo, uccidendo 135.000 persone (i tedeschi arrivarono a conteggiarne 202.000) e distruggendo l'intero centro storico con tutti i suoi tesori artistici. Il calcolo preciso non sarà mai possibile (la città era piena di sfollati non registrati) poiché i corpi vennero bruciati. L’evento che ha segnato più profondamente la storia della galleria Estense di Modena è stato sicuramente la celebre vendita di Dresda, che vide, nel 1746, la cessione di 100 capolavori all’elettore di Sassonia, opere ora conservate presso la Gemäldegalerie di Dresda. Molte opere andarono allora perse nel bombardamento e nei giorni che precedettero la fine del conflitto con l’occupazione dell'armata Rossa quando molte opere presero la strada di Mosca. I Quadri vennero rintracciati nel dopoguerra in Russia. |
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..... Non abbiamo ancora detto che per Bombardamento tratteremo solo quello su obiettivi civili e popolazioni inermi che nella convinzione di tutti i comandi avrebbe fatto finire la guerra. E così non fu, se si esclude Nagasaki e Hiroshima che la accorciarono solamente. Col 1943 le cose cambiarono radicalmente. L’occupazione dell’Africa del Nord da parte degli americani e la nostra impossibilità a contrastare le squadriglie aprirono i cieli di tutta la penisola. A nulla valsero gli aiuti dei tedeschi. Venivano escluse le città che cadevano passo passo sotto l’avanzata dell’invasione. Veramente non erano del tutto immuni poiché ora era l’aviazione tedesca a colpire per rallentare l’avanzata. Anche Roma sarà colpita. Solo la condizione di sede Papale e capitale dell’arte internazionale la salvò col vincolo di “Città Aperta” (Anche se difficile da trovare il termine città aperta identifica la località dove l’”aggressore” evita i bombardamenti e il suo nemico non tiene truppe). Il fatto che dopo l’8 settembre fossimo virtualmente alleati non fermò i bombardamenti al Nord. Attacchi devastanti avvennero sulle città meridionali, prima da parte della RAF poi dell’U.S.A.F. in previsione di sbarco e a sbarco avvenuto (vedi anche Salerno e Anzio) per scompaginare le linee di difesa tedesche. Il 4 agosto del '43 Napoli fu colpita alla cieca, da alta quota. | |
Rifugio Antiaereo– Locale predisposto dalle autorità (ma ne esistevano anche di privati, scantinati), dove i cittadini sorpresi da un allarme aereo potevano trovare qualche riparo. Il rifugio può anche essere a cielo scoperto in trincea. L’avviso di bombardamento veniva fatto con una sirena d’allarme collocata su edifici pubblici e azionata nell’imminenza di incursioni. Il continuo susseguirsi di questi allarmi in ogni ora del giorno, anche per il passaggio di un semplice ricognitore, faceva di fatto saltare il sistema nervoso della gente….Vennero
costruiti con caratteristiche antibomba con pareti e volte di 25 cm. di
spessore con un mix di cemento, calce, mattoni e anche travi in legno.
