ACHILLE STARACE

1889-1945

           

     

  Achille Starace nasce a Sannicola di Gallipoli il 18 agosto 1889 da un'agiata famiglia di commercianti di vino e olio. A 16 anni lo troviamo a Venezia dove frequenta l’istituto per ragionieri senza gloria e senza infamia. E’ un bel ragazzo, atletico e sportivo e la piazza di Venezia, ovverosia il Lido, è un luogo dove la bellezza femminile italiana e straniera si spreca. Si sposa presto (20 anni) relegando la moglie Ines Massari, per quasi tutta la vita, a Gallipoli. Quando arriva la cartolina precetto frequenta il corso Allievi Ufficiali dei Bersaglieri, ma si congeda prima della guerra di Libia. Al nord, da cui non ha intenzione di muoversi, tenta di avviare un piccolo commercio di vini, ma lo scoppio della grande guerra manda tutto all’aria. Conosce in questi anni d'anteguerra l'interventismo di Mussolini a cui aderisce per simpatia. In battaglia si distingue subito per molti atti di coraggio (un argento, 4 bronzi ed altre non minori ) che lo portano alla promozione sul campo a Tenente. Si congeda a fine conflitto con il grado di capitano. Carriera fulminante: succedeva in guerra. Sotto le armi svela anche un aspetto del suo carattere che farà la sua fortuna (e la sua disgrazia): quello dell’attaccamento maniacale al superiore che allora si chiamava Sante Ceccherini. Quando parte l’avventura fascista lui è della partita e ha subito incarichi di responsabilità, come a Trento, per organizzare il fascio locale.  Dopo la marcia su Roma, questo piccolo borghese non ha vita facile, subisce gli odi di Farinacci (che è uno che non si ferma neanche davanti a Benito), ma l’appoggio del Duce per l’organizzazione della neonata Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN).

Nel 1924 viene eletto alla camera. Nel '26 è alla Vicesegreteria del Partito e come luogotenente generale della MVSN, entra di diritto nel Gran Consiglio del Fascismo. Esegue per conto del Duce varie epurazioni (nel Partito), come si diceva allora, a destra e a sinistra della linea politica del capo. Fa fuori anche il Sottosegretario agli Interni Leandro Arpinati, uomo onesto e di forte carattere che detesta un certo tipo di sottogoverno. Nascono in questo periodo, quando diventa segretario del partito (1931), gli slogan che caratterizzeranno una parte della storia del fascismo. Inventa quel “Saluto al Duce” che, con la proclamazione dell’impero, diviene l’altisonante “Camicie nere! Salutate nel duce il fondatore dell’Impero”: al che le camicie nere scattano sull’attenti con l’“A NOI!” di Dannunziana memoria. Secondo i nuovi dettati la parola DUCE va scritta sempre in maiuscolo e, a caratteri sempre cubitali, incide sui muri delle case d'Italia, lungo le vie principali, le frasi roboanti, che spesso troviamo ancora su vecchi muri sbrecciati. “Respirava per suo ordine” dirà anni dopo la figlia Fanny. Le luci a Palazzo Venezia restano sempre accese affinché si abbia l’impressione che vegli e lavori costantemente (per il popolo). Diceva lui "io lavoro sempre, che sia in ufficio o a letto".  Diventa, inutile dirlo, l’uomo più contestato, bistrattato dalla satira (popolare sommersa). E' lui a inventare la lotta contro le parole straniere: water closet diviene sciacquone; panorama, tuttochesivede; pullman autocorriera; whisky, spirito d’avena.

Nel gennaio del 1935 al Sestriere per un direttorio di partito, non resiste alla tentazione di sciare: «Sciava su un campo troppo scosceso cadde e si fratturò la gamba destra. Anche su quelle montagne - rileva lo scrittore Spinosa - era in agguato un agente della polizia che registrò il fatto aggiungendovi un commento personale: «L'Italia ha accolto la notizia dell'incidente con un sospiro di sollievo». Sospiro per il rischio corso o per la sua relativa lievità ?. Ben presto l'episodio viene conosciuto tanto che i torinesi, ispirandosi ad un noto aperitivo, l'avevano soprannominato "l'amaro Gambarotta".

 

Dirà Leandro Arpinati, ….se avessi avuto bisogno di un elemento per giudicare la bassezza degli uomini, tu me lo hai offertoLo definisce Cretino ma il Duce risponde “Ma e’ un cretino obbediente!”

