ALFREDO PIZZONI 

Maggiore nei bersaglieri

1894-1957

GLI INVISIBILI DELLA RESISTENZA

(Pietro Longhi)

MINISTRO DEL TESORO DELLA RESISTENZA E PRESIDENTE DEL CLNAI

(COMITATO DI LIBERAZIONE  NAZIONALE DELL'ALTA ITALIA)

Tommaso Piffer, Il banchiere della Resistenza. Alfredo Pizzoni, il protagonista cancellato della guerra di liberazione, Mondadori, 2005.

           

 
Nasce a Cremona il 20 gennaio 1894 da Paolo, ufficiale d’artiglieria, e Emma Fanelli, donna colta, proveniente da famiglia della borghesia napoletana. Studia nelle diverse città in cui il padre è in servizio (Taranto, Pesaro etc) ma i suoi studi liceali hanno un punto fermo a Parma. ma nel 1911 parte per l’Inghilterra, dove si trattiene a studiare fino al '14. Particolarmente versato nelle lingue ( aveva già imparato il francese e il tedesco), in Inghilterra apprenderà l’inglese e lo spagnolo. Anziché la “laurea” in ingegneria, che era nei progetti paterni, prenderà il baccalaureato alla London School of Economics. Il lungo soggiorno inglese gli servirà anche per formarsi una mentalità aperta e per conoscere a fondo la mentalità e gli ambienti economici anglo-sassoni. Nel 1915 alla vigilia della guerra (l’Inghilterra è già entrata nel conflitto) ha 21 anni. Caso più unico che raro, la famiglia Pizzoni al completo parteciperà al conflitto: il padre Paolo, generale di artiglieria dal 1916, la madre Emma, arruolatasi come crocerossina e, infine, il giovane Alfredo, col grado di sottotenente dei bersaglieri. (per seguire le tradizioni di famiglia fa domanda anche di entrare alla Accademia ma viene respinto). Tutti e tre tornarono a casa decorati al valore, ma per Alfredo (Argento) vi fu in più l’esperienza della prigionia. Alcune fonti lo danno liberato con uno scambio di prigionieri in medio oriente. Qui si sarebbe aggregato, pratico della lingua, con le truppe anglo italiane operanti in Palestina*. Dopo la guerra Pizzoni, entusiasta ammiratore di d’Annunzio, è tra i legionari della prima ora. Finalmente, il 10 luglio 1920 la laurea in giurisprudenza (si era iscritto all’Università di Pavia nel '15) e il 20 agosto il posto al Credito Italiano a Milano. Avverso al fascismo poi al regime da subito, aderisce all’associazione Italia Libera, costituita, fra gli altri, da Randolfo Pacciardi (1899-1991) e da Ricciotti Garibaldi (1847-1924). L’associazione è un’unione di ex combattenti che non accettano la pretesa fascista di rappresentare «l’Italia di Vittorio Veneto». Brillante, istruito, poliglotta e gran lavoratore, percorre rapidamente i gradini della carriera. Dall’8 novembre 1922 è sposato con Barbara Longa, dalla quale avrà cinque figli. L’adesione di Pizzoni a Italia Libera derivava ( come egli stesso scriverà nelle sue memorie), non da posizioni ideologiche, ma dal generico «bisogno di fare qualcosa» contro il fascismo. Il soggiorno londinese aveva lasciato in Alfredo Pizzoni una indelebile ammirazione per quella società che gli pareva più aperta, democratica e libera: l’esatto contrario di ciò che il fascismo, a suo parere, si apprestava a creare in Italia. Pizzoni si avvicina anche al gruppo di Giustizia e Libertà (GL) e una volta scoperto viene licenziato dalla banca. Gli aiuti degli amici gli fanno trovare impiego in un piccolo Istituto bancario di Biella. Da Storiain di Natan Mondin....Presto cade nel mirino del regime. Non può essere accusato di palese attività antifascista; tuttavia in più occasioni ha manifestato le sue opinioni contro la dittatura. Non è iscritto al Partito, non è omologato, è privo di chiari riferimenti politici ma di sicuro non un fascista. Iniziano così le pressioni sulla direzione del Credito Italiano da parte del governo per allontanarlo. Lo stesso Pizzoni sospetta un intervento del fratello del Duce, Arnaldo Mussolini, in questa manovra. La banca resiste finché può, non volendo perdere uno dei suoi migliori elementi. Alla fine cede e Pizzoni subisce l'umiliazione del licenziamento, rimediato in seguito con la riassunzione presso la filiale di Biella, dove si trasferisce con la famiglia. È deluso e amareggiato, e la sensazione che sia meglio abbandonare qualsiasi «fronda» ed entrare nella gran massa dei consenzienti, anche per evitare disagi alla famiglia, si fa sempre più viva in lui. Il 31 luglio del 1933 si iscrive al PNF, cedendo alle pressioni della moglie. L'apparente manifestazione di ortodossia gli consentirà il ritorno a Milano, grazie anche ai buoni uffici del maresciallo Emilio de Bono, compagno di accademia e vecchio amico del padre. Dopo alcuni trasferimenti una promozione porterà di nuovo a Milano, nella storica sede di piazza Cordusio. Assiste da affermato dirigente del Credito allo scoppio del secondo conflitto mondiale.

