LA REGINA DI MAGGIO

Maria  Josè  di  Sassonia Coburgo-Gotha

(Ostenda 4 agosto 1906-Ginevra 27 gennaio 2001)

   

e le altre regine di casa Savoia

Alberto I del Belgio

  Maria Josè (Carlotta, Sofia, Amelia, Enrichetta, Gabriella) di Sassonia Coburgo Gotha è la terzogenita di Alberto I e di Elisabetta di Wittelsbach (Principessa Reale di Baviera), sovrani in Belgio dal 1909 al 1934. Dalla madre, dicono i biografi, ha ereditato la curiosità intellettuale e l'anticonformismo, qualcuno aggiunge anche "la vena di pazzia dei Wittelsbach (Luigi di Baviera e l'imperatrice Sissi)", la passione per la musica, mentre dal padre ha ereditato la tenacia, lo spirito critico e l'amore per l'alpinismo. A sei anni suona il pianoforte e a sette si esibisce. La corte è frequentata da tutti i migliori cervelli del periodo: Einstein suona il violino mentre sua madre è al pianoforte. Maria José studia in Inghilterra dal 1914 al 1917 quando il paese viene occupato dai tedeschi. Fin dalla nascita il suo destino viene segnato dalla promessa di andare in sposa ad un Re. Quel Re è il maschio di casa Savoia Umberto. Per adattarsi alla vita e alla cultura italiana trascorre in Italia alcuni anni della sua adolescenza, studiando nel collegio della Santissima Annunziata di Poggio Imperiale a Firenze. Allegra e spensierata, la principessa cresce comunque coltivando molti interessi:il pianoforte, il violino, lo sport e dimostra grande amore per la lettura. Il primo incontro tra i "promessi sposi" avviene ai margini della Grande Guerra, quando entrambi sono ancora fanciulli in occasione della visita dei reali del Belgio. I Sovrani del Belgio sono in visita al fronte italiano a Battaglia Terme, vicino a Padova. Maria Josè ha 12 anni e Umberto 14: dieci anni dopo il fidanzamento ufficiale. Maria Josè e Umberto si sposano nella cappella palatina del Quirinale, l'8 gennaio 1930. Dal matrimonio nascono quattro figli: Maria Pia, nata nel 1934, Vittorio Emanuele nato nel 1937, Maria Gabriella nel 1941 e Maria Beatrice nel 1943. 
     

Maria Josè sposa

  Essendo cresciuta in un paese democratico manifesta insofferenza nei confronti delle restrizioni imposte dal regime fascista. Elisabetta, la madre, veniva chiamata anche  "la Regina Rossa" per le sue simpatie "socialcomuniste" (visite postbelliche in Cina e in Russia) e Alberto I, eroe della grande guerra, è colui che inaugurerà in Europa lo stile monarchico borghese. Nel 1936 Maria Josè parte per l'Africa come infermiera della Croce Rossa. D’ora in poi la sua presenza sui campi di battaglia verrà sbandierata come adesione al fascismo. Ma qui conosce anche quelle persone che dal suo rango non poteva avvicinare a cominciare da quell’Italo Balbo governatore della Libia tessitore di trame (congiura barbette) con cui condivide le opinioni contro il fascismo. Lo scoppio della guerra, nonostante cerchi di influenzare il marito e Ciano, porta l’Italia ad aderire alla causa tedesca, anche se tardivamente nel 1940 (I belgi odiano i tedeschi che per ben due volte hanno invaso il paese neutrale). Le famiglie reali hanno una particolare difficolta' a educare i figli e che questi crescessero terribili e incompetenti. I Savoia, in particolare, non si curavano della prole per tradizione: forse per gelosia (il figlio non porti via al padre la corona), i padri non spiegavano nulla della vita pubblica, sicche' quando i figli salivano al trono erano del tutto ignoranti. .Denis Mack Smith. Il vecchio re italiano non faceva eccezioni "di Re c’è ne un solo e i Savoia governano uno alla volta" e si faceva comunque come diceva lui o come diceva il Duce in questo caso. I suoi contatti col mondo culturale e artistico italiano non si erano chiusi. Frequentava o aveva frequentato Gabriele d'Annunzio, Monteverdi, Casella, Accademico d'Italia, Benedetti Michelangeli,Tito Aprea, Benedetto Croce, Arturo Toscanini e Elio Vittorini che di lei disse: "Era Maria Josè l'uomo di famiglia".
     

