MARIO RIZZATI

Il maestro

 

 

 

"Sentivo il tradimento, lo sentivo nella cecità di Mussolini, nella canaglieria dei gerarchi, lo sentivo nella doppiezza dei capi militari. Bastava stare nell’esercito una sola settimana per comprendere subito gli ordini illogici emanati con sfrontatezza, con finzione d’intelligenza". M. Rizzatti

” Questo Rizzati, cocciuto e testardo è un vero italiano. Uno di quelli che sanno ancora scrivere la Storia” a dire....

  ....a dire questo era Benito Mussolini nella residenza di Villa Feltrinelli* a Gargnano sul Garda, sgualcendo fra le mani una lettera che lo definiva "Maddalena Pentita", sequestrata al Maestro Mario Rizzati, a tempo perso comandante paracadutista della Folgore, prima del Regno poi della Rsi.  Quello che gli dava più fastidio era che non capiva quel Maddalena Pentita, poi quella pletora di coglioni che aveva intorno dai quali non si aveva mai un quadro veritiero della situazione. Il Capo della segreteria particolare di Mussolini aveva ricevuto la lettera dal servizio censura, lettera quella di Rizzati inviata a una amica e che non era mai giunta a destinazione. Mussolini ci sarebbe anche passato sopra ma i tedeschi, che avevano occhi e orecchi dappertutto, non volevano. Concordarono che il maestro avrebbe chiesto scusa per iscritto. Rizzati, che non aveva mai incontrato Mussolini, si era permesso di scrivere nella lettera alcune malignerie sul Duce (diffuse fra la gente) e sulla sua personale condizione che lo spingeva ad affermare che era da questa parte per l’onore dell’Italia e non per altro.
  Di questi tempi, ma neanche prima, non si poteva stare tanto a sottilizzare sulla personalità di alcuni fedelissimi. Il rito del perdono era ampiamente frequentato dal Duce e aveva risolto molte questioni spinose prima e dopo l'8 settembre ( http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/favaro299.html ). Rizzati naturalmente non ritrasse nulla: firmò due paginette che i dignitari consigliarono al Duce di prendere per buone, nella forma più che nella sostanza. Il Duce neanche le lesse uscendone solo con l'espressioneQuesto Rizzati, cocciuto …”
*Mussolini arriva dalla Germania a Villa Feltrinelli e da qui raggiunge l'odierno Palazzo Feltrinelli ex Villa delle Orsoline (poco distante dalla Darsena) dove ha sede il Q.G. Il 29 ottobre 1943 Mussolini viene raggiunto dalla moglie Rachele e dai figli. Mussolini resterà a Villa Feltrinelli fino al 18 Aprile 1945. L'intera area era fortemente presidiata sia dal cielo che da terra. Il riparo da eventuali attacchi aerei era coperto da un rifugio alle spalle della Villa e da una postazione a.a.  sul tetto della Villa. Palazzo e villa Feltrinelli era ricomprese in una zona B.e C. sorvegliata dai tedeschi e a cui si accedeva solo con pass speciali.   Rizzati non incontrò mai il Duce e non ne ebbe più l’occasione perché due mesi dopo moriva col suo ex XII battaglione ora I della rinata Folgore a Castel di Decima (tenuta Vaselli periferia di Roma), ultima barriera agli americani che entravano nella città eterna il 4 giugno 1944. Dalla sera di quel 3 giugno i tre battaglioni della FOLGORE erano stati destinati a difendere un tratto ben definito del fronte: sedici chilometri da Castel Porziano ad Acilia e da Castel di Decima a Malpasso ..... Ma tutto era cominciato 9 mesi primi come un parto quando l’8 settembre 1943 alla Folgore, di stanza in Sardegna, s'era posto l'interrogativo di cosa fare. A molti il quesito non si era neanche posto, ma una motivazione per farsi uccidere questi volontari di leva l’avranno pure avuta. Mario Rizzati del XII battaglione Folgore di dubbi non ne ebbe. Lui continuava a combattere coi tedeschi almeno fino a quando raggiungevano il continente. Ciò comportava che sulla sua strada avrebbe potuto incontrare suoi compagni e altri del RE. Il maestro era stato richiamato nel '40 e aveva lasciato l’insegnamento, lui che essendo della classe del 1892 aveva più di 50 anni, ed ora, rivolto al generale Ronco, diceva:
     