Si scoprì poi che il calcestruzzo non aveva il tondino di ferrò perché
il ferro già scarseggiava |
La città subì in totale 43 ore di incursioni, con 20.000 morti; furono rasi al suolo ospedali, chiese, orfanotrofi, abitazioni civili. Venne quindi il turno del Nord con Milano, Torino e Genova. Quest'ultima, nei due mesi autunnali, fu bombardata sei volte con 1250 case distrutte; Torino 7 volte, con la distruzione di 142 ettari di superficie edificata (70 fabbriche, 24 edifici pubblici, e 1950 abitazioni civili); nella notte del 9 dicembre, su questa città gli inglesi scaricarono 147 tonnellate di bombe dirompenti e 256 tonnellate di spezzoni incendiari, sganciati da 1811 aerei. Quello di Milano fu considerato l'attacco aereo più feroce: nella notte fra il 12 e il 13 agosto 1943: 504 aerei da bombardamento inglesi rovesciarono sulla città 1.252 tonnellate di bombe e spezzoni incendiari. Due giorni dopo, nella notte del 15 agosto, 140 bombardieri inglesi scaricarono altre 415 tonnellate di esplosivi. E ancora, nella notte del 16 agosto 199 bombardieri riversarono altre 601 tonnellate di ordigni mortali. In quattro giorni Milano fu colpita da 2.268 tonnellate di bombe sganciate da 843 aerei britannici. Il bilancio finale fu desolante: 239 industrie colpite, distrutte o gravemente danneggiate, 11.700 edifici civili e pubblici abbattuti, più di 15.000 quelli danneggiati, le centrali elettriche irreparabilmente bloccate, la rete di trasporti e di comunicazioni quasi totalmente inservibile, migliaia di morti. | |
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Negli ultimi tre mesi del 1943 i bombardamenti anglo-americani a Milano provocarono 6.500 morti e circa 11.000 feriti, distruggendo e danneggiando migliaia di edifici. Naturalmente la produzione industriale non subì che lievi ritardi e Roma continuò ad essere colpita. Nel 1944 l’obiettivo dei bombardieri si spezzò in migliaia di interventi anche sui più piccoli centri "operazione Strangle". Era sufficiente che ci passasse una ferrovia o ci fosse un ponte (4.541 incursioni, 22.000 civili morti e oltre 36.000 feriti). Firenze al pari di Roma non fu risparmiata. Lo stesso dicasi per la cintura industriale di Venezia). Uno dei bombardamenti peggiori fu sicuramente quello di Treviso colpita il giorno del Venerdì Santo 7 aprile 1944. http://www.sportrevigiano.it/bombardamenti.html terrificante bombardamento di Treviso: più della metà della città è distrutta, 2.000 i morti. 13,05: su Treviso si abbattono a ondate successive un centinaio di “B24 Liberators” decollati da Lecce. La reazione della contraerea Flak non riesce a evitare il martirio alla capitale della marca: 708 fabbricati (8.240 vani) distrutti, 3.075 fabbricati (39.980 vani) inabitabili. L'82,2% dei fabbricati. Treviso non era un centro strategico, al massimo ferroviario non dissimile da migliaia di altri obiettivi. | |
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AMBASCIATORE ALESSANDRO MARIENI SAREDO DALLE
MEMORIE AUTOBIOGRAFICHE .... Qualche cosa di simile avveniva purtroppo da parte di alcuni, pochi invero, fuorusciti italiani in Svizzera, anche questi traditori perché prezzolati dagli alleati cui fornivano le notizie. Noto fra questi un funzionario di una grande banca di Milano, che si faceva passare per barone, mentre non lo era mai stato, e che si era specializzato nel richiedere bombardamenti di città italiane! Avvenne così, al tempo della Repubblica di Salò, che il barone fasullo venne a sapere di un incontro a Tarvisio del Gen. Graziani con il Gen. Keitel e lo comunicò agli alleati perché bombardassero quella località. Avvenne purtroppo, sia perché il sedicente barone masticava male l'inglese, sia perché gli alleati erano poco versati in geografia che fu bombardata la innocente città di Treviso il cui centro fu distrutto provocando centinaia e centinaia di morti! Ovviamente il funzionario di banca si diede l'aria di un eroe della resistenza e si iscrisse al partito d'Azione! Si sparse quindi la voce che i bombardamenti venivano ordinati da terra. Del resto un bombardamento “militare" viene sempre chiesto da terra, da militari: non altrettanto si può dire di quelli civili. Sull'argomento dei "bombardamenti su ordinazione" interverrà anche Giulio Andreotti, che nel suo libro «Concerto a sei voci» dirà: “… è forse, ora che è finita in Europa la guerra, giunto il momento di veder chiaro …. Se …. proprio uomini del Partito d'azione furono quelli che chiesero l'intensificazione dei bombardamenti delle città italiane..?..”. |