HAUTE COMBE

Hautecombe

 

L'abbazia di Altacomba è nella regione di Chambery, affacciata sul lago di Bourget, il più grande lago naturale di Francia. Fondata nel 1125 da Amedeo III, lo sfortunato conte crociato morto e sepolto a Cipro, di ritorno da una crociata, fu restaurata e riorganizzata da Umberto III "Il Beato", che, alla morte della terza moglie si ritirò nell'abbazia, e ne decise l'organizzazione. Umberto fu il primo a farsi seppellire ad Altacomba; nei successivi due secoli vi furono inumati circa 40 conti e duchi di Savoia con le relative consorti. Nel periodo di massimo splendore, fino al XIV secolo, due suoi monaci divennero papi: Celestino IV e Nicola III. Il declino di Altacomba iniziò con Amedeo III che, divenuto papa Felice V, affidò il monastero ad una gestione che teneva conto più della vita materiale che di quella spirituale. Con la rivoluzione francese divenne bene nazionale e fu venduta e convertita in fabbrica di maioliche, fino al 1807; dopodiché rimase all'abbandono per 17 anni. Carlo Felice, che amò la Savoia quasi quanto detestava i Torinesi, anche per esaltare la storia della famiglia e sottolinearne l'autorevolezza nei secoli e il legame con la Savoia, avviò (1824) la ricostruzione dell'Abbazia, che fu trasformata in una sorta di mausoleo. Oltre alle tombe preesistenti furono aggiunte tombe vuote e lapidi coi nomi di Savoia sepolti altrove.
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Ma il suo capolavoro (di Amedeo III), quello che lo raccomanda ai posteri, fu l'ideazione della celeberrima abazia, già menzionata, che fece sorgere ad Altacomba, sulle incantevoli rive del lago di Bourget. Questo poetico romitaggio, che, migliorato dai successori, divenne sepoltura di questi (Savoia) a cominciare da Umberto III, richiede qualche parola d'illustrazione, come quello che, oltre al racchiudere i resti mortali dei più vecchi Sabaudi, è ricca miniera di notizie su di essi, per gli epitaffi, le iscrizioni, i dipinti, e, sopratutto, per le statue e le figure tombali dei singoli personaggi, che ne serbano le sembianze, non tutte autentiche, ma introvabili altrove, se non su rozze monete. A chi trovi strano il suo nome Altacomba (Haute Combe), che significa, alta conca o valletta, diremo che essa, od almeno la cappella embrionale, sorgeva in sito elevato e lontano dalla spiaggia.

Alberto I del Belgio col re d'Italia

Il Congresso di Vienna riunificò il Belgio e l'Olanda, costituendo il Regno dei Paesi Bassi, sotto Guglielmo I. Nel 1830 scoppiò a Bruxelles la rivolta nazionalista e l'indipendenza del Belgio venne riconosciuta dal Trattato di Londra con la garanzia della neutralità perpetua. Il Congresso chiamò al trono (1831) Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha. Sotto Leopoldo II (1865-1909) venne conquistato il Congo colonia dello Stato dal 1908.