«La notizia del concluso armistizio con le direttive dell’atteggiamento da assumere (proclama Badoglio) giunse inattesa la sera dell’8 (settembre). La sorpresa del Comando della Sardegna fu completa, ove si consideri che nessun orientamento in merito era pervenuto e che solo 24 ore prima lo Stato Maggiore dell’Esercito aveva ordinato di opporsi a qualsiasi tentativo di sbarco delle forze alleate».

     

In Sardinia island ,by september 9th 1943, it was the MILMART (Maritime Artillery Militia) of La Maddalena along with 12th Parachute battalion of major Rizzati, who denied the armistice and joined the 90th Pzgrenadier division ...These paratroopers will be later transferred to the RSI’s “Folgore” parachute regiment and major Rizzati will be killed in action at Anzio-Nettuno in defense of Roma, in June 44 (In Sardinia fasscist guerrillas will be active in the moutains against the anglo-americans after the “liberation” of the Island). Qui si accenna a un movimento partigiano sui generis di destra contro gli alleati.

 

“il mio onore di soldato e di uomo non mi permette di deporre le armi e di stare ad attendere il nemico che ho combattuto durante tutta la guerra: non voglio che nessuno possa dire che gli italiani sono tutti vigliacchi”.

 

 
Comandante Gen. Brigata Ercole Ronco
C.di SM Ten.Col. Bechi Luserna
214a Sez.RRCC Cap. Max Ambrosi
Cp Servizi divisionale (Cap. Messina)
Cp Comando (Cap. Dogliani)
Assemini
Gruppo di Manovra "Nembo" 184° Reparto Trasporti, comando 184° Rgt Artiglieria per Divisione Paracadutisti (Ten.Col. Accili), Comando 183° Rgt Paracadutisti (Col. Quaroni). Btg 15° e 16°, 184° Guastatori e il 2° Gruppo/184° art.
Serramanna (aeroporto)
Raggruppamento Tattico Ten.Col. Renzoni
Comando 184°Rgt Paracadutisti (12° Btg  Rizzati e 14° Corrias) e gruppo artiglieria I/184
Marrobbiu
Raggruppamento Tattico Ten.Col. Ademaro Invrea
Btg 13° + 3° gruppo Squadroni Cavalleggeri di Sardegna con L6/40 (maggiore Cadeddu)+ Cp Cannoni da 47/32+ Cp Servizi
  184a Divisione Paracadutisti Nembo

La morte del Colonnello Bechi Luserna

Alberto Bechi Luserna al comando del IV Battaglione Folgore raggiungeva l’Africa Settentrionale nell’estate del 42 e nell’ottobre, quale Comandante del 187° Reggimento paracadutisti “Folgore”, partecipava alla battaglia di El Alamein, ove veniva decorato sul campo con una quarta Medaglia di Bronzo.
Ai primi di novembre di quell’anno, ottemperando malvolentieri ad un perentorio ordine dello Stato Maggiore dell’Esercito tornava in Italia per assumere la carica di Capo di Stato Maggiore della nuova divisione di paracadutisti “Nembo”. All’atto della proclamazione del l’armistizio questa grande unità si trovava nella Sardegna centrale. Della generale situazione di sconcerto ne trasse beneficio la 90ª Panzergr. per infiltrarsi nei ranghi della “Nembo” onde convincere i paracadutisti italiani a seguirli in Corsica. L’opera sobillatrice fece presa su alcuni Reparti, un battaglione, il XII di Rizzati ,si incolonnò verso lo Stretto di Bonifacio con loro per la difendibile Corsica. Ai paracadutisti si unisce anche una batteria del 184° Artiglieria ed un plotone di mortai da 81. Il mattino del 10 settembre 1943, nel tentativo di far desistere i sediziosi dai loro propositi, accorsero nella zona di Macomer il Comandante della “Nembo” Gen. Ercole Ronco ed il Capo di Stato Maggiore Ten. Col. Alberto Bechi Luserna. Ronco aveva già fatto arrestare, in altre circostanze Tantillo e Ademaro Invrea. Bechi Luserna scortato da alcuni carabinieri si presentò a un posto di blocco della coda della colonna tedesca controllata dal XII per parlamentare con Rizzati. Minacce e reazioni fecero precipitare la situazione e al Folgorino Cosimo saltarono i nervi e una scarica del MAB (Moschetto automatico Beretta). Moriva un carabiniere e il T.Col. Bechi Luserna che verrà insignito di Medaglia d’oro.