*Un'altra versione lo da dopo la fuga (si finge pazzo) in cerca di tornare in prima linea. Non in Italia ma in Palestina viene mandato dove rimane fino alla fine delle ostilità in veste di ufficiale di collegamento con gli inglesi.

Pizzoni secondo da sinistra, dopo Pajetta (l'alto) e Parri alla sua sinistra

Pizzoni a destra

fondatori giustizia e liberta

La scelta gli consentirà il ritorno a Milano, grazie anche ai buoni uffici del maresciallo Emilio de Bono (Triumviro) compagno di scuola e vecchio amico del padre. Allo scoppio della guerra, conscio che la fortuna non arriderà alle armi italiane -«gli inglesi non cederanno mai»-, chiede l’arruolamento (è maggiore dei bersaglieri foto sopra), sperando come dice …che solo l’esercito potrà restare il punto di riferimento, quando tutte le strutture dello Stato saranno andate in pezzi… quando la salvezza dell’Italia lo richiederà, le forze armate saranno chiamate a prendere in mano le redini del paese…. Il 24 gennaio ’42, durante la traversata verso la Libia, la m/n Victoria, su cui è imbarcato col suo 36° Battaglione Bersaglieri del 12° viene affondata: per il comportamento nel predisporre l’evacuazione dei suoi soldati è decorato con medaglia di bronzo (vedi scheda...... Viene però rimpatriato per malattia dopo pochi mesi. Ha ormai 48 anni. L'esperienza nei nuovi ranghi ufficiali lo lascia però deluso della capacità di queste leve di essere un domani capaci di un colpo d'orgoglio.

CADUTA DEL FASCISMO E ARMISTIZIO

L 8 settembre '43 recupera i contatti con la dissidenza, la fronda di qualsiasi parte politica arrivando alla costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale e infine il CLNAI, ossia il Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia. L'entusiasmo dura poco perché in breve le divisioni politiche riprenderanno come nel '22 il sopravvento. Nadin ...Inizia anche a conoscere quello che sarà il problema centrale della Resistenza, la convivenza delle cosiddette "due anime". Si delineano due posizioni contrapposte che il fine comune della lotta contro il nazifascismo a stento riesce a tenere unite. Una portata avanti dai partiti di sinistra, azionisti, socialisti e comunisti, che intendevano la lotta di liberazione come guerra rivoluzionaria, per imporre al paese un nuovo ordine, di tipo più o meno collettivistico. Dall'altra parte i partiti moderati, Democrazia Cristiana e Partito Liberale, puntano innanzitutto al ripristino delle libertà costituzionali e a libere elezioni al termine del conflitto..

Viene eletto Presidente del CLNAI dal settembre ’43 fino al 27 aprile ’45. Alfredo Pizzoni (che si chiamò, via via, "Alfredo", "Biancardi", "Melino", "Paolo Felici" e "Pietro Longhi") ebbe un ruolo di grande rilievo nella Resistenza grazie alla sua esperienza professionale e alle sue conoscenze internazionali, che gli permisero di condurre in porto importanti operazioni per il finanziamento delle formazioni partigiane e, soprattutto di ottenere dagli angloamericani il riconoscimento ufficiale del C.L.N come unico centro coordinatore dell’attività resistenziale (vedi protocolli di Roma del 7 dicembre 1944)**. Fu grazie a Pizzoni se i finanziamenti, depositati in Svizzera dagli Alleati, attraverso tortuosi giri bancari ideati da Pizzoni, iniziarono ad affluire copiosi, anche se non sempre sufficienti, alle varie formazioni partigiane. Ma Pizzoni ottenne finanziamenti per la lotta di liberazione non solo dagli Alleati: sfruttando le sue relazioni, egli seppe far sborsare ingenti somme anche a gruppi industriali italiani, come le acciaierie Falck, la Borletti, la Lepetit, per non citarne che alcuni. Secondo Ferruccio Parri, presente alle trattative insieme a Pajetta, Sogno e Bauer, fu quello un accordo al ribasso, ma servì tuttavia a rafforzare la lotta contro i nazifascisti, così come servirono gli accordi che "Pietro Longhi" seppe concludere con i movimenti di liberazione sloveno e francese. L’8 dicembre ’44 a Caserta è l’unico firmatario dell’accordo finanziario***.