 

Ricostruita in riva al lago da Amedeo per suggerimento di S. Bernardo di Chiaravalle e di S.Guerino, serbò la vecchia denominazione, sebbene in luogo basso e pianeggiante. Si trova nel Comune di Saint Pierre de Curtille (S. Petri ad Curtile) a piedi di Mont du Chat, ed ha nelle sue vicinanze una fonte detta delle Meraviglie, perché intermittente, gettante acque per alcuni minuti eppoi non più per altro breve tempo, e perchè ha nel sottosuolo un sordo rombo, dovuto forse a stringimento o strozzatura ove l'acqua si precipita. Ospitò fino 200 monaci di S. Basilio ed arricchì, divenendo padrona di vari feudi. La chiesa è a forma di croce latina; l'interno in diversi stili: romano, bizantino, gotico. Possiede sette sotterranei, nei quali riposano , oltre i sabaudi, anche altri illustri, massime i padri superiori…. La ricomprò re Carlo Felice, la fece riparare, dopo riconosciute le salme, dall'architetto Ernesto Melano, che ne rifece la facciata gotica (attuale) in pietra di Seyssel, con statue interne di Benedetto Cacciatore milanese ed affreschi di Francesco Gonin e dei fratelli Vacca. Vi funzionò un faro, tuttora esistente, a guida dei naviganti sul lago. Compiuta la nobile opera d’amore verso i suoi avi, Carlo Felice volle essere seppellito con essi, anzichè a Superga, ove già da Vittorio Amedeo II (e sino a Carlo Alberto) si deponevano le salme dei Reali. E la sua vedova, Maria Cristina, specialmente a mezzo del suo gentiluomo Filiberto di Collobiano, proseguì i miglioramenti, ed ora vi riposa, accanto al consorte. Essendo stata ceduta la Savoia alla Francia, a compenso dell'aiuto prestatoci nella guerra del 1859 contro l'Austria, speciali accordi stabilirono che essa sia proprietà dei Sabaudi, i quali vi tengono apposito personale. Molti scrissero sulla celeberrima abazia; ma tutti li superò, per dottrina e per lussuosità, Luigi Cibrario nella sua Storia e descrizione della R. Badia di S. Maria di Altacomba (Torino 1845), volume in grosso formato, con 55 grandi tavole incise, dalle quali estraemmo vari disegni per questa nostra opericciola.

Studiosa del passato, scrittrice di storia sabauda e del Belgio, Maria Josè,continuava ad avere delle amicizie considerate pericolose. Estrosa, di forte carattere era pronta a rintuzzare gli attacchi che in un modo o nell'altro le vennero inferti nel corso della sua vita, (anche dal suocero) in pace e in guerra, nella buona e nella avversa sorte. Nel '43 (dopo l’ultima maternità) i suoi contatti (mediatore il presidente del Portogallo, Oliveira Salazar) la portano anche a colloquiare con gli Americani per una eventuale uscita dell’Italia dal conflitto. La sua iniziativa scatena le ire di Vittorio Emanuele III che le intima di non occuparsi più di politica e di abbandonare Roma insieme ai suoi figli nel giro di ventiquattro ore. Buon per lei che la cosa non uscì da casa Savoia in quel momento. L'armistizio dell'8 settembre del 1943, la sorprende sola a Sant'Anna di Valdieri, in provincia di Cuneo con i suoi figli circondata da tedeschi. Riesce fortunosamente a riparare in Svizzera grazie all'aiuto del colonnello medico Francesco Arena. Il 9 maggio del 1946 Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio e Maria Josè diviene regina d'Italia. Il regno di Umberto (II) dura 27 giorni: il referendum che delega al popolo la scelta tra la monarchia e la repubblica del 2 giugno, decreta la fine dell'istituzione monarchica. La "regina di maggio" d’ora in poi farà vita separata dal consorte (lui a Cascais in Portogallo, lei in Svizzera a Merlinge vicino a Ginevra). Solo nel 1987 ottiene il permesso di ritornare in Italia. La sua prima visita legale in Italia avviene il 1° marzo 1988 per assistere ad un convegno storico, dedicato alla figura di Sant'Anselmo ad Aosta. La morte la coglie a Ginevra, il 27 gennaio del 2001. Per suo espresso volere viene sepolta nella storica abbazia di Haute combe dove dal marzo del 1983 riposa anche Umberto (II) l'ultimo Re d'Italia..