Sanluri
Gruppo di Manovra Col. Tantillo
II° Btg cor.del 3° Rgt ftr carrista con carri M14/41
184^Cp Mortai da 81 (cap Fabbri)
184^Cp motociclisti (cap Niccoletti Altimari)
284^Cp ciclisti Btr cannoni da 47/32 del II gruppo del 184° Artiglieria 184^ Cp collegamenti
184^ Cp Minatori Artieri 184^ Cp mista Genio 
184^ Sezione di Sanità (Maggiore Jacono)
Alghero Fertilia (aeroporto)
Gruppo Tattico Mag.Valletti composto dal 10° Btg Bis + Cp Cannoni da 47/32 + Cp Servizi + 1 plotone mortai da 81: altri aeroporti assegnati alla difesa della Nembo furono Venafiorita, Villacidro, Oristano, Milis, Elmas Cagliari, Monserrato e Chilivani.

 

"FRA SABBIE NON PIÙ DESERTE SONO QUI DI
PRESIDIO PER L'ETERNITÀ I RAGAZZI DELLA
F O L G O R E
FIOR FIORE DI UN POPOLO E DI UN ESERCITO
IN ARMI - CADUTI PER UNA IDEA, SENZA
RIMPIANTI, ONORATI DAL RICORDO DELLO STESSO
NEMICO, ESSI ADDITANO AGLI ITALIANI NELLA
BUONA E NELL' AVVERSA FORTUNA IL CAMMINO
DELL'ONORE E DELLA GLORIA
VIANDANTE ARRESTATI E RIVERISCI
DIO DEGLI ESERCITI ACCOGLI GLI SPIRITI DI
QUESTI RAGAZZI IN QUELL'ANGOLO DEL CIELO
CHE RISERBI AI MARTIRI E AGLI EROI "

       
La “NEMBO” era finita in Sardegna quale aliquota di manovra per concorrere alla difesa degli aeroporti e delle possibili zone di sbarco. La Divisione, alle dipendenze del XIII C.d’Armata, venne dislocata nel Campidano, zona centromeridionale dell’isola, e nella Nurra, zona nord occidentale ai primi del giugno 1943. Per esigenze operative la Divisione venne frazionata in raggruppamenti tattici sotto il Comando di Divisione sito a Villanovaforru.   In prossimità del luogo ove Mario Rizzatti lascerà la vita una lapide marmorea ne ricorda il fatto con la seguente iscrizione: "Pro itala gente contra hostes bellique desultores militum ductor bello strenuissimo ad Urbem defendendam Mario Rizzatti ". (Al comandante Mario Rizzatti, caduto dopo uno strenuo combattimento in difesa di Roma, nel nome della gente italica contro i nemici e i traditori".) L’assalto di Rizzatti darà la possibilità al Cap. Sala ed ai suoi circa 60 uomini, del nucleo di riserva tattica, di attaccare e bloccare la colonna corazzata. Sala, con inaudita prontezza d’animo, colpirà con un Panzerfaust prima il carro di testa e poi, riparandosi dietro un muretto a secco che costeggia la strada, risalirà tutta la colonna per andare a colpire il carro di coda, di fatto bloccandoli tutti (saranno poi attaccati ed incendiati).

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