GLI INVISIBILI DELLA RESISTENZA

Gli uomini - le strutture

I PARTIGIANI   OSS
Il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN guidato da Ivanoe Bonomi), comitato per gli indirizzi politici era diviso per ragioni anche logisticche militari in CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), con sede nella Milano occupata dai tedeschi, e in CLNC (Comitato di Liberazione Nazionale Centrale). Il CLNAI, presieduto dal 1943 al 1945 da Alfredo Pizzoni, coordinò la lotta armata nell'Italia occupata, condotta da formazioni denominate brigate e divisioni, (Garibaldi comuniste, Matteotti socialiste, Giustizia e Libertà (GL) Partito d'Azione (Parri); e Autonome, composte principalmente di ex-militari e prive di rappresentanza politica, talvolta simpatizzanti per la monarchia o democristiane.
Con strutture diverse e più ridotte per l'ambiente dove operavano i Gap ( Gruppi di azione patriottica (per sabotaggi)) e Sap (Squadre di azione patriottica operanti in fabbriche e dedite alla propaganda).
La militarizzazione "ufficiale" dei partigiani, avvenuta nel giugno 1944 con l'istituzione - riconosciuta sia dai comandi militari alleati che dal governo nazionale - del Corpo volontari della libertà CVL vedeva al vertice Raffaele Cadorna, con vicecomandanti l'esponente del Partito Comunista Italiano Luigi Longo e quello del Partito d'Azione Ferruccio Parri.
Il C.L.N. esprimeva i governi e attraverso i Comandi unificati coordinava la Resistenza. I governi che guidarono l'Italia nel trapasso furono i governi di Ivanoe Bonomi, presidente del Consiglio dal 18 giugno 1944 al 26 aprile 1945 e Ferruccio Parri, presidente dal 21 giugno 1945 al 4 dicembre 1945
Da un testo in rete: Chi combatteva doveva sapere perché lo faceva e cosa avrebbe trovato dopo o da chi sarebbe stato costruito questo dopo. Questo era uno dei compiti del commissario politico nelle formazioni comuniste o delegato civile per le altre. In pratica l'ala politica che controllava quella militare. Questo discorso allargato poteva valere anche per i cittadini delle aree che venivano di volta in volta liberate anche se poi perse. Prima condizione, perché i partigiani ascoltassero e seguissero i commissari, era che questi dovevano essere con loro sempre e dovunque, partecipando alle vicissitudini della loro vita, della durezza dell'esistenza nelle baite alpine d'inverno, ai combattimenti, ai rastrellamenti e nelle azioni offensive. Il commissario politico doveva essere un po' dappertutto, facendo per prima cosa il suo dovere dl partigiano e, quando giungeva il momento opportuno e i suoi compagni lo desideravano, spiegare loro tante cose: come si era arrivati al fascismo, quale era il male più grave che ci aveva fatto, perché non poteva e non doveva vincere.... Bisogna tenere presente che anche i nati prima della grande guerra (30 anni età limite di molti partigiani) non avevano vissuto neanche il periodo liberale. Il "delegato Civile" diversamente dai commissari politici delle Garibaldi era subordinato al comandante militare. Altro compito del commissario politico era quindi mantenere i rapporti con la popolazione civile: rapporti molto delicati, perché si trattava di dare veste di garanzia legale alle violazioni della legalità che le forze partigiane erano costrette per loro natura a fare, per vivere ed operare. Egli doveva pertanto autorizzare e disciplinare le requisizioni e dirigere, assieme al Comandante militare, tutta l'attività amministrativa e giudiziaria connessa colla vita della formazione partigiana. Egli, in una parola, era il rappresentante della nuova autorità civile che si affermava in una data zona per effetto dell'occupazione. Quando poi le bande, moltiplicandosi e crescendo, divennero Divisioni e vennero a limitarsi l'una con l'altra, sorse il problema della loro convivenza. I commissari politici divennero allora una specie di ministro degli esteri della formazione, incaricata di tenere i rapporti con i vicini, stabilire accordi, dirimere le eventuali controversie. La crisi dell'allargamento della base portò anche a un insufficiente numero di commissari.
Il CUMER (Comando unico militare Emilia Romagna si era costituito il 9o19 giugno 1944 come braccio militare del CLN con compiti di indirizzo e di coordinamento militare delle formazioni partigiane operanti in regione durante la guerra di liberazione. Di fatto funzionò poco e male e solo su una parte della Regione. Comandante è Ilio Barontini (Dario), commissario Gianguido Borghese (Ferrero), vice-comandante il capitano Cavazzuti (Sigismondo). Il Cumer stampava un bollettino mensile delle azioni compiute dai diversi gruppi partigiani in territorio regionale, con lo scopo di tenere informata la rete dell'organizzazione e anche i comandi alleati.
  Parallelamente al Soe inglese anche gli USA costituiscono una speciale organizzazione d’intelligence derivata dall'Office of Strategic Services o OSS (Col. Bill Donovan). Per i non addetti ai lavori era il 2677° Rgt. dell'U.S.Army (5a Armata) al cui comando si alternarono i Col. Donald Downes, William Eddy, Edward Glavin. Il 2677° aveva in organico 4 battaglioni, di cui due operativi e gli altri due tecnici e amministrativi, suddivisi in numerosi settori: i più importanti
AS (Air Supply) Aerorifornimenti
COI (Coordinator Information) coordinatore alle informazioni (Cap. J.Abrignani)
GI (Ground Infiltration) infiltrazioni terrestri (Maj. Stephan Rossetti)
OG (Operational Groups) Gruppi operativi (Lt. Irwing Goff poi Cap. George Verghis)
PWB - Guerra psicologica - D.T. (Defense and Targets) Difesa e individuazione obiettivi
S.O. (Special Operations) operazioni speciali (Col. Huntington poi Maj. Judson Smith)
Buona parte del personale del 2671° Btg operativo era di origini italo-americane, alcuni dei quali avevano esperienze di guerra e specifici orientamenti politici di sinistra. Alcuni erano stati precedentemente in contatto con esponenti della malavita italo-americana negli USA, che li avevano indirizzati a noti capi mafia siciliani alla vigilia dello sbarco alleato in Sicilia. Diversi ufficiali erano ex Lincolns delle brigate internazionali in Spagna. Nelle numerose relazioni approntate per l'OSS e il SOE emergono oltre i contrasti all’interno del CLNAI anche la superficialità con cui l'OSS accettava pragmaticamente collaborazioni di ogni genere e colore politico. I colleghi inglesi del SOE avvertirono gli sprovveduti americani dell'OSS, delle occulte intenzioni del PCI di conquistare il potere con la forza in Italia al termine della guerra. Per il momento però agli alleati interessava sapere il dispositivo difensivo nemico. Il dispositivo partigiano lo riconobbero e incontrarono nell’estate del 1944 in Toscana col trasferimento del comando OSS da Caserta a Siena e l'assegnazione definitiva degli squadroni di volo 885° e 859° per le operazioni di avio rifornimento. Si trattava anche di trovare una collocazione ai partigiani che passavano le linee o che venivano superati nel corso dell’avanzata come quelli della Maiella o Gordini. I compiti assegnati alle bande: controllo territoriale, guida, identificazione e indagini dei civili che traversavano le linee, rappresentavano il limite che i comandi alleati si erano posti per l'impiego dei partigiani. Vi erano stati in precedenza alcuni episodi di collaborazione militare (concorso della "Modena" Ricci Mario “Armando” nell'attacco USA alle posizioni tedesche di Monte Belvedere) ma i risultati avevano messo in luce l'incapacità ad operare in operazioni tattiche dei partigiani, per mentalità, limitazioni ad agire come fanteria di linea, mancanza di preparazione tattica e indisponibilità psicologica ad accettare dottrine e concetti tattici. A questo si aggiungeva il mancato rispetto di tregue locali che finivano per “innervoisire” i tedeschi con le conclusioni che si possono intuire. Naturalmente i partigiani erano pronti a dire altrettanto, per incapacità, degli alleati
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     

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