   

LE REGINE D'ITALIA

 

                             

Jelena (Elena) Petrovic Niégos,

http://digilander.libero.it/fiammecremisi/carneade/petrovicniegos.htm

 (1873-1952) nata a Cettigne, è figlia del “gospadaro” del Montenegro, re Nicola I.

Sposa Vittorio Emanuele III nel 1896 http://it.geocities.com/mp_gigi/elena.htm

  Margherita di Savoia  1851-1926. Figlia di Ferdinando di Savoia, duca di Genova (1822-1855 fratello di Vittorio Emanuele I Re d'Italia), e di Maria Elisabetta di Sassonia (1830-1912). Rimasta orfana (con un fratello Tommaso II Duca di Genova), di padre in precarie condizioni fisiche, venne educata da una istitutrice tedesca, lontana da corte. Quando si trattò di trovare una moglie ad Umberto gli occhi caddero su questa giovinetta, intelligente e remissiva. Margherita  sposa quindi il 22 aprile 1868 suo cugino, il futuro Re Umberto I 

Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena (a sx), figlia del vicerè Ranieri d'Asburgo Lorena e di Elisabetta Maria Carlotta di Savoia - Carignano: sposa Vittorio Emanuele II primo re d'Italia.  Muore nel 1855. (erano primi cugini) i figli
1843-1911 CLOTILDE MARIA TERESA sposa Girolamo Bonaparte
http://www.donbosco-torino.it/ita/Kairos/Santi_di_oggi/2000-2001/Maria_Clotilde_di_Savoia.html 
1844 - 1900 UMBERTO RANIERI CARLO EMANUELE di Savoia  (
Futuro Re Umberto I)  
1845
1890 AMEDEO FERDINANDO MARIA di Savoia, duca di Aosta
1846 - 1866 ODDONE EUGENIO MARIA duca del Monferrato
1849 - 1911 MARIA PIA regina del Portogallo
1851– 1854 CARLO ALBERTO duca del Chiablese
1855– xxxx VITTORIO EMANUELE 

     

I Sassonia Coburgo Gotha

Era della casa regnante belga Stefania (figlia di Leopoldo II) la moglie dell'erede al trono d'Austria Rodolfo, morto suicida con l'amante, Maria Vetzera, a Mayerling nel 1889 figlio di Elisabetta (Sissi)  e di F. Giuseppe

  Nel 1826, Ernesto I, duca di Sassonia-Coburgo e Saalfeld (regione unita alle precedenti nel 1714) ereditò il ducato di Gotha e assunse il titolo di duca di Sassonia-Coburgo-Gotha. Nel 1840 il suo secondogenito, il principe Alberto, sposò una cugina inglese della casa di Hannover: la futura regina Vittoria. Nel 1831, Leopoldo, fratello di Ernesto I, venne eletto re del Belgio, che aveva ottenuto l'indipendenza dai Paesi Bassi; alla sua morte (1865) gli succedette il figlio Leopoldo II. Nel 1836, il figlio di Ernesto I, Ferdinando II, sposò Maria II di Portogallo e i suoi discendenti mantennero la corona portoghese fino al 1910. Nel 1908 un altro esponente della dinastia, anch'egli di nome Ferdinando, venne nominato sovrano di Bulgaria e la famiglia dei Sassonia-Coburgo-Gotha resse il paese fino al 1946.