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“Gli aviatori alleati tiravano contro tutto quello che si muoveva sulle strade, nelle campagne. Sembrava che un cieco odio li guidasse ... Erano gli araldi della democrazia e di una pretesa civiltà questi atroci ministri d'inutile rovina?» ebbe a dire dei liberatori un altro commentatore. |
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Nella Milano del dopoguerra, una collinetta artificiale, denominata Monte Stella, è stata costruita con oltre un milione di quintali di macerie, recuperate da tutti i settori della città rasi al suolo dai bombardamenti anglo-americani: fra queste macerie una buona parte è quella di edifici scolastici: due istituti superiori, sei scuole elementari e cinque materne completamente distrutti, oltre ad altre provenienti da 125 scuole della provincia. Fra le scuole elementari distrutte, ce n'è una di cui nessuno, specialmente fra i giovani, ne sa qualcosa: è la scuola elementare Francesco Crispi di Gorla, che la mattina del 20 ottobre 1944 era piena di bambini dai sei agli undici anni, con le loro maestre. Fu completamente distrutta da bombe sganciate da quadrimotori americani B24 e B27. Nella zona circostante la scuola si contarono 635 vittime; nella scuola trovarono la morte 194 bambini, la loro direttrice, quattordici maestre e 5 assistenti. Fra i responsabili dei bombardamenti fu incluso anche Papa Pio XII, per i suoi frequenti contatti con l’ambasciatore in Vaticano Myron Taylor. | |
Diario …..Poi venne la guerra! La cantina della nostra casa fu rinforzata con grosse travi e dichiarata idonea come Rifugio antiaereo, a ricevere tutto il vicinato durante i bombardamenti. Quando suonavano le sirene per l'allarme antiaereo, soprattutto di notte, la nostra cantina si riempiva per lo più di donne e bambini: E i bombardamenti incominciarono subito dopo quel fatidico 10 giugno 1940!. Durante l'allarme aereo di una notte dell'Ottobre 1942, nel rifugio cantina mentre ero semi addormentato, sentii precipitarsi giù dalle scale gli uomini che normalmente rimanevano in cortile, e quasi contemporaneamente i muri vibrare con enorme fragore. Gli Americani avevano sganciato cinque grosse bombe proprio vicino a casa nostra. Durante la guerra nelle ore serali e notturne fu imposto l'oscuramento: ciò significava che la città doveva rimanere completamente al buio. Anche noi fummo obbligati a dotare tutte le finestre di fogli di carta pesante di colore azzurro cupo (detta anche carta da zucchero) . Era severamente vietato far filtrare dalle finestre la luce. Se ti scoprivano finivi in prigione. Per controllare si alzava in volo sopra le nostre teste quasi ogni sera un piccolo aereo chiamato dalla gente Pippo. (Pippo in effetti era un ricognitore americano che faceva questo per i loro bombardieri, ma così venne chiamato ogni cosa che volava di notte) Il nostro papà scendeva molto spesso dalla zia Rachele in una ala della casa protetta da orecchie indiscrete, per ascoltare di nascosto le trasmissioni di Radio Londra. Il giornalista fascista Mario Appelius si inseriva spesso nella trasmissione stessa per renderne più difficoltoso l'ascolto, facendo ulteriore propaganda fascista e chiamando il commentatore inglese, mi pare si chiamasse colonnello Stevens, asino di Londra. |
Se la affermazione di Taylor, constatazione (dal Vaticano trasmessa in Usa) che
“bastano pochi bombardamenti sulle città italiane per scardinare la resistenza e la fiducia del popolo”
fosse vera o no, se ne occupò la stessa Segreteria di Stato Vaticana.
