Capitano di
Fregata Jerzy Kulczychy "Sass" alias Colonnello Sassi alias...Della Rovere ? |
C’è chi ha cercato di ricostruire, al di fuori della vicenda narrata da Montanelli, la vera storia di Giovanni Bertoni. Come e più del film mi è apparsa incredibile, fino al punto da non distinguere più la finzione reale, letteraria da quella cinematografica. La ricostruzione assume poi aspetti inquietanti quando sul proscenio della storia entra di prepotenza il presunto inviato di Badoglio, il capitano di fregata Jerzy Kulczychy. Le certezze del racconto storico entrano così in quell’aerea grigia dove tutto si confonde con verità che non sono mai assolute e che difficilmente scoprirete, quand'anche si dovessero aprire archivi, per ora sconosciuti. A questo punto crolla tutto il castello della sceneggiatura Montanelli, del Film di Rossellini come le polemiche politiche su un fatto che di storico non aveva ormai più nulla (Montanelli non ha mai detto di aver scritto una storia vera), su personaggi che sono mai veramente esistiti come il nostro capitano?
Dal sito Marina Difesa: Jerzy Kulczychy nacque a Roma il 24 dicembre 1905.
Di origine polacca (Sas is a Polish coat of arms. It was used by several
szlachta families in the times of the Polish-Lithuanian Commonwealth. Sas: famiglia di antiche tradizioni militari ebbe già spie nel suo palmares nel lontano 1683* http://en.wikipedia.org/wiki/Franciszek_Jerzy_Kulczycki ),
fu allievo all'Accademia Navale di Livorno dal 1921 e nel 1927 conseguì la
nomina a Guardiamarina. Promosso Sottotenente di Vascello nel 1929 e Tenente di
Vascello nel luglio 1932, prestò servizio continuativo su navi da battaglia, ad
eccezione del periodo novembre 1928 - maggio 1929 in cui prestò servizio presso
il Distaccamento Marina di Tientsin (Cina), e del periodo novembre 1929 - luglio
1930 in cui frequentò il Corso Superiore all'Accademia Navale. Promosso Capitano
di Corvetta nel marzo 1940, imbarcò sulla corazzata Littorio nell'incarico di 1°
Direttore del Tiro. Promosso Capitano di Fregata nel gennaio 1943, trovandosi
imbarcato sulla corazzata Conte di Cavour*, a Trieste per lavori, all'8 settembre
1943 organizzò i primi gruppi di militari per la resistenza nella Regione
Veneta, dando vita poi a Milano ai V.A.I. (il movimento dei Volontari Armati
Italiani) e del quale fu il Capo di Stato Maggiore. Arrestato a Genova per
delazione e tradotto a Milano, venne inviato al campo di concentramento di
Fossoli (Carpi) e in quel poligono fucilato all'alba del 12 luglio 1944.
Medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria
Ufficiale superiore di eccezionali virtù militari e morali, già distintosi in
operazioni di guerra e pervaso da profondo amor patrio, faceva fronte,
all'armistizio, ai nemici della Patria iniziando, senza indugio,
l'organizzazione dei primi gruppi militari di resistenza nella regione veneta.
Riconosciuto successivamente Capo di Stato Maggiore del Movimento dei volontari
armati italiani, dava vita nelle regioni settentrionali a notevole attività
militare e di sabotaggio contro l'oppressore e i suoi accoliti. Sottoposto a
grossa taglia, indifferente ai rischi incombenti, svolgeva durante sette mesi
opera fattiva di animatore e di capo. Attivamente ricercato, veniva arrestato
solo in seguito a delazione.
Superbo esempio ai presenti per serenità e grandezza d'animo di fronte al
plotone d'esecuzione, donava alla Patria un'esistenza tutta dedicata alla sua
grandezza ed al proprio dovere di soldato e di marinaio. Fossoli, luglio 1944
-Altre decorazioni e riconoscimenti per merito di guerra:
-Medaglia di Bronzo al Valore Militare sul Campo (Mediterraneo centrale, marzo
1942);
-Encomio Solenne (Mediterraneo, ottobre 1940);
-Encomio Solenne (Mare Ionio, notte del 12 novembre 1940).