Era Sassonia Coburgo Gotha e Hannover (ramo discendente dai  Welfen Guelfi (Guelfi e Ghibellini Welfen u. Waiblingen) di cui uno sposò Matilde di Canossa) anche la casa Reale Inglese (matrimonio di Alberto e Vittoria). Erano Hannover Giorgio I d'Inghilterra il figlio Giorgio II, Giorgio III il Folle e suo figlio Giorgio IV reggente del trono Hannover (regno tedesco) dal 1811 al 1820 e re di entrambi dal 1820 al 1830. Gli Altri fratelli di Giorgio IV ressero il trono di Hannover rispettivamente Guglielmo I dal 1830 al 1837 e Ernesto Augusto I dal 1837 al 1851 quando le corone vennero disgiunte. Il primo Re d'Inghilterra della Casa di Hannover, Giorgio I  era Duca di Brunswick-Lüneburg ed elettore del Sacro Romano Impero (SRI). Napoleone abolì il SRI nel 1806 ma dopo la sua caduta Giorgio III il folle riottenne le proprie terre. L'Hannover fu un regno indipendente dal 1814 al 1866 e una provincia della Prussia dal 1866 in poi. L'unione personale con il Regno Unito terminò però nel 1837, con l'ascesa al trono della Regina Vittoria, poiché la Legge salica (di Hannover) impediva che una donna ereditasse il titolo. Un altro dei tanti figli di Giorgio III, Edoardo Augusto duca di Kent,  primo per eliminazione della lista dei pretendenti al trono d'Inghilterra, era il padre di AlessandrinaVictoria I  e la madre Vittoria Maria Luisa di Sassonia-Coburgo-Saalfeld. Vittoria, (1819-1901 regina D'Inghilterra dal 1837), aveva sposato un suo primo cugino coetaneo (1840), il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha (+1861). La ragazzina malinconica era stata capace di scegliere il più perfetto principe azzurro in quello che Bismarck chiamava «l’allevamento degli stalloni d’Europa»: i Sassonia Coburgo. Alberto lascerà ben nove figli e un’infinità di problemi sanitari in tutte le corti d’Europa (Vittoria era portatrice sana di emofilia derivante da matrimoni fra consanguinei). Giorgio V (incoronato re nel 1910), rendendosi conto che l'odio degli inglesi nei confronti del cugino Guglielmo II, imperatore di Germania  era alto, decise di assumere il nome di Windsor. Il titolo originario di Louis di Mountbatten (ad esempio), nipote della regina Vittoria  secondo cugino di Giorgio V, era Battenberg.  http://it.wikipedia.org/wiki/Vittoria_del_Regno_Unito

I giudizi di una sovrana

Il 3 febbraio 1852, scrive al re del Belgio, Leopoldo I, suo mentore: “Con un uomo straordinario della fatta di Luigi Napoleone (6) non si può avere un istante l’animo riposato. Questo mi rende assai malinconica: io amo la pace e la quiete, odio la politica e lo scompiglio…Alberto diventa più appassionato di giorno in giorno della politica e degli affari: con la sua perspicacia, con il suo coraggio è così meravigliosamente dotato per l’una e per gli altri che invece destano in me sempre crescente avversione. Noi donne non siamo fatte per governare, e se siamo delle brave donne noi dobbiamo disamare queste occupazioni maschili: ma vi sono dei tempi che forzano ad interessarci di simili cose nel bene e nel male, ed io le faccio intensamente come è naturale. Chiudo per andare a vestirmi per la seduta inaugurale del Parlamento” (7).
Il giudizio su Vittorio Emanuele II di casa Savoia:
“E’ una figura che appare stranissima a prima vista, ma, come dice il duca D’Aumale (11), “il faut l’aimer quand on le connait bien” (12). E’ così franco, aperto, giusto, retto, liberale e tollerante, pieno di tanto buon senso (13). Egli non vien meno mai alla sua parola, e voi potete contare su di lui, ma è selvaggio e stravagante, vago di avventure e pericoli (14), esagera con modi strani, secchi ruvidi, quella bizzarra maniera di parlare che aveva il suo povero fratello (15). Egli è timido in società, ciò che lo rende anche più brusco. Non essendo mai stato fuori del suo paese, né avendo pratica di società non sa cosa dire alla folla di gente che gli è presentata in quei ricevimenti che costituiscono, per mia stessa esperienza, un’odiosa corvée. Oggi riceverà l’ordine della Giarrettiera (16). Egli, così, dà l’impressione, più che di una figura moderna, dell’idea d’un cavaliere o d’un re del Medioevo”. da movimentolibero.it

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