"Sono ritornati al fuoco delle fascine, basterà ancora una spinta e torneranno ai carri con le ruote di pietra " era già stato detto per l’Autarchia. Tutte le accuse
alla Santa Sede venivano da Farinacci, tanto che Ciano aveva dato un consiglio “amichevole” al nunzio apostolico
"Vi consiglio di fare come faccio io, non leggete Regime
Fascista" (Rivista). Ma la cosa non era finita li, nel dopoguerra: Il 24 gennaio 1954 sul giornale Candido Giovanni Guareschi dava conto di una lettera (copia) del 1944 dell’ex presidente del Consiglio De Gasperi. Lo scritto era su carta intestata della Segreteria di Stato Vaticana (dove De Gasperi era rifugiato) diretta al tenente colonnello Bonhan Carter, al recapito del "Peninsular Base Section" di Salerno in data 12 gennaio 1944. L’autore della lettera assicurava il generale Alexander che le sue istruzioni sarebbero state eseguite dai patrioti e diceva che, allo scopo di venire affiancati dalla popolazione romana nell’insurrezione, fosse necessario il bombardamento delle aree periferiche di Roma, in particolare dell’acquedotto. Una settimana dopo lo stesso giornale pubblicava una seconda lettera che portava la data del 19 gennaio 1944, attribuendola anche questa a De Gasperi e che iniziava così: "...Non avendo ricevuto alcun riscontro in merito alla mia ultima del 12 gennaio 1944...". De Gasperi querela immediatamente l’autore di Don Camillo con ampia facoltà di prova. In aprile ( De Gasperi morirà il 19 agosto) si tiene il processo e Guareschi viene condannato. L’ex internato Imi dei campi di prigionia tedeschi che diceva “Non muoio neanche se mi ammazzano”, sconterà la sua pena nelle Carceri di San Francesco a Parma. Guareschi aveva fatto fare una perizia calligrafica che gli dava ragione. La perizia calligrafica non venne tenuta in considerazione dal Tribunale !!!. Nel procedimento l’ampia facoltà di prova, in pratica, gli fu negata perché non gli furono concessi né le nuove perizie richieste né l’ascolto di testimoni a suo favore. Sulla base delle testimonianze a favore di De Gasperi, del suo alibi morale e del suo giuramento che le lettere erano false, il Tribunale condannò G.G per diffamazione. beni culturali e guerra http://www.aidanews.it/articoli.asp?IDArticolo=2505 . |
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Raffaele Guariglia (dal febbraio '42 al febbraio '43 è Ambasciatore presso la Santa Sede poi Ambasciatore ad Ankara sino al 25 luglio, quando viene nominato Ministro degli Affari Esteri del governo Badoglio), all'epoca ambasciatore italiano presso la Santa Sede, chiarì nelle sue memorie alcuni retroscena della vicenda: parole di Mussolini a Ciano e a Guariglia; al primo disse: "Questo buffone (riferendosi a Taylor) è tornato in America a raccontare che gli italiani sono all'estremo e che con qualche colpo duro è facile metterli al tappeto. Ebbene, queste cose le ha sapute dalla Santa Sede, ove le informazioni giungono attraverso il canale collettore dei parroci. (...) Comunque, fai sapere al Vaticano, che Concordato o no, se Myron Taylor s'attenta a ritornare in Italia, io lo faccio ammanettare" L’ambasciatore munito di salvacondotto passava tranquillamente le frontiere Italo vaticane e quelle propriamente italo-europee. La loro posizione di ambasciatori era comunque complessa per quanto riguardava le comunicazioni, i messaggi cifrati. L'unico compromesso raggiunto in pratica tra Italia e Santa Sede fu che i diplomatici, una volta ritiratisi in Vaticano, avrebbero potuto continuare a ricevere e spedire messaggi in cifra. Non potevano però servirsi della Radio Vaticana, dovevano spedire in Svizzera i loro messaggi cifrati, servendosi della valigia diplomatica vaticana; da lì sarebbero stati trasmessi telegraficamente ai rispettivi paesi. Per la stessa via sarebbero giunti ad essi i messaggi diplomatici dei loro governi . Era un bel traffico, dal quale erano esclusi gli ambasciatori dei paesi amici e alleati. | |