Paolo Paoletti - JERZY SAS KULCZYCKI "COLONNELLO SASSI" Il primo organizzatore della Resistenza in Veneto (settembre-dicembre 1943). «Questa è la prima ricerca su Jerzy Sas Kulczycki, nome di battaglia "Colonnello Sassi” del V.A.I. Volontari Armati Italiani. Il 12 luglio 1944 a Cibeno furono trucidati 67 prigionieri come ritorsione per l’uccisione a Genova di soldati tedeschi. Una rappresaglia immotivata perché condotta lontanissima dal luogo degli attentati. A Fossoli, in quell’alba d’estate vennero uccisi il cinquantenne Giovanni Bertoni, truffatore e infiltrato giocoforza che nel carcere di San Vittore si era presentato a Indro Montanelli come generale Della Rovere, incaricato dal governo del Sud di Badoglio di allestire una rete cospirativa al Nord, e l’inviato del governo del Sud (vero), il capitano di fregata Jerzy Sas Kulczycki che non era mai sbarcato da un sottomarino, non era mai arrivato in treno e che non era mai morto sulle spiaggie di Genova. Bertoni è l’unico ucciso nel poligono di tiro di cui gli italiani si ricordino ancora, grazie a Montanelli e al film di Roberto Rossellini.
Come nella vicenda "Della Rovere-Bertoni", la storia degli sbarchi dai sommergibili sulle coste del nord sembra essere stato il punto ispiratore delle vicende letterarie. Da un sommergibile era sbarcato nel gennaio 1944 anche Emanuele Strassera, agente dell'OSS, con il compito di coordinare la lotta partigiana. Strassera aveva il compito di consegnare un rapporto agli agenti alleati operanti in Svizzera. Contattò Francesco Moranino alias Gemisto e altri quattro partigiani, Campasso, Santucci, Francesconi. Scimone . Il 26 novembre 1944 l'improvvisa decisione di Moranino di uccidere tutti gli altri e poco più di un mese dopo le mogli di due per il rischio che rivelassero quanto sapevano. Moranino fu fatto fuggire dall'organizzazione comunista “Soccorso Rosso”, e riparò in Cecoslovacchia, ove lavorò a “Radio Praga”, dando anche la sua voce a trasmissioni di propaganda stalinista “in lingua italiana”. Fu graziato dal Presidente Saragat, e tornò in Italia, ove il PCI di Longo lo accolse a braccia aperte. Fu eletto deputato alle elezioni politiche del maggio 1968.
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La
Cavour era all'ancora in Mar Grande la sera dell'11 novembre 1940. La nave fu
colpita da un siluro lanciato dall'apparecchio di Williamson. L'esplosione
avvenne in prossimità della chiglia causando uno squarcio di 18 x 8 metri vicino
il deposito munizioni prodiero. L'unità, considerata in serio pericolo, fu
portata vicino la riva per evitare l'affondamento. Dopo che la corazzata si era
adagiata sul fondale, l'acqua aveva raggiunto il ponte di coperta sommergendo
quasi tutto lo scafo. Le operazioni di salvataggio cominciarono immediatamente
ed il 13 novembre gli operai erano già al lavoro. La Cavour, delle tre colpite,
era la più grave. Verso la fine del 1941, la nave era nuovamente in grado di
navigare e fu trasferita a Trieste per ulteriori riparazioni ed ammodernamenti.
L'8 settembre, a seguito d’ordini ricevuti dall'alto comando, l'equipaggio non
affondò la nave dato che mancavano più di sei mesi al completamento. Il 10,
truppe tedesche presero controllo della nave ed il 15 febbraio 1945, durante un
violento bombardamento aereo, la nave fu colpita da varie bombe, si capovolse ed
affondò. In seguito fu recuperata nel 1946 e radiata il 27 febbraio del 47.
ASSEDIO
MUSSULMANO DI VIENNA 1683 - LA NASCITA DEL CAFFE' Coffee:A Polish Gift to
Civilization?
*....
Franciszek Jerzy Kulczycki Sas was a
wealthy merchant fluent in Turkish and dressed in appropriate Turkish garb (un
agente segreto). So he was able to penetrate the Turkish siege lines and into
the tunnels beneath Vienna walls in to the city proper. There he kept Count Von
Starhenberg informed of the impending rescue attempts. Both men developed a code
of mutual information for both sides through the use of primitive rocket signals.
The beleaguered Viennese were morally uplifted. Through his broad experience in
the Middle East, Kulczycki became aware of the far-reaching Turkish political
and military plans of Kara Mustafa for conquering Europe. The morning of
September 12, 1683, Sobieski ordered his thousands of soldiers, basically the
heavy-mounted winged Hussars, to constantly repeated mass charges and forays on
all fronts against encamped Turks. Surprised on every turn, the Turkish
commander, Kara Mustafa, ordered a rapid, massive retreat to the East. Left
behind were their command posts with maps, battle plans, armor, cannons, tents,
stables, kitchen fires, coins, jewels, food and bags of Turkish coffee beans
(semi di caffè). Despite their forced swift evacuation, the Turks killed most of
their concubines and camp followers, lest they fall into the hands of the
Christian infidels. By evening, the battle was over and Sobieski relaxed in the
Turkish Grand Vizier's magnificent tent......
http://www.polamjournal.com/Library/APHistory/coffee/coffee.html