 
    La sua passione per le donne (e i cavalli) non è mai tramontata. “Mi piace cavalcare !!!” direbbe in entrambi i casi. Nel 1936 insieme ad altri gerarchi parte per la guerra etiopica rimettendo il proprio mandato al Duce in persona, non si sa mai. E’ lui a comandare la colonna celere in Etiopia di cui lascerà scritte le memorie in un libro la “Marcia su Gondar” . Alla sua nuova medaglia d'argento si affianca una carica onorifica per il Grande Capo che diviene Primo Maresciallo dell’Impero e manda in bestia il Re. Reinsediato, con un po' d'ansia e paura, si immerge nelle sue solite innovazioni, fra le quali la campagna contro il ‘lei’ a favore del ‘voi’. La rivista femminile “Lei” deve cambiar nome e diventa “Annabella”. Starace inventa anche ‘il ‘sabato fascista’ quando gli operai ottengono la settimana corta. In linea con questa politica i ragazzi delle regioni povere sono mandati per la prima volta nelle scuole rurali e alle colonie marine, montane o elioterapiche sorte lungo i fiumi  puliti. E’ lui che ha l’idea di utilizzare l’orbace, lana sarda grezza e pungente, come stoffa per le camice nere dei fascisti. La misura era colma. Se voleva farsi odiare anche dai gerarchi c'era riuscito (passavano il tempo a grattarsi). Al sabato ginnico e alle migliaia di palestre aperte in tutta Italia debbono aderire gli stessi gerarchi, i quali sono i primi a dover dare l’esempio di buona forma.  Non tollera le pancette da imborghesiti e li obbliga, da buon bersagliere, a fare il salto mortale sulle baionette, a saltare nel cerchio di fuoco, a lanciarsi in volo su un carro armato. E’ tra i sostenitori, per dovere, delle leggi razziali e quando l’editore ebreo Angelo Fortunato Formiggìni si butta giù dalla Ghirlandina di Modena, il suo commento è comunque trucido. Mussolini attraverso Starace è onnipresente, astratto, irreale, se non c'è il duce alle cerimonie c'è lui, Starace, coi suoi discorsi.

E’ il più grande organizzatore di spettacoli e parate del XX secolo. Le sue parate nella nuova via dell’Impero (1933 oggi dei Fori Imperiali) restano memorabili. Indimenticabile quella per la visita del Fuhrer, che spinge Trilussa a dire “Roma de travertino, rifatta de cartone, saluta l’imbianchino (Hitler), suo prossimo padrone” Mussolini non sempre è d’accordo: parecchie volte interviene. Starace apre anche campagne moralizzatrici contro gli uomini di potere disonesti! (se ne sente anche oggi la mancanza). Disapprova che molti, si siano iscritti al partito solo per far carriera! (mal comune mezzo gaudio). Mal comune, come quello della raccomandazione a cui dedica i suoi strali, facendo nomi e cognomi ed anche minacce esplicite di intervenire personalmente.  Polemizza per lo sperpero di denaro pubblico, altro male del secolo ma le sue donne costano specie la Pierisa Giri che lui finanzia col teatro popolare del Carro di Tespi*.

I rapporti di Polizia (Bocchini)  caricano gli aspetti del donnaiolo di cui si potrebbe scrivere un romanzo (ma era la regola fra gerarchi e capo). -Starace chi legge!- si legge sui muri. Oppure Il lupo.. e’ vorace, l’aquila… e’ rapace, l’oca… e’ Starace!”.

Nei Diari Ciano dirà di lui: “Starace ha fatto i due più gravi errori che fosse possibile commettere nei confronti del popolo italiano. Ha creato una atmosfera di persecuzione ed ha annoiato gli italiani con mille piccole cose maniacali di carattere personale. Gli italiani vogliono essere governati col cuore. E mentre sono disposti a perdonare persino chi ha loro fatto del male, non perdonano chi gli ha rotto le scatole”.

  I gerarchi lo odiano, perché alle cene di partito, che lui continua a chiamare ranci e a ranci da caserma assomigliano, li  bersaglia col suo sarcasmo. Inutile dire che il più bersagliato è Galeazzo Ciano, marito della figlia del Duce Edda, e qualche altro "fascista borghese". E più in alto sono meglio è come per i "dandy" Balbo e Grandi. Si dice che donna Rachele, una volta, abbia preso di petto il marito imponendogli di cacciarlo. Renzo De Felice anni dopo affermerà che non è aver bersagliato il marito della figlia ad aver indotto Mussolini a liberarsi del Segretario ma l’antipatia popolare strisciante. Siamo nel '39, Starace ha 50 anni. Il Duce lo defenestra il 31 ottobre e mette al suo posto Ettore Muti altro peperino di suo (vedi scheda) che naturalmente dura poco (1 anno).