”Ho poca fiducia nella nostra razza: al primo bombardamento che distruggesse un campanile famoso o un quadro di Giotto, gli italiani si faranno prendere da una crisi di sentimentalismo artistico ed alzeranno le braccia" (Mussolini a Ciano, 6 luglio 1941) |
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Il sottosegretario agli interni Buffarini Guidi si lamentava affermando: "Roma è diventata il maggior centro di spionaggio (...). Farò una revisione di tutti gli altri stranieri americani e inglesi (compresi preti, frati, monache e prelati) perché fin qui siamo stati troppo buoni e questi sono tutti a piede libero (...). Metterò una cinta armata intorno al Vaticano per controllare chi entra e chi esce. Si debbono vedere per Roma diplomatici e famiglie di diplomatici americani che vanno dal barbiere ... mentre gli americani ci bombardano". La questione che “bastano pochi bombardamenti sulle città italiane per scardinare la resistenza e la fiducia del popolo” fu risolta chiedendo direttamente a Washington da dove arrivò una secca smentita (per chi crede nella sincerità degli americani è presto detto e presto fatto). Buffarini aveva minacciato anche di peggio. "Farò mettere nelle città indifese tutti gli internati inglesi ed americani con le loro mogli e bambini, così saranno i primi a cadere", sostenendo la correttezza della condotta italiana "che m'importa dei tedeschi! Noi siamo stati sempre correttissimi" assicurando che gli italiani non avevano partecipato ai bombardamenti di Londra. In effetti qualcuno giustificò i bombardamenti sull’Italia come ritorsione di quello di Coventry (che gli inglesi sapevano in anticipo). Bizzarra idea. Il Vaticano continuò comunque a tessere la tela degli incontri per una pace separata che Mussolini non voleva. | |
Brani da G.F. Ghergo su Storia
Militare n. 159 ……….. Quando, nel 1921, nel suo Il dominio dell’aria,
Giulio Douhet (vedi bersagliere Douhet in curiosità) prevedeva che l’istinto di conservazione avrebbe indotto
le popolazioni sottoposte ai bombardamenti a richiedere l’immediata
cessazione delle ostilità e magari a ribellarsi per ottenerla, sembrava
avere qualche ragione dalla sua parte. |
Prima del raid
iniziale su Londra del 7 settembre 1940, gli attacchi della Luftwaffe
erano stati diretti contro obiettivi militari e industriali, evitando
quelli che si trovavano nelle città, mentre con il Blitz si estese
l’offensiva agli stessi obiettivi pure se situati all’interno di centri
urbani. A differenza di quanto successe in Germania e in Giappone, dove
furono bombardate molte città senza alcun interesse bellico, i centri
abitati britannici che furono attaccati erano ad alta industrializzazione
o con grandi porti e cantieri navali. In tutte le fasi dell’offensiva,
l’aviazione tedesca non effettuò mai incursioni specificamente
terroristiche, anche se in alcuni casi, soprattutto a Coventry e a Londra
dove gli attacchi furono più intensi, un bombardamento notturno di
obiettivi industriali e militari comportava la possibilità di coinvolgere
estese zone residenziali. Le incursioni del Blitz uccisero circa 40.000
persone e a Londra, che registrò di gran lunga il maggior numero di
attacchi, i morti furono 20.083. Questo numero di morti venne raggiunto
dagli inglesi in una sola delle centinaia di imprecise incursioni
notturne, come quella del 23 febbraio
1945 contro la cittadina tedesca di Pforzheim, che contava 65.000 abitanti
e che era priva di interesse militare, furono uccisi 20.277 civili come a
Londra in 6 mesi.
Le stime più frequenti sul numero dei civili uccisi dai bombardamenti
contro la Germania e il Giappone propongono fra 420.000 e 592.000 tedeschi
e fra 330.00 e più di 500.000 giapponesi, mentre gli inglesi uccisi dai raids tedeschi furono in totale 58.211 e molte delle rimanenti sono
dell’ultimo anno di guerra quando vennero impiegate le V1-V2. I civili
italiani che morirono a causa degli attacchi aerei furono 59.796. G.F.
Ghergo su Storia
Militare n.159
Per saperne di più: Palermo rifugi e altro |
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