Pizzoni ripescato dalle acque del naufragio**La dipendenza, anche economica, dei partiti antifascisti del CLNAI dagli alti comandi angloamericani venne formalizzata con un documento di cinque pagine redatto in inglese, i cosiddetti Protocolli di Roma , che vennero firmati il 7 dicembre 1944 dal generale britannico Henry Maitland Wilson, comandante generale alleato nel Mediterraneo, e dai capi antifascisti: Alfredo Pizzoni ("Pietro Longhi"), Ferruccio Parri ("Maurizio"), Giancarlo Pajetta ("Mare"), Edgardo Sogno ("Mauri"). I partigiani si impegnano ad eseguire, nel corso del conflitto, tutti gli ordini degli Alleati; si impegnano a nominare come capo militare del Corpo Volontari della Libertà un ufficiale gradito agli Angloamericani (Cadorna); si impegnano ad eseguire qualunque ordine dopo la "liberazione" del territorio italiano. E il CLNAI, da parte sua, viene riconosciuto dagli Angloamericani come il solo governo, di fatto e di diritto, dell'Italia settentrionale. Al punto 5 del documento viene stabilito il finanziamento da destinare alle attività antifasciste, in questi termini testuali: " During the period of enemy occupation in Northern Italy the utmost assistance will be given to the CLNAI in common with all other anti-fascist organisations, to meets the needs of their members who are engaged in opposing the enemy in occupied territory: a monthly contribution not exceeding 160 million lire will be made on the authority of the Supreme Allied Commander to meet the expenses of the CLNAI and all other anti-fascist organisations "http://fncrsi.altervista.org/promemoria.htm  da ripartire in cinque regioni italiane nelle proporzioni seguenti: Liguria 20, Piemonte 60, Lombardia 25, Emilia 20, Veneto 35. Renzo De Felice. "Gli accordi di Roma portarono alla Resistenza 160 milioni. Fu la salvezza. E Harold MacMillan, responsabile in loco della politica inglese nel Mediterraneo, poté scrivere nelle sue memorie il feroce e soddisfatto commento: 'Chi paga il suonatore decide la musica". "Rompere con gli Alleati, per la Resistenza, era impossibile: sarebbe stata la catastrofe economica (lo stesso Parri in un suo Memoriale sull'unità della Resistenza , scritto nel 1972, ricorda che la prospettiva era quella di 'chiudere bottega')"
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L'intesa siglata diventa oggetto di alcune contestazioni. Pertini, a nome dei socialisti, la considera un atto di asservimento alla politica britannica. Gli azionisti assumono posizioni più realiste, legate alla necessità dei finanziamenti mentre Pizzoni è convinto che la collaborazione con gli anglo americani sia l'unica strada affinché l'Italia venga riabilitata nel contesto internazionale, guadagnandosi il consesso delle nazioni che si apprestano a vincere il conflitto mondiale. Gli accordi del 7 dicembre garantiscono la sopravvivenza della Resistenza e le condizioni della sua riuscita politica, prima che militare. Come riconosce anche Pajetta, gran parte del merito è da attribuire all'unità dei delegati e al ruolo di Pizzoni, che da quel momento si vede messo sempre più in disparte. Assorbito sempre più dall'organizzazione dei flussi di denaro, perde a poco a poco il ruolo di moderatore all'interno del Comitato. Con il generale Alexander, comandante delle truppe inglesi ed il suo alter ego americano Clark ha modo di trattare la questione di Trieste, la cui italianità è messa in discussione dalle mire dei partigiani Jugoslavi. Il 25 aprile 1945 è in Svizzera, mentre viene decisa l'insurrezione. 

 Per la partecipazione alla Lotta di Liberazione viene nominato Cavaliere di Gran Croce dalla Repubblica Italiana, Cavaliere della Legion d’Onore dalla Repubblica Francese e Freedom Medal e Bronze Star dal Congresso degli Stati Uniti.

Purtroppo, terminata questa vitale opera di unificazione e di sostegno, nel 1945 il leader moderato fu estromesso: egli risultava infatti un personaggio troppo ingombrante, troppo super partes, troppo legato agli Alleati…. Pizzoni poteva infatti essere una potenziale alternativa a questo disegno (bipolare), rivelarsi un elemento aggregante delle forze moderate, che, con l’appoggio degli Alleati, avrebbe potuto avviare il paese su binari non ideologici, ma decisamente filo-occidentali . Una lotta «proletaria», che avesse al vertice un banchiere, per di più «non politico» e che comunque esprimeva ideali di tipo borghese, rischiava di far crollare tale mito ancor prima di crearlo. Fu così che il 27 aprile 1945 Pizzoni presiedeva la sua ultima riunione non sapendo di essere già stato silurato (con lui verranno silurati o si autoescluderanno anche tutti quei personaggi della resistenza invisibile di cui si parla ai capitoli ulteriori). Il CLNAI si era già riunito in sua assenza e aveva deliberato la sua rimozione. Pizzoni si segnò l’autore di quella manovra riconducibile al socialista Sandro Pertini (1896-1990) - per cui non simpatizzerà mai e che definirà nelle sue memorie un «piccolo tribuno da comizio». Al suo posto venne nominato il socialista Rodolfo Morandi (1902-1955). Pizzoni tornò nell’ombra e al lavoro di sempre al Credito Italiano divenendone Presidente. Pizzoni morirà, colpito da un tumore alla gola, il 3 gennaio 1958, a soli 63 anni. Aveva dato disposizione che le sue memorie non fossero pubblicate prima di 25 anni dalla sua morte, per non rinfocolare rivalità che riteneva non avrebbero giovato al paese. Anche per questo su di lui cadde il silenzio. I figli tuttavia riuscirono nel 1993 a far stampare il diario del CLNAI, in una edizione (Einaudi) di sole tremila copie, sponsorizzata dal Credito Italiano (che la banca distribuisce ai suoi clienti). Una ristampa, con tiratura ignota fu fatta due anni dopo dal “Mulino” di Bologna. Il primo volume si presentava corredato da una prefazione di Renzo De Felice (1929-1996), nella quale lo storico sollevava per la prima volta in sede storiografica il «caso» Pizzoni e lo associava alla tesi, già ampiamente sviluppata altrove, del carattere sostanzialmente ideologico della scelta resistenziale dei partiti anti-fascisti.

Per saperne di più http://www.storiain.net/arret/num113/artic7.asp  - http://www.criticastorica.it/opera/volume-iii-unita-antifascista/cap-i-il-superamento-del-fascismo/fra-rinnovamento-e-rivoluzione 

un altro della Victoria http://www.portalememorie.it/CMDirector.aspx?id=876 


Ancor oggi nessuno sa quale sia stato il suo ruolo, convinti che le rivoluzioni si facciano a chiacchiere e buone intenzioni alla “volemose bene”. Pochi sanno che la resistenza, senza Alfredo Pizzoni, non avrebbe mai avuto il fiato per correre. Pochi sanno che senza gli aiuti economici e militari degli alleati, non ci sarebbero state che bande e che le vessazioni e grassazioni a cui erano sottoposte le popolazioni civili per finanziare la sopravvivenza di queste bande, le avrebbero rese sempre più invise alle popolazioni stesse, oltre i limiti già raggiunti. Qualcuno disse che poteva anche essere l'unico a salvare i confini dell'Italia evitando che l'occupazione violenta dell'Istria portasse di fatto alla sua annessione alla Jugoslavia e alle foibe. Il 30 marzo 1985 lord Patrick Gibson, presidente del Financial Times, ex ufficiale della Special Force inglese, aveva indirizzato a Pietro Ostellino, all’epoca direttore del "Corriere della Sera", una lettera in cui si doleva del fatto che il nome di Alfredo Pizzoni non fosse mai stato ricordato nelle innumerevoli celebrazioni della Resistenza. La lettera così si concludeva. … Alfredo Pizzoni fu senza dubbio il negoziatore principale per conto della Resistenza italiana con l’Alto comando alleato, per tutti gli aiuti militari e finanziari ai partigiani. La posizione speciale che Pizzoni aveva a quel tempo, ossia il fatto che egli fosse indipendente da ogni partito politico, gli conferiva un’autorità particolare, unica direi, che ispirava sia stima nei suoi collaboratori italiani, sia fiducia negli interlocutori alleati coni quali condusse i negoziati”. Il Corriere della Sera non la pubblicò

 

LA VOCE DELLA SINISTRA

trovato In rete in P.M.L.I  (Partito marxista leninista italiano lo zoccolo duro della resistenza)
(Pera, Presidente del Senato, parole citate)”.
" .... è stato parimenti sottovalutato il ruolo giocato dalle forze politiche antifasciste, ma non comuniste, nella Resistenza italiana..'':

COMMENTO DI P.M.L.I (sulla citazione di Pera)...forze che poi sarebbero  l'esercito regio badogliano (che si fece "onore'', come sappiamo, in qualche scaramuccia di supporto agli Alleati nel Sud) e due illustri Carneade della destra liberale come un certo Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo...... (n.d.r. Montezemolo, colonnello del Genio, nato a Roma il 26 maggio 1901, uno dei massimi dirigenti della RESISTENZA ROMANA, viene trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944: Medaglia d’Oro al V.M. alla memoria) ...e un “certo” Alfredo Pizzoni, . ….. DUE CARNEADI....

Fare politica di per se non è uno sbaglio e come dice il Presidente Napolitano è anche una cosa divertente ed utile, ma farla da coglioni, come d'uso, lo è sicuramente.

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