I suoi successori non avranno neanche il tempo di esprimere una qualche qualità, perché il regime sta andando a rotoli. Muti viene defenestrato subito ( era un rompicoglioni ma non nei confronti degli italiani se non altro onesto o quasi). Carlo Scorza, anche lui bersagliere degli arditi (tre bronzi) si eclissa il 25 luglio del '43 quando, se ci fosse stato Starace al suo posto, avrebbe sicuramente reagito, facendo  intervenire la MVSN. Con la guerra di Grecia dell'ottobre del '40 e gli improvvisi rovesci invernali tutti i gerarchi vengono messi davvero ad arrostire in prima linea coi vecchi gradi più bassi  che avevano quando vestivano il grigioverde dell'Esercito (e qui ai gerarchi tornerebbero buoni i ranci e l'addestramento ginnico). Al ritorno viene cacciato anche dall'ultima carica, quella di Capo di Stato Maggiore della Milizia (era generale della Milizia ma solo Colonnello nei Bersaglieri). La guerra è stata disastrosa anche per le camicie nere. Pur con grossi limiti è stato un uomo coerente, non ha mai abusato del suo potere per arricchirsi, o circondarsi di una corte di leccapiedi.

    Perdendo ogni incarico resta povero, con problemi seri per mettere insieme il pranzo e la cena per i lunghi anni ancora a venire.  Achille Starace, returning from witnessing (in his capacity as chief-of-staff of the Blackshirt militia. Italian attacks against the French in June 1940 (ALPI OCCIDENTALI), reported to Foreign Minister Ciano: “Starace, returning from the front, says that the attack on the Alps has proved the total lack of preparation of our Army, an absolute lack of offensive means, and complete lack of capacity in the higher officers. Men were sent to a useless death two days before the armistice, employing the same technique that was employed more than twenty years ago. If the war in Libya and Ethiopia is conducted in the same way, the future is going to hold many bitter disappointments for us…”

trad: Achille Starace, di ritorno dal fronte delle Alpi Francesi testimon  (Starace, dopo essere stato segretario del PN Fascista, ricoprì l'Incarico di CSM della Milizia dal 11/3/1939 al 15/5/41) al ministro degli Esteri Ciano: dal diario di Ciano: "Starace... afferma che l'attacco sulle Alpi ha dimostrato la totale mancanza di preparazione del nostro esercito, una assoluta mancanza di mezzi offensivi, e la completa mancanza di capacità degli ufficiali superiori. Gli uomini sono stati inviati a una morte inutile, due giorni prima dell'armistizio, impiegando la stessa tecnica di venti anni or sono (Grande Guerra). Se la guerra in Libia e in Etiopia è stata condotta allo stesso modo, il futuro sta per riservarci molte cocenti delusioni ... ".

Nonostante questo 5 mesi dopo vorrà muovere guerra alla Grecia coi risultati che conosciamo

SEGRETARI DEL PNF

Roberto Farinacci (15/2/1925 - 30/3/1926)
Augusto Turati (30/3/1926 - 7/10/1930)
Giovanni Giuriati (ott. 1930 - dic. 1931)
Achille Starace (dic. 1931 - 31 ott.1939)
Ettore Muti (31/10/1939 - 30/10/1940)
Adelchi Serena (30/10/1940 - 26/12/1941)
Aldo Vidussoni (26/12/1941 - 19/4/1943)
Carlo Scorza (19/4/1943 - 25/7/1943)

 

Foto ricordo coi partigiani che lo fucileranno

I suoi ultimi istanti (documentati da quello che non è sparito) ci mostrano uno Starace circondato dai partigiani, foto sopra, che vogliono farsi la foto ricordo. Si dice che l’abbiano invitato a gridare Viva il Duce e a fare il saluto romano prima di fucilarlo. Al posto di Barracu che non riusciva più a stare appeso misero lui e la gente, le famiglie sfilarono per vederlo. 

  Starace sparisce dalla scena politica: Elemosina i pasti per due anni, fino al 25 luglio 1943. Lo evitano tutti e si capisce il motivo, è più pericoloso di un appestato. Con la repubblica di Salò, invece di sganciarsi dal Duce e tornare nel suo libero Salento, si trasferisce a Milano in un piccolo appartamento di Viale Libia. E' sempre convinto di un ripescaggio. I militi della Brigate Nere e della GNR sono troppo giovani per conoscerlo e per quanto ne sanno o ne hanno sperimentato lo detestano, i vecchi lo odiano e basta. Da Milano non dimentica, ancora una volta, di scrivere a Mussolini, che nel ricevere posta si ricorda di lui e lo fa internare nel campo di Lumezzane da giugno a settembre del '44 per presunti contatti epistolari con Badoglio. La sua vita diventa un inferno fatto di rape bollite e cicoria (come direbbe un politico oggi).
   Il 28 aprile 1945, tre giorni dopo la fuga di Mussolini da Milano, mentre in tuta da ginnastica fa la solita salutare corsetta  mattutina (non l'aveva mai abbandonato l'abitudine), indifferente alla sorte del Capo e a quello che intorno stava accadendo, viene apostrofato da un gruppo d'uomini, quasi in celia “Dove vai Starace?”-"Vado a prendere un caffè" la risposta. Ma sono partigiani e non sono lì per fare battute o per fare colazione, perché lo portano in una scuola vicina dove subisce un processo farsa. Non gli credettero quando disse che il fascismo lo aveva punito, che Mussolini lo aveva imprigionato e dimenticato. Non supplica, neppure quando mezz’ora più tardi i partigiani lo condannano a morte. Morirà con dignità, la stessa dignità, un po' da ragioniere, con cui è vissuto. 

29 aprile 1945. Qualcuno con carichi peggiori si è nascosto e di li a un mese si salverà. Starace no: viene portato a Piazzale Loreto a cospetto di Mussolini e dei gerarchi già attaccati alla pensilina. “Fate presto!” dice… dopo di che la raffica. Finisce appeso. A Dongo sulla strada della Val Chiavenna che porta in Svizzera (Il paese si trova sulla sponda occidentale del lago di Como molto più a nord di Mezzegra dove fù presuntivamente ucciso Mussolini)  il 28 aprile furono fucilati  Alessandro Pavolini, Francesco Barracu, Fernando Mezzasoma, Augusto Liveran, Ruggero Romani, Paolo Zerbino, Luigi Gatti, Paolo Porta (Federale di Como), Idreno Utimperger (comandate della Brigata Nera di Empoli), Nicola Bombacci fondatore del partito comunista italiano, Pietro Calistri, Goffredo Coppola, Ernesto Daquanno, Mario Nudi , Vito Casalinuovo ufficiale d’ordinanza del Duce. Fra i morti compare quindi Nicola Bombacci uno dei fondatori del Partito Comunista Italiano nel 1921. Bombacci, espulso dal PCI la prima volta nel 1924 e definitivamente nel 1927, aderì prima al fascismo poi nel 1943 alla Repubblica Sociale Italiana (vedi scheda).

     

Il Capitano pilota Pietro Calistri, del 1° Gruppo Caccia, pluridecorato, comandante della 76a squadriglia caccia della Regia aeronautica, che aveva operato nei cieli della Libia, di Malta e della Sicilia fu fucilato per errore (faceva parte del convoglio), avendolo i partigiani di Audisio scambiatolo per il pilota di Mussolini.  Marcello Petacci fratello di Loretta, che nessuno volle vicino al momento della morte, venne freddato da una scarica dei partigiani nel tentativo di fuga nel lago .

  *L'origine dei “Carri di Tespi”- Il Carro prende il nome da Tespi d'Icaria, leggendario personaggio che la tradizione del Teatro Greco antico indica come iniziatore del genere tragico. A Tespi si deve il distacco del protagonista o primo attore dal 'coro', affiancato poi dal secondo attore detto deuteragonista (Eschilo), ed in seguito dal terzo attore, il tritagonista (Soflocle). Con 'Carro di Tespi' si intese battezzare, durante il ventennio, una serie di strutture teatrali itineranti in Italia, che avevano il compito di portare il teatro di prosa ed il teatro lirico nei centri minori ed a prezzi popolari. Io stesso ho visto nell'ultimo dopoguerra i classici nazionalpopolari di prosa sotto una tenda. Il primo Carro di Tespi, a cura dell'Opera Nazionale Dopolavoro, fu inaugurato a Roma nel 1929. Sia quello lirico che i tre di prosa, davano lavoro a centinaia di persone, fra tecnici ed attori, e furono attivi per un decennio. Oggi vengono organizzati con lo stesso nome vari spettacoli e qualcuno si spinge anche a dire di averlo inventato (il teatro tenda itinerante